Elsa se ne stava sui gradini di quel palazzo da ormai venti minuti buoni, rigirandosi tra le mani il foglietto di carta stropicciata con su scritto il discorso che avrebbe dovuto aiutarla a parlare con il ragazzo che le piaceva dei suoi sentimenti.
Ma quello stratagemma, non aveva funzionato, e la bionda non aveva avuto il coraggio di andare a bussare alla porta dell'appartamento che praticamente era diventato per lei una seconda casa.
Elsa era arrivata tutta decisa al portone del ragazzo in questione, e aveva per caso trovato una signora che le aveva aperto la porta, così era entrata, era salita fino al terzo piano e... Si era seduta sulle scale.
Si, si vergognava, ma in quel momento i dubbi avevano deciso di colpirla, e i “se” e i “ma” le attanagliarvano la mente.
Ma insomma, perché non puoi essere come una ragazza normale che dice i propri sentimenti al ragazzo che le piace?
Beh, in quel singolo anno di scuola aveva dimostrato di essere una ragazza tutt'altro che normale, anzi, la definizione corretta potrebbe essere “ragazza disastrata”.
Si era trasferita da Los Angeles in un piccolo paesino sperduto nel Maine, Arendelle, perdendo scuola e amici, e ritrovandosi nel peggior posto del mondo: un liceo di perfettini.
Elsa, era sempre stata una ragazza timida e schiva, non si sapeva ambientare in un posto tranquillo, figuriamoci in una scuola dove erano tutti figli di papà e nessuno riusciva mai a farsi gli affaracci propri! Ma poi era arrivato Jack...
Lui era diverso da qualsiasi ragazzo che Elsa avesse mai incontrato, era così speciale e normale al tempo stesso, da farlo sembrare quasi perfetto!
Jack era un ragazzo biondo, con un sorriso splendido e perennemente i vestiti invernali. Era campione in arrampicata -era agile come uno scoiattolo- e suonava anche la chitarra in una band con i suoi due migliori amici Hiccup e Rapunzel.
Già, Rapunzel, che ragazza stupenda! Era stata lei a convincere Elsa a entrare nel club di recitazione, era stata lei a consolarla quando la sorella era finita in ospedale, ed era stata lei a farle conoscere Jack.
Rapunzel era l'unica persona a conoscenza del fatto che a Elsa piacesse Jack, e non mancava mai  di dirgli che anche lei piaceva a lui. Non perché lo sapesse, ma Rapunzel sosteneva di avere un sesto senso per queste cose!
Beh, sarebbe stato bello se anche a Jack fosse piaciuta Elsa, sarebbe stata una bella favola che finisce bene!
Oh, che peccato non viviamo in una favola! Questa è la vita vera, lo so che fa schifo, ma è la sola che esiste!
Elsa riportò alla mente la prima volta  che vide Jack. Era l'ora di pranzo, e tutti se ne stavano andando a mensa, così Rapunzel invitò quella che presto sarebbe diventata la sua migliore amica, -non che la super imbarazzata ragazza nuova- a pranzare insieme a lei e ai suoi migliori amici.
E lì lo vide. Un ragazzo come quelli che ci sono nei film romantici, con la pelle diafana e gli occhi azzurro cielo, portava una felpa blu e dei pantaloncini marroni strappati (e no, non erano stati comprati strappati). Lui le si era approcciato con una battuta, anche se in quel momento Elsa non riusciva a ricordare quale fosse. Jack era un tipo così spiritoso che ogni battuta faceva dimenticare quella precedente, in quanto non divertente come l'ultima!
Il suo vero nome era Jackson Overland Frost, anche se tutti lo chiamavano Jack, dato che lui odiava tutti gli altri nomi, li riteneva noiosi!
Era un ragazzo bizzarro, amava alla follia le canzoni di Adele, la cucina indiana e l'odore del gas.
Andiamo, a chi diavolo può piacere l'odore del gas?! E tu ti saresti presa una cotta per uno così?
Beh, in effetti si, Elsa era cotta di Jack, e quello era il giorno in cui avrebbe dovuto dirglielo, ma invece era seduta a torturare un foglietto di carta da mezz'ora.
Qualcosa nello zaino di Elsa suonò e lei constatò che le era arrivato un messaggio.
Era da Rapunzel:-Ehi, allora? Che ha detto? State insieme? Posso farti da damigella?-
Elsa sorrise, ma questo le fece ricordare il perché era venuta lì.
Non poteva rinunciare ora che era così vicina alla meta, non poteva ascoltare le parole dentro la sua testa per sempre, non poteva lasciare che i “se” e i “ma” la fermassero per sempre. Doveva agire!
Si alzò così in piedi e andò verso la porta. Suonò al campanello, e quando chiesero chi fosse rispose:” Jack, sono io!”
Il biondo aprì la porta di casa sua. Era ancora in pigiama, ma almeno aveva avuto la decenza di pettinarsi quei suoi bellissimi capelli sempre aggrovigliati.
“Elsa, che ci fai qui?”

“Io... Volevo chiederti una cosa. Posso entrare?”

Oh salve, come va? Ok, lo so che sono mancata per un sacco di tempo, quindi per farmi perdonare alle 12:01 scrivo questa One-shot piena di Jelsa e di sentimenti così zuccerosi da far venire le carie a chiunque!
Va beh, in ogni caso sta a voi decidere se Jack accetterà di stare con Elsa oppure no (il mio parere è scontato), e spero che questo regalino vi piaccia. Ciao, ci vediamo presto!