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Autore: pandafiore    09/08/2016    2 recensioni
{Hayffie}
-OneShot
Dal testo:
"Doveva solo sfilare come al solito, gambe lunghe, ben distese, spalle rilassate, petto in fuori, pancia in dentro, e lei il suo bel figurone lo avrebbe fatto.
Ma Effie non ci credeva. E aveva i suoi buoni motivi.
Haymitch Abernathy continuava infatti a prenderla in giro, dicendole che i suoi abiti erano troppo colorati, troppo addobbati, troppo eccentrici, troppo strambi... insomma: erano troppo.
Così, quel caldo giorno di fine estate, Effie indossò dei pantaloni.
"Dei pantaloni"? Vi starete chiedendo. "E cosa c'è di strano?"
Beh, scusate, voi avete mai visto Effie Trinket con un paio di pantaloni addosso? Io no. E molto probabilmente nemmeno voi, miei cari lettori."
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OneShot

 

Per un paio di pantaloni...





S'aggirava tutta tranquilla per il vagone, lei, ignorando le solite occhiatine da cascamorto dei camerieri, o quelle da pesce lesso dei tizi che non conosceva ma che erano sempre lì sul treno. Non le importava di loro, ma non perché non le importasse di nessuno, anzi; di uno sguardo le importava.
Era un sguardo grigio come le miniere di carbone del Distretto da cui proveniva, ma a volte guizzava sul dorato come i capelli che lo caratterizzavano. Però, ovviamente, non poteva dimostrare che voleva attirare l'attenzione di quell'uomo. Doveva solo sfilare come al solito, gambe lunghe, ben distese, spalle rilassate, petto in fuori, pancia in dentro, e lei il suo bel figurone lo avrebbe fatto.
Ma Effie non ci credeva. E aveva i suoi buoni motivi.
Haymitch Abernathy continuava infatti a prenderla in giro, dicendole che i suoi abiti erano troppo colorati, troppo addobbati, troppo eccentrici, troppo strambi... insomma: erano troppo.

Così, quel caldo giorno di fine estate, Effie indossò dei pantaloni.

"Dei pantaloni"? Vi starete chiedendo. "E cosa c'è di strano?"
Beh, scusate, voi avete mai visto Effie Trinket con un paio di pantaloni addosso? Io no. E molto probabilmente nemmeno voi, miei cari lettori.
Ma, dunque, dove eravamo rimasti?
Oh, sì. Ecco, Effie si trovava proprio di fronte alla sporta di quell'indumento ignoto, ancora mai toccato.
Avrebbe fatto colpo sul mentore? Oh, ci sperava.

A due dita sollevò il tessuto operato blu notte, e se lo infilò rapidamente, quasi inorridita. Poi estrasse da un'altra sportina - altrettanto firmata - una camicetta bianca, che mise senza nemmeno guardarsi allo specchio.
Quasi si schifava, poi, nell'osservare le ballerine che avrebbe infilato di lì a poco. E i tacchi? I suoi amatissimi tacchi? Dannazione, aveva bisogno di quei tacchi! Erano... erano la sua vita! Ah, che sacrifici si fanno per amore!

Outfit completo, si rivolse allo specchio appoggiato alla parete color corallo, e si girò almeno dieci volte per trovare un modo per farsi piacere quelle scarpe così basse, così semplici, così fuori moda, almeno per lei. E cosa dire dei pantaloni? Aveva mai indossato una cosa simile? Se sì, non se lo ricordava nemmeno.
Le fasciavano interamente le gambe, ma tanto queste non avevano nemmeno un filo di cellulite, dunque le stavano d'incanto. Soprattutto sul ginocchio, dove evidenziavano la forma sottile e aggraziata del suo fisico da vamp.
Dei pantaloni... A ripensarci, le venne ancora da ridere, mentre, con poche forcine, si sitemava i capelli biondi in uno chignon morbido. Ecco fatto, Haymitch odiava le parrucche.

Nessun corsetto da allentare, nessun ricciolo finto da sistemare, nessun tacco da aggiustare; in fondo, quell'abbigliamento non è che le dispiacesse poi molto. A parte i pantaloni. Si sentiva prudere l'interno coscia, con quel tessuto, nonostante fosse uno dei più cari in commercio.
Vabbè, poco importava, dato che li avrebbe avuti su ancora per poco... beh, almeno ci sperava.

Con un sorriso ad aleggiare sulle sue labbra rosee e struccate, uscì dalla suite e si incamminò verso il vagone bar; lì sicuramente avrebbe trovato chi cercava.

E cosa pensò Haymitch, mezzo sbronzo, quando vide avanzare in sua direzione quelle gambe affusolate come giunchi?
Beh, semplicemente ci mise un attimo a realizzare che si trattava proprio di Effie Trinket. La stessa Effie che il giorno prima aveva indossato un abito fatto di libellule argentate.

Squadrò prima di tutto i piedi, e s'accorse che la donna era più o meno dieci, quindici centimetri più bassa; poi salì: le gambe dritte, perfette, snelle lo fecero deglutire più volte nel corso della sua esplorazione. E poi quella camicetta bianca, sbottonata fino a far intravedere una parte del seno tondo; okey, Haymitch sentì qualcosa montargli dentro, a questa vista.
Oh, e non portava nemmeno parrucche! Ma... che avesse fatto tutto questo per lui? Sembrava praticamente impossibile.

Effie si sedette al bancone e ordinò un gin tonic, ignorando - o provando ad ignorare - l'uomo accomodato sulla poltroncina a pochi metri da lei. Accavallò le gambe con un movimento sensuale, e si porto alle labbra il freddo bicchiere di vetro, scorrendo distrattamente le notifiche sul cellulare.
-Dolcezza... cambio di look?- A queste parole Effie trasalì.
Allora lo aveva notato...
Un moto di gioia le percorse lo stomaco, scaldandola da dentro, e fissò il mentore senza rispondere, mordendosi il labbro carnoso.
-Vieni qui un attimo, voglio vedere quanto sei alta senza quegli zatteroni.- La incitò, e lei mise il broncio, voltandosi nuovamente verso il bancone, dove il barman era sparito; forse aveva notato la tensione che aleggiava nell'aria.
-Va bene... mi alzo io.- Sospirò Haymitch, tirandosi su a fatica dalla poltroncina azzuro cenere; la raggiunse a passi sghembi ed incrociati, piazzandole le mani sulle cosce per non capottarsi.
-Scusa dolcezza, ti avevo detto che dovevi alzarti tu.- Biascicò, guardandola dritto negli occhi di ghiaccio.

Lei sussultò per quello sguardo così ravvicinato, e non capì esattamente come e da dove, il suo corpo ebbe l'impulso di protendersi in avanti e baciare Haymitch Abernathy.

Lui? Lui ricambiò il bacio, congiungendo la sua lingua con la propria, perché, in fondo, lo desiderava tanto a sua volta.
-Effie...- Gracchiò contro le sue soffici labbra del colore dell'alba, che sapevano di mare.
-Taci una buona volta, Abernathy.- Rispose lei, carica d'orgoglio, ricongiungendo il loro bacio.
-Effie, sei molto più bella senza tutte quelle stronzate addosso.-
-E tu stai molto meglio se tieni la bocca chiusa, che questi pantaloni mi fanno un prurito assurdo.- Ribattè acida lei, facendolo ridere.
-Allora sarà meglio che li togliamo, eh?- Il fiato alcolico dell'uomo stordiva ancora dolcemente Effie, che si lasciò condurre in una suite a caso del treno.
Era forse un complimento, quello che pochi istanti fa Haymitch le aveva rivolto?
"Sei molto più bella senza tutte quelle stronzate addosso."
Non sapeva rispondersi, non ancora, e si lasciò cullare dalle movenze carnali dell'uomo dietro al quale sbavava da mezza vita, e che solo con un abbigliamento "non suo" aveva conquistato.
O era forse quello, il suo vero abbigliamento? No. No, lei sarebbe stata sempre a passo con i tempi, ed indossare dei pantaloni quell'anno era veramente out.


Mentre si risvegliava, dopo una nottata di fuoco, che ancora le faceva bruciare il candido internocoscia, o il morbido collo, per i baci troppo irruenti - ma non è mai davvero troppo -, decise che non avrebbe mai più indossato dei pantaloni. La cosa la destabilizzava, la faceva sentire quasi insicura, se non fosse stato che in quel modo aveva raggiunto il suo obbiettivo. Ed ora? Ora che dormiva sulla leggera peluria del petto dell'uomo, ora che l'odore vinoso e corposo di colui le pregnava le narici, ora che si sentiva appagata come non mai... ora. Ora cosa avrebbe dovuto fare?

Mentre ci pensava e il cervello le fumava, Haymitch si svegliò, e si tirò su appena da notare che lei si stava mordendo un labbro pensierosa.
-Ei, i pantaloni ti hanno fatta un po' pensare, Trinket?- La prese in giro amorevolmente, portandole una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio. Era così bella, struccata e pura, che Haymitch pensò di essere stato davvero fortunato ad averla vista anche sotto quell'aspetto, più naturale. La perferiva così. Ma le piaceva anche colà. Solo che, più di ogni altra cosa, preferiva tenere ogni sentimento ben celato sotto il suo bel velo di cinismo, a volte anche un po' bastardo, ricamato di tanto in tanto da qualche svolazzo d'ironia.
-Abernathy, non scherziamo sui pantaloni, perfavore.- Rispose lei, semi-offesa, staccandosi dalla pelle dell'uomo.
Si rivestì in fretta e furia e, pur di non rimettersi quei cosi sulle gambe, si infilò una grande camicia azzurro cielo dell'amante, così grande che le faceva da abito... solo che addosso a lei sembrava un enorme sacco di patate; prese dunque una cintura, sembre del mentore, e se la strinse in vita, modellando così un pezzo di stoffa secondo le proprie forme e misure, evidenziando più di quanto pensasse le belle gambe nude. Certo, per tornare in camera sua avrebbe dovuto rimettersi le ballerine, ma sicuramente, appena avrebbe potuto, le avrebbe scaraventate fuori dal finestrino del treno.

Si incantò qualche istante a rimirare l'alba che correva fuori da quel vagone, alla velocità della luce; neanche il tempo di godersela un attimo, che era già fuggita. In più, si aggiunse la fredda voce dell'uomo con il quale aveva condiviso per la prima volta il letto.
Si stava rivestendo anche lui, e si era ormai posto di fronte alla capitolina, cingendole la piccola vita con le grandi mani da minatore; percepiva il cuoio della propria cintura pizzicargli dolcemente i polpastrelli.
-Te ne vai?- Domandò, cercando la sincerità nei suoi occhi di ghiaccio.
-Sì. Beh, più o meno. Torno nella mia suite. Questa sa di rum.- Tentennò lei, arrossendo.
-Va bene.- Acconsentì Haymitch, lasciandola andare. Voleva rimanesse, ma non poteva dirlo. Voleva rispogliarla, ma non poteva farlo. Volevo amarla, ma non sarebbe stato da lui.
Ah, che prigione il mondo!

Quando le ballerine paiettate della splendida donna avevano varcato la soglia, e si stavano per richiudere la porta alle spalle, una voce maschile e piuttosto profonda, fece svoltare quelle scarpette argentate, in retromarcia.
-Hei, dolcezza.-
-Mh?- Lo guardò, e si ritrovò di fronte al naso i suoi pantaloni blu notte, quelli che aveva indossato solo per lui.
-Rimettiteli qualche volta, questi.- Mormorò, porgendole l'indumento scuro. -Ti stanno d'incanto.- Abbozzó un sorriso sghembo e le chiuse la porta in faccia, non appena lei ebbe raccolto tra le dita il tessuto operato di quei pantaloni.

Rimase allibita per qualche istante, muta a fissare il legno di pino della porta, ad una spanna dal suo respiro. Strinse forte i pantaloni con una mano, e girò sui tacchi - o meglio, sulle ballerine - allontanandosi repentina, prima che cedesse al bussare e al lanciare una sfuriata contro Haymitch; una sfuriata che non avrebbe avuto alcun senso, ma che le sarebbe piaciuto fare solo per rientrare in quella stanza e ristendersi su quel letto accogliente, ancora pregno del tepore dei loro corpi.
Era meglio così, che s'allontanasse finché la bramosia non fosse cessata, o, almeno, finché non fosse stato lui stesso a cercarla. E la cosa accadde, più e più volte.

Ma la vera domanda è...
Effie tornò mai ad indossare dei pantaloni?

Risponderò senza annoiare nessuno, né dilungarmi troppo;
Sì. Effie indossò altre volte dei pantaloni, ed ogni singola volta - ogni. singola. volta. -, faceva girare la testa ad Haymitch, con il suo passaggio elegante, che lei rendeva ancora più sensuale, distendendo le gambe snelle e ancheggiando dolcemente con i fianchi.
E niente, si divertiva troppo, lei, a passare quando magari c'era anche altra gente, e vedere Haymitch sgranare gli occhi come pochi, arrossire sugli zigomi, tossicchiare, chiedere rapidamente scusa alle altre persone presenti in quella stanza dove, forse, doveva esserci una riunione tra mentori, e filare via, inseguendo quel culetto ondeggiante e quel profumo di fiori.
Era divertente per lei, ed era divertente per lui. Era come un gioco, un gioco al quale ad Haymitch piaceva giocare, perché, lui lo sapeva bene, c'erano giochi peggiori a cui giocare.





Buongiorno!
Niente da farci, ultimamente la Hayffie m'ha preso e non so che farci se non scrivere, scrivere e scrivere ancora!
Frase finale tratta dall'epilogo, come avrete notato molto probabilmente, solo che questa volta a dirla non è Katniss, ma Haymitch.
Una situazione un po' buffa, quella di Effie e dei pantaloni, che termina con una nota velata di malinconia.
Spero di cuore che questa Fic vi sia piaciuta, lasciate un commentino qui sotto, che vi amo troppo quando lo fate.
Un bacio grande, sempre vostra.




|opera scritta senza fini di lucro o plagio.|


   
 
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