Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Euphemia    30/08/2016    3 recensioni
•Prima classificata al contest "Per ogni citazione una storia" indetto da i love ace 30 sul forum di EFP.•
{ HitchMarlo || Hilow || soulmate!what if || velato spoiler capitolo 81 || hurt & comfort }
La vita di Hitch Dreyse è sempre stata vuota e incolore. Sin da quando ha ricordo, infatti, Hitch vede il mondo in bianco e in nero e perciò, di contro alla piattezza e alla bruttezza della realtà, è cresciuta con un senso di apatia e non le importa niente di niente, della vita grigia degli altri. Questo, finché un tizio bizzarro e abbastanza rompiscatole, di nome Marlo Freudenberg, non entra nella sua vita.
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•La sottoscritta ritorna con un'altra HitchMarlo perché sì, amate questi due derp•
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitch Deliss, Marlo Freudenberg
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Colorful







 

La prima volta che lo vedi, sembra uno come gli altri - un'indistinta macchia grigiastra, con qualche tonalità bianca e il nero dei capelli. Si confonde con i tuoi compagni, con i tuoi superiori, con l'ambiente in cui vivi da poco, protetta dal pericolo dei giganti in cambio della promessa di essere alle dipendenze di un Re fasullo. Credi che quella faccia seria lo renda terribilmente noioso e decidi di lasciarlo perdere. Tanto, a te non è mai importato di nessuno. 

La mattina dell'attacco al distretto di Stohess, quando ti svegli, il mondo è ancora una chiazza incolore, atona e piatta. A volte ti chiedi se sei nata solo per quella noiosa routine giornaliera - ma va bene così, perché non sai nemmeno cos'è, la speranza, o la gioia, o la tristezza. L'apatia che tiene in pugno la tua anima non ti consentirebbe nemmeno di capire alcunché, se non l'impellente bisogno egoistico di vivere per te stessa. 
Sei nel cortile esterno del quartier generale, aggruppata insieme ai tuoi coetanei, quando Marlo Freudenberg comincia a parlare - e che palle, pensi, perché quasi puoi prevedere le esatte parole che userà e la noiosa vuotezza di un discorso improntato al completamento degli incarichi assegnati. 
E, stranamente, ti accorgi di qualcosa. 
Quando Marlo parla, i suoi occhi brillano in modo diverso - non come fanno i gioielli che hai rubato da piccola a vecchie signore in carne e poco sveglie. All'improvviso senti affievolirsi il senso di noia che ti perseguita dalla nascita e ti senti, per la prima volta, sorpresa. Le parole che usa sono diverse da quelle che immaginavi, la loro forza - diretta contro le persone spente come te - è nuova, inarrestabile. Il suo sguardo è severo - ed eccolo, eccolo lì, il colore che così scioccamente hai scambiato per mero grigio: un argento vivo, quello che, per qualche attimo, si posa su di te, per poi passare al compagno che ti sta accanto. La sua voce è ruvida, calda. Non credi ai tuoi occhi quando il mondo che hai sempre disprezzato comincia a cambiare. 
Il colore che vedi per primo è il verde - e sono verdi le foglie degli alberi, i fili d'erba e gli steli dei fiori che crescono con prepotenza tra le crepe delle pietre. Sembra che ogni suono, ogni sillaba e ogni lettera circondino le cose e le avvolgano dolcemente, donandone allo stesso tempo la veemenza, la tenacia, il coraggio, la speranza celata in loro - ed è così che ti accorgi di quanto quel tizio dall'aspetto assolutamente noioso sia, al contrario delle tue aspettative, del tutto bizzarro. 
È un impulso insopprimibile, quello che all'improvviso ti colpisce; non sai perché non trattieni quel sorriso - quasi sincero, stavolta - che ti decora il viso, e nemmeno perché a un certo punto tutti ti osservano, però davvero, non riesci a smettere di ridere e ti ritrovi per terra, a tenerti la pancia con una mano e a sbattere l'altra contro il lastricato. 
"Incredibile!" esclami con una voce quasi stridula. C'è qualcosa che non puoi contenere, dentro di te. "Sei davvero un grande, lo sai?! Ed io che ti credevo noioso!" 
Quando continui a ridere, non stai a sentire molto ciò che dicono gli altri. Sai solo che il mondo adesso è verde, e solo perché un ragazzo un po' bruttino e con strane idee per la testa ha cominciato a parlare di giustizia ed egualità. Alzi un attimo lo sguardo e noti che persino lo stemma sulla giacca di Marlo Freudenberg è verde. 
Guardi anche la tua, di giacca, ma è ancora grigia. 


 
III

 
Ti risvegli nella notte con un sussulto e ti guardi attorno. C'è silenzio, attorno a te, assieme all'atono pallore della tua camera. Prima di coricarti, hai acceso una candela in modo tale che la stanza sia sempre illuminata, anche se decidi di chiudere gli occhi - e così, quando li riapri, puoi sempre star certa di non essere caduta anche tu nell'oscurità che ha portato via centinaia di vite innocenti, qualche giorno prima, quando quelli del Corpo di Ricognizione hanno portato i giganti nel Wall Sina. L'oscurità che ha portato via Annie Leonhardt.
È difficile guardare tutte le sue cose abbandonate lì, sulla scrivania e nell'armadio, e il solo pensiero del suo letto sfatto da giorni ti riempie lo stomaco di una sensazione orribile, che non hai mai provato prima e che vorresti dimenticare, esattamente come il ricordo di un mondo che continuava a colorarsi attorno a te e che ti mostrava la mera accidentalità della vita e della morte. 
Marlo Freudenberg era vicino a te, quando hai visto una donna schiacciata dalle macerie di una casa e una bambina accasciata lì vicino che piangeva. Sei convinta che le urla di quella vocina così pura ti perseguiteranno per il resto della tua vita. 
Quella scena ti ricordava una delle storie che tua madre ti raccontava da piccola, per spaventarti e ammonirti se mai tu avessi fatto la "bambina cattiva" - ma tanto a te non importava niente di niente già da allora e credevi che cose di quel genere non sarebbero mai capitate, o per lo meno non a te. Eppure, quella bambina dai capelli lunghi e pettinati e con un bel vestito da festa era lì davanti ai tuoi occhi e piangeva mentre le pupille vitree di sua madre la fissavano senza davvero guardarla. 
Marlo Freudenberg ti ha sfiorato la spalla con la sua, ma non ti ha nemmeno osservata. Invece, si è limitato a chiudere gli occhi per un attimo, con la fronte aggrottata e gli angoli della bocca rivolti verso il basso, e poi ha dato voce a un'unica parola.
"Aiutiamola" 
Lì, a letto, senti ancora la sensazione del corpicino di quella bambina ricca contro il tuo petto e le grida di disperazione mentre cercava di liberarsi dal tuo abbraccio e di raggiungere la sua mamma - o quello che rimaneva di lei. Quando Marlo ha sollevato uno dei massi che le schiacciavano le gambe, non hai visto niente se non una poltiglia indistinguibile, e allora l'hai portata via, quella bambina, e forse ti odierà per sempre per averla separata dalla sua mamma, anche se era stata la sua mamma ad essere portata via per sempre da due giganti troppo distratti che giocavano a rincorrersi tra le strade di Stohess. 
Mentre vomitavi nel bagno del dormitorio femminile del quartier generale, hai deciso che non li perdonerai mai, quelli del Corpo di Ricognizione, che guardano le persone dentro le mura come formiche. Lo pensi anche adesso, mentre cerchi di riaddormentarti con il blu del vestitino di quella povera bambina e il rosso del sangue che aveva sui capelli e che hai visto dappertutto. 
 

III
 

Quando il mondo torna ad arricchirsi di nuovi colori, l'aria di lutto per la strage a Stohess non è più così pesante e tu, con i tuoi coetanei, hai ripreso a svolgere le normali attività di una recluta della Polizia Militare. 
È sera e una brezza leggera ti scompiglia i capelli, mentre ti avvii sulla strada del ritorno verso il quartier generale. È quasi l'ora del coprifuoco e anche se un tempo non t'importava di arrivare cinque o dieci minuti in ritardo - o di fare qualche scappatella -, stavolta non ti va proprio di trattenerti fuori più a lungo. Non che t'importi lo stesso, comunque. 
In mano hai un mazzetto di fiori e ti senti alquanto delusa dal non poterne vedere il colore, ma una cosa è certa: hai evitato di comprarne di blu o di rossi. 
In realtà, ti piace molto abbellire la tua stanza con i fiori. Ti tengono compagnia, in quel posto troppo grande per una sola persona. Ti ricordano che la vita va avanti lo stesso. 
Sei troppo concentrata sui loro petali dalla forma armoniosa quando passi di fronte a una libreria lì vicino e, non accorgendoti di una persona di fronte a te, ci vai inevitabilmente contro. 
"Ahi!" esclami, mentre il tuo mazzolino finisce per terra, sul freddo e sporco lastricato. Hai speso la paga di tre ore di lavoro per quei fiori e, sul serio, se si sono rovinati ti riprometti di chiedere a chiunque si sia messo sulla tua strada di ripagarti con il doppio delle monete. 
Non fai nemmeno in tempo ad alzare gli occhi che riconosci la voce calda e profonda che raggiunge le tue orecchie. 
"Hitch. Capisco che non t'importa niente del mondo, ma cerca di stare un po' più attenta a dove metti i piedi." 
Marlo Freudenberg ti osserva con quella sua solita aria di rimprovero, ma a te piace davvero tanto canzonarlo e stuzzicarlo e così, invece di dargli corda e accennare a delle scuse, fai finta di niente e gli mostri un largo sorriso. 
"Ma chi si vede, Marlo! È strano vedere un così bravo soldato ligio alle regole ancora fuori cinque minuti prima del coprifuoco! Per caso stavi seguendo una bella ragazza come me?" 
Scorgi i suoi occhi roteare verso il cielo - ed è una cosa che ti diverte tantissimo, vedere il suo atteggiamento infastidito e permaloso -, ma poi lui si piega verso il basso e raccoglie i tuoi fiori. Senti come se delle farfalle svolazzino qua e là nella tua pancia, ma cerchi di non farci molto caso e mantieni sulle labbra il tuo sorriso forzato. 
"Niente affatto. Tieni." 
"Ohhww, Marlo, per me?" 
"Non dire scemenze e prenditi i tuoi fiori" 
Per un attimo ti sembra di esitare, ma poi allunghi la mano e le tue dita sfiorano le sue, e ancora una volta senti una strana sensazione allo stomaco. Ritrai il braccio velocemente e stringi i fiori al tuo petto. Lui continua a osservarti per un secondo, ma poi si volta indietro e con il pollice indica la strada del ritorno. 
"Credo sia meglio tornare."
Siete insieme, da soli, e silenziosamente vi incamminate verso il quartier generale. Il sole, ormai, è quasi completamente scomparso, mentre la luna e le stelle cominciano a dominare il panorama notturno. Non sai perché, ma quel silenzio ti mette addosso una sensazione di disagio - anche se credi sia del tutto assurdo. Quando mai Hitch Dreyse prova disagio? 
Dai delle rapide occhiate a Marlo - d'altronde, non vuoi che lui si accorga che tu lo stai guardando - e noti che nella mano sinistra tiene un libro. 
"Ti piace leggere?" chiedi ad alta voce. 
"Leggere mi aiuta a pensare. I libri sono un'importante fonte di informazione, ti aprono la mente e ti insegnano a capire meglio ciò che ti circonda. In ogni storia c'è sempre qualcosa di vero, un significato dietro a ogni figura retorica, una morale che t'insegna qualcosa. Anche il più spregevole dei personaggi ti insegna qualcosa su questo mondo." 
"Che c'è da sapere di più del fatto che il mondo è un posto crudele?" 
Ti fermi per un attimo, perché ti stupisci delle tue stesse parole - anche Marlo sembra esserne leggermente sorpreso. Con un cenno del capo ti incita a proseguire per la strada e, come risvegliandoti da un incantesimo, riprendi a camminare al suo fianco. 
"Io credo che sia l'uomo ad essere crudele, piuttosto. Pur ritrovandosi costretti a vivere chiusi nelle mura, gli uomini stessi non riescono a trovare un ordine alla loro società. Se la Polizia Militare stessa rivende a nero i nostri rifornimenti pagati con le tasse dei cittadini, che senso ha allora il nostro lavoro o il nostro ruolo in quanto gendarmi? I giganti minacciano le persone fuori dalle mura, ma dentro non è poi così diverso. Eppure, se tutti quanti ci impegnassimo nel concordare insieme una società giusta, il mondo dove viviamo non sarebbe poi così spiacevole, non trovi?" 
Parla ancora di giustizia, Marlo, e in fondo non puoi che trovarlo ingenuo. Ti accorgi che la sua ingenuità ti piace. Quello dipinto sul tuo volto non è più un sorriso di scherno. 
"No no, non sei per niente noioso!" affermi, con una strana euforia che si riflette nella tua voce. Il discorso di Marlo ti ha distratta tanto che nemmeno ti sei resa conto che siete arrivati al quartier generale. "E quello che libro è?" 
"È una tragedia di un certo Euripide. Trovo le sue opere molto interessanti." 
Entrate nel corridoio dei dormitori e sai che presto dovrete interrompere la vostra conversazione. Senti uno spiacevole peso che ti grava sul petto, a quel pensiero. 
"Ah sì? Allora devono essere davvero avvincenti, per soddisfare così tanto uno esigente come te." 
Marlo si ferma e così fai tu: siete di fronte alla tua stanza. Infili la chiave nella serratura e ti volti per salutarlo, quando lui ti porge il libro che ha in mano. 
"Perché non lo leggi?" domanda. Il suo sguardo argenteo ti scruta, accompagnato da uno strano bagliore. 
"Chi? Io?" 
"Chissà, magari impari anche tu qualcosa. Te lo regalo." 
Le farfalle nel tuo stomaco ti sembrano ancora più dirompenti, mentre osservi il libro di fronte a te. Quando lo afferri qualche attimo dopo sfiori ancora le sue dita e - non puoi davvero credere di ammetterlo - è una sensazione piacevole. 
"Wow Marlo, sei proprio strambo!"
"Generalmente si dice 'grazie', Hitch, ma va bene lo stesso." 
È la prima volta che Marlo lo fa di fronte a te, ma credi di intravedere un debole sorriso sulle sue labbra. Un desiderio crescente in te formula una parola nella tua mente.
Resta
Vuoi sentirlo parlare ancora, dire ciò che pensa e colorare ciò che resta di quel grigiore del mondo. Solo adesso ti accorgi che i tuoi fiori sono di un giallo acceso, e la copertina del libro è arancione - un colore meraviglioso, anche se il tuo preferito al momento resta il verde. 
"Buonanotte, Hitch." 
Resta.
"Buonanotte, Marlo." 
Chiudi la porta dietro di te e ti accasci contro di essa. Subito dopo, ti accingi a posare i fiori nel vaso di fronte allo specchio - ed è lì che lo vedi: un marcato colorito rosato sulle tue gote, che ti illumina il viso.
E, finalmente, i tuoi occhi sono verdi. 
Stesa sul tuo letto, con il libro contro il tuo petto, non riesci a dormire, perché preferiresti mille volte percorrere quella strada dalla libreria al quartier generale con Marlo Freudenberg, piuttosto che sognare qualcosa che potresti già avere nella realtà.
Per tutta la notte ripensi al suo discorso e all'incantesimo che la sua voce ha fatto su di te. Lui crede alle sue parole, ai suoi ideali di giustizia che non stanno né in cielo né in terra, e glielo vorresti dire più spesso, che dovrebbe smetterla vivere di utopie destinate a rimanere tali, ma temi che poi il mondo noioso che con tanta gioia - e finalmente puoi dire cos'è - hai abbandonato possa tornare ad essere grigio.


III


Quando rivedi il rosso scuro e il blu è perché la persona con la quale hai condiviso tante avventure e tante emozioni ti rivolge parole di disprezzo e rabbia. 
Resta, volevi dirgli quella sera di fronte alla porta della tua stanza, e adesso il desiderio di averlo al tuo fianco si è fatto più intenso e non sei riuscita a tenerlo per te. 
È tutta colpa del Corpo di Ricognizione. È tutta colpa di quello stupido idiota di Levi Ackerman, del capitano Erwin Smith, di quel maledetto giorno in cui tu e Marlo eravate finiti insieme per il turno di guardia nel bosco e tu credevi che sarebbe stata una bella giornata, quando invece ti sbagliavi di grosso. Se Marlo non avesse ascoltato le stupide parole del "soldato più forte dell'umanità", voi stareste ancora a chiacchierare, a percorrere dei tragitti di strada insieme e tu non gli avresti chiesto, rivelando così tanta cruda verità, di esaudire il tuo desiderio egoista. 
Lo sguardo di Marlo è severo e disgustato e ti pesa, ti pesa troppo. Perché non si accorge dei rischi che corre? Perché il suo atteggiamento del tutto idealistico che tanto ti piace lo sta conducendo alla morte? 
"Credevo tu fossi diversa. Mi sbagliavo." 
Marlo Freudenberg si volta e se ne va, per l'ultima volta. Tra le lacrime che non riesci a trattenere, hai la sensazione di rivedere il colore blu. 


III

 
È passato qualche tempo da allora. Sei distesa sul letto, con gli occhi chiusi, ma sei sveglia. È mattina e percepisci la luce del sole che filtra dalla finestra e finisce per illuminare la tua stanza. Hai ancora paura di aprire gli occhi, ma se non lo fai passeresti dei seri guai con i tuoi superiori, soprattutto nel clima di tensione che sconvolge l'umanità intera. 
Le tue iridi chiare scrutano, lentamente, lo spazio attorno a te e si fanno una ragione di quello che vedono. Dopo esserti messa seduta con la schiena appoggiata contro un cuscino, mentre guardi il vuoto, i tuoi pensieri non possono che tornare all'orribile giorno in cui ti sei risvegliata all'improvviso senza più vedere i colori. Sfogliare il giornale per scoprire i nomi dei caduti in battaglia è anche inutile; sai già che Marlo Freudenberg non tornerà mai più.
Non te ne accorgi nemmeno, quando allunghi la mano davanti a te e delicatamente stringi le dita contro il tuo palmo. Ancora lo vedi lì, nella tua memoria, mentre ti porge i tuoi amati fiori. 
"Hai reso la mia vita colorata" sussurri. Speri che quelle parole flebili possano raggiungerlo, da qualche parte.
E anche se il mondo è tornato ad esser piatto e grigio, il tuo cuore pulsa di dolore, di tradimento e, nonostante tutto, di amore - quello che non è mai stato destinato a sbocciare.
Di blu, giallo e rosso. 










Note dell'autrice
Per prima cosa, ringrazio infinitamente i love ace 30 per aver indetto questo contest e avermi dato la possibilità di sbizzarrirmi in questo modo. Le citazioni che ho scelto per la mia storia e che ho trovato significative sono le seguenti: 

• Sai che sei innamorato quando non riesci a dormire perché finalmente la realtà è migliore dei tuoi sogni. - Dr. Seuss
• Ho imparato che la gente si dimentica quello che hai detto, la gente si dimentica quello che hai fatto, ma la gente non potrà mai dimenticare come li hai fatti sentire. - Maya Angelou

Ho provato a interpretarle in maniera un po' originale, specialmente in relazione a quest'idea di "soulmate!what if?" in cui Hitch comincia a vedere il mondo a colori (con le relative emozioni) dopo aver incontrato la sua anima gemella, Marlo. Fino a quando lui poi non muore, ovviamente - che amarezza, quella scena! Isayama me la pagherà-
Era da tanto che volevo scrivere un what if? del genere, e finalmente ne ho avuta l'occasione. Ho scelto Hitch come protagonista perché è un personaggio interessante da un punto di vista introspettivo, e nonostante sembri piatta a mio parere nasconde un'interiorità molto particolare e complicata. Ed ecco qui la mia interpretazione, yey! <3 Personalmente la adoro, credo sia diventata il mio pg preferito femminile di questa serie (e intanto spero che Isayama le possa dare un po' più di spazio). 
Un altro appunto importante è che ho fatto una serie di ricerche, prima di scrivere questa storia, ed ecco perché ci ho messo un po' per poterla sviluppare. Ogni colore, nella storia, ha un significato preciso, e mi sembra giusto doverlo specificare in qualche modo. Quindi: 

Verde: il colore che Hitch vede per primo, grazie al discorso di Marlo, simboleggia stabilità, forza, tenacia, costanza, perseveranza, autostima, riferimento saldo a valori forti, crescita e speranza. Inutile dirvi perché è diventato il suo preferito <3
Blu: un altro colore molto importante, perché sì, se da una parte simboleggia calma e armonia, dall'altro è sinonimo di tristezza, depressione e delusione, ed è in quest'ultimo modo che l'ho utilizzato in questa storia. 
Giallo: i fiori di Hitch si tingono di giallo a simboleggiare la felicità, la libertà e il cambiamento, ma dall'altro lato può anche essere associato al tradimento, alla codardia e alla disonestà, facendo così riferimento al fatto che, sì, Hitch si sente tradita per essere stata abbandonata da Marlo, ma anche lei in un certo senso l'ha "tradito" rifiutandosi di seguirlo per codardia. 
Rosa: è il colore della femminilità, della gioventù, dell'ingenuità e dell'innamoramento. Quando Hitch si guarda allo specchio, si accorge per la prima volta di provare dei sentimenti per Marlo. 
Arancione: simbolo di armonia interiore, creatività, fiducia in se stessa e negli altri. In questo caso, fiducia in Marlo ofc. (Ah, per quanto riguarda Euripide, è bellissimo! Per l'esattezza, avevo pensato che l'opera donata a Hitch potrebbe essere l'Elena, è molto molto bella!) 
Rosso: anche questo è un colore ambivalente, ma l'ho lasciato per ultimo perché ritengo sia abbastanza significativo. Il rosso è il colore del sangue, della violenza e dell'aggressività, cosa che Hitch riscontra non solo in ciò che vede a Stohess, ma anche nelle parole che Marlo usa contro di lei. Per quanto mi riguarda, Marlo è stato troppo duro con Hitch, che voleva solamente evitare che lui morisse (cosa che poi è accaduta). Dall'altra parte, però, il rosso è il classico simbolo dell'amore e della passione, ed è per questo che è con la parola "rosso" che termina la storia: si riconduce alla seconda citazione che ho utilizzato, perché Hitch non potrà mai dimenticare come Marlo le abbia mostrato la bellezza di un mondo che riteneva del tutto noioso. 

E niente, quindi spero davvero che la storia sia piaciuta, nonostante sia abbastanza angst e triste. Ringrazio chiunque sia riuscito nell'ardua impresa di leggere fin qui, a presto!
Euphemia >.^
  
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