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Autore: SakiJune    28/04/2009    10 recensioni
Questa raccolta mostra l'amore di un padre, le speranze di uno zio, le preoccupazioni di una nonna alle soglie di un nuovo anno scolastico a Hogwarts. Siamo nel 1991, poi indietro di vent'anni, e poi di nuovo al punto di partenza, ogni volta in un luogo e con un punto di vista differente. Grazie a chi leggerà.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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AUGUSTA LONGBOTTOM




Il centrotavola era in verità un'enorme tentazione, e avevo diffidato Neville dal presentarsi in salotto.
Enid aveva promesso una visita per l'ora del tè insieme alla signora Macmillan, che non sopportava i "marmocchi" (parole sue), a meno che fossero pulitini e perfettini come suo nipote Ernest. Le tazze a fiorellini rosa e le fette di pane e burro erano per lei, le Api Frizzole nella ciotola blu erano per Enid.
Mia cognata, infatti, oltre ad essere distratta e a parlare in dialetto quando si sentiva ansiosa, era capace di mangiare una dozzina di dolcetti senza nemmeno chiedere ai presenti se ne gradissero qualcuno. Ma Enid poteva permettersi qualche stravaganza perché aveva sessantadue anni ed era sposata con il famoso nullafacente Algernon K. Byrne. Neville ne aveva dieci - undici, l'indomani - e aveva ancora tutto da dimostrare.
E poi gli si sarebbe rovinato l'appetito.

- Augusta, ci farebbe piacere se il tuo delizioso nipotino prendesse il tè con noi - disse Ethel quel pomeriggio, con mio grande stupore. Non aveva pronunciato la parola "marmocchio".
- È in camera sua? Salgo a chiamarlo... - si era offerta Enid, che non perdeva occasione per curiosare al piano di sopra.
Ero stata davvero sul punto di gridare "No!" e mi ero fermata in tempo, ma le guance dovevano essermi diventate viola. - Non è bene che stia ad ascoltare i discorsi degli adulti.
- Ma ci pensi, Augusta? Nemmeno tre anni fa stavi qui a preoccuparti che fosse nato senza poteri magici, e tra un mese sarà a Hogwarts. Con un po' di fortuna, lui e Ernest saranno...
Ma cos'era accaduto a Ethel Macmillan? Dov'era la donna scorbutica e altezzosa che conoscevo? Avevo forse messo troppo zucchero nel tè?
IIo però non ne avevo ancora bevuto nemmeno una goccia, e glielo dimostrai senza indugi.

- Sarebbe una buona cosa. Peccato che saranno sicuramente smistati in Case diverse, ed è difficile che abbiano l'occasione di fare amicizia - puntualizzai. La frase, tradotta in termini spiccioli, significava: "Il fatto che voi Macmillan abbiate una lunga tradizione in Hufflepuff non è certo disdicevole, ma vorrei rammentarti che i Longbottom vengono assegnati a Gryffindor da secoli".
Non avevo proprio gradito l'allusione: Neville non sarebbe diventato un Hufflepuff, era impossibile; non poteva che avanzare sotto gli stendardi rosso e oro di Godric, come Frank, Harold e Harfang prima di lui, come i Prewett, come i Byrne di cui io e Algernon eravamo gli ultimi discendenti.
Questa certezza che mi riempiva d'orgoglio e mi faceva tenere la testa alta davanti a tutti, per l'onestà e la trasparenza di una stirpe tanto gloriosa, sbiadivano in me quando mi trovavo sola con Neville.

Perché Neville non era Frank, e non sarebbe diventato come lui.
Un Gryffindor, sì, per tradizione e perché il Cappello Parlante avrebbe riconosciuto la grandezza del suo sangue, non in quanto puro, ma in quanto degno.
Un Gryffindor, ma non un Auror, meno che mai un membro dell'Ordine della Fenice.

La guerra era finita da tempo: non mi risollevava, questo pensiero? Non mi si allargava il cuore all'idea che avrebbe vissuto un'esistenza normale, senza rischiare la pelle ogni giorno? Non ci vuole un'intelligenza superiore alla media per farsi strada nel Mondo Magico, bastano qualche GUFO e un po' di fortuna. Persino io, all'esame di Incantesimi... già, persino io non sono stata una studentessa modello, ma a quei tempi una strega di buona famiglia non aveva bisogno di trovare lavoro al Ministero, c'era già un futuro preordinato davanti a me e un marito scelto dai miei genitori.
Mi venne da ridere al pensiero di Harold, così come l'avevo conosciuto a quindici anni, in occasione del fidanzamento: un ragazzino timido, con il viso tondo e gli occhi castani.
Un ragazzino a cui Neville somigliava molto, anche se tutti si ostinavano ad affermare che fosse il ritratto di Alice.

La risata mi si fermò in gola, insieme ad un sorso di tè. Strabuzzai gli occhi, affondando il viso nel tovagliolo e pregando che Ethel e Enid non se ne accorgessero.

Soffocavo.

Soffocavo perché quel liquido nemmeno più così caldo mi andava di traverso, mi bruciava i polmoni, soffocavo come Neville era quasi annegato al molo di Blackpool, per la fretta che avevamo tutti di progettare il suo futuro - oh follia! follia! 'ché quasi gliel'avevamo negato allora...
Soffocavo come Harold, l'inverno passato, sulla sua poltrona, borbottando improperi contro Rita Skeeter e le sue sbrodolate sull'infallibilità di Cornelius Fudge.

Enid continuava a far sparire con molta grazia le Api Frizzole, una dopo l'altra, e non certo magicamente. Nessuno si accorse del colore del mio viso che da paonazzo pian piano doveva essere tornato normale, mentre solo un poco di fastidio mi arrochiva ancora la voce:

- Spero che domani non piova - buttai lì tranquillamente. - Pensavamo di andare a Londra. Ora che abbiamo la lista dei libri non è il caso di rimandare, c'è sempre una tale confusione a Diagon Alley!

- Oh sì - confermò Ethel, il nasino fiero rivolto all'insù. - Tutti quei marmocchi, una vera seccatura.

Le tazze erano vuote, lo zucchero già disciolto in troppe abitudini. Un'elfa domestica le portò via e con esse l'ultima traccia di quella sensazione spiacevole alla gola...

- Sei proprio fortunata, Augusta, che Algernon non sia andato in Cile come aveva programmato. È una figura importante per il ragazzo, ora che tuo marito non c'è più.

Di nuovo un senso di ilarità che non potevo lasciar scoppiare, un senso di ridicolo insostenibile.
Se solo avessi potuto farlo!
Battere i pugni e gridare, non digrignare i denti e inghiottire...

Perché Harold non poteva soffrire Algie! Non lo guardava nemmeno in faccia, da quel giorno a Blackpool! Era l'unica persona che odiasse, a parte i Mangiamorte che avevano torturato nostro figlio... Perché lui avrebbe accettato senza problemi che Neville fosse un Magonò, e non lo avrebbe mai messo in pericolo!

Ma non potevo urlare quelle cose, e nemmeno sussurrarle, non davanti a Enid. Lei, in fondo, si era sposata per amore. Era rimasta una ragazzina, pazza per i dolci e per il suo maritino che la lasciava sola undici mesi all'anno, con la scusa di girare il mondo.
Harold invece c'era sempre stato, con le sue fossette buffe e gli occhi sereni, così presente e reale persino adesso, che mi sembrava di sentirlo ancora: "Augusta, non sei costretta ad indossare quel cappello per far piacere a mia madre. È un vero obbrobrio".
Ma io non ci sono costretta.
È il minimo del mio dovere, indossare l'unico regalo che quella gran... dama di Callidora Black mi abbia mai fatto - è un segno di distinzione. Anche se i marmocchi per strada ridacchiano.

Così, quando quel pomeriggio di luglio fu vinto dalle ombre lunghe che fanno languire ogni conversazione, salutai le mie ospiti - il centrotavola era vuoto, Enid non si era smentita - e rimasi per un po' in giardino. Non una foglia che si muovesse, non una nuvola che lasciasse presagire una rinfrescata a quell'aria afosa e alle piante assetate.
Pensavo all'indomani, alla lunga passeggiata per Diagon Alley e a tutte le cose che avrei dovuto comperare, e mi sentivo già stanca. Certo che avevo già vissuto quell'esperienza: pergamene, inchiostri colorati, un calderone e un gufo color pulce che si chiamava Morgause. Ma allora c'era Harold accanto a me, e Frank non era come Neville, non si chiudeva in camera a contare cartine di Bolle Bollenti, oh no, tutti ci invidiavano allora...
Scrollai il fazzoletto in aria e mi pulii il viso dal sudore, e se dentro c'erano delle lacrime, nessuno le avrebbe viste.

"Sii più indulgente con Nev. Sono sicuro che con il tempo dimostrerà di essere un mago degno del suo nome"

- Ne sono sicura anch'io, Harold - sussurrai al lieve soffio di brezza che mi aveva accarezzato dal nulla, e che sparì lasciandomi sola con la mia ombra distesa sull'erba.




***


Note:


- Il nome del nonno di Neville è inventato (in modo che fosse simile a Harfang, citato dalla Rowling nell'albero genealogico dei Black, e che ho supposto essere suo padre); così come sono frutto della mia fantasia il fatto che lo zio Algie sia fratello di Augusta e marito di zia Enid, e il personaggio di Ethel Macmillan, la nonna di Ernie.



Spero di essere riuscita a trasmettervi almeno un poco di ciò che ho cercato di instillare in questi personaggi.
Ringrazio l'amministrazione di Criticoni per aver indetto la Disfida a cui questa raccolta partecipa, la mia amica Livia per il suo onnipresente incoraggiamento e naturalmente le mie beta-readers: ladymarie, Caillean e Cerridwen.

   
 
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