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Autore: Kilian_Softballer_Ro    06/08/2016    1 recensioni
Per Shadow, seguire la legge è sempre stato un optional, ma ora si ritroverà invischiato in qualcosa di molto più grosso di ciò a cui è abituato.
{ Human!Verse , AU }
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Shadow the Hedgehog, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Shadow non riusciva a muovere un muscolo. Diverse persone si stavano precipitando verso il corpo incastrato sui binari, ma lui non sapeva cosa fare. Aveva la mente completamente annebbiata. Vedere un proprio sosia suicidarsi era riuscito a spegnergli il cervello come poche droghe prima di allora.
Nella confusione, solo una cosa funzionava ancora perfettamente: l'istinto. Fu proprio quello a entrare in gioco quando Shadow riuscì a distogliere lo sguardo dal macello sotto il treno e vide che lo sconosciuto aveva lasciato a terra una borsa da computer, appoggiata al pilastro dove era appeso il tabellone degli arrivi. Senza pensare, Shadow scattò, raccolse la borsa e si avviò verso l'uscita della stazione con il passo più veloce che poteva avere senza correre.
Una volta fuori continuò a camminare, cercando di processare ciò che aveva visto. Era complicato: tutto aveva la consistenza di un sogno. Sperava che parlare con Maria lo avrebbe aiutato, ed era già una fortuna che si ricordasse di doverla incontrare.
Se avesse cercato di orientarsi coerentemente si sarebbe perso senza dubbio: per fortuna la memoria muscolare fece il suo dovere e lo guidò automaticamente verso lo Square , dove aveva speso molte ore fin dall'adolescenza.
Come la stazione, anche il pub sembrava poco cambiato, ma più sudicio di quando lo aveva lasciato. Sospettava che Ash, il suo gestore, stesse perseverando nel suo progetto di non lavarlo mai. Per fortuna Maria era al loro solito tavolo, per cui lui riuscì a trovarla nonostante la sporcizia e la semioscurità.
Poteva essere arrabbiata con lui, ma non lo aveva visto per troppi mesi perché potesse trattenersi dal salutarlo, per cui si alzò e lo abbracciò anche se sul suo viso c'era un gran cipiglio. Fra le sue braccia Shadow si sentì subito meglio. Maria era sempre stata l'unica a poterlo calmare, anche in serate caotiche come quelle.
Dopo aver sciolto l'abbraccio, il giovane allungò il braccio e le fece fare un giro su sè stessa, dandole una bella occhiata. Sembrava che stesse bene. La pelle e i capelli biondi erano luminosi e sani come quando era partito, e anche se non poteva vedere nulla sotto il lungo vestito che lei portava, la ragazza si muoveva con tranquillità sufficiente da fargli sapere che le protesi non le stavano dando problemi. Le sue gambe, quelle vere, erano da molto tempo ridotte a moncherini per un problema osseo, ma Maria viaggiava senza problemi su protesi di vario tipo. Durante l'infanzia, per questo, Shadow le aveva dato tutti i soprannomi possibili e lei lo aveva preso a calci. Nessuno sapeva meglio di lui che sensazione dava una protesi di alluminio sullo stinco.
Finita la piroetta, Maria gli diede uno schiaffo sul braccio, le sopracciglia aggrottate. - Non pensare che questi giochetti mi migliorino l'umore, signorino. Sono arrabbiata con te. E molto.
- Lo so. Mi dispiace. - Shadow si lasciò cadere su una sedia, massaggiandosi una tempia. La sensazione di calma stava già svanendo, e gli avvenimenti dell'ultima mezz'ora avevano ripreso a frullargli nel cervello alla velocità della luce.
Anche Maria si sedette, lo sguardo fisso su di lui. - Neanche dire che ti dispiace serve a molto, ma possiamo partire da qui. - La ragazza allungò una mano a tirargli una di quelle ciocche rosse che gli crescevano fra i capelli. - Forza, dimmi come stai. Direi che hai un aspetto da fantasma, se non fossi troppo nero per fare lo spettro.
- Spiritosa. No, io...stavo meglio, fino a poco fa.
Non aveva avuto intenzione di raccontarle nulla: sembrava tutto talmente irreale e allucinogeno che temeva che lei lo avrebbe preso per pazzo. Ma sapeva che non avrebbe mai potuto nasconderle qualcosa, così si ritrovò a vuotare il sacco in meno di cinque minuti.
Maria lo ascoltò ripercorrere gli eventi con gli occhi sgranati, poi si mise le mani nei capelli. - Solo a te può capitare di vedere un tuo gemello fissarti e poi suicidarsi. Alla stazione, poi - si lamentò.
- Non sappiamo se sia il mio gemello.
- Beh, che altro poteva essere? Va bene che tutti hanno sette sosia nel mondo, ma se era davvero così simile a te...Magari era tuo fratello biologico.
- Certo, perchè no? Dopotutto fra l'Ucraina e gli Stati Uniti c'è una distanza brevissima. Sarebbe facilissimo ritrovarsi per caso - la interruppe Shadow, sarcastico.
- La coincidenza più fortuita del mondo. - Maria fece una pausa, assumendo un'espressione concentrata. - Hai detto che gli hai preso la borsa? Perché?
- Non lo so - mentì lui. All'inizio era stata una decisione istintiva, ma ora un nuovo piano-un piano che probabilmente Maria non avrebbe approvato-gli si stava formando nella mente.
Sua sorella sospirò. - Bene, almeno vediamo come si chiamava. Possiamo avvertire qualcuno che lo conosceva.
Shadow non aspettava altro. Immediatamente raccolse la borsa dello sconosciuto e iniziò a frugarci dentro. Maria si sporse sopra al tavolo, curiosa suo malgrado. Si prospettava una situazione simile a quando, da bambini, decidevano di frugare in qualche cassetto a loro proibito nello studio del professore.
- Guarda. Due cellulari. Cosa se ne fa uno di due cellulari?
- Non lo so. Guarda se c'è un documento.
Shadow obbedì e frugò alla ricerca di un portafoglio, ignorando il computer che ingombrava la borsa. Trovato ciò che cercava, lo aprì e osservò la tessera trovata all'interno.
- Edward Childs. - Allungò il documento a Maria, non prima di aver osservato a lungo la fotografia stampata sopra. Era davvero inquietante vedere la propria faccia accanto al nome di qualcun altro.
La ragazza osservò la scheda con occhio critico. - Beh, ti somigliava davvero un sacco. Ed era nato anche nel tuo stesso anno. Vedi? La teoria del gemello disperso regge. - Picchiettò un dito su uno dei dati. - Cazzo, era un militare.
- Davvero? 
- Sì. Guarda qui.
- E cosa ci faceva qui?
- Forse era in licenza. O è stato congedato. Cosa ne so io? - Maria sospirò profondamente. - Va bene, ascolta, c'è un indirizzo qui. Dovremmo andarci e consegnare queste cose a chi ci troviamo dentro.
- Qui dice che non era sposato.
- Certo, perchè tu fra tutti vieni a dirmi che non puoi vivere con altri senza essere sposato. E poi per quel che ne sappiamo potrebbe stare ancora con i genitori. Aveva comunque ventisette anni. 
- Io anche, e vivo solo.
- Non farmi fare commenti su questa frase. Anzi, no, facciamoli. Sei tornato a casa e non hai fatto altro che parlare di questo tizio che avrà anche la tua faccia ma è uno sconosciuto. Dopo la telefonata non hai chiesto niente di me, o di Silver, o del nonno, già che ci siamo.
- Io...Ah, fanculo. - Shadow grugnì, passandosi una mano sulla faccia. - Mi dispiace, okay? Questa cosa mi ha colto alla sprovvista e...Non saprei comunque da dove cominciare. Questa volta ho combinato un casino troppo grosso.
All'improvviso, sentì una mano molto più fresca e leggera appoggiarsi sulla sua. Quando alzò gli occhi, vide Maria che lo fissava, senza sorridere ma con gli occhi pieni di compassione. - Almeno lo hai capito. È un passo avanti. Per questo, comincerò a rispondere io a quelle domande che non osi farmi. Silver sta bene. È sano come un pesce e zia Maria gli ha fatto scoprire Star Trek. Ha chiesto di te, certo, sempre. All'inizio molto di più, ora meno, ma ogni tanto salta su a chiedere quando tornerà il suo papà. E sai cosa dice il nonno?
- "Tornerà quando sarà pronto - replicò l'altro, sottovoce, meccanicamente - e quando io dirò che è pronto".
Maria annuì. - Esattamente. - La sua mano strinse forte quella di Shadow. - Lo sei? Sei pronto, Shadow?
- Non lo so - rispose lui, ed era la verità. Era, nei momenti migliori, confuso. Nei momenti peggiori era il panico a prenderlo. - So che voglio provarci. Voglio stare con lui, vederlo di nuovo tutti i giorni. Qualunque cosa dica il professore. Mi è mancato. Tanto- Abbassò gli occhi sulle loro mani unite. - Mi sei mancata anche tu. Sei ancora mia sorella, vero?
- Purtroppo per me, sì. Ma hai superato la prova, campione. Ti credo. - Sorrise, finalmente. - Qual è la prossima mossa?
- Trovare dei soldi, abbastanza da poter portare Silver via con me.
Il sorriso vacillò. - Non lo farai in modo legale, vero?
- Legale, no. Etico sì. - Shadow infilò una mano nel proprio zaino e ne estrasse la famosa chiavetta, passandola alla ragazza con un movimento rapido. - Qui dentro ci sono informazioni utili per privare di qualche migliaio di dollari una gang di Boston. Tu sai come usarle.
Maria aveva un'espressione preoccupata, ma Shadow sapeva che dietro la facciata c'era un cervello che lavorava rapidamente valutando tutte le possibilità. - Sai che non faccio più queste cose.
- Non mentire, con me non la fai franca.
- Shadow, non puoi continuare così. Dovresti trovare qualcosa di serio. Qualcosa di legale.
- E cosa pensi mi sia rimasto? - Sbottò lui, a voce abbastanza alta da far voltare qualche testa nella sua direzione. - Nessuno si fida più di me. Nemmeno il professore. Ho la fedina penale sporca da far schifo, nessuno mi assumerebbe mai. È già una fortuna che non inizi a spacciare cocaina.
- Okay, okay, calmati. - Maria fece un respiro profondo, esasperato. - Sai una cosa? Ci penseremo domani mattina. Ora non ho la testa per infiltrarmi in cose oscure, e adesso non troverai lavoro nè potrai parlare con il nonno. 
- Non riuscirò a dormire comunque, neanche se tu mi offrirai il letto degli ospiti che non hai.
- Potremmo andare a cercare la casa di questo tizio, lasciare la sua roba ai parenti o alla fidanzata o anche solo abbandonarla lì. Tanto nemmeno io riuscirei a dormire, grazie al tuo molesto arrivo e alla tua ancora più molesta presenza.
La proposta distrasse all'istante Shadow dalle sue preoccupazioni. Aveva un'idea riguardante quello sconosciuto, ma non poteva esporla ad alta voce, primo perchè Maria lo avrebbe insultato, secondo perchè non era sicuro che fosse fattibile. Tuttavia, avrebbero potuto fare qualche passo avanti. - Sì. Mi sembra una buona idea.
 
 
Uscirono dal pub ( ed era raro che Shadow ne venisse fuori così sobrio, magie del ritorno) e si avviarono verso la zona dove sembrava trovarsi la casa del sosia. A giudicare dall'indirizzo, si trovava nei quartieri alti, zone dove loro non erano mai stati di casa. Un punto a favore del piano di Shadow.
Camminavano in silenzio, ma era palpabile lo stato di familiarità in cui si trovavano. Shadow ne era felice. Maria gli era mancata quasi quanto Silver e aveva temuto a lungo che lei potesse dargli un ceffone e piantarlo in asso con i suoi problemi. Affrontare situazioni nuove al fianco di quella che era sua sorella in tutto tranne che nel sangue lo tranquillizzava.
Era fortunato ad averla, lo sapeva. Era stato fortunato ad essere accolto dal professor Gerald Robotnik, famoso scienziato, quando era solo un bambino, orfano e abbandonato, laggiù in Ucraina. Il professore lo aveva inserito nella loro famiglia, che all'epoca comprendeva soltanto lui stesso e sua nipote Maria, e poco dopo era partito per l'America, con la speranza di dare un futuro migliore ai due bambini.
Un grande sogno americano, certo. Perfetto, quasi da film. Fino a quando non erano arrivati gli anni dell'adolescenza, almeno. Shadow e Maria avevano iniziato a ribellarsi a problemi più o meno immaginari, ficcandosi nei guai ed entrando in giri piuttosto pericolosi. Maria si era specializzata nell'hackeraggio, mentre Shadow aveva bazzicato le strade e si era messo in contatto con i peggiori individui, facendo di tutto e di più. 
Con il passare degli anni, la ragazza si era placata ( anche se mai del tutto), ma Shadow no, per niente. Probabilmente voleva solo sfogarsi per il senso di estraneità che aveva con il professore, "colpevole" di non essergli vicino quanto Maria ma non legato a lui biologicamente. Era confuso dai suoi stessi sentimenti, a essere sinceri. Ma aveva continuato a procurare grattacapi, culminati col suo ritorno a casa con un neonato fra le braccia. Silver. La madre lo aveva lasciato poco dopo il parto, dichiarando di non essere pronta a fare la madre. Shadow l'aveva capita e lasciata andare, ma, parlando fra i denti, si era ritrovato nella merda senza appigli.
Aveva tentato di fermarsi e cambiare. Voleva essere un bravo padre e occuparsi nel modo giusto di Silver, ma quando lui era nato aveva solo ventun anni, e il richiamo della strada era troppo forte. Aveva iniziato a sparire per periodi sempre più lunghi ( anche grazie all'ostilità del professore, che non aveva mai nascosto la sua convinzione di aver a che fare con un padre terribile e irrecuperabile) fino a quando era partito ed era tornato dopo quasi un anno di silenzio totale. E ora si trovava lì, sperando di poter mettere una pezza e dimostrare di essere cambiato almeno un po'. Non era così ottimista su questo, in verità. Era a corto di soldi e di dignità a sufficienza da avere poche possibilità per ricominciare. 
Forse però lo sconosciuto avrebbe potuto aiutare, almeno con i soldi. Così aveva continuato a pensare e così gli parve quando vide finalmente la casa.
- Wow. - Commentò Maria, dopo che si furono fermati ad osservarla. - Sei capitato nella vita del gemello sbagliato, amico.
Era una casa enorme. Moderna, rifinita, con l'intonaco intatto e grandi finestre. Una casa sa ricchi. Una casa...perfetta.
- Proviamo a suonare - disse Shadow, scuotendosi dalla visione.
Suonarono il campanello tre volte e lo sentirono trillare all'interno con forza, ma nessuno venne a rispondere.
- Viveva davvero da solo.
- Già. - Shadow si frugò nelle tasche e estrasse le chiavi prese dalla borsa del tizio, per poi iniziare a provarle nella serratura.
- Cosa diavolo stai facendo?
- Lasciamo la borsa e ce ne andiamo - mentì il giovane, sapendo perfettamente che Maria avrebbe voluto esplorare quanto lui. 
La ragazza sospirò esasperata, ma lo seguì comunque quando alla fine una delle chiavi girò e aprì la porta. Non si guardarono neppure intorno. Non videro neanche l'ombra che li spiava da uno dei vicoli vicini.
Entrarono nella casa di Edward Childs senza voltarsi indietro.
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Che bello poter aggiornare. Anche se solo con capitoli di introduzione. Ma nel prossimo avremo più azione, ve lo assicuro.
Ebbene sì, qui Maria è viva. Ogni tanto serve, anche perché sono abbastanza certa che sarebbe stata una gran donna se solo fosse vissuta.
Detto ciò, spero gradiate, e se mi lascerete un commento sarò molto felice. Adios.
^Ro.  
  
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