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Autore: bicchan    27/08/2016    1 recensioni
{One-Shot | Octavian x Rachel | 1471 parole secondo word | dedicata ai miei tre anni su EFP}
27/08/2016
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Scritta per festeggiare tre anni nel mondo meraviglioso che è EFP, e dedicata a tutti voi, siete meravigliosi e vi voglio tantissimo bene♥
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OneShot in cui Rachel mostra la sua pazza vena artistica, e in cui Octavian si lascia un po' andare. Ma solo un po'.
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Octavian, Rachel Elizabeth Dare
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're my latin boy




Rachel guardò il regalo che le aveva fatto Apollo.

Stava lì, sul tavolo, il pacchetto bianco con il fiocco giallo, ancora intatto.

Con uno slancio si alzò dal divano e lo prese in mano: era arrivato il momento di scoprire che cosa conteneva. Non lo aveva ancora aperto, nonostante le fosse stato consegnato dal dio in persona quasi due giorni prima, per paura di trovarci dentro un libro di haiku scritto dal sopracitato. Non che ce l'avesse con gli haiku in generale, ma Apollo in quel periodo era davvero fissato, e le parlava solo così. Insomma, Rachel si era davvero stufata.

Con un sospiro strappò il fiocco e con le dita magre aprì la carta regalo, scoprendo una scatola rettangolare, senza scritte o disegni.

Curiosa trovò l'apertura e mise una mano dentro. Quello che tirò fuori la sorprese moltissimo.

Erano un paio di cuffie bianche, senza cavo, come quelle che utilizzano il bluetooth per connettersi all' iPod. Sui lati, in corrispondenza delle orecchie, c'era una stampa di un sole con all'interno una lira; le girò tra le mani, ma non trovò nessun tasto di ricerca wireless.

Gettò uno sguardo alla scatola, e notò un biglietto che le era sfuggito in precedenza.


Cara Rachel,

Un bel regalo degno dell'Oracolo di Delfi :)

Mettile e pensa a una canzone che ti piace

Love, Apollo

PS. poi non dire che non ti vizio :P


Sorridendo, la ragazza fece come suggeriva il biglietto. La gommapiuma che premeva sulle orecchie era morbidissima, e per un momento Rachel non sentì più niente. Poi si concentrò e alla velocità del pensiero dalle cuffie partì Ironic, riempiendole la testa di note allegre.

Rachel aspettò fino al ritornello, poi strinse gli occhi e la musica cambiò, e poi di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.

Le cuffie conoscevano ogni canzone che lei riuscisse a pensare, e adattavano il volume al volere della ragazza. Dopo un po' capì che poteva anche semplicemente pensare ad un genere, un artista, o un altro raggruppamento generale, e le cuffie le davano le canzoni che si confacevano ai suoi gusti.

"Questa volta Apollo si è superato" pensò, felice del nuovo regalo. Le cuffie erano perfette, e un po' di musica era quello che ci voleva per ispirarla mentre dipingeva.

Così prese tela e pennelli e, con indosso le cuffie, prese a disegnare.


Dopo un po' Rachel si allontanò dal foglio e osservò il lavoro.

La musica l'aveva così presa che non si era resa conto di quello che stava dipingendo:

Un prato verde, templi romani. Ed una testolina bionda.

L'Oracolo posò il pennello e abbandonò le mani lungo i fianchi. Non voleva ammetterlo, ma Octavian le mancava.

Anche se era scorbutico e presuntuoso e troppo ambizioso e un sacco di altre cose.

Però le mancava davvero. Ogni giorno si diceva che prima o poi avrebbe dovuto chiamarlo attraverso un messaggio-iride, ma poi rimandava, rimandava, rimandava.

Tutto ad un tratto la musica nelle cuffie si fermò, e poi un'altra canzone partì, senza che la precendente fosse terminata.

Rachel inarcò un sopracciglio, cercando di riconoscerla, ma fu solo al ritornello che capì, con una grossa risata, di che canzone si trattasse.


She's my latin girl
Pretty lady,

don't you think it's crazy
She's my latin girl!


Rachel continuò a ridere, tenendosi la pancia, mentre le cuffie continuavano ininterrottamente a ripetere "Latin girl, latin girl, latin girl!".

Eh già, Octavian era proprio una ragazza latina, pensò. La SUA ragazza latina.

La rossa continuava a ridere, così forte che le scendevano le lacrime, mentre si rendeva conto che la canzone era venuta fuori proprio quando pensava al biondo "latin boy".

Piano piano Rachel calmò le risa, ma le cuffie continuavano a cantare il ritornello. Così, senza rendersene conto, anche lei cominciò a cantare, tenendo un pennello in mano a mo' di microfono.



Ω Ω Ω



Finalmente, dopo giorni e giorni di riflessione e attesa, Octavian aveva deciso che per una volta poteva abbassarsi al livello di una graeca, e che la rossa ricciolina gli mancava troppo per lasciare che l'orgoglio di romano lo trattenesse dal rivederla.

Così, leggermente nervoso senza motivo apparente, evocò la dea Iride per un messaggio.

Lo schermo di leggere goccioline di vapore divenne colorato come un arcobaleno per un attimo, poi i colori si mischiarono e rivelarono l'interno della casa di Rachel al Campo Mezzosangue.

Varie tempere diverse erano cadute in terra formando delle macchie variopinte, quadri e schizzi stavano appesi alle pareti e sopra i mobili, e nel mezzo della stanza una tela dipinta di fresco mostrava quello che chiaramente era il Campo Giove.

Ma prima ancora di vederla, Octavian la sentì. La voce era leggermente distorta dal messaggio Iride, ma era senza dubbio la sua. Tese le orecchie per sentire meglio, ma con orrore si rese conto che aveva capito benissimo il testo della canzone che la rossa stava allegramente gridando.


You're my latin boy!

Oh, you are my augur,

don't you think it's glamour?


Octavian si portò una mano alla fronte, con fare teatrale. Si era fatto tutte quelle paranoie per decidere se era giusto che lui chiamasse lei, o se fosse meglio che lei chiamasse lui, e se doveva aspettare, e se si dimenticava, e l'orgoglio, e la graeca, e bla bla bla.

E adesso, adesso che aveva davvero deciso di chiamare, di abbassarsi al suo livello, lei perdeva tempo con canzoni da stupidi mortali.

Per non parlare del testo!

"You are my augur?" Stava per caso parlando di lui?

-Rachel?- domandò, alzando la voce per farsi sentire.

-RACHEL!- gridò, dato che quella non si era minimanente accorta dell'arcobaleno sospeso sopra il suo salotto, e continuava a volteggiare per casa cantando quel testo imbarazzante.

Poi finalmente l'Oracolo si voltò verso di lui, e spalancò la bocca e gli occhi, bloccando di colpo il volteggio che stava compiendo, fermandosi quindi con un piede alzato e le braccia sopra la testa.

Per un interminabile attimo nessuno dei due fiatò, poi entrambi riversarono sull'altro un fiume di parole.

-Che cavolo era quello? E comunque ciao, ho chiamato perché avevo voglia di sentir- no, volevo chiederti se- niente, era solo che- cioè in realtà so che ti mancavo ecco, è per quello che cantavi? Sono un latin boy, vero, non ti rifrivi a Grace no? Perché non lo sopporterei, cioè, non sopporto Grace, ma ecco..- iniziò Octavian, incespicando nelle sue stesse parole e gesticolando in maniera eccessiva, ma venne interrotto da Rachel che si tolse velocemente le cuffie e iniziò a balbettare scuse sconnesse:

-Non era niente, cioè no, era una canzone, ma non eri tu- sì, eri tu, cioè, era perché mi manch- no, niente, comunque ciao, e no, non sentivo la tua mancanza, ma ciao comun- in realtà sì, mi mancavi ma non tantissimo, ecco...

Poi entrambi si zittirono e alzarono le mani, dicendo allo stesso tempo:

-Prima tu!

Si guardarono, più imbarazzati di quanto volessero dare a vedere, e finalmente Octavian si decise a fare un discorso sensato.

-Ho pensato che fosse una cosa carina chiamare- spiegò, torturandosi le mani.

-Mi fa davvero tanto piacere- rispose Rachel, arricciandosi una ciocca rosso fuoco tra le dita.

Poi entrambi, per non fare la figura dei sentimentali, dissero:

-E' solo che è difficile sopportare il peso delle profezie da soli!

Annuirono insieme, come se fosse quello il motivo per cui Octavian aveva chiamato e Rachel avrebbe voluto farlo, e per qualche altro interminabile attimo ci fu un imbarazzante silenzio.

-E quella canzone?- domandò l'augure, ritrovando un po' dell'ordinaria sfacciataggine

-So che ti mancavo, ma cerca di non perdere il contegno, graeca!

-Non era..- cercò di spiegare la ragazza, ma poi ci ripensò, e drizzò la schiena, come a sfidarlo: -Sì, mi mancava parlare con te, qualche problema?

Pensava che il biondo si sarebbe messo a ridere o l'avrebbe presa in giro, ma lui curvò le labbra sottili in un sorriso gentile, e ammorbidì lo sguardo.

-Anche tu mi mancavi, Oracolo da quattro soldi, è per questo che ti ho chiamato- ribattè, portandosi una mano dietro la testa, come se fosse a disagio dicendo qualcosa di carino.

Rachel aprì la bocca per ribattere, ma il messaggio Iride svanì in tante goccioline colorate prima che riuscisse a dire qualcosa.

Octavian ci rimase male. Aveva detto, con somma fatica, una cosa dolce -almeno nella sua testa- alla ragazza che gli piaceva, o che almeno sopportava, diciamo così, e il tempo era terminato prima che lei rispondesse. La vita era dannatamente ingiusta.

Però, si disse l'augure, almeno l'aveva salutata. Ed era felice di averlo fatto, perché adesso si sentiva in corpo un' allegria che gli partiva da qualche parte all' interno del petto.

E senza rendersene conto, mentre scendeva gli scalini del tempio iniziò a cantare, prima piano, esitando, poi sempre più forte.


You're my graeca girl!

Oh, you are my oracle,

don't you think it's a miracle?













. : Angolino della festeggiata : .


BUONSALVE cari demigods! Sono felice di annunciarvi che oggi, esattamente tre anni fa, la mia povera e smarrita testolina di pseudo-scrittrice entrava nel magico mondo di EFP.

Per questo mio compleanno -TRE anni caspio, TRE!- ho deciso di pubblicare una fic un po' pazza, e lo so, lo so, non avrei dovuto e ora penserete che io scriva solo cretinate, ma giuro che non è così.

Comunque, se sono sopravvissuta nel mondo è anche grazie a voi, scrittori e lettori di EFP, che mi avete sopportato e supportato, mi avete criticato, dato una mano e voluto bene.


GRAZIE


Ci sono persone che ringrazio in maniera particolare, ma tanto loro lo sanno.

Vi voglio bene people

  
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