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Autore: sfiorarsi    31/08/2016    6 recensioni
[Fremione | one-shot | 1030 parole]
Avevi otto anni, indossavi un paio di braghe corte sporche di fuliggine, fango, erba, giovinezza e inesperienza. Con George esploravi la Tana, alla ricerca di un qualche misterioso tesoro di inestimabile valore.
«In cucina, oltre alla torta di zucca, non c’è nulla, Georgie!» gli dicevi mentre, con aria malandrina, ti ripulivi le mani e la bocca dalle tracce di zucca – fare piccole, infantili cose proibite ti faceva sentir grande.
«Proviamo nella camera di mamma e papà, allora: hanno un’intera collezione di manufatti Babbani!» esclamavi, assaporando ultimi sprazzi di torta sul palato e correndo all’interno della stanza in cima alle scale. Frugaste in ogni armadio, cassetto, contenitore alla ricerca di un qualcosa che valesse la pena di essere trovato.
Genere: Demenziale, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Hermione, Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, II guerra magica/Libri 5-7
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Quattro storie di come Fred Weasley scoprì i preservativi.  
 
A Cattie;


Disclaimer: i personaggi quivi descritti, sfortunatamente, non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling. La storia è stata scritta e ideata senza alcuno scopo di lucro – ma per te, che sei mio fratello, fanno dieci galeoni!

Avevi otto anni, indossavi un paio di braghe corte sporche di fuliggine, fango, erba, giovinezza e inesperienza. Con George esploravi la Tana, alla ricerca di un qualche misterioso tesoro di inestimabile valore.
«In cucina, oltre alla torta di zucca, non c’è nulla, Georgie!» gli dicevi mentre, con aria malandrina, ti ripulivi le mani e la bocca dalle tracce di zucca – fare piccole, infantili cose proibite ti faceva sentir grande.
«Proviamo nella camera di mamma e papà, allora: hanno un’intera collezione di manufatti Babbani!» esclamavi, assaporando ultimi sprazzi di torta sul palato e correndo all’interno della stanza in cima alle scale. Frugaste in ogni armadio, cassetto, contenitore alla ricerca di un qualcosa che valesse la pena di essere trovato. Le tue manine sporche – già potevi sentire l’eco delle urla di Molly cara che, alla vista di tutte quelle sudicie impronte, avrebbe tirato su una tempesta.
Ti imbattesti in una scatolina di cartone rettangolare, che ti rigirasti fra le mani con aria incuriosita e maliziosa.
«G, guarda qui cos’ho trovato!» esclamasti, e subito tuo fratello fu al tuo fianco, pestifero, giovane, con l’aria di è appena riuscito a rapinare una banca senza intoppi.
«Pro-fi-lat-ti-ci. Profilattici? E cosa sono questi profilattici?» domandasti al fratello che, dalla faccia perplessa che aveva, immaginavi ne sapesse quanto te.
«Fred! George!» trillò la voce di mamma Weasley, e subito fu un dibattersi fra spintoni, corse, saltelli e camminate in punta di piedi.
«Sì, mamma?» dicevi mentre scendevate le scale, per essere subito rispediti al piano di sopra, con l’obbligo di lavatevi le mani, sporchi goblin! – mentre la scatola di cartone giaceva, immobile e con aria colpevole, sul tappeto della camera da letto. Tornaste a riprendervela, il giorno seguente, ma era sparita. E presto l’episodio fu dimenticato.

*



Avevi undici anni, i capelli acconciati in un taglio improbabile e i calzoni dei tuoi fratelli maggiori. L’estate stava per terminare, il vostro arrivo a Hogwarts era vicino e le tue mani tremavano di ribelle, maliziosa impazienza. Poco prima di dirigervi a Diagon Alley con lo scopo di fare acquisti – libri, una bacchetta, un mantello e persino un calderone – tu e George trovaste un palloncino abbandonato nel bagno del piano di sopra.
«Un palloncino trasparente, Freddie? Esistono?» ti domandò tuo fratello mentre, con circospezione, vi alternavate quello strambo oggetto fra le mani – questa volta pulite, linde e profumate.
«Beh, provare per credere!» così dicesti, prima di correre all’interno della Ford Anglia di tuo padre, per sedervi animatamente sui sedili posteriori. Non appena il motore si accese – emettendo strani, scalpitanti scoppi dall’aria maliziosa – e la macchina prese quota tu apristi il finestrino, sporgendo la mano e tenendo fra le dita quello strano palloncino trasparente.
«Si sta gonfiando, George!» urlasti per sovrastare il vento, e osservando l’oggetto che tenevi fra le mani gonfiarsi, gonfiarsi a dismisura. La voce di Molly cara, dolce signora Weasley proruppe nelle vostre orecchie, e tu lasciasti andare il palloncino.
«Cos’era quello, piccoli mascalzoni?» vi chiese con voce minacciosa.
«Era un palloncino, mamma» rispondeste in coro, ridacchiando sotto i baffi ed iniziando – con le proteste della mamma – ad azzuffarvi sui sedili.

 


*



Avevi quindici anni, tenevi i capelli corti, uno scomodo cravattino color rosso e oro, e l’alcool che, illegalmente, tu e George avevate fatto entrare alla festa di Halloween ti dondolava nello stomaco e ti inebetiva il cervello – non che tu lo usassi così tante volte, poi.
Il ripostiglio delle scope in cui ti trovavi, uno dei tanti a Hogwarts, era piccolo e polveroso. Una figura femminile sdraiata su di te ti baciava, lasciva, mentre tu le sfioravi le curve e la stringevi a te. L’unico vivido ricordo che hai di quella sera – adolescente, sporca, ubriaca – è lo strappo della carta che avvolgeva il profilattico che tenevi stretto fra le mani. Un rumore come di plastica strappata, unito ai sospiri della ragazza sopra di te – di cui non ti ricordi nemmeno il viso – e ai tuoi gemiti. La tua prima volta, in compagnia di scope polverose, l’hai sprecata a pensare al ricordo di quello strano pomeriggio di sette anni prima, durante il quale, con un ghigno malizioso, hai scoperto quella strana scatoletta. Ma tu, in fondo, che ne potevi sapere?


*




Hai 21 anni, le labbra socchiuse e il cuore che ti palpita, forte, contro le pareti del petto. La luce della luna ti illumina il volto, e illumina il viso della persona accanto a te. Hermione dorme, con l’aria infantile di un pargolo, accanto a te, vestita del suo pigiama di flanella che ha riservato per l’inverno – e l’inverno è arrivato, inghiottendo l’autunno, che ha portato con sé il terrore della guerra, le tue ossa rotte, la paura di morire. Sei vivo. Sei vivo e lo dimostra la tua mano che le accarezza il volto sognante, che le scosta i capelli dagli occhi e che si piega per sfiorarle le labbra. Il tuo sguardo si fissa nel tuo, ed è un attimo – vi ritrovate stretti l’uno all’altra, come due bambini durante un temporale, mentre le baci le palpebre illuminate dalla luce della luna. Glieli racconti tutti, quegli episodi: le racconti di come li hai trovati, per cosa li hai scambiati, quando li hai usati. E lei ride, ride con quella spensieratezza che solo chi ha affrontato il peggio e ne è uscito vivo ha, ride con quella spensieratezza che riserva solo a te. E ci pensi, qualche ora dopo, quando lei è addormentata fra le tue braccia, un’espressione beata ad aleggiarle sul volto sereno. No, Fred, il suo viso non lo scordi.


Note d’Autrice: è difficile esprimere un’opinione che non sia di parte, in questa storia. Personalmente, è stato esilarante scriverla, e unire il fluff al demenziale, unire l’infantilità alla crescita di un amore. È la terza storia che pubblico in due giorni, perdonatemi! Mi farebbe felice, felicissima leggere un vostro commento, critica o complimento che sia, qui come nelle altre mie storie. Vi ringrazio in anticipo!
  
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