Artemis distolse lo sguardo dal computer, era da molto che stava lavorando. All'inizio non era riuscito a cominciare, non che aveva concluso molto, ma era arrivato a una fine.
Non la fine del lavoro ma di quello che stava cercando. La sua mente si era smossa un pochino.
Ricordava un volto sfocato. Un paio di occhi marroni che lo scrutavano prima con odio e poi con dolcezza.
Ancora il quadro non era completo, ma era qualcosa su cui poteva lavorare. Anche se il viso era sfocato poteva capire che il colore della pelle era diverso dal suo. Caffè latte per la precisione, se non leggermente più scuro. Non sembrava Irlandese se per questo, forse era dell'estero. Se era così la cosa si complicava, conoscendo che era difficile setacciare tutti gli stati in cui era stato solo per trovare una specie di chimera. Poteva anche mettere avanti i suoi soldi ma a che scopo? Se non la ricordava neanche bene come poteva capire che era lei?
Poteva averla conosciuta fuori, durante uno dei suoi viaggi oppure lì stesso. Non riusciva proprio a ricordare il momento.
E se ci provava un mal di testa atroce iniziava a demolirgli l'intenzione.
Holly alias Spinella rientrò dall'ennesimo turno. Era passata più di una settimana da quando si era risvegliata in quell'appartamento e quello era il suo primo pomeriggio senza essere costretta a stare in quel diner a sentire le persone lamentarsi oppure a riempirsi di frittura facendo il turno della cucina.
Doveva fare un pochino di rifornimento, considerando che da quando si era ritrovata lì non aveva ancora fatto molta spesa. Mangiava direttamente al lavoro e lo stesso lo facevano le altre. Si era avvicinata di più alle ragazze, che come lei, cercavano di portare avanti la loro vita continuando a lavorare lì dentro. O meglio a sopravvivere.
Si cambiò e fece una doccia veloce per mettere a punto il suo programma. Prima sarebbe andata a comprarsi qualcosa per vestiario e poi a fare la spesa.
Prese una metà dei soldi racimolati. Con il lavoro faceva quasi quindici ore e se la paga era di tre euro l'ora, un affronto a tutte le cameriere di questo mondo, aveva preso quasi quattrocento euro in una settimana. Per fortuna ancora non doveva pagare l'affitto di quella baracca. Grana aveva fatto un ottimo lavoro con lui, idem Polledro. L'unica cosa che le premeva erano le bollette. Più di un quarto del suo stipendio se ne era andato via con la bolletta dell'acqua, ancora non le era arrivata quella della luce e, sebbene dovrebbe risparmiare per quest'ultima, avrebbe avuto tempo per pentirsene in seguito, davanti a un bicchiere di succo di ananas e del gelato scadente al gusto cioccolato.
Uscì di casa e anche dal condominio. Lì dentro c'era puzza di muffa e di qualcosa di avariato, era sempre un piacere uscire all'aria aperta. E dire che non si lamentava più dell'inquinamento oppure dell'odore del diner, erano sempre meglio di quel buco. Ogni opportunità era buona per scappare e per una volta ringrazio il suo lavoro sottopagato e di sfruttamento del personale per mettere piede in casa solo per dormire.
Che poi dormire era una parola grossa, i vicini erano chiacchieroni. Una coppia di giovani ragazzi allupati che si accoppiavano come se la fine del mondo fosse vicina ogni sera. I muri erano spessi e certe volte lei si addormentava con della carta nelle orecchie per non ascoltarli. Certe volte aveva bisogno dell'aiuto di camomilla o medicine contro l'insonnia per riuscire a chiudere gli occhi per quelle poche ore che aveva a disposizione.
Prese un pullman diretto che la portasse in centro. Grazie all'abbonamento annuale che Polledro aveva intestato a nome suo senza spese per almeno, appunto, un anno poteva raggiungere qualsiasi posto volesse.
In quella settimana aveva ancora difficoltà a capire la destinazione, ma per fortuna si era precedentemente informata con la sua collega Susanne.
Una volta scesa dal pullman, cercò il primo negozio di abbigliamento usato che la potesse aiutare. Poteva sembrare poco igenico ma doveva risparmiare, tanto avrebbe buttato tutto in una lavatrice automatica nella sua zona per fargli fare il lavoro sporco.
Entrò in un negozio dell'usato che era nascosto in un angolo.
Era affollato, c'erano un sacco di persone che cercavano le cose scontate e quello era il posto giusto per comprare cose a basso prezzo.
Era mal sistemato, lo spazio per sfruttato poco e c'erano molti articoli e non solo di abbigliamento.
In mezzo alla folla riconobbe la chioma marrone e riccia di Lucy, la stessa ragazza che l'aveva aiutata a fare la cameriera la sua prima giornata di lavoro.
Da allora aveva stretto di più con quell'esuberante ragazza e poteva dire che teneva a lei, anche se in meno di una settimana era difficile saldare un'amicizia, ma quando condividi le mance e le schifezze del bagno da lavare ogni giorno allora questo cambiava le carte in tavola.
All'inizio lei era molto restia a parlarle, figuriamoci ad entrare in confidenza. La cosa positiva era che non rischiava di impazzire oppure di cadere in depressione grazie all'amicizia della sua collega.
Aveva dipinto la sua storia in modo diverso: genitori che l'avevano sempre trascurata amicizie finte, e poi dopo aver ottenuto faticosamente l'emancipazione ed essere sfuggita dalle grinfie dei genitori e da quella piccola cittadina in provincia di Londra era riuscita a trovare un posto lì a Dublino.
Di Lucy sapeva che era nata a Dublino, aveva vent'anni e aveva già lavorato in diversi negozi. La sua vita era meglio della sua in tutti i fronti. I suoi genitori l'amavano e verificavano che lei stesse bene quasi ogni giorno, non era molto ricca ma non le mancavano gli affetti che una figlia dovrebbe avere.
Anche lei li aveva avuti al suo tempo, coccole dalla madre e consigli dal padre, non che il classico bacio sulla fronte quando stavi male oppure le coccole quando ti facevi graffi o tagli accidentalmente. Di solito la magia l'aiutava ma si era instaurata in lei solo al suo ventesimo compleanno quindi prima se la doveva cavare con qualche disgustosa medicina o un salto dal dottore. Perché i suoi genitori non la curavano? Era sconsigliato usare la magia su un soggetto che deve ancora svilupparla. Si poteva usare sui fangosi o su alcuni membri del popolo: nel primo caso i fangosi non avevano magia e non ne sviluppavano, nel secondo solo i membri che hanno già la magia in se. In certi casi anche sugli animali. Dipendeva dalla ferita o dalla gravità del malessere.
Si avvicinò a lei e le toccò la spalla con la mano. La ragazza si girò di scatto con una gruccia in mano. Le rivolse un sorriso imbarazzato e la strinse in un abbraccio.
– Ciao Holly, come mai qui? Stai facendo shopping anche tu? – il suo sorriso non abbandonò mai il volto e anche se adesso quell'espressione di imbarazzo era stata surclassata dalla felicità rimaneva sempre un pizzico di salvaguardia nei suo occhi.
– Ciao Lucy, sono venuta a comprare alcune cose e siccome con lo stipendio che abbiamo possiamo permetterci solo di sopravvivere, allora sto cercando di risparmiare. Se non sei impegnata di va di fare un giro con me? –
Ogni difesa di Lucy scrollò immediatamente e Holly ne fu felice. Sapeva che da piccola veniva presa in giro per ogni cosa e quindi anche da grande tendeva a proteggersi da eventuali prese in giro o accuse. Per questo fu fiera di se stessa per aver scelto le parole giuste. Si trovavano nella stessa barca ed era meglio fare il viaggio in compagnia che da soli.
La ragazza annuì e cominciarono a indagare all'interno del negozio in cerca di qualcosa di carino.
Uscirono mezz'ora dopo, ognuna con una busta in mano, cercarono un posto per andare a prendere qualcosa da bere insieme.
Si piazzarono in una piattaforma di legno con dei tavolini appartenenti al bar di fronte, e ordinarono qualcosa di fresco da bere. Quell'estate era molto torrida per essere gestita senza qualcosa di ghiacciato. Il succo di frutta che Holly aveva richiesto era molto desiderato che non considerò i conservanti, al diner aveva mandato giù di peggio, e quando arrivo fu molto avida.
Era da molto che non ne beveva e gli sembro ottimo al palato. Il caffè che Lucy si fece portare invece non la ispirava per niente. Aveva già bevuto il caffè nel sotto suolo ma era un simil-caffé. Quando al diner aveva mandato giù quel liquido scuro non si era sentita di continuare a berlo.
– Allora Holly, non hai ancora incontrato un uomo? Anche solo per portarlo a letto, penso che tu ne abbia bisogno. –
Per tutta risposta, Holly quasi non si affogò con il succo di frutta. Non si sarebbe mai aspettata quella domanda anche se sapeva che Lucy era di persone capace di fartele.
Scosse la testa. – Non credo che sia una mia priorità attualmente. Lavoro sempre e non ho mai tempo per me stessa. –
Continuarono a parlare tra di loro, per poi alzarsi e andare a fare un giro per altri negozi, ignare che qualcuno stava cercando Holly.
Il giovane Artemis era in giro da un po'. Per schiarirsi le idee Juliet lo aveva portato, o per meglio dire costretto, in giro. Era dentro la macchina ad aspettarla. All'ultimo momento, la bionda, aveva parcheggiato e gli aveva chiesto di accompagnarla in un negozio di intimo femminile. Lui irritato e destabilizzato dalla domanda aveva subito rifiutato e si era eclissato all'interno del mezzo.
Stava scrivendo qualcosa al computer, rumori e voci entravano dal finestrino. Essendo un genio lui riusciva a stare concentrato su entrambi, ma si bloccò.
Rimase in attesa ad ascoltare e quando trovò quello che cercava, mollò il computer e scese dalla macchina.
Vagò per strada fidandosi del suo udito e degli occhi. Era convinto di aver sentito la sua voce. La voce che lo chiama quasi ogni notte, che gli parla, che lo consola o si prende beffa di lui o ride con lui.
Era stato solo per un momento ma era più che sicuro che si trattasse della sua voce. Camminò per un po' di tempo e finalmente trovò l'origine della voce. Due ragazze camminavano a fianco parlando. Una di loro aveva i capelli rossi e la pelle color caffè.
Cerco di avvicinarsi a loro e trovare una scusa per iniziare una conversazione quando una mano gli afferrò un braccio tirandolo. Lui cercò di ribellarsi mentre guardava quelle due figure allontanarsi e sparire tra la folla.
– Ma si può sapere dove eri andato a cacciarti? Ti ho cercato dappertutto, fortunatamente sei l'unico che in questo periodo veste in giacca e cravatta. Quando non ti ho visto in auto mi è preso un colpo. Non lo fare mai più Artemis altrimenti ti chiudo dentro la macchina proprio come i bambini. –
Juliet continuava a blaterare mentre ignorava lo stato emotivo di Artemis. Il ragazzo stava ancora cercando di liberarsi dalla presa della bionda e nel mentre cercava ancora quella figura tra la folla allungando il collo.
Accidenti, era quasi riuscito a scoprire l'identità di lei e adesso era andato tutto in fumo. Fortunatamente lui era un Fowl e un Fowl non si arrendeva mai. Continuò a rievocare la voce nella sua mente e associarla alla ragazza rossa.
Era un piccolo indizio ma era sempre qualcosa e lui sapeva benissimo dove cercare.
Grazie alle persone che hanno letto questa ff. Spero che sia piaciuto anche questo capitolo. Sto pubblicando le stesse cose anche su Wattpad. Grazie a Nanu-san per aver messo la mia storia tra le ricordate e le seguite e a KairaStar21 per aver messo questa ff tra le sue seguite. Grazie, mi date molta fiducia e voglia di continuare :D
Baci baci Sophie Robin Kendrick