Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Ricorda la storia  |      
Autore: Prinz_Eugenius    28/08/2016    0 recensioni
Bozza di un racconto cancellato in favore di un'opera letteraria con prospettive decisamente migliori -
Vi prego di leggere a capo del testo perché ho un messaggio per tutti coloro che apprezzeranno il piccolo prologo che avevo composto più di sei mesi fa.
Genere: Avventura, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nubi grigie si stendevano a occidente, offuscando come un velo la luce del tramonto. Mentre il sole moriva inghiottito dalle tenebre, un rimbombo acuto risuonò per la vallata. Stormi d'uccelli neri s'innalzarono nel cielo mentre la neve candida sulle fronde degli abeti scivolava a terra per il tremore intenso. Quel terribile frastuono proveniva dal fiume, percorso in quel momento da un vascello imponente. Chiunque lo guardasse o scorgesse le sue vele aveva la sensazione che navigasse su un binario, tanto lo scafo bianco, snello e slanciato accarezzava l'acqua con un fluido movimento.

L'aria era impregnata della polvere da sparo, un puzzo tanto acre da bruciare i polmoni. Era stata appena sparata una bordata, che sembrava aver colpito un casolare all'orizzonte. La colonna cenerina che si ergeva in lontananza era la prova che il colpo avesse raggiunto il suo bersaglio. Un grido esultante colmo di approvazione scosse il ponte della nave e tutto il suo equipaggio, che proprio in quel momento, assorto nel silenzio, tratteneva il fiato e aguzzava gli occhi.

Più che sforzare la vista, in molti tendevano le orecchie per ascoltare i gemiti e i sussulti che provenivano da quella casupola. Sebbene fossero piuttosto distanti, le grida di dolore si potevano udire sin dalla sponda opposta del fiume Gotha. Molti membri della ciurma aggrottarono la fronte e agitarono i pugni in aria con disprezzo, mentre il Capitano, che rimaneva a prua, osservava sconcertato col suo cannocchiale.

«Questo non è compito da onesti marinai», mormorò l'ufficiale digrignando i denti, pulendo cautamente il suo strumento ottico, «per nessun motivo al mondo il nostro re Gustav avrebbe dovuto affidarci una simile missione», aggiunse stringendo la bandoliera bianca che dalla spalla sinistra gli attraversava il petto.

«Perché mai?» domandò un subordinato avvicinandosi a lui, «Li abbiamo messi innanzi a una scelta, arrendersi o morire!» aggiunse con aria chiaramente divertita.

Il Capitano abbassò il cannocchiale e si voltò lentamente verso di lui. La sua muscolatura e tratti decisi incutevano timore a qualsiasi sguardo attento, sebbene sul volto temprato dalle battaglie spiccassero benevoli i piccoli occhi ambrati. Le folte basette che coprivano le guance gli davano l'aria di un marinaio esperto, mentre la pelle ruvida delle dita affusolate era il risultato di ardue battaglie e dell'impugnatura di spade e pistole.

«Era uno scontro impari», si rabbuiò l'ufficiale, «per quanto possano essere canaglie e farabutti, non meritavano di certo una fine del genere», aggiunse con un sospiro sommesso, allungando un dito verso il suo assistente, «bisognava concedergli quartiere, costringerli a parlare secondo il codice di guerra. Se adesso fossero tutti morti... non ci sarebbero di alcuna utilità.»

L'altro scoppiò a ridere con un ghigno di scherno, sostenendosi al parapetto della nave. «Il codice di guerra? Volete scherzare?» l'incalzò immediatamente agitando le braccia, «Siamo corsari e su questo vascello battiamo bandiera nera. Nera! Dovete farla finita con le vostre maniere da gentiluomo», ringhiò.

Il Capitano si sforzò di contenere il disappunto e non infliggergli un castigo per quelle parole di sfida. «Ognuno su questa nave è libero di andarsene e venire quando gli pare. Lo avete detto voi stesso, quel vessillo ci distingue da qualsiasi altro vascello. Ma finché sarete qui eseguirete i miei ordini, o vi lancerò in pasto agli squali», concluse con voce ferma, sfilandosi il tricorno.

«Come voi desiderate», grugnì il subordinato, allontanandosi da lui con un'espressione cupa.

«Gettiamo l'ancora», riprese l'ufficiale, accompagnando le parole con un cauto cenno del capo, «voglio cinque volontari che mi seguano a terra, dobbiamo controllare quel capanno.»

«Controllare il capanno, signore? Per cosa?» ripeté in tono prudente uno dei suoi uomini che osservava distrattamente il pelo dell'acqua.

«Dobbiamo cercare dei sopravvissuti... ed essere certi che fra loro non ci sia la giovane figlia del nostro sovrano», rispose il Capitano senza inflessioni nella voce, facendo cenno ai suoi compagni di abbassare i ponti in legno.

Sebbene il fiume Gotha fosse largo e profondo e le sue acque fossero spesso in tempesta, quel giorno fu possibile accostarsi alla sua sponda senza correre il rischio di violenti scossoni. Alcune rocce di granito nel letto del fiume incastrarono il bompresso durante il brusco movimento, sostenendo lo scafo del vascello ancora più di quanto fosse in grado l'ancora stessa.

L'equipaggio si soffermò un istante a fissare il panorama che si stendeva innanzi a loro. Il candore della neve non lasciava trasparire la presenza o meno di ostacoli e pericoli, mentre le strade sterrate, coperte dal fango, dissuadevano chiunque dal percorrerle.

Ad oriente si scorgeva una città affacciata su un alto promontorio. Le guglie della cattedrale erano visibili sin dal letto del fiume, mentre una fitta nebbia sembrava attanagliare ciò che si stagliava oltre. Il villaggio di Goteborgo era poco più che una via, una rimessa di pescatori con un nome altisonante. Il Capitano ne era ben consapevole, era proprio lì che aveva trascorso i felici anni dell'addestramento in mare. Nella flotta del Re tutto era diverso, si veniva educati al coraggio e alla disciplina. Non riusciva ancora a credere che il suo stesso sovrano l'avesse messo a capo di una nave corsara, affidandogli una ciurma così maldestra e renitente da rendere un'impresa anche gli ordini più semplici.

Gente in grado di uccidere per pochi spiccioli... rifletté l'ufficiale con un sospiro profondo, fissando con occhi sbarrati la smisurata distesa di neve che scintillava al contatto con la luce. Tuttavia non c'era molto che avrebbe potuto fare, se non adattarsi a quel nuovo ambiente. Forse con il pretesto del bottino e la sua mano ferma al comando della nave, sarebbe riuscito a trasformare quei bifolchi in dei soldati di marina rispettabili, ma ciò avrebbe richiesto molto tempo, fin troppo per una missione che avrebbe dovuto concludersi al più presto.

«Cosa state aspettando, il nuovo anno?» proruppe all'improvviso il Capitano, osservando accigliato i suoi compagni, «Su con quelle funi, non abbiamo tutto il giorno!» aggiunse con grande veemenza, scendendo a terra sul manto imbiancato.

Alcuni marinai si sentirono sollevati nell'udire finalmente quel tono bellicoso. Due di loro caricarono i moschetti e raggiunsero il suo fianco nel tempo di un respiro. A loro si aggiunsero altri tre marinai, che completarono il drappello di scorta all'ufficiale. Quest'ultimo approvò con un cenno d'assenso, prendendo a camminare in direzione del capanno.

La brezza fresca accarezzava i loro volti, insinuandosi fra i capelli e accogliendo i pensieri del giovane Capitano. Per un po' né lui né i suoi uomini aprirono bocca, limitandosi ad ascoltare i lamenti che provenivano dalla casetta in lontananza.

«Se sono ancora vivi canteranno di sicuro», sogghignò uno di loro, sfregandosi le mani, «qualsiasi cosa conservino lì dentro, fra poco sarà di nostra proprietà! Non è vero, Ludwig?» domandò chiamando per nome il suo superiore, cosa che di norma lo avrebbe fatto innervosire.

«Trovarci sulla terraferma non vi dà alcun diritto di essere inosservante nei rispetti del mio grado», grugnì l'ufficiale superando una staccionata che delimitava il confine della proprietà distrutta, «Signor Capitano, quando parlate con me. Rammentatelo», aggiunse senza lasciargli il tempo per replicare, poi gettò uno sguardo distratto verso l'ingresso del capanno. Sentì un brivido percorrergli la schiena al solo pensiero di ciò che avrebbe trovato. Il tetto era crollato quasi interamente, solo la parte destra dell'edificio pareva essere intatta e risparmiata dalle fiamme. Ludwig respirò profondamente, a un passo dal fare il proprio ingresso nel suo interno. Indugiò per un istante e prima di entrarvi si girò di scatto in direzione dei suoi uomini.

«Restate fuori», pronunciò con un filo di voce, lo sguardo fisso su di loro a celare il suo disagio.

«Volete prendervi tutto il bottino, non è così?» l'incalzò il marinaio puntando un dito verso di lui, stridendo i denti e corrugando la fronte.

«Sarete liberi di frugare da cima a fondo questa bettola appena avrò parlato coi ribelli feriti», rispose trasalendo, riuscendo a cogliere la vena di disprezzo con cui gli era stata mossa quell'accusa.

«Voi non mi piacete», grugnì lo stesso uomo, «non mi piacete neanche un po'», aggiunse sputando a terra e sedendosi sul suolo innevato. «Il Guardiamarina Calef ha ragione, non ci si può fidare di un nobile...»

«Ciò che questo povero sboccato vuole dirvi, Capitano», continuò un altro marinaio avvicinandosi a lui, «è che non è saggio entrare lì dentro senza nessuno al vostro fianco. Può essere pericoloso», concluse con una riverenza della quale l'ufficiale non si stupiva più.

Ludwig allungò una mano verso la sua cinta, estraendo la pistola dalla fondina penzolante. «So badare a me stesso», replicò con un mezzo sorriso, ringraziando il cielo che quel giovane avesse deciso di seguirlo. Quel ragazzo, che rispondeva al nome di Jacob, era certamente uno dei pochi membri della ciurma in cui l'ufficiale riponesse fiducia. L'unico in assoluto a cui avrebbe confidato dettagli importanti della sua missione.

«Si faccia come stabilito. Aspettatemi qui», aggiunse facendo un passo indietro per dare una spallata alla porta traballante.

Come previsto, le logore assi in legno che impedivano l'accesso si spezzarono di netto al minimo slancio. All'interno della stamberga si era propagato il fumo, così tanto da impedire di vedere oltre il proprio naso. Ludwig trattenne il respiro, sentendo gli occhi bruciare al contatto con la cenere, facendosi strada verso l'angolo della capanna da dove provenivano i lamenti di dolore.

L'odore della morte permeava l'aria, lasciando un segno evidente della bordata del vascello. Sotto i cumuli di legna crollata dal soffitto si scorgevano i resti di alcuni dei ribelli, perlopiù braccia, gambe o vestiti, sottratti al peso soffocante delle macerie. Il Capitano cacciò indietro un riflusso nauseabondo e continuò ad avanzare con passi misurati.

«Per il cielo...» tossicchiò l'ufficiale, raggiungendo finalmente l'angolo opposto dell'edificio. Lì vide il corpo di un brigante reclinato a terra, col volto verso il pavimento e le braccia aperte come a proteggere qualcosa, allo stesso modo con cui un avido pirata custodirebbe un tesoro prezioso. In ogni caso, nel frangente in cui sopraggiunse il Capitano sembrava che quell'uomo fosse già spirato.

Maledizione! Protestò l'ufficiale digrignando i denti, poi si abbassò a terra con un brusco movimento per riuscire a sfuggire alla coltre di fumo. Prese nuovamente fiato, facendosi forza, immaginando che le esalazioni fossero state fatali per il poveretto. Incuriosito da quella postura e lottando con se stesso per trovare il coraggio, smosse il corpo esanime dell'uomo e rimase stupefatto innanzi a quella visione.

Ciò che il ribelle aveva difeso al prezzo della vita non era un forziere o una collana d'oro, ma una giovane fanciulla dai capelli argentati la cui bellezza incantò per un istante il Capitano. Gli occhi ricaddero sulla crocchia delicata nella quale era raccolta la sua chioma, per poi spostarsi sulle labbra sottili piegate in un'espressione colma di dolore. Tornando nei suoi panni con uno sforzo di volontà, Ludwig posò le dita sulla vena del collo della giovane svenuta e tirò un sospiro di sollievo nel constatare che fosse ancora in vita.

L'incendio, frattanto, stava divorando il resto del capanno e non avrebbe dato tempo né all'ufficiale né ai suoi uomini di cercare un bottino o altri sopravvissuti. Il Capitano ne era ben consapevole, sapeva che sarebbe dovuto uscire subito di lì se non avesse voluto fare parte del falò. Con un velo d'imbarazzo che gli imporporò le guance, sollevò la giovane e corse verso l'uscita, lasciandosi alle spalle quell'aura di morte che lui stesso ed i suoi ordini avevano creato.


Breve nota dell'autore: questo breve prologo avrebbe rappresentato l'introduzione di un'opera destinata alla pubblicazione nel settore Young-Adult, che prendeva ispirazione da Frozen e dalla storia originale della Regina delle Nevi. Tuttavia, dopo diversi tentennamenti, ho realizzato che non si trattava altro di una ristesura della mia prima opera in assoluto, "Il Canto del Cuore", che è ancora in visione e sotto analisi da parte dell'editore. 
La nuova opera è pertanto rappresentata da un prequel dell'opera originale, le cui prospettive, a mio avviso, possono già essere molto radiose. 
Riguardo a "Il Canto del Cuore" (opera destinata alla Disney), in questo periodo ci stiamo impegnando per realizzarne un fumetto. 
Post scriptum: perdonate la formattazione del testo


Per chiunque volesse saperne di più, si senta libero di inviarmi un messaggio qui su EFP!

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Prinz_Eugenius