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Autore: Jade Tisdale    07/08/2016    2 recensioni
«Tu sei un po’ come una lucciola» disse tutto d’un fiato, con uno sfarfallio allo stomaco. Si rese conto troppo tardi di quanto suonasse stupido al di fuori della sua testa.
Delphine inarcò un sopracciglio, confusa. «Come, scusa?»
Cosima sorrise, intrecciandosi una ciocca bionda fra le dita. «Sei entrata nella mia vita nel momento più buio e hai portato solo luce…» soffiò, gli occhi puntati sulle labbra di Delphine e sulla buffa espressione che si era formata sul suo viso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cosima Niehaus, Delphine Cormier
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Like a little firefly

 

Si vede bene solo con il cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi.

Antoine de Saint-Exupéry
 

 

 

L’odore di lavanda si diffuse ben presto nella stanza, nascondendo quello dell’erba appena fumata da Cosima. Quest’ultima, su consiglio della fidanzata, stava cercando di rilassarsi facendo un bagno caldo, ma non pareva stesse funzionando granché.
Dopo essere stata assunta alla Dyad e aver scoperto di essere malata, la ragazza aveva deciso di prendersi una pausa dall’università ‒ nonostante fosse ormai vicinissima alla fine del suo dottorato di ricerca ‒ e di trasferirsi nell’appartamento di Delphine a Toronto per poter stare vicina alle sue sorelle. A dir la verità, lei avrebbe tranquillamente continuato ad occupare abusivamente la casa di Felix, ma da quando i sintomi della malattia erano tornati Delphine aveva insistito affinché Cosima andasse a vivere con lei, in modo da poterla tenere sotto controllo giorno e notte.
La ragazza socchiuse gli occhi, ancora marcati dalla matita pesante. Non voleva che Delphine si preoccupasse per lei, ma sapeva che era fatta così. Le aveva concesso qualche giorno di riposo dal lavoro ‒ Scott avrebbe continuato le loro ricerche da solo ‒ e quella mattina, prima di andare alla Dyad, le aveva lasciato un biglietto in cucina con su scritte una serie di cose del tipo, “Ti ho già preparato il pranzo, devi solo metterlo nel microonde”, “Resta distesa sul divano e guarda un po’ di tv”, “Fatti un bagno caldo prima che torni”, “Non pensare a nulla, svuota la mente e vedrai che ti sentirai meglio”, o ancora,“Non riempirmi la casa di marijuana.”
Ops
, pensò la biologa, arrossendo un poco all’idea che Delphine potesse tornare in quello stesso momento e accorgersi che la fidanzata aveva trasgredito all’ultimo avvertimento.
E all’improvviso, come se Cosima avesse predetto il futuro, la soglia dell’appartamento si aprì e la voce di Delphine la raggiunse fin da subito.
«Je suis rentré, ma petite patiente!»[1]
Pochi secondi dopo la francese fece il suo ingresso nel bagno, con ancora indosso i tacchi a spillo e i capelli perfettamente lisciati che le davano l’aria di una donna in carriera. E forse la era.
«Ehi» esordì Cosima, mentre la bionda si accovacciava vicino a lei. «In Francia bussare non va di moda?»
«Ti ricordo che è casa mia» puntualizzò la donna, e Cosima le riservò una smorfia.
«Però sei tornata tardi» proseguì la più grande, mostrando un falso labbruccio. «E mi sei mancata.»
«Anche tu» sorrise Delphine, lasciandole un bacio sulla tempia sinistra.
La mora sorrise a sua volta. «Ora che hai preso il posto di Rachel hai molto lavoro da sbrigare, vero?»
L’immunologa prese la mano sinistra di Cosima tra le proprie, accarezzandogliene lentamente il dorso. Poi, iniziò a lasciare dei piccoli baci sul collo della fidanzata, provocandole dei brividi lungo la schiena. «Ne parliamo più tardi a cena, okay?» sussurrò, sorridendole amorevolmente. «Ora pensiamo a noi due.»
«Ma ho delle novità sui Castore e Sarah-»
«Shh» proseguì, continuando a lasciare una scia di baci sulla pelle della biologa fino a raggiungere la sua spalla. «Non dire nulla.»
Cosima deglutì impercettibilmente, beandosi del contatto delle labbra della francese sul proprio corpo, fino a quando quest’ultima smise di coccolarla e prese a far scivolare dell’acqua calda sulla sua schiena, nel tentativo di aiutarla a rilassarsi.
Sapeva cosa le passava per la testa. Le cellule staminali di Kira non erano bastate per curare Cosima, e ora che i sintomi avevano ripreso a mostrarsi Delphine voleva fare di tutto pur di far sentire a suo agio la ragazza. Non sapeva che in realtà a Cosima bastava la sua presenza per stare bene.
Poi, all’improvviso, i suoi pensieri iniziarono a farsi confusi, ed ecco che le venne in mente un’altra delle sue abituali stupidaggini.
Cosima serrò le labbra, a disagio, ma sapeva che non avrebbe resistito a lungo. La tentazione di pronunciare quelle parole era troppo forte. E infatti, dopo non molto, scoppiò.
«Tu sei un po’ come una lucciola» disse tutto d’un fiato, con uno sfarfallio allo stomaco. Si rese conto troppo tardi di quanto suonasse stupido al di fuori della sua testa.
Delphine inarcò un sopracciglio, confusa. «Come, scusa?»
Cosima sorrise, intrecciandosi una ciocca bionda fra le dita. «Sei entrata nella mia vita nel momento più buio e hai portato solo luce…» soffiò, gli occhi puntati sulle labbra di Delphine e sulla buffa espressione che si era formata sul suo viso.
«Ero la tua osservatrice. Sono la tua osservatrice» le ricordò, in tono pacato.
«Lo so» rispose Cosima, stringendosi nelle spalle. «Ma tu hai mandato tutto all’aria per stare dalla mia parte, giusto?» Non attese risposta e proseguì: «Perché mi ami. E questo fa di te una persona migliore di quella che credi di essere.»
La francese le riservò dapprima uno sguardo incerto, ma poi, dopo alcuni secondi, scoppiò in una risata cristallina e accarezzò la guancia della fidanzata, riempiendogliela di schiuma.
«Perché continui a ridere?» domandò la biologa, cercando a tutti i costi di non essere contagiata da quel suono soave che le stava entrando nella testa.
La risata di Delphine si dissolse lentamente, fino a scomparire del tutto dopo quasi un minuto buono. La donna si portò il dorso della mano davanti alla bocca, per poi dedicare l’ennesimo sorriso alla ragazza coi dreads. «Perché sei divertente» rispose semplicemente, facendo spallucce.
Cosima si mordicchiò il labbro inferiore, dopodiché, col cuore che batteva a mille, si sporse leggermente in avanti e coinvolse Delphine in un bacio così lungo e appassionato che dopo non molto le venne la pelle d’oca.
Quando si staccarono, le due congiunsero le fronti e l’immunologa, ancora con gli occhi chiusi, le prese il viso tra le mani. «Sai quanto è passato dal giorno che ci siamo incontrate?»
Cosima alzò le palpebre di scatto, osservando i lineamenti perfetti del volto di Delphine. «Tre mesi, più o meno.»
«Due mesi, ventisette giorni e cinque ore» soffiò, le guance lievemente rosate.
«Wow» esclamò Cosima, colpita. «Non mi stai prendendo in giro, vero?»
L’altra scosse la testa. «No, ma chérie[2].» Rimosse il tappo della vasca da bagno, lasciando che l’acqua se ne andasse via lentamente. «Sai come la penso sulla bisessualità. Ma quello che non sai è che in realtà, quando ci siamo incontrate, ho sentito qualcosa. Allora non avevo idea di cosa si trattasse, perciò…» proseguì, porgendo all’amata il proprio accappatoio colorato. «Non gli ho dato molto peso. Ma ora mi rendo conto di aver sempre provato qualcosa per te, mon amour[3]. Ho sempre fatto sul serio, fin dall’inizio. Anche se non sembra vero.» La sua mano scivolò sulla nuca di Cosima e le sue dita arrivarono a sfiorare i dreadlocks bagnati. Le loro labbra erano di nuovo vicinissime. «E non potrei essere più felice di quello che ci siamo costruite insieme.»
A Cosima iniziarono a brillare gli occhi. Si perse nello sguardo di Delphine, a osservare i suoi meravigliosi occhi bicromatici, e per poco il respiro non le venne a mancare.
La donna si avvicinò ulteriormente, tanto che i loro nasi arrivarono a sfiorarsi; ma prima che Cosima potesse baciarla ancora, Delphine la bloccò.
«So bene che hai fumato» sussurrò, provocando un lieve sussulto da parte di Cosima. «E se vuoi questo, dovrai farti perdonare.»
«Di solito è proprio questo il mio modo di farmi perdonare.»
«Non questa volta.»
Cosima ruotò appena la testa di lato. Delphine ne stava studiando una delle sue, ne era certa, ma quando assumeva quello sguardo pensieroso la spaventava un po’.
«…Preparerai tu la cena.»
Detto questo, Delphine la prese per mano e la condusse in cucina con una risata piena di entusiasmo. Nel mentre, Cosima si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, e la osservò con un enorme sorriso stampato in volto.
Era proprio vero: Delphine aveva portato luce nella sua vita piena di oscurità, e avrebbe continuato ad illuminare il suo cammino per il resto dei loro giorni.

 

 

[1] «Sono tornata, mia piccola paziente!»
[2] «Tesoro mio.»
[3] «Amore mio.»



 

Premetto che il mio francese è un po’ arrugginito perché saranno almeno quattro anni che non lo studio, ma grazie alla cara Evelyne Brochu mi è tornata voglia di parlarlo ahahahah.
Come penso abbiate capito, la storia si ambienta nella terza stagione, ma in questo caso Delphine non ha rotto con Cosima nella 3x01 e di conseguenza quest’ultima non ha mai conosciuto Shay.
Probabilmente già lo sapete ma voglio puntualizzarlo lo stesso: quando dico la più “vecchia” mi riferisco a Cosima. Data l’enorme diversità di altezza fra lei e Delphine viene normale pensare che la maggiore sia quest’ultima, ma tempo fa vagabondando su internet ho scoperto che non è così :P
E niente, un piccolo slice of life un po’ fluffoso che volevo condividere con voi :3 spero che abbiate gradito!

   
 
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