---Scelte---
Sharon
mette via il telefono con un sospiro, ha appena finito di parlare
con Everett Ross che le ha detto abbastanza chiaramente che si
aspettano che
lei trovi Capitan America nel minor tempo possibile. Sharon ha scelto
il
governo. Quello che l’ha stupita è che Steve non l’abbia fatto.
Qualcuno bussa delicatamente alla sua porta a vetri. Sharon alza lo sguardo e vede Natasha ferma fuori dalla stanza. Le fa cenno di entrare e si alza per indicarle una sedia. La russa la ringrazia, ma rimane in piedi.
«Volevo solo sapere come stai» dice Natasha. Anche Natasha ha fatto la sua stessa scelta. Anche Natasha è stupita dalla scelta di Steve. O forse no, forse è solo Sharon che non lo conosce abbastanza e si aspettava qualcosa di diverso.
«Sto uno schifo» risponde Sharon «l’unico ragazzo con cui mi ero trovata vagamente bene negli ultimi tre anni è un fuggitivo ricercato da tutti gli Stati Uniti comprese me e te e ho tutta la CIA che mi pressa perché mi dia da fare per ritrovarlo. E il mio caffè è freddo. Per il resto tutto bene, grazie»
«Per il caffè posso prendertene un altro» si offre Natasha, guadagnandosi un sorriso di ringraziamento «e posso provare ad aiutarti a cercare…»
«No, grazie, Nat» la interrompe Sharon «ma è una cosa che devo fare da sola»
La rossa annuisce in silenzio per dirle che la capisce e poi se ne va. Torna qualche minuto dopo con il caffè. Sharon la ringrazia, se n’era già dimenticata, e poi sprofonda di nuovo nei propri pensieri.
Perché Steve si sta comportando in quel modo? Tutto soltanto per un amico di decine di anni prima che potrebbe benissimo cercare di ucciderlo da un momento all’altro. Si è messo contro alla nazione, al mondo intero, sta rischiando grosso.
E non ha pensato a lei, nel proprio piano. Non ha pensato che lei sarebbe rimasta là. Forse ha creduto che sarebbe stata disposta ad aiutarlo, a sacrificare tutto ciò che aveva, la fiducia di tutti, per lui. Sharon non sa se quella che ha fatto sia stata la scelta giusta, ma alla fine è pur sempre una scelta e Steve avrebbe dovuto pensarci. Avrebbe dovuto ricordarsi di lei.
Lei che è rimasta indietro, lei che non lo ha seguito. Lei, che ora si ritrova seduta davanti a quel dannato computer che continua a cercarlo. Lei, che vorrebbe tanto trovarlo, andare da lui, abbracciarlo forte e poi tirargli uno schiaffo per quanto sta agendo stupidamente. Anzi, prima tirargli uno schiaffo e poi abbracciarlo. Lei, che sa benissimo che quando lo troveranno non potrà mai andare tutto bene e trema dentro di sé al pensiero che gli possa succedere qualcosa.
Sharon vorrebbe che al posto di Steve ci fosse chiunque altro e che lui fosse là ad aiutarla. Perché ha nostalgia del momento in cui aveva creduto per un attimo che anche per lei si potesse sistemare tutto. Perché ha nostalgia di Steve, dei suoi occhi azzurri, della sua timidezza. Ha nostalgia di quando sembrava invincibile e che tutto fosse perfettamente sotto controllo. Sharon non ha tutto sotto controllo, è sola e dubbiosa, seduta davanti a un computer che vorrebbe fare in mille pezzi perché non completi mai quella ricerca. Ma ormai ha fatto una scelta ed è rimasta l’unica cosa a cui aggrapparsi in quel momento in cui tutte le sue certezze stanno crollando.
Qualcuno bussa delicatamente alla sua porta a vetri. Sharon alza lo sguardo e vede Natasha ferma fuori dalla stanza. Le fa cenno di entrare e si alza per indicarle una sedia. La russa la ringrazia, ma rimane in piedi.
«Volevo solo sapere come stai» dice Natasha. Anche Natasha ha fatto la sua stessa scelta. Anche Natasha è stupita dalla scelta di Steve. O forse no, forse è solo Sharon che non lo conosce abbastanza e si aspettava qualcosa di diverso.
«Sto uno schifo» risponde Sharon «l’unico ragazzo con cui mi ero trovata vagamente bene negli ultimi tre anni è un fuggitivo ricercato da tutti gli Stati Uniti comprese me e te e ho tutta la CIA che mi pressa perché mi dia da fare per ritrovarlo. E il mio caffè è freddo. Per il resto tutto bene, grazie»
«Per il caffè posso prendertene un altro» si offre Natasha, guadagnandosi un sorriso di ringraziamento «e posso provare ad aiutarti a cercare…»
«No, grazie, Nat» la interrompe Sharon «ma è una cosa che devo fare da sola»
La rossa annuisce in silenzio per dirle che la capisce e poi se ne va. Torna qualche minuto dopo con il caffè. Sharon la ringrazia, se n’era già dimenticata, e poi sprofonda di nuovo nei propri pensieri.
Perché Steve si sta comportando in quel modo? Tutto soltanto per un amico di decine di anni prima che potrebbe benissimo cercare di ucciderlo da un momento all’altro. Si è messo contro alla nazione, al mondo intero, sta rischiando grosso.
E non ha pensato a lei, nel proprio piano. Non ha pensato che lei sarebbe rimasta là. Forse ha creduto che sarebbe stata disposta ad aiutarlo, a sacrificare tutto ciò che aveva, la fiducia di tutti, per lui. Sharon non sa se quella che ha fatto sia stata la scelta giusta, ma alla fine è pur sempre una scelta e Steve avrebbe dovuto pensarci. Avrebbe dovuto ricordarsi di lei.
Lei che è rimasta indietro, lei che non lo ha seguito. Lei, che ora si ritrova seduta davanti a quel dannato computer che continua a cercarlo. Lei, che vorrebbe tanto trovarlo, andare da lui, abbracciarlo forte e poi tirargli uno schiaffo per quanto sta agendo stupidamente. Anzi, prima tirargli uno schiaffo e poi abbracciarlo. Lei, che sa benissimo che quando lo troveranno non potrà mai andare tutto bene e trema dentro di sé al pensiero che gli possa succedere qualcosa.
Sharon vorrebbe che al posto di Steve ci fosse chiunque altro e che lui fosse là ad aiutarla. Perché ha nostalgia del momento in cui aveva creduto per un attimo che anche per lei si potesse sistemare tutto. Perché ha nostalgia di Steve, dei suoi occhi azzurri, della sua timidezza. Ha nostalgia di quando sembrava invincibile e che tutto fosse perfettamente sotto controllo. Sharon non ha tutto sotto controllo, è sola e dubbiosa, seduta davanti a un computer che vorrebbe fare in mille pezzi perché non completi mai quella ricerca. Ma ormai ha fatto una scelta ed è rimasta l’unica cosa a cui aggrapparsi in quel momento in cui tutte le sue certezze stanno crollando.
La tristezza di aver dovuto
immaginare questa scena è qualcosa di inimmaginabile. Per fortuna che
nel film non è andata così. Grazie di aver letto e grazie a AThousandSuns per il suo bellissimo prompt
(solo Angst per le sue OTP...) <3