Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: auaura    28/08/2016    1 recensioni
Storia priva di senso e originalità. Presto la storia con più recensioni negative.
E se scoprissimo il significato dei poteri di Elsa? E se fossero legati ad una persona oscura?
E, allo stesso tempo, la legassero dalla sua nascita ad.. un ragazzo?
Vi prego, non scartate la storia solo perchè non appoggiate la coppia, e..no, non è la coppia che pensi tu.
Dal testo:
"Elsa deglutì lentamente e, tenendo la bambina dai capelli scuri con un braccio, con l'altro creò un lampo di ghiaccio, per potersi difendere da quel...quel..mostro che aveva davanti. La figura si mise seduta e fissò un po' stordita Elsa, poi, quando notò i suoi poteri, alzò le braccia, terribilmente enormi, come per chiedere pietà"
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Kristoff?- Anna incespicava per le scale sollevando la pesante gonna –Mi senti?-
-Non mi pare la scelta più saggia chiamarlo, Anna.- ribatté Ralph, dietro di lei.
-Che intendi?-
-Fino a poco fa si sentiva rumore di lotta, ora c’è silenzio…è troppo sospetto, non trovi?-
-E allora?-
-Potrebbe essere una trappola.-
Anna si fermò di colpo, si voltò a guardarlo:-Devi per forza essere così negativo?-
-Non sono negativo, è che ho vissuto tanti di questi incubi…. è scontato pensare al peggio.-
La principessa riprese a salire la scalinata:-Dobbiamo continuare, non possiamo buttarci giù ora.-
Ralph annuì e continuò a salire.
La scala a chiocciola, completamente costruita con mattoni grigi, diventava sempre più stretta man a mano che salivano. Arrivati al decimo piano si trovarono davanti un portone di legno percorso da una lunga crepa. La maniglia era stata staccata, il legno era scheggiato, segni di artigli erano evidenti su quel pezzo di legno sporco che a tutto somigliava tranne che a una porta.
-Beh, sai Ralph credo di averci ripensato. Forse non si prevede nulla di buono.- Anna afferrò l’orlo sporco della gonna e lo strappò di netto. La gonna a palloncino adesso le arrivava fino alle ginocchia –Ora sto molto meglio. Vogliamo procedere?-
-Hai appena strappato il tuo abito da sposa?!-
-Sì e allora? Tanto era inutilizzabile, ormai.- la principessa poggiò una mano sulla porta e la spinse lievemente. Quella emise un cigolio, scivolò di lato tutta storta.
Anna e Ralph entrarono nella sala fatta interamente di pietra lentamente, senza fare rumore, come per paura di poter svegliare qualcuno (o qualcosa) di pericoloso. Il pavimento era pieno di cadaveri di lupi neri. Dalle loro ferite usciva fumo nero, che emetteva un odore disgustoso. I due fecero qualche passo, cercando di respirare con la bocca per evitare l’odore, ma appena quella sostanza entrava a contatto con la gola bruciava come il fuoco, quindi era meglio sopportare quell’odore nauseabondo. Entrambi si guardavano intorno cercando di capire cosa (o chi) aveva ridotto quei lupi in quel modo.
BAM!
Sobbalzarono entrambi. Si voltarono cercando la fonte di quel rumore, trovarono la porta da cui erano entrati a terra, ridotta a brandelli.
-Era...era…una porta pericolante.- Ralph deglutì –E’ normale che sia caduta…-
-Sì, di sicuro.- Anna annuì anche con troppo vigore.
-Sicuramente…- Ralph osservò i pezzettini di legno, quasi ipnotizzato.
Passi veloci risuonarono dietro di loro.
-L’hai sentito anche tu?- chiese Anna ruotando su sé stessa, tremando come una foglia.
Ralph avanzò fra i lupi, il cui tanfo era sempre più insopportabile, osservò fuori dalla piccola finestra. Il bosco non c’era più, erano sospesi nel vuoto, circondati dall’oscurità. Quasi gli venne da ridere.
-E’ tutto così scontato qui, potete impegnarvi un po’ di più, sapete?- mormorò, guardando il mondo inconsistente che li circondava.
I passi rimbombarono di nuovo dietro di loro.
Anna sapeva che era stupido, immaturo e da idioti, ma non riuscì a trattenersi dal domandare all’aria, aggrappandosi alla gonna con le dita tremanti:-Kristoff, sei tu?-
I passi erano sempre più vicini.
-Ehm, Ralph?-
Il gigante stava guardando i cadaveri dei lupi, con una mano a proteggere il viso da quell’odore soffocante:-Chissà che diavolo…- disse fra sé e sé.
-Raaalph?-
Lui si alzò tossicchiando:-Che hai visto?-
-Niente, ho solo una brutta, bruttissima, sensazione.-
Quasi non fece in tempo a terminare la frase che la fonte di quei passi sfuggenti, un lupo più grande di tutti gli altri, dalla pelliccia nera e gli occhi viola, fece per balzarle addosso.
Fu come vedere tutto al rallentatore per la principessa: quella massa di peli, orrore e malvagità si avvicinava a lei, ogni secondo più vicino. Aveva i piedi incollati a terra. Non poteva muoversi. Alzò le braccia per proteggersi il viso, chiuse gli occhi, aspettando il termine di quel lunghissimo secondo. Pronta ad avvertire quegli artigli affondarle nella carne, pronta a sentire il calore del sangue scivolarle lungo la pelle, pronta a trattenere l’urlo di dolore impastato di terrore che già minacciava di uscire.
Aspettò.
Tre, quattro infinti secondi.
Ancora nulla.
Abbassò le braccia tremando. Il lupo era a terra, con uno squarcio lungo il ventre che rivelava tutti gli organi verdastri. La principessa rischiò di vomitare. Bloccò l’impulso e si voltò a cercare il suo salvatore con lo sguardo.
-KRISTOFF!- urlò, gettandosi fra le braccia del suo fidanzato. –Sei vivo, mi hai salvato! Sei vivo! Sei vivo!-
Poi Anna si staccò di colpo da lui:-Sei tu tu, no? No tu incubo, vero?- gli prese il volto fra le mani e iniziò a guardarlo attentamente, muovendolo a destra e a sinistra.
-Sì..- Kristoff ridacchiò, le prese dolcemente le mani e se le tolse dal viso –Sono io.-
Ralph, dietro di loro osservò Kristoff attentamente: non voleva cadere in un brutto scherzo. Una parte di lui voleva disperatamente fidarsi dell’amico, l’altra voleva solo buttarlo giù dalla piccola finestra della torre, per evitare errori. Decise di eliminare la seconda opzione, Anna sembrava essere convinta, decise di fidarsi anche lui.
-Ehm- esordì il gigante –Mi spiace tantissimo interrompere questo momento…ma dovremmo andare dobbiamo trovare Vanellope ed Elsa e trovare un modo per andarcene da…tutto questo.-
-Beh, non so come uscire da queste allucinazioni.- disse Kristoff –Ma forse so come andarcene da qui.-
-E’ un inizio.- commentò Ralph cercando di scacciare la spiacevolissima sensazione di essere il terzo in comodo.
Il biondo andò verso la parete davanti a loro:-Tre mattoni verso l’alto, sei di altezza da quella crepa…-
Anna lanciò uno sguardo perplesso al gigante che si strinse nelle spalle.
Kristoff spinse un mattone e l’intera parete si aprì:-Ecco qua. Il problema è dopo.-
Davanti a loro si apriva una porta in legno massiccio, curata e levigata. Troppo bella per quel posto, decisamente. Ma Ralph capì che il problema non era quello quando Kristoff provò ad aprirla davanti a loro:-Serve una chiave.-
Ralph tirò fuori la chiave blu:-Finora questa ha sempre funzionato piuttosto bene.- la inserì nella serratura e girò il piccolo arnese un paio di volte.
La porta si aprì.
Davanti a loro si estendeva un cielo grigio, senza nuvole. Il sole era solo una macchia sbiadita arancione in lontananza. Non c’era pavimento. Solo una gigantesca, candida rosa bianca sui quattro metri di larghezza e sotto di essa il vuoto.
-Beh, che si fa?- chiese Anna, desiderosa di poter salire su quel fiore dal profumo invitante e lasciarsi dietro quel nauseante odore di organi, sangue stantii ed altre terribili “fragranze” che emanava quel posto pieno di bestie morte.
-Siamo costretti a procedere?- domandò Kristoff, osservando il gigante –Insomma sei tu l’esperto di questo posto, non io.-
-Esperto è un parolone.- Ralph si sporse per vedere meglio –Sappiate che qualunque cosa vedrete non è reale, ogni cosa è perfettamente studiata per farvi perdere il controllo, quindi cercate di non aver paura. E’ stupido da dire e terribilmente difficile, ma è di vitale importanza.-
-Questo ed altro per Elsa!- esclamò Anna, per poi tuffarsi a capofitto sulla rosa, che sembrò sopportare senza problemi il suo peso. Nessun petalo si afflosciò o rovinò.
-Quindi…- Kristoff prese un respiro profondo e seguì la fidanzata.
Ralph annuì e bisbigliò le stesse parole che aveva usato Anna per motivarsi:-Questo ed altro per Elsa…e Vanellope.- e seguì i compagni.
La rosa era sospesa nell’aria. Nonostante i tre vi fossero saliti sopra, quella era sempre immobile e perfetta. Aspettarono. D’altronde, che potevano fare? I secondi diventarono minuti e i minuti sembravano eterni.
Sotto di loro l’abisso emise un rumore simile ad un ruggito. Il fiore iniziò ad abbassarsi lentamente. Ralph deglutì. Voleva solo finirla con tutto. Non era sicuro di poter sopportare quell’ultima notte. Strinse i pugni. Osservò il buio e sentì quell’angosciante sensazione di essere osservato strisciargli lungo la schiena. Non poteva crollare. Non adesso, non ora che aveva quasi finito.
Anna era aggrappata al braccio di Kristoff, quasi gli conficcava le unghie nella carne. Non aveva mai provato tanta paura in vita sua. Ma non poteva provarla. Come era possibile? Come si poteva respingere un sentimento tanto oscuro e violento? Un sentimento che si aggrappa al cuore e lo stritola senza pietà? Respirò profondamente, concentrandosi. Non poteva darla vinta ad Hans, o chiunque ci fosse dietro quella storia.
La rosa si posò delicatamente sul terreno. Il buio davanti a loro si dissolse in una foschia scura. Il luogo che si trovarono davanti sembrava stranamente…normale. Il cielo grigio era pieno di nuvoloni che sembravano carichi di pioggia e la luna era seminascosta. L’erba aveva l’odore della pioggia, era secca, scura. A qualche passo da loro c’era un enorme cancello di ferro, in condizioni pessime, coperto di muschio e una strana specie di muffa viola.
-Non toccate nulla.- li ammonì immediatamente Ralph, passando sotto l’arco del cancello e osservando la foschia scomparire completamente per lasciare posto ad una grande struttura di mattoni e legno simile ad una casa a più piani. “Simile” perché era piena di buchi e coperta per gran parte da quella muffa violacea.
-Entriamo?- domandò Anna, le dita ancora ancorate al braccio del fidanzato.
-Non abbiamo molta scelta.- Ralph riprese a camminare, seguito subito dalla coppia. –L’unica cosa che mi dispiace è che vi abbiamo messo in questa storia. Voi non c’entravate nulla.-
-Il male colpisce chiunque. Non ha preferenze e non prova compassione.- commentò Kristoff, cupo.
-Non posso che darti ragione.- Ralph si fermò davanti al gigantesco portone di legno. Spinse la superficie ruvida con una mano e quello si aprì cigolando. Entrò. Voleva farla finita subito.
Era buio. La stanza veniva illuminata dalla fiamma tremolante di una candela poggiata in un angolo. L’odore di vecchio infastidì subito Ralph che si strofinò il naso.
Kristoff si guardò lentamente intorno. Ma riusciva a vedere poco.
Un fulmine squarciò il cielo, illuminando la stanza e fece  emettere ad Anna un verso strozzato, perlomeno aveva fermato il grido sul nascere.
Un tonfo proveniente dal piano superiore fece portare a tutti lo sguardo verso l’alto. Si scambiarono una occhiata silenziosa.
Non una parola” lasciò intendere Ralph portando l’indice alla bocca. Gli altri due annuirono.
Andarono verso le scale il cui corrimano dalla parte sinistra era completamente distrutto e riversato a terra, fra altre macerie. La scalinata era coperta da un lungo tappeto rosso scuro pieno di strappi e macchie che nascondeva dove gli scalini erano mancanti o rotti e ciò rendeva ancora più difficile avanzare. Le finestre polverose tremavano leggermente. Kristoff sentì il piede cadere nel vuoto per colpa di uno scalino rotto  e nascose un verso di sorpresa, riuscì a recuperare l’equilibrio e riprese a salire. Ralph tremava ad ogni passo, terrorizzato dall’idea del poter sentire il piede mancare uno scalino o beccarne uno rotto.
Si udì un altro rumore: era un verso sorpreso, simile ad un grido trattenuto.
Anna si voltò e fece per parlare ma Kristoff le bloccò la bocca con una mano. Tutti e tre portarono lo sguardo verso l’alto, come se sul soffitto pieno di muffa fosse presente una soluzione a qualunque problema esistente. Sentirono dei passi leggeri.
-Chiunque sia lassù non è un uomo.- disse piano Ralph. –Sono in due, secondo me.-
-Che intendi? Come fai ad esserne sicuro?- mormorò Anna, liberandosi dalla mano pesante del fidanzato.
-Fidati: so riconoscere passi di uomini.- deglutì scacciando un ricordo dalla testa che stava tornando terribilmente affollata –O sono due ragazze o uomini particolarmente gracili.-
Kristoff si abbassò e osservò una piccola impronta fangosa nell’ultimo scalino:-Credo che Ralph abbia ragione….e credo di sapere chi sia lassù.-
-Un piede così piccolo potrebbe essere di…- Anna sgranò gli occhi –Sono loro!-
-Shh. Abbassa la voce.- l’ammonì Kristoff –Non sperarci troppo, ogni cosa qui non è quel che sembra.-
La principessa frenò il suo entusiasmo e riprese a salire le scale:-Beh, saliamo o no? Avete di meglio da fare?-
I ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso e poi ripresero a salire. Il gruppetto rimase in silenzio, ma non udirono più alcun rumore tranne la pioggia che aveva iniziato a battere incessantemente all’esterno. Arrivati alla fine della rampa di scale si trovarono davanti due porte.
La prima a parlare fu Anna, che riusciva ad avere una vocina squillante anche bisbigliando, o forse era solo un’impressione causata dal troppo silenzio e rumori ripetitivi. Quella voce stonava parecchio con il ticchettio della pioggia:-Ora che si fa? Ci dividiamo?-
-Mi sembra la cosa più adatta.- affermò Ralph –Specialmente se Elsa e Vanellope sono dietro una di queste porte. Le troveremo prima.-
-Scherzi?- Kristoff incrociò le braccia – E se, dividendoci non riuscissimo più a trovarci?-
-E se…- ribatté Ralph, con un’occhiata stanca alle porte –Andassimo tutti a sinistra e loro fossero a destra e l’altra porta scomparisse? O viceversa?-
Anna abbassò lo sguardo:-Sì…però…forse Kristoff ha ragione.-
-Ehi.- Ralph cercò di sembrare incoraggiante –Voi andrete da una parte e io dall’altra.-
-Da solo?-
-Ho affrontato più incubi di quanti tu possa immaginare da solo. Posso farcela.-
I fidanzati si scambiarono uno sguardo preoccupato. Kristoff annuì:-D’accordo. Possiamo farcela.-
Ralph poggiò la manona sulla porta di destra, Kristoff su quella di sinistra mentre Anna gli si era aggrappata al braccio.
-Al tre.- dichiarò Kristoff. –Uno.-
-Due.- continuò Anna.
-Tre.- Concluse Ralph, aprendo la porta e affondando per l’ennesima volta nell’oscurità.
 


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Era un semplice corridoio. Niente di particolare. Allungò una mano verso una parete e si graffiò la pelle sul legno. Un cono di luce sopra di lui si muoveva ad ogni suo passo, illuminando solo quello che era strettamente intorno a lui. Avvertì di nuovo rumore di passi. Erano leggeri e rapidi. Ralph ne ebbe la sicurezza: erano due persone. Sentì il rapido rumore di passi dietro di lui e si voltò rapido. Non vide nulla al di fuori della luce. L’unica fonte di luce era anche una grande fonte di svantaggio: lui non vedeva chi poteva attaccarlo, ma chi voleva attaccarlo poteva vederlo perfettamente. Serrò i pugni. Ruotò lentamente su sé stesso mordendosi l’interno della guancia. Era un gesto involontario che faceva per impedirsi di urlare. Avanzò di qualche passo. Avvertì un movimento davanti a lui. Fece un altro passo. Parlare o domandare “Chi sei? Che vuoi?” gli sembrava totalmente ridicolo, quindi non si limitò a fare un altro passo.
“Esci. Finiamola.” Pensò, cercando di scovare una figura nel buio. “Avanti.”
Rimase in silenzio, non si mosse, cercando di scovare rumori insoliti. Avvertì il rumore di una trave pericolante che si piegava sotto il peso di chissà quale figura e rabbrividì. Davanti a lui, frutto di un ricordo distorto, apparve suo padre, con una bottiglia scura in una mano e un lugubre sorriso stampato sul volto. Indietreggiò col fiato corto, assaporando il sangue in bocca per essersi morso la guancia con troppa forza. Scosse la testa, scacciando i ricordi. Le orecchie gli fischiarono, riempiendosi del rumore dei passi del padre nel corridoio verso la sua camera. Si premette le mani sulla testa, tappandosi le orecchie. I rumori degli schiaffi e le urla dei suoi genitori gli riempirono la testa. Si concentrò sul buio, maledizione, non aveva tempo per questo. Fece un tremolante passo in avanti.
 
 
-Ti ricordi qualcosa dei miei genitori?- lo sguardo pieno di speranza di una piccola e innocente Vanellope si puntò su di lui.
-Erano delle brave persone, sarei morto se non fosse stato per loro. Sono stati…quasi dei genitori per me.-
-Perché? Cos’è successo ai tuoi genitori?-
Il giovane, povero Ralph che già ne aveva passate tante nella sua vita le aveva scompigliato i folti capelli corvini:-E’ una storia molto complicata. Magari….magari te la racconterò quando sarai più grande.-
La piccola aveva annuito:-Mi spiace.-
-Eh? Perché?-
-Non volevo renderti triste.-
Ralph voleva negare, ma per quella ragazzina era un libro aperto. Sospirò e abbassò lo sguardo. Vanellope mise una manina su quelle grandi di Ralph, era così minuscola. Tutto di lei era piccolo. Sembrava fatta di porcellana, sembrava…fragile. Fu in quel momento che si promise per l’ennesima volta di proteggerla, sempre. Nonostante tutto e tutti.
 
 
 
Inspirò ed espirò. Non  stava affatto rispettando la promessa. Anzi, se tutti erano in pericolo era solo colpa sua.
-Attaccami, che diavolo aspetti?- urlò esasperato. Una parte di lui voleva disperatamente morire lì e smetterla con tutto. Incubi, paura, disperazione e quei maledettissimi ricordi che gli annebbiavano il cervello e non gli permettevano più di ragionare. Vide una figura muoversi nella penombra e attaccò, tuffandosi sull’avversario. Avvertì qualcosa di piccolo stringersi attorno al suo collo, sembravano due braccia, se ne liberò scrollandosi mentre le mani gelide di quello che aveva steso gli si aggrapparono ad una spalla, affondandogli le unghie nella carne. Non si lasciò sfuggire un verso di dolore, solo un sussulto. Il cono di luce era a qualche centimetro da lui, illuminando appena ciò che stava accadendo. Sollevò un pugno pronto a colpire la figura che stava schiacciando ma si bloccò con la mano a mezz’aria quando incontrò i suoi occhi.
-Elsa?-
 
 
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-Non siamo più nel corridoio.- affermò Anna, la mano premuta sulla parete.
-Sembra una grotta.- confermò Kristoff –Questa è roccia.-
La loro unica fonte di luce era una fiaccola tenuta dal ragazzo. Ma l’oscurità aveva un colore strano, violaceo. La principessa indicò l’altra parete, a qualche metro da loro:-Sono catene, quelle?-
Kristoff si avvicinò e illuminò:-Sì. Catene e manette.-
-Forse…forse si torturava la g-gente, q-qui.- balbettò Anna –Pensaci un attimo: una grotta buia e sconosciuta…perfetta per nascondere vittime.-
-E’ tutto finto, Anna, tienilo a mente.- le prese una mano –Va bene?-
L’altra annuì:-Va bene, non mi devo lasciare condizionare.- cercò di sembrare convinta.
Ripresero a camminare. Ma la principessa dai capelli rossi non riusciva a sopportare il silenzio:-Non mi sembra di aver mai camminato tanto in un incubo.-
-Dici? Nei miei incubi io camminavo sempre, senza meta. Lungo montagne, corridoi, a volte rampe di scale infinite.-
-Forse è questo che spaventa.- ragionò Anna –Proseguire senza avere una meta, senza sapere perché si va avanti e cosa si cerca.-
-Avrebbe senso.-
Anna osservò il soffitto dove tante lucine rosse li guardavano e deglutì:-Pipistrelli?- domandò.
Le lucine rosse erano grandi, troppo grandi. Kristoff alzò il braccio per illuminare il soffitto roccioso.
Erano pipistrelli, terribilmente enormi. Gli animali emisero uno strano verso e si lanciarono verso la coppia. Anna e Kristoff si gettarono a terra. Artigli affilati graffiarono la carne, strapparono pezzi di stoffa dalle vesti.
La principessa sentì il pavimento sotto di lei vibrare leggermente, lo sentì spaccarsi.
Sentì i muscoli irrigidirsi mentre precipitava nel vuoto. Provò ad urlare, ma nulla uscì dalla sua gola. Il vento le schiacciò i vestiti, appiccicandoli al corpo, i capelli le volavano all’indietro. Le braccia sembravano quasi volersi staccare dal corpo; provò a voltarsi per cercare Kristoff ma muovere il collo era impossibile. Chiuse gli occhi e aspettò che quell’agonia finisse.
 
 
 
Kristoff affondò nell’acqua. Giù giù, per alcuni metri. Con rapide bracciate tornò a galla. Annaspò per qualche secondo guardandosi intorno. L’acqua era scura, si muoveva in pesanti onde e rimanere a galla era difficile. Il cielo era pieno zeppo di nuvole grigie, presto ci sarebbe stata una tempesta. I capelli fradici si mossero in un soffio di vento particolarmente forte. Nuotò in avanti. In quel momento un pensiero lo colpì con la forza di una martellata:-ANNA!-
Si guardò intorno ancora, alla ricerca della ragazza, ma di lei non c’era traccia. Si immerse il più possibile e la cercò nell’acqua scura. Tornò su, quasi non fece in tempo a riprendere fiato che qualcosa si aggrappò alla sua caviglia.
E lo strattonò giù.
 
 
 
 
 
 
 
 


Angolo Autrice:
Non vi ho abbandonato sono qui!!!! Mi spiace tantissimo per la lunga assenza e spero davvero di poter riprendere presto i ritmi di una volta. Il punto è che tra mancanza di ispirazione, "problemi" scolastici e disastri vari tra cui quattro mini-libri che mi hanno fatto scrivere le mie amche convinte del mio innato talento per la scrittura e l'inizio di un "vero" libro che probabilmente finirà qui perchè nessuno lo vorrà pubblicare  non ho avuto un attimo di respiro. Grazie, grazie grazie per chiunque non ha perso la speranza e continua a seguirmi. Non mi sembra nemmeno vero di essere riuscita a pubblicare di nuovo qualcosa.
Fatemi sapere che ne pensate perchè ho faticato molto. Ditemi se ho rispettato bene i personaggi perchè credo che Anna sia uscita fuori tutta sbagliata.
A prestissimo, si spera.
Vi adoro!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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