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Autore: Valerie    28/08/2016    14 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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The love that wont' let go
 




Erano i primi giorni di settembre e per le strade di Londra c'era un gran via vai. 
Molti genitori giravano esasperati trascinati dai propri figli alla ricerca di zaini preferiti e moltitudini di libri.
Alcune ragazzine sfogliavano dubbiose decine di diari prima di comprarne uno, delle madri decidevano autoritarie gli acquisti più appropriati per dei figli poco presi in considerazione, dei mariti venivano privati inconsapevolmente delle proprie carte di credito...
Nel mentre, ai margini di una strada, facendosi largo fra la folla, due fratelli, un ragazzo di tredici anni ed una ragazzina di undici cercavano di non dare troppo nell'occhio mentre imboccavano un vicolo apparentemente cieco.
-Sue, da questa parte- disse il ragazzo alla sorella indicando la stradina in ombra.
-Svelta, non dobbiamo farci vedere- la rimbeccò prendendole una mano e trascinandola con dolcezza.
-Eric, mi ricordi perché papà non ci ha accompagnati?- gli chiese la ragazzina camminando con passo pesante e cadenzato, quasi svogliato.
Il ragazzo non le rispose, ma in cuor suo accusò il colpo. Il padre di Eric e Susan era un famoso medico del San Mungo, il primario del reparto Malattie Magiche, un uomo molto impegnato a farla breve, il signor Lionel Sanders.
Dopo la morte della madre, l'incantevole signora Eve Rendel, di cui Susan aveva ereditato i lunghi e mossi capelli castani ed Eric i luminosi occhi verdi e la pelle ambrata, il padre dei ragazzi si era buttato a capofitto nel lavoro cercando di sconfiggere la malattia che aveva portato via la donna che aveva amato più di ogni altra cosa al mondo e che rivedeva in ogni paziente affetto dalla stessa patologia.
Una crociata che durava ormai da ben 5 anni.
-Mi avrebbe fatto piacere...- confessò Susan sospirando, chinando il capo.
Eric rimase in silenzio, come spesso accadeva in quei momenti di spontanea sincerità della sorella. Avrebbe voluto consolarla, confortarla, ma serbava nel cuore solo rabbia per un padre che ormai si comportava da assenteista.
-Siamo arrivati- sentenziò il ragazzo, fermandosi di fronte ad un muro di mattoni grezzi e tirando fuori la bacchetta.
Susan allungò quanto più possibile il collo cercando di vedere, incuriosita, oltre la spalla del fratello.
Bastò qualche tocco leggero con la punta della bacchetta su alcuni mattoni leggermente più usurati degli altri e nel muro iniziò a formarsi una breccia via via più grande, fino a far spazio ad un vero e proprio passaggio.
-Questa volta Diagon Alley è tutta al tuo servizio, Sue- esclamò Eric sorridendo alla sorella, indicando la città che si presentava chiassosa e colorata di fronte a loro -Prepariamoti a dovere per il tuo ingresso ad Hogwarts!- 
-Da dove iniziamo?- chiese speranzosa Susan.
-Di certo non dalla bacchetta se è quello che speri. Quella sarà la ciliegina sulla torta- rispose lui ridendo appena.
La piccola Susan sbuffò vistosamente guardando di sottecchi il fratello.
-Dulcis in fundo- rimarcò Eric, spostando lo sguardo altrove.
-Ehi Eric! Ciao! - Un ragazzo si avvicinò a loro battendo una mano sulla spalla del giovane.
-Ced! Ma che piacere rivederti! - Eric salutò l'amico abbracciandolo calorosamente.
-E tu devi essere Susan- il ragazzo spostò l'attenzione sulla ragazzina -Eric parla spesso di te- 
La piccola Sue diventò rossa in un batter d'occhio, non tanto per quello che le era appena stato detto ma per l'imbarazzo e la piacevole sensazione che aveva provato nel sentir posati su di sé quei bellissimi e magnetici occhi grigi. L'unica cosa che riuscì a fare, fu accennare un timido sorriso.
-Io sono Cedric, Cedric Diggory- continuò porgendole la mano e sorridendole.
Susan allungò la sua e quando il ragazzo la strinse in segno di saluto, le sembrò sentirla formicolare tutta, quasi fosse molle non riusciva a muovere neppure una falange.
-Ced! Ced non trovo più tua madre!- Un signore dai capelli grigi e il viso arrossato per la corsa interruppe quell'imbarazzante momento.
-Salve signor Diggory- lo salutò rispettosamente Eric.
-Oh ciao ragazzo- ricambiò lui accortosi solo in quel momento della compagnia.
 -Deve essersi fermata in un non so quale negozio di articoli magici per la casa- disse esasperato guardando il figlio.
-Stai tranquillo papà, la troveremo- lo incoraggiò Cedric ridendo.
-Oh ma io non mi preoccupo di non ritrovare tua madre, ma tutti i galeoni nel portafogli che ho lasciato nella sua borsa!- 
Un'allegra risata nacque dal cuore dei presenti e poco dopo i due Diggory si allontanarono salutando i ragazzi Sanders.
I fratelli intrapresero nuovamente il proprio cammino, Susan visibilmente imbarazzata evitò come poté lo sguardo del fratello, mentre Eric la guardava divertito.
-Troppo grande per te...- disse con aria di chi la sa lunga.
-Guarda, il Ghirigoro!- esclamò prontamente la ragazzina avvistando il negozio di libri e schivando con poca maestria l'osservazione del ragazzo -Forza andiamo!- riprese tirando veementemente Eric per un braccio ed entrando nella libreria.

-Con questo ho finito!- sentenziò Sue appoggiando l'enorme quantità di libri sul bancone della cassa.
-Fra questi ce n'è almeno uno che rientri nella lista dei libri effettivamente da comprare?- chiese Eric dubbioso.
-Ovviamente!- rispose stizzita la sorella, quasi offesa.
Il ragazzo alzò un sopracciglio scettico e sospirando si apprestò a pagare il conto.
***

Dopo l'acquisto dei libri fu il turno dei  calderoni, delle pergamene, delle piume e dei calamai, fino ad arrivare al negozio delle scope e delle divise da Quidditch.
Ancor prima di entrare, Sue poggiò gli occhi su una bellissima scopa esposta in vetrina, sul capo del manico portava la scritta Nimbus 2000.
-Voglio questa!- affermò, voltandosi verso il fratello.
Dal canto suo, Eric fu preso da tutt'altra cosa: Sue lo vide attento a guardare un punto indefinito fra la folla, aveva la bocca schiusa in un sorriso malizioso e una vena che pulsava leggermente all'altezza del collo.
La ragazzina, incuriosita, seguì la direzione dello sguardo del fratello fino ad arrivare a notare una ragazza, su per giù della sua stessa età, dai capelli lisci, di un particolare viola scuro, lunghi fino alle spalle, dalla pelle molto chiara e dagli occhi castani.
Una nota di fastidio le salì dallo stomaco, facendole chiedere fra sé 'Chi diamine è quella?'
-Sue, tieni i soldi della scopa, io torno subito- disse Eric d'improvviso, lasciandola sola davanti alla vetrina del negozio, in tutta risposta alla sua tacita domanda.
Molto infastidita Susan volse le spalle al fratello e alla misteriosa ragazza ed entrò a passo svelto nel negozio.
Non appena varcata la soglia, la piccola Sue venne investita da un odore di vernice molto forte, mischiato all'odore del legno. Gli occhi non poterono non soffermarsi su tutti quei manici ritti e scintillanti che le si presentarono dinanzi.
A pochi centimetri dal soffitto alcune scope volteggiavano lente a dimostrazione delle loro potenzialità.
-...ma mamma, io la volevo tanto!- Sue venne attirata dalla voce piagnucolante di un bambino.
Un piccolo mago di circa sei anni strattonava il mantello della mamma continuando a fissare una mini scopa per bambini adagiata in una vetrina illuminata.
A Susan bastò un'occhiata veloce ai vestiti della donna e del piccolino per capire che economicamente non se la cavassero molto bene.
-Amore...- la donna abbassò la voce imbarazzata guardandosi intorno -...la mamma può comprare solo la scopa per Adia che quest'anno inizierà la scuola. Quando andrai ad Hogwarts ne compreremo una anche per te- Sue scorse una ragazza poco più in là, anche lei vestita in modo trasandato, intenta a cercare una scopa da comprare fra quelle accatastate nel reparto 'seconda mano'.
Il bambino non smise di piangere e molti dei presenti iniziarono a girarsi verso di loro.
Sue mise le mani in tasca e tirò fuori le monete che il fratello le aveva lasciato per l'acquisto della Nimbus 2000. Con i soldi in mano si avviò verso la postazione del cassiere e poggiando tutti i galeoni sul bancone gli chiese a bassa voce -Con questi riesco a comprare due Nimbus 1000 e una di quelle scope per bambini?- 
Il negoziante rimase un po' perplesso -Con questi soldi potresti comprare una Nimbus 2000 e avere anche il resto- rispose passando in rassegna velocemente i galeoni sul bancone.
-Bene, allora compro le due 1000 e la scopa per bambini, ma devo chiederle un favore...- aggiunse Sue velocemente e avvicinandosi all'uomo, abbassando ancora più la voce
-La scopa per bambini e una Nimbus 1000 deve darle a quella signora laggiù non appena io sarò uscita dal negozio- disse indicando la donna intenta a calmare il pianto del figlio.
-Va bene...devo lasciarle detto qualcosa?- chiese ancor più perplesso il negoziante.
-Mmh...- Sue ci pensò per qualche secondo -...le dica che una signora anziana si è lasciata intenerire dal piccolo che piangeva e voleva fare un regalo a lui e alla sorella-
L'uomo annuì e poi si voltò ad incartare la scopa di Susan, scuotendo leggermente la testa.
Dopo aver preso il resto e il pacco, la ragazza si fiondò fuori dal negozio, notando che la famiglia si avvicinava al bancone per pagare una vecchia e consumata scopa di seconda mano.
Uscita, si mise un po' in disparte, intenta ad osservare la reazione della donna e dei suoi due figli.
Sue vide chiaramente il bambino saltellare dalla gioia mentre l'uomo gli consegnava il piccolo pacco con dentro la suo scopa su misura, mentre la sorella più grande aveva dipinta sul viso un'espressione totalmente incredula nel prendere in consegna la sua nuova Nimbus 1000.
Non era la scopa di ultima generazione, ma era sicuramente molto di più di quanto lei si sarebbe potuta permettere.
La madre aveva gli occhi lucidi per la gratitudine e tratteneva a stento delle lacrime di commozione.
-Insomma, mi fai vedere questa nuovissima Nimbus 2000?- 
Sue saltò dalla paura avvertendo la voce del fratello poco distante da sé.
Rimase ferma qualche secondo, rigida, con la testa incassata nelle spalle, consapevole di dover trovare una spiegazione plausibile per non avere una Nimbus 2000 ma neanche tutti i galeoni di resto giusti.
-Ehm...- iniziò a dire voltandosi lentamente -...ecco, non ho comprato una 2000- 
-Ah no? Ti piaceva così tanto! Cos'hai preso alla fine?- chiese sospettoso Eric.
-Una Nimbus 1000- 
-Ah...quindi non hai speso tutti i soldi che ti ho dato?- indagò il fratello, incuriosito dallo strano comportamento di Susan.
-In realtà sì, cioè no, vedi...li ho persi- la ragazzina cercò di arrancare qualche scusa, ma Eric sembrò non crederci.
Mentre erano intenti a discutere, uscì dal negozio la famiglia a cui Susan aveva fatto il grande regalo ed entrambi sentirono chiaramente dire alla donna -Che signora gentile quella che ci ha fatto questo regalo! Con i soldi che abbiamo risparmiato possiamo comprare una divisa nuova, invece che una usata, sei contenta tesoro? - chiese alla figlia -Mamma, ho appena ricevuto una nuova Nimbus 1000! Potrei andare a scuola anche in pigiama!- rispose con piglio la ragazzina, con ancora gli occhi incollati alla sua nuova scopa.
Ad Eric bastano un paio di occhiate alla Nimbus 1000 della ragazza e a quella di sua sorella per intuire qualcosa, e il sorriso tirato di Susan lo aiutò a tirare le conclusioni.
-Lo hai fatto di nuovo?- le chiese sospirando e fintamente arrabbiato.
Sue abbassò le spalle in segno di resa.
-Quella donna aveva veramente bisogno di aiuto!- affermò con veemenza -E noi abbiamo tanti soldi! Con tutti quelli che papà guadagna, a furia di stare sempre in ospedale, potremmo aiutare tante famiglie bisognose!-
-Sei proprio come la mamma...- sospirò Eric guardandola con tenerezza.
Susan non poté evitare di emozionarsi a quella affermazione.
-Bene!- esclamò il ragazzo ridestandosi dai pensieri malinconici -Arriva l'ora di comprare la tua bacchetta, sorellina!- 
-Oh sì!- batté entusiasta le mani Susan -Andiamo!-
***

Arrivati davanti al negozio di Olivander, Eric riuscì ad intravedere un po' di agitazione nei gesti della sorella: le mani toccavano nervosamente la punta di alcuni ricci e, a giudicare dalla fossetta che le si formava sulla guancia destra, se ne stava mordicchiando l'interno con i denti.
-Entriamo?- incalzò, notando che Susan non accennava a muovere un passo.
-Mi dai la mano?- gli chiese la sorella.
'Tenera' pensò fra sé Eric, 'Per quanto, spesso, dia delle dimostrazioni di maturità, altre volte si mostra in tutta la sua piccolezza'
-Hai paura di cadere entrando?- la stuzzicò, prendendola in giro e facendo leva sul suo orgoglio.
-Certo che no!- rispose stizzita -So camminare benissimo da sola!- aggiunse prima di incamminarsi con passo cadenzato verso l'entrata del negozio.

Una campanella tintinnò all'aprire della porta.
-Buongiorno- la voce benevola di un uomo giunse alle orecchie di Susan, prima che questa potesse individuare la fonte da cui proveniva.
Sue cercò l'uomo dietro al bancone, ma non vi era nessuno.
-Buongiorno...- rispose lei, guardandosi attorno.
-Eccomi!- disse l'uomo, spuntando da dietro un alto scaffale impolverato, su cui vi erano impilate decine e decine di scatole lunghe e sottili.
-Salve- rispose la ragazzina -Sono qui per...-
-...comprare la sua prima bacchetta! Ovvio! - concluse Olivander per lei -Posso sapere il suo nome signorina? - domandò poi.
-Susan, Susan Sanders- rispose imbarazzata la piccola Sue.
-Sanders?  La figlia del famoso primario Lionel Sanders? - chiese scrutandola meglio.
-Sì...-
-Come sta suo fratello? Sono passati già tre anni da quando gli ho venduto la sua bacchetta, una 9 pollici e mezzo, ebano, con scaglia di corno di unicorno-
-Sta bene è proprio qui con...- Sue fece come per indicare Eric, ma voltandosi notò che non era lì.
-...ma dov'è?- chiese più a sé stessa, cercando di guardare fuori dalla finestra del negozio.
Allora lo vide, intento a parlare con una ragazza, la stessa con i capelli viola, la stessa per cui l'aveva mollata da sola davanti al negozio delle scope.
Una stretta allo stomaco si fece sentire, assieme alle lacrime che le pungevano gli angoli degli occhi.
-Comunque, credo di avere ciò che fa per lei!- Sue, sentì la voce dell'uomo, sta volta più lontana.
Distogliendo lo sguardo dal fratello, tornò vicino al bancone, dietro cui, poco dopo, rispuntò Olivander, con l'aggiunta di qualche ragnatela  fra i capelli e sul colletto del mantello.
-Provi questa- le disse, aprendo una scatola in pelle blu, e mostrando una bacchetta lunga e nodosa in tre punti.
Sue prese la bacchetta e la agitò debolmente.
Niente. Non successe assolutamente nulla.
-No, direi di no- commentò l'uomo riprendendo la bacchetta e poggiandola distrattamente sul bancone.
-Possiamo togliere anche tutte queste, allora- continuò spostando il mucchio di scatole con cui si era presentato poco prima.
-Vediamo se questa fa al caso nostro- disse fra sé, arrampicandosi su di una vecchia scala polverosa, poggiata a degli alti scaffali sulla destra.
Susan lo vide chiaramente picchiettare sul retro di alcune scatole con il polpastrello dell'indice destro, fino a soffermarsi su una particolare scatola di un rosa antico.
L'uomo chiuse per un istante gli occhi e con un sospiro profondo estrasse la scatolina dallo scaffale.
-Non mi stupirei se fosse questa- affermò guardando profondamente Susan e tornando ad appoggiare la scatola sul bancone.
Dal canto suo, la ragazzina stava osservando incuriosita quella scatolina rosa.
Gli angoli risultavano consumati, il nastro di organza, del medesimo colore, che la sigillava, era stato scurito dal tempo.
-Io credo di aver già visto questa scatola- disse Susan sovrappensiero.
-Crede bene! Ma su, la provi! - la esortò Olivander, sciogliendo il nastro e aprendo la scatola.
Una sottile bacchetta, di un caldo e lucido legno di ciliegio, fece capolino dall'interno in velluto. 
Il manico decorato con intagli intrecciati fra di loro presentava le finiture in foglia d'oro lungo tutto la sua lunghezza e un piccolo zaffiro incastonato nella parte posteriore dell'impugnatura. 
Due piccolissime lettere incise con delicatezza e poste fra due ghirigori completavano il tutto.
'E. R.'
-Forse era troppo piccola per ricordare- affermò Olivander, ma Susan non lo ascoltava quasi più mentre, cogliendo la bacchetta, notò che il piccolo zaffiro aveva preso a brillare di una tenue luce e con esso anche gli intagli dorati.
-Questa è la bacchetta di sua madre, signorina Sanders. Sua madre mi convocò alla sua presenza, non molto tempo prima di andarsene, chiedendomi di riportare qui nel negozio la sua bacchetta. Le chiesi il perché di una tale scelta e lei mi rispose che doveva essere una dimostrazione, una dimostrazione per suo marito. Disse anche che l'amore avrebbe fatto la magia più grande. Non feci altre domande, visto il suo precario stato di salute, ma portai la bacchetta qui, come mi aveva chiesto. La bacchetta brillava di una luce propria, come dal momento in cui sua madre la prese in mano per la prima volta, ma si spense il giorno in cui se ne andò, ed è rimasta spenta fino ad ora, fino a che non è arrivata lei- concluse indicando la ragazzina.
-Penso fosse questa la magia di cui parlava Eve, sua madre. Il suo amore non vi ha lasciati, una parte di lei risiede ancora qui, in quella bacchetta-

Dlin,dlin.
Le campanelle della porta suonarono annunciando la presenza di qualcun'altro nel negozio.
Susan si girò leggermente, quanto bastava per intravedere Eric alle sue spalle.
Il ragazzo non disse niente, rimase a guardare la bacchetta che la sorella stringeva ancora fra le mani.
-M-ma...quella è la bacchetta della mamma- sussurrò appena.
***

-Com'è andata questa giornata di shopping?- chiese entusiasta la loro governante al rientro a villa Sanders.
Leah era una donna di cinquant'anni, serviva la famiglia Sanders da generazioni e dalla morte della madre dei ragazzi, si era presa cura di loro come una balia.
La cuffia bianca che portava in testa le cingeva i capelli lunghi e neri legati in uno chignon. Le piccole rughe intorno agli occhi le conferivano un'espressione bonaria e accogliente, così come il suo delicato sorriso.
Eric poggiò i numerosi pacchi sul grande tavolo d'ebano del salone appena in tempo per intercettare gli occhi di Leah, facendole segno di non proseguire.
Susan dal canto suo tenne stretta fra le mani la piccola scatola rosa e col volto basso decise di ritirarsi in camera sua.
 -Domani sveglia presto! Alle 11.00 abbiamo il treno per Hogwarts- disse Eric vedendola salire le scale.
Susan annuì appena.
Prima di chiudere la porta riuscì a sentire Eric dire alla governante -Ha la bacchetta della mamma...-
 




Angolo dell'autrice:
Eccoci con questo primo capitolo!
L'ho scritta perché ho deciso di partecipare al contest a turni 'Sette anni ad Hogwarts' di Viktoria.
Spero che i personaggi vi piacciano!
Ci sentiamo al prossimo capitolo.
_Val_
   
 
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