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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    17/08/2016    6 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo I
Elayne O'Connel
 

Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e  la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei, o chi per loro, avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi, ma non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io? Tre denunce per rissa e sette sospensioni … come no. Credetemi, fosse stato per me, non mi sarei mai svegliata quel giorno. Me ne sarei rimasta lì, bella tranquilla, a dormire beata nel mio letto, lontana da pazzi psicopatici con manie di grandezza.
Meglio però andare con ordine.
 
Il mio nome è Elayne O’Connel e ho sedici anni.
Sono originaria di Sydney e fino a poco tempo fa mantenevo una vita tutto sommato tranquilla, presso l’Istituto per Ragazzi Problematici, alla Cross Academy. Sono una ragazza difficile? Ehm … sì, credo che la definizione mi calzi a pennello. Dopotutto, non è che ci siano molti altri modi per definire una ragazza nel pieno della ribellione adolescenziale che ha già ricevuto tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse.
Sentendo il nuovo ragazzo di mia madre, un polizziotto tutto steroidi della California, io dovrei essere la più grande calamità sociale dai tempi di Hitler a oggi, una vera minaccia per l’ordine pubblico. Probabilmente è solo invidioso, perché, finora, non è mai riuscito a beccarmi con le mani nel sacco per sbattermi in gattabuia.
Fatto sta che, comunque, fino a poco tempo fa le cose non andavano poi così malaccio.
Ok, forse la mia media scolastica era leggermente sotto il sei, e, forse, avrei potuto cercare di impegnarmi giusto un po’  di più, evitando di finire in presidenza un giorno sì e l’altro anche. Per il resto, però, non me la passavo così male.
Insomma, era quasi un anno che ero alla Cross Academy, e non mi avevano ancora buttata fuori a calci nel sedere: era un vero record, visto che, solitamente, non riuscivo a stare nella stessa scuola per più di un mese di fila.
Poi però, a partire dal mio sedicesimo compleanno, tutto ha iniziato ad andare a rotoli. Certo, a quel tempo non potevo proprio immaginare cosa ci fosse sotto, ma, allora, non avrei pensato che la mia vita fosse appena giunta a una grande svolta.
Ero appena tornata dalle vacanze invernali quando, con mio immenso dispiacere, ci venne annunciato che ben due nuovi allievi sarebbero ufficialmente entrati a far parte della nostra classe.
Arrivarono nella pausa pranzo, e subito capii che quei due non avrebbero portato proprio nulla di buono.
Il primo era una pulce, un microbo dalla zazzera bionda in perenne movimento, che non appena mi vide, iniziò subito a seguirmi ovunque, trattandomi come una specie di idolo da imitare (Ok, avevo una certa fama, ma quello era decisamente troppo asfissiante!). Non mi ci vollero  un paio di settimane per capire che, di quel passo, avrei veramente rischiato di finire in cella per omicidio.
La seconda, invece, era anche peggio, sempre che sia possibile. Premettiamo una cosa: alla Cross Academy tutti hanno dei problemi, chi più e chi meno, e tutti, o quasi, non sono esattamente dei tipi che si raccomanderebbero ai propri figlioletti. Lei, però, era veramente su un altro piano. Tra denunce per spaccio e precedenti penali, quella ragazza rappresentava un livello di pericolosità tale che, a parte quelli del terzo anno, nessuno aveva nemmeno il coraggio di avvicinarsi a lei.
Dopotutto, bastava un minimo di buon senso per capire che era meglio starle alla larga. Se si desiderava non finire nei guai, e belli grossi.
Capii che non mi avrebbe portato che problemi sin dal giorno seguente, quando fu così gentile da farmi fare una bella visita turistica per i bagni delle ragazze: era la prima volta che qualcuno riusciva a mettermi alle strette, e la rabbia che provai fu tale che, giurai, prima o poi me l’avrebbe pagata.
Fortunatamente, da allora io e i miei compagni capimmo che, con lei nei paraggi, era sempre meglio starsene in gruppo, per cui riuscimmo a cavarcela, più o meno.
Poi però avvenne quel fatto: l’anno scolastico era quasi finito, ed ero appena uscita da scuola, quando vidi lei e la sua banda di bulli di terza trascinare Sting, il nuovo arrivato dai capelli a zazzera, dietro l’edificio principale, con intenzioni abbastanza chiare dipinte in viso.
Non so cosa mi prese; ero sola, e sapevo benissimo che mi stavo cacciando proprio in un bel guaio. Ma quel moccioso, per quanto irritante, era comunque uno dei pochi amici che fossi riuscita a farmi dall’inizio della scuola, e non ero minimamente intenzionata a starmene con le mani in mano, mentre veniva pestato da quelle teste vuote dei suoi amichetti.
Per cui, alla fine, decisi di seguirli. Non l’avessi mai fatto.
Erano lì, vicino all’inceneritore, e sembravano veramente divertiti, mentre lo prendevano a calci, manco fosse un sacco di spazzatura.
Quando mi trovai di fronte a quello spettacolo di pessimo gusto, non ci vidi più.
Beh … ve l’ho detto che sono una ragazza problematica, no? Infatti, un secondo dopo ero loro addosso, menando calci e pugni come una furia, e cercando soprattutto di beccare lei, Dhayanne, nella speranza di lasciarle qualche bel ricordino su quel viso tutto brufoli e lentiggini.
Le cose non andarono esattamente come avevo sperato,
poiché, per qualche strano motivo, quegli scemi non mi stavano nemmeno guardando, perché erano troppo impegnati a fissare, visibilmente orripilanti, qualcosa alle mie spalle.
Feci appena in tempo ad alzare un sopracciglio, che venni spinta, senza tante cerimonie, addosso all’inceneritore, sbattendo la testa e rischiando, per poco, di perdere i sensi. Quando mi rialzai, non senza una certa fatica, mi trovai di fronte uno spettacolo da manuale:
quelli del terzo anno se l'erano appena data a gambe, e Sting giaceva svenuto sul pavimento.
La cosa peggiore, però, era la grossa e non molto amichevole lucertola che gli stava dietro, esattamente nel punto in cui, pochi istanti prima, si trovava Dhayanne. Feci un passo indietro, osservando disgustata quella specie di varano, grosso quanto un cavallo, che in quel momento mi stava fissando, le fauci grondanti un liquido marrone che, ne ero certa, non era coca cola, e gli occhietti rossi iniettati di sangue.
Non avevo idea di come ci fosse arrivato sin lì, ma di certo non era scappato da uno zoo: dubitavo che ci tenessero bestioni simili.
Il piccolo essere strisciante sorrise, e poi sibilò, al mio indirizzo: “Era ora! Non sai che scocciatura, cercare di metterti all’angolo, quando eri sempre circondata dai tuoi amichetti! Una vera rottura, comunque ora, guardiana, visto che ti ho trovata, che ne dici di morire in fretta? Il mio capo vuole la tua testa, e non sarò certo io a deluderlo!”
Fermi tutti!Che?
Il mio cervello si era letteralmente congelato.
Chi mi voleva morta?E per quale motivo?
Feci rapidamente mente locale:
ok, forse non ero certo un grande esempio di pubblica virtù, ma a parte qualche rissa qua e là ero abbastanza sicura di non aver dato a nessuno motivo di volermi morta. Tantomeno per mano di una lucertola gigante con seri problemi di obesità.
“Ehm …”, feci, cercando di rimettere a posto i pezzi del puzzle, “Ok. Senti, non credo di aver fatto nulla di male, quindi, che ne dici se ci buttiamo questa storia alle spalle e ognuno va per la sua strada?”
Non ci speravo molto, e infatti, dal suono irritato che uscì dalle fauci di quel mostro, dovetti dedurre che non l’avesse presa affatto bene.
Un secondo dopo mi era saltato addosso.
Una cosa dovevo concedergliela, quella bestia era proprio veloce, per pesare quanto un rinoceronte.
Schivai i suoi artigli per un pelo, gettandomi di lato e raccogliendo rapida un vecchio tubo di metallo da terra, abbandonato in mezzo ai rifiuti che decoravano, col loro invidiabile profumino, quel lato abbandonato della scuola.
Dubitavo sarebbe servito a qualcosa, con quella bestia, ma almeno era meglio di niente.
Feci appena in tempo a riprendermi, che mi fu di nuovo addosso, questa volta puntando direttamente alla gola. Vidi la vita passarmi letteralmente d’avanti agli occhi, che erano chiusi, consapevole che non avrei potuto evitarla.
Non ce ne fu bisogno: nello shock del colpo, avevo involontariamente messo le mani davanti a me, e mentre avevo gli occhi chiusi potei sentire un vago suono elettrico alle orecchie, mentre il mio naso si riempiva di un forte odore di bruciato. Quando li riaprii, della lucertola obesa non vi era più nemmeno una traccia. Anzi, per essere più precisi, del cortile non vi era più traccia.
 Mi trovavo, difatti,  nel mezzo di un grosso spiazzo bruciato, scuro e fumante, mentre piccole scariche di energia azzurra ancora crepitavano sul terreno, e, oltre a me e Sting, non vi era alcuna traccia di vita.
Ancora sconvolta, mi resi conto delle sirene che suonavano poco distanti, solo quando una mano ferma e decisa  mi trascinò via da quel posto.
Mi guardai attorno, Sting, innaturalmente deciso (insomma, ero così abituata a vederlo piagnucolare e tremare, che quella visione fu un vero shock per la mia mente già debilitata!), mi stava guidando fuori dall’edificio scolastico, cercando di tenersi alla larga dalle strade principali e allontanandosi sempre di più da quella zona che, ormai lo sapevo, era sotto il controllo dei poliziotti.
Lo seguii in silenzio, troppo sconvolta anche solo per parlare, fino a quando quel moccioso non si diresse verso una vecchia decappottabile, abbandonata all’interno del vicolo in cui ci eravamo cacciati, ruppe il finestrino e la aprì, facendomi cenno di salire.
“Ehi! Aspetta un secondo!” feci, scuotendomi improvvisamente, “Che diamine stai facendo? Ok, non è la prima stronzata che farei, ma rubare una macchina? Non stiamo un po’ esagerando?”
Sting alzò gli occhi al cielo, esasperato: “Senti, so che è difficile da capire, ma dobbiamo andarcene, e dobbiamo farlo ora!”
Scossi il capo, testarda: “Non ci penso nemmeno. La lucertola obesa è morta, no? Non so ancora con esattezza come, ma di certo non siamo più in pericolo. Ora me ne torno a scuola, spiego ai poliziotti quello che è successo, e tutto come prima!”
Sting alzò un sopracciglio: “Sì, e secondo te ti crederanno, quando dirai loro che un varano gigante ti ha attaccata? E come gli spiegherai il casino che hai fatto nel cortile?”
“Fermo.”, ribattei, stizzita, “Io non ho fatto proprio niente. Non l’ho distrutto io quel cortile, è esploso e basta!”
Lui scosse il capo: “Non sarebbe male se le cose fossero andate veramente così, ma credimi, sei stata tu. Sai controllare i fulmini, per questo, quando ti sei sentita in difficoltà, il tuo corpo ha reagito di conseguenza.”
Fremetti, stringendo i pugni: “Ti sbagli. Io? I fulmini? Mi stai dicendo che sono forse una specie di fenomeno da baraccone o cosa? Non siamo nei film della Marvel! Queste cose non succedono!”
Lui, allora, mi indicò le mani, e quando abbassai lo sguardo impallidii.
Ero così furiosa che non me ne ero nemmeno resa conto, eppure eccole lì: un tripudio di scariche bluette mi circondavano i palmi, danzando irritate sotto i miei occhi ancora sconcertati.
“C-cosa? Che diamine …”
Non feci in tempo a dire altro, perché alle nostre spalle iniziarono a risuonare dei forti ringhi, che, decisamente, non avevano nulla di normale.
I miei occhi incontrarono quelli di Sting, che era improvvisamente impallidito.
Mi prese la mano, facendomi salire in macchina, mentre i rumori si facevano sempre più vicini: “Che cazzo sta succedendo?”, chiesi, sconvolta, mentre, con una sgommata di tutto rispetto, Sting dava gas e si dirigeva rapido verso l’esterno della città. Lo fissai, interrogativa, e alla fine lui disse, sospirando: “Te l’avevo detto, no? Non si daranno pace, fino a quando non ti avranno uccisa. E tu non sei al sicuro qui, devi andartene.”
“Aspetta un secondo. Loro chi?”
Lui sospirò: “I seguaci di Nidhoggr, la Grande Viverna. Ora che il sigillo che lo teneva prigioniero si sta indebolendo sempre di più, farà qualsiasi cosa per impedire che i Guardiani si riuniscano e lo sconfiggano di nuovo.”
Corrugai le sopracciglia. Effettivamente, mentre mi stavo scontrando con la lucertola assassina, anche lei aveva accennato a qualcosa su dei Guardiani.
“Ok, va bene. E io che c’entro con tutta questa storia? E perché tu sembri saperne tanto?” Si guardò cauto alle spalle, ma, fortunatamente, eravamo ancora in pieno centro, per cui nessun mostro pluriomicida si era ancora mostrato.
 “Io sono lo Spirito Magno di questa Dimensione, il mio compito è quello di rintracciare il nostro Guardiano, e portarlo dagli altri, al Mausoleum. Potrebbe non sembrare, ma sono un kishin di circa qualche migliaio di anni.”
Osservai quel piccoletto tutto ricciolini dorati e lentiggini. Era strano immaginarmelo come un dragone giapponese grosso quanto un palazzo, con corna e tutto: era decisamente la cosa più ridicola che potessi aspettarmi.
Mi fissò, come a cercare di capire la mia reazione: “Che c’è? Non mi credi?”
“Sinceramente? No … proprio per niente.”
Sting sbuffò: “Comunque, la cosa che conta è che tu sia al sicuro. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per la guerra contro le viverne, e quindi …”
“Fermo, fermo, fermo!” feci, mentre quelle parole raggiungevano il mio cervello, “Come sarebbe a dire? Col cavolo che mi tirate dentro sta' cosa! Non so nemmeno chi siete, cosa volete e perché  proprio a me debba toccare una cosa simile! Non se ne parla nemmeno, non rischio le penne solo perché siete voi a chiedermelo!”
“Non hai scelta, è scritto. Come Guardiana della Terza Dimensione, è tuo compito proteggerla. Anche a costo di fare sacrifici!”
Scossi il capo. Era del tutto assurdo. Io? Salvare il mondo? Evidentemente, chi aveva scritto il mio futuro aveva qualche rotella fuori posto.
Un pericolo pubblico come me che faceva l’eroina? Era così assurda come cosa che non si poteva  immaginare.
“Senti … so che per voi potrebbe essere dura, ma no, io non …”
Non feci in tempo a dire altro, perché un ruggito, che non sapeva proprio per nulla di amichevole, ci costrinse a voltarci.
Dietro di noi, a pochi metri di distanza in aperta campagna, immerso nel buio della sera, qualcosa molto grosso, si stava avvicinando.
Facemmo appena in tempo a rendercene conto, che l’auto si ribaltò, finendo fuori strada. Decisamente, quella non era la mia giornata.



Note dell'Autrice:
Eccoci quindi alla fine del primo capitolo!
Per chi non mi conoscesse, sono TotalEclipseOfTheHeart, alias Teoth, e questa è la mia primissima originale!
Mica male, eh?
Come potete vedere, siamo solo all'inizio, e già la nostra povera Elayne si trova a dover affrontare dei mostriciattoli davvero cattivi, ma credetemi, non è ancora nulla! Andando avanti con la storia, vi renderete conto che, tutto sommato, questi qui non sono che dei pesci piccoli.
Per ora, lei e Sting sono gli unici personaggi comparsi, e spero che vi piacciano. Lei sa il fatto suo, e anche se è una tipa tosta, si trovarà di fronte dei begli ostacoli durante il corso della storia. Lui, invece, potrebbe sembrare un pivellino, ma credetemi, non si scherza con i Kishin! Sono 1000 tonnellate di pura potenza! E poi sono draghi quindi...è semplicemente impossibile non amarli.
Attendo con ansia i vostri commenti, per qualsiasi cosa, sono aperta alle critiche, a curiosa di sapere cosa ne pensate. Più avanti, proporrò qualche sondaggio sulla storia, ma per ora vi lascerò leggere, visto che sarete certamente curiosi di sapere come va a finire!!! 
Piccola noticella= Oggi pubblicherò i primi tre capitoli, ma dalla prossima settimana aggiornerò un capitolo per volta, di mercoledì, in modo da non farvi incasinare troppo. Poi, chissà, potrei anche fare delle eccezioni, e pubblicarne più di uno, ma in tal caso lo saprete in anticipo.
Detto questo, buona lettura, e che Yggdrasil sia con voi!
Teoth
   
 
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