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Autore: Alepotterhead    31/08/2016    0 recensioni
Mags è l'adorabile ottantenne che tutti abbiamo conosciuto, ma anche lei è una vincitrice. O meglio una sopravvissuta.
Ecco a voi i Noni Hunger Games. Gli Hunger Games di Mags.
Dal capitolo 9
“Tributi prendete posizione”
La voce mi fa sobbalzare e la pedana si solleva leggermente, le ante del tubo che la circondano si aprono. Guardo il pacificatore alle mie spalle, non si muove di mezzo millimetro. Prendo un respiro profondo e faccio i due passi che mi separano dalla piattaforma, sento le gambe di gelatina. Prendo posizione come mi è stato detto.
“Cinque secondi rimanenti alla partenza”
Conto mentalmente… Cinque… Quattro… Tre… Due… Uno…Ci siamo.
Le porte si chiudono e la piattaforma inizia lentamente a sollevarsi.
Si apre una botola sopra la mi testa e una cascata di luce piove su di me.
Ci siamo davvero.
All’inizio non riesco a distinguere ciò che mi circonda, appena mi abituo alla luce, rimango senza fiato.
È un paesaggio incredibile."
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Li raggiungo appena Dave crolla a terra.
I suoi occhi vitrei mi fanno salire la bile in gola e tutto diventa rosso, non sento più nemmeno i miei pensieri, solo il rombo del sangue che mi pulsa nelle orecchie. Mi scaglio contro Aiden con tutta la rabbia che ho, mi sento implacabile. Non importa cosa è stato fatto o detto, importa solo il momento presente, Dave è morto e il suo assassino mi sta fissando, non posso stare con le mani in mano, sono nell’unico infinito adesso che non lascia spazio a nessun altro pensiero, niente nel passato niente nel futuro.

Un attacco frontale non è il massimo della strategia, ma non riesco a pensare ad altro, chiaramente lui riesce a deviare il mio affondo con la guardia crociata della spada. Con una giravolta tento un affondo al fianco che lui para con la stessa facilità di prima. Però noto che pende leggermente da un lato, forse è solo il peso della spada o forse ha una gamba ferita, perciò miro al ginocchio destro roteando l’arma, ma deve aver capito la mia strategia e mi blocca di nuovo con una parata. Non capisco come faccia a contrastarmi con tanta facilità, forse perché sono lenta o perché ci vedo ancora sfuocato.

Non so per quanto ancora vado avanti ad attaccarlo, so solo che per la prima volta cerco di ricordare i pomeriggi in palestra dopo la scuola, le sessioni obbligatorie di allenamento che sicuramente, essendo del Due, avrà fatto anche lui. Favorito contro Favorito.

Solo quando mi manca davvero il fiato cesso il mio assalto furioso, mi allontano di qualche passo e riprendo il controllo della mia mente. Solo allora mi accorgo di due cose, prima di tutto ci vedo sfuocato non solo per l’occhio pesto, ma perché sto piangendo, le lacrime calde mi rigano il volto e i singhiozzi spezzati mi tolgono il fiato più della stanchezza dell’assalto. Secondo, lui non mi ha mai contrattaccato, ha sempre e solo parato i miei affondi.
Mi sfrego gli occhi col dorso della mano e il mondo torna a fuoco, calmo il respiro e punto lo sguardo stracolmo di rabbia verso colui che non posso non uccidere a questo punto, perché se io muoio lui vince.
E io devo vincere non per me, ma per Dave e Keri.

“Combatti!” sputo la parola a metà tra un’imprecazione e una supplica, ma non ottengo risposta.

Aiden mi fissa e io fisso lui. Non capisco perché non si muove e non mi parla, sembra congelato, non trapela nulla da lui, è una maschera d’indifferenza.

“Allora? Hai perso la lingua? Non hai più voglia di combattere? Hi palesemente tratto in inganno Dave per farlo fuori e adesso ti risparmi con la sua compagna di Distretto?” faccio due passi verso di lui e lui arretra.

Scavalco con freddezza il cadavere della ragazza dell’Uno e mi trovo accanto a quello di Dave, corro il rischio di abbassare lo sguardo verso il suo volto un’ultima volta, ignorando Aiden, che potrebbe colpirmi, ma non lo fa. Dave è sporco, emaciato, ma sul suo viso l’ombra di un sorriso.
Ho gli spasmi. Non lo voglio ricordare così. Lo voglio ricordare felice, vivo, nel Distretto Quattro, sulla spiaggia a caccia di granchi, col sale nei capelli e il sole sulla pelle.

Mi chino prendo l’arpione con cui stava lottando Dave e gli sussurro ‘vinceremo…’

Torno a concentrarmi su Aiden che non si è mosso, sul volto una maschera indecifrabile, sembra di guardare un buco nero, nessuna emozione trapela neppure dagli occhi.
Brividi.

“Bene, siamo alle battute finali quindi, esattamente come il tuo piano aveva previsto no?” la mia voce è traboccante di collera, ma lui non reagisce e lo odio per questo. Con la mente volo alla settimana di addestramento quando lui cercava di convincermi all’alleanza, mentre ero ancora convinta che non avrei ucciso nessuno.

“Io non ho intenzione di uccidere”
“Questo è quello che pensi ora, ma tutti ti hanno vista quando sei salita sul palco al posto di tua sorella, eri sicura, determinata e tutti meno te sanno cosa significa: quando verrai attaccata ti difenderai con più intensità, più forza e convinzione, perché hai lei che ti aspetta e perché sei qui per scelta non per caso"


Una risata senza allegria mi sfugge. Ci aveva preso in pieno, che ingenua ero stata, cosa credevo di fare?
Fa un altro passo indietro ma inizia a roteare la spada.

“Forza, non attacchi? Non ci tieni più alla tua vita? Aspetta com’è che avevi detto? ‘Ci sono cose che voglio fare, posti da vedere, esperienze da vivere, persone da conoscere…’ e allora? Tutta qui la grinta con la quale ti batti?” ero antipatica alle mie stesse orecchie e mi detestavo per questo, ma l’odio verso di lui era maggiore e non riuscivo a fermarmi. Non potevo fare a meno di schernirlo, quanto meno per ottenere una reazione, io sono in balia delle mie stesse emozioni e lui è un buco nero, come diamine fa?

“Geniale l’alleanza Due-Quattro, proprio una gran bella idea, se non fosse per l’insignificante dettaglio che hai fatto fuori tutti i suoi membri ad eccezione di uno, l’ultimo, il più spettacolare giusto? Forza vieni a tagliarmi la gola con la spada ancora grondante del sangue di Dave”

Inizio a roteare gli arpioni in entrambe le mani e inizio a vedere qualcosa che si incrina dentro il suo sguardo.
Mi avvicino, si avvicina. Ci studiamo.

“Ti prego spiegami come avevi programmato di uccidere la tua compagna di distret…”

“SMETTILA!” ora è furibondo, gli tremano le mani e vedo pulsare la sua vena sul collo, finalmente una reazione.  

“La devo smettere? Perché? È così uno spasso rimarcare tutte queste scene piacevoli”

“Tu non sai niente, non capisci” ugni parola sembra un insulto e forse lo è davvero “e poi pensi di potermi fare la morale? Le tue mani sono lorde di sangue quanto le mie, se non di più”.

Ghigna con crudeltà, ma dagli occhi trapela dolore e tristezza, l’ho ferito.
“Oh guardatemi sono la piccola povera Mags, io non farò del male a nessuno, prenderò per mano i ragazzi nell’Arena e faremo il falò dell’amicizia. Io salverò tutti! Chiamatemi la salvatrice” mi fa il verso e sputa a terra un grumo di sangue.

“Uau questo è il tuo meglio? L’Arena ti ha smussato la lingua tagliente che ti ritrovavi dopotutto.
Sai una cosa? Io non voglio salvare tutti, perché certe persone non vogliono essere salvate. La salvezza implica un cambiamento. E il cambiamento richiede uno sforzo maggiore dal restare uguali. Occorre coraggio per guardarsi allo specchio e vedere oltre il proprio riflesso*, la persona che ero è stata cancellata dall’Arena, questo sì, e forse sono anche diventata un mostro. Ma io so di poterci convivere, tu puoi dire lo stesso?” gli sorrido di rimando, non può ferirmi, ho un’armatura d’odio e nulla da perdere.

Mi arriva in risposta un ringhio.

E, quando stiamo per scattare come due molle uno contro l’altra, il cielo rosso e bollente diventa nero come la pece nel giro di un battito di ciglia.

Ci congeliamo sul posto accecati dall’oscurità improvvisa, sento solo i nostri respiri mozzati.

So cosa sta per succedere, lo avverto nelle ossa, ma spero di sbagliarmi e per brevi istanti spero che vogliano farci solo combattere al buio per rendere il tutto più eccitante per Capitol, ma poi sento qualcos’altro. Avverto uno spostamento d’aria, che poteva benissimo essere Aiden se non fosse stato per il suono di risucchio melmoso che ha prodotto.

Stridio, strascichio, risucchio.

Inizio a sudare e a tremare, senza capire da che lato sta arrivando: il mostro del lago è tornato.

Stridio, strascichio, risucchio.

Mi viene un conato di vomito, ma lo ricaccio indietro e scappo dal lato opposto a quello in cui mi pare di udire il rumore. Pochi passi e mi schianto contro una superficie liscia e solida, ruzzolo a terra con un tonfo e un ‘ahi’, pochi secondi dopo accanto a me sento un altro tonfo e un’imprecazione. Con tutto lo spazio che c’era proprio dal mio stesso lato doveva scappare?

Impreco anche io e mi rialzo.

“Mags?” l’odio completamene evaporato dalla sua voce.

“Ma chi vuoi che sia?!”

“Non ci fanno scappare”  sento che è in piedi e bussa contro la parete per vedere se ci sono aperture.

“Non mi dire!” il panico mi stava facendo uno strano effetto, un secondo prima volevo tagliargli la gola e adesso volevo nascondermi dietro di lui a piangere. Cioè se solo lo avessi visto, lo avrei fatto per davvero.

Stridio, strascichio, risucchio.

È esattamente questo che intendo quando parlo di infinito adesso nell’Arena, perché qualsiasi cosa tu stia vivendo il secondo successivo può renderlo insignificante, puoi concentrarti su una cosa sola, quello che è stato non può influenzare l’adesso. Cose importanti una manciata di minuti fa non lo è più, Dave con la ragazza dell’Uno, Dave morto, la vendetta su Aiden… è tutto nel turbine nebuloso del passato che non importa più.

Stridio, strascichio, risucchio.

“Un’arena nell’Arena, bello”

“Il sarcasmo non ci aiuta”

Stridio, strascichio, risucchio.

“Ci?”

“Vuoi fare tutto da sola? Prego…”

Borbotto qualcosa che può essere interpretato come alleiamoci o mamma aiuto.

“Non riesco a vedere niente”

Stridio, strascichio, risucchio.

“Da che lato arriva?” la mia voce è sempre più alta, sempre più nel panico.

Stridio, strascichio, risucchio.

“Tieni su le armi, tieni le spalle contro la parete”

Inizio a mulinare gli arpioni completamente alla cieca, non vedo il mio naso figuriamoci le mani armate. Sento la spada di Aiden mulinare a pochi millimetri dalla mia spalla.

“Siamo troppo vicini, rischiamo di ucciderci…” mi rendo conto di cosa ho detto dopo averlo detto, mi raggelo “Cioè intendevo che il buio…”
“…rischia di non farci prendere bene la mira, si avevo capito” la sua voce è dura.

Penso che dovrebbero rinchiuderci in una clinica psichiatrica per la velocità con cui abbiamo cambiato atteggiamento l’uno verso l’altra. Ma in fondo è questo che fanno gli Hunger Games no? Ti demoliscono dall’interno fino a non lasciarti più nulla.

Stridio, strascichio, risucchio.

Inconfutabilmente il suono sorge davanti a noi e io mi sento di gomma, inizio a perdere sensibilità alle braccia e le gambe mi tremano.

Stridio, strascichio, risucchio.

“Aiden…” ho solo paura, voglio andare via, non voglio più stare qui, la mia è una supplica.
“Mags” la sua voce risuona determinata, non piagnucolosa come la mia, come se dicendo il mio nome avesse riacquistato fiducia.

E all’improvviso si accendono delle candele tutt’intorno a noi.
La luce spettrale che si diffonde non è molta, ma sembra una quantità spropositata rispetto a buio completo di prima. Appena i miei occhi si abituano al cambiamento vedo il muro trasparente che ha serrato la radura delimitando un’area circolare grande come la stanza d’addestramento, accanto a me Aiden stringe la spada così forte che le nocche sono completamente esangui, ha lo sguardo spiritato puntato davanti a noi su quello che io non ho il coraggio di guardare.

Stridio, strascichio, risucchio.

Mi sforzo di guardare di fronte a me e all’inizio non capisco cosa sto guardando, poi lentamente i dettagli vengono messi a fuoco: è chiaramente un ibrido, ma è come se avessero preso un animale e ci avessero aggiunto parti metalliche posticce, l’animale originario è alto tre volte noi, nero, lucente di squame, corpo tozzo, quattro zampe massicce alte più di me, una coda, un collo lungo e una testa a metà tra quella di un cane e quella di un orso, solo che dal torace partono altre tre zampe per lato più simili a quelle di un ragno, sono lunghe e affilate come rasoi, scintillano di un bagliore metallico sebbene vi coli sopra una poltiglia nera che imbratta tutto il corpo dell’animale fino a terra.

Stridio, strascichio, risucchio.

Vederlo muoversi e avanzare è raccapricciante, si muove sulle quattro zampe tozze che generano il risucchio quando si staccano dal suolo a causa della pozza di melma nera che l’ibrido rilascia, lo stridio è lo sfregarsi delle zampe metalliche sul dorso, ma quando capisco cosa è lo strascichio sento cedere le ginocchia: sulla coda è presente una lama retrattile dello stesso materiale metallico delle zampe laterali, anch’essa in grado di rilasciare la sostanza nera.

Stridio, strascichio, risucchio.

Ormai è vicino e io sono impietrita dall’orrore. Ancora peggio l’odore mi colpisce come un pugno nello stomaco, sa di rancido e putrefatto, come se la melma trasudata fosse la stessa decomposizione dell’animale.
Mi piego in due e vomito bile che mi brucia la bocca, naso e mi fa lacrimare gli occhi, cerco di darmi un contegno ma i conati mi scuotono.

Respira. Inspira, espira.
Ma ogni respiro è una zaffata pestilenziale e inizia a girarmi la testa.

Stridio, strascichio, risucchio.

Mi rimetto i piedi e porto gli arpioni di fronte a me, in posizione di difesa. Lancio un’occhiata di lato e vedo che Aiden è in piedi e in guardia, verdognolo in volto, ma almeno lui è riuscito a non dare di stomaco in diretta nazionale. Averlo accanto è l’unica cosa che non mi sta facendo urlare e piangere come una bambina di tre anni.
L’ibrido abbassa il muso verso di noi e il ruggito che ne deriva penso sia in grado di staccarmi la carne dalle ossa, mi sento come se mi avessero buttato in una campana e poi suonato per ore. Perdo l’equilibrio.

Stridio, strascichio, risucchio.

Ancora un passo e sarà così vicino che la prossima volta possiamo sentire il ruggito direttamente dallo stomaco. Come risvegliata da questo pensiero balzo in piedi col cervello a mille. L’idea migliore sarebbe scartare di lato, visto che l’unico punto debole del mostro sembra essere la lentezza, solo che siamo stati così a lungo inchiodati dall’orrore che il mostro non è molto lontano nemmeno dalle pareti laterali con cui ci hanno intrappolato.
Lancio un’occhiata a quello che negli ultimi dieci secondi è diventato il mio miglior alleato, che ironia.

“Lato al tre!” eravamo giunti alla stessa conclusione.

“Uno” e mi acquatto

“Due” prendo fiato

“Tre” mi slancio verso destra e sento Aiden fare la stessa cosa a sinistra, scivolo lateralmente contro il muro trasparente per evitare la massa ingombrante dell’ibrido, anche se il muro mi sembra sempre più vicino all’animale e non mi lascia molto spazio di manovra, penso quasi di esserci riuscita quando sento uno scatto sonoro, alzo la testa per vedere cosa è stato, e vedo calare verso di me le zampe metalliche sgocciolanti melma che si stanno allungando per raggiungermi, urlo e accelero. Mi trovo a zigzagare tra una giungla di sette metalliche che tentano di impalarmi e gocce di pece che tentano di soffocarmi.

Miracolosamente mi sembra di essere scapata al pericolo e poi… sbam!
Mi spiaccico contro il muro invisibile di nuovo; sono a pochi passi dalla coda del mostro e l’arena è già finita. Quei maledetti strateghi hanno ristretto l’area a meno della metà dello spazio iniziale per farci fronteggiare quell’abominio di ibrido.
Mi rimetto in piedi, mi giro verso l’ibrido e impreco ancora con veemenza. Certi marinai che conosco sarebbero fieri di me, a questo pensiero quasi mi sfugge un sorriso.
Non faccio in tempo a far altro se non a buttarmi di nuovo a terra, perché dalla coda è partito un missile di pece che si spiaccica contro il muro nel punto esatto in cui mezzo secondo prima c’era la mia testa.

Nel clangore metallico causato da Aiden, che lotta contro le zampe metalliche che non hanno intenzione di farlo passare, avanzo verso la coda schivando palle di pece. Quella dannata cosa va messa fuori uso.
L’ibrido non si è mosso da quando abbiamo scartato di lato per aggirarlo, ma non ne ha bisogno a questo punto, non possiamo andare da nessuna parte, siamo costretti a stargli attorno e sebbene non possa girarsi per inghiottirci siamo alle prese con altre parti altrettanto pericolose di quel mostro.
Sono quasi alla coda quando una palla enorme mi arriva contro e non faccio in tempo a schivarla, salto, ma sento l’impatto dalle ginocchia ai piedi, tanto che mi sposta di parecchio in dietro e atterro a faccia in giù in una pozza di melma, con uno schianto che mi svuota i polmoni e mi fa dolere tutte le ossa.

Avrei preferito ritornare a essere schiacciata nel fango dal ragazzo del Tre, questa cosa nera puzzolente sembra colla e non mi permette di alzarmi. Sono incollata al pavimento con busto e gambe, per lo meno non ho perso la presa sugli arpioni e riesco a muovere le braccia. La coda però non contenta continua a sparare palle di pece che sibilano sopra la mia testa, impedendomi anche solo di provare ad alzarmi.

Alzo un pochino la testa e vedo Aiden in difficoltà, quando lui ha scartato di lato il muro si deve essere spostato parecchio lasciandolo incastrato tra le zampe metalliche che gareggiano con lui, in una lotta decisamente impari. Lui cerca di difendersi come può ma è limitato da un piede incollato a terra dalla pece e altra melma nera colatagli addosso che gli rallenta i movimenti, era evidente che non riuscendo ad aggirare l’animale stava tentando di portarsi sotto il suo busto, alto a sufficienza da farlo passare, per sfuggire alle zampe metalliche, ma vi è rimasto intrappolato dentro.
Ma era bloccato a terra con un piede e non gli restava altro che difendersi allo strenuo delle forze.

Tutta questo schifo di Arena era caratterizzata da fango e melma, bleah che orrore, anche io ho provato a essere mezza affondata nel fango più di una volta senza contare che adesso sono costretta a terra.

Ehi però io avevo già avuto uno stivale bloccato e me ne sono tirata fuori in mezzo secondo, mi maledico mentalmente per essere stata così stupida, il panico non fa pensare lucidamente. La soluzione era così ovvia che chiaramente non ci abbiamo pensato subito. Né io né lui.
Io non sono incollata a terra, i miei vestiti lo sono, lui non è bloccato nella pece, il suo stivale lo è.

Facendo attenzione alle sfere di melma sopra la mia testa mi alzo di scatto con un rumore di stoffa strappata al seguito, mi acquatto in una zona priva di masse oleose e inizio a strisciare verso l’ibrido, mi alzo, rotolo, mi abbasso o salto a seconda dei missili che mi vengono scagliati fino a quando mi trovo di fronte alla coda che sostituisce il comodo spara melma nera con una lama che avevo visto prima e che mi ricorda paurosamente quella di Mannaia.
Di bene in meglio.

Inizio a lottare con tutte me mie forze e cerco di sovrastare il clangore metallico per comunicare con Aiden.
“Stivale! Aiden!” niente non mi sente.
Do fondo a tutte le mie riserve di forze che non credevi di avere e, parando i colpi con un arpione, infilzo nella malefica coda dell’animale l’altro, che penetra tra le lucenti schegge facendo uscire liquido verde.
Un ruggito dell’animale mi scuote e per poco non mi fa cadere di nuovo.

La coda smette di muoversi e le zampe si immobilizzano a mezz’aria, cala un silenzio irreale.
Aiden tira un sospiro nell’avere una tregua e io ne approfitto “Aiden! Lo stivale!” mi guarda senza capire, poi mi vede coi vestiti mezzi strappati e si illumina, veloce come un lampo si sfila la scarpa. Mentre facciamo ciò l’animale si muove, sta cercando di girarsi, basta fronteggiarci per finta, adesso vuole proprio azzannarci e trovarmi faccia a faccia col suo brutto muso è l’ultima delle cose che vorrei.

Adesso lo spazio ristretto è un impiccio per la mole esagerata dell’ibrido che deve girare su se stesso per prenderci, ma noi essendo minuscoli al suo confronto e veloci ci portiamo al riparo sotto il suo enorme torace infilandoci tra le quattro zampe massicce che poggiano al suolo.

“Che facciamo?” panico.
Un ruggito poderoso di frustrazione proviene dall’ibrido.
“Non ne ho idea!” panico su panico.

Continua a muoversi, ma non può raggiungerci, così piega l’ampio collo per guardarci sotto di lui e ci ringhia contro, allunga le zampe meccaniche e la coda, ma nemmeno quelle arrivano a prenderci.

Questa situazione di stallo non può durare ancora molto e di fatti l‘ibrido comincia a rimpicciolirsi, lo spazio sotto il suo ventre diventa sempre meno, proviamo a infilzarlo con spada e arpione, ma risuona solo un clangore argentino, è tutto inutile, è rivestito di metallo.
Cosi quando ormai ci troviamo acquattati rotoliamo fuori uno da un lato e uno dall’altro da quello che per pochi istanti è stato il nostro rifugio sicuro. Appena fuori il mostro ruggisce e comincia a rigonfiarsi, non tanto da tornare alla dimensione di prima in cui potevi essere inghiottito con un solo boccone, ma diciamo che con un morso poteva staccarti la testa benissimo e inoltre con queste dimensioni non potevamo più sfruttare la nostra velocità, in quanto sembrava essere molto più agile.

Probabilmente avevo vinto il premio simpatia perché con un sibilo pestilenziale la testa si gira verso di me, mentre la coda punta dall’altro lato verso Aiden e lo sento iniziare a combattere con la lama della coda.

L’orribile muso dell’ibrido mi scruta, le zampe metalliche laterali stridono, come pregustandosi l’assaggio che daranno alla mia carne, la lingua verdognola penzola dal muso nero, da cui colano gocce di bava cupe come la pece che ci sputa addosso da ogni parte.
Aiden mi grida qualcosa, ma sono ipnotizzata dagli occhi del mostro, non posso fare a meno di stare ferma a fissarli, viola scuro, quasi neri, profondi, sembrano quelli di un animale vero, un abisso di dolore reale, poi un rantolo sale dalle fauci dell’ibrido e mi attacca.
Scarto di lato con un urlo e schivo le zanne per un pelo.

Sento di nuovo Aiden che urla e capisco solo parole sconnesse come ‘carne’ e ‘arpione’, ma al momento la mia maggiore preoccupazione è evitare di essere sgranocchiata dalle zanne lunghe come il mio avanbraccio. Cerco di aggirare la testa in tutti i modi possibili, ma non posso sopravvivere solo schivando quella cosa.

E infatti non ci riesco, capisco di essere finita quando sento le mascelle del mostro chiudersi sulla mia gamba e sollevarmi da terra. Un dolore atroce, lancinante che mi sale lungo la schiena e si impossessa di ogni fibra del mio essere. Mollo l’arpione che si schianta al suolo con un crack, ma non mi importa più di nulla, non c’è altro se non il dolore, io sono dolore, pensavo di aver sofferto ma nulla è paragonabile alle zanne che ti penetrano nella carne. Tutto diventa nero e freddo, urlo come mai prima d’ora, è straziante, prego si svenire per il dolore in modo da essere accolta tra le braccia della morte mentre sono nell’oblio.

Ma ciò non accade, anzi precipito a terra in una fontana di sangue e pece nera tra le schegge della mia stessa arma, il mostro latra in modo raccapricciante e si gira si scatto, dimenticandosi di me. Appena ricomincio a vederci e mettere a fuoco, vedo dinanzi a me un moncone sgocciolante melma nera e liquido verdastro dove una volta c’era la coda e capisco cosa deve aver fatto Aiden.

Il dolore mi dà una lucidità mentale pazzesca, ecco cosa mi stava dicendo, che il rivestimento di metallo probabilmente era solo sul corpo centrale dell’ibrido, che le estremità come il collo e la coda dovevano essere di carne visto che avevo infilzato l’arpione proprio nella coda e che per avere quella mobilità il metallo sarebbe stato d’intralcio.
Magari inconsapevolmente ma Aiden mi aveva salvato di nuovo.
Scaccio questo fastidioso pensiero ragionando sul fatto che anche io lo avevo aiutato.

Cerco di sollevarmi ma è una sensazione atroce, la gamba ferita è così sporca che non capisco nemmeno quanto sia grave il danno…
L’urlo di Aiden mi scuote, mi rimetto in piedi e stringo i denti.

Finalmente riesco a vederlo, è in piedi davanti al muso orrendo del mostro, impugna un bastone spezzato, probabilmente quello che resta dell’arpione che avevo piantato nella coda e con l’altra mano si tiene un fianco da cui sgorga un mare di sangue.

La nostra arma migliore, la spada, giace riversa a terra fuori dalla nostra portata, troppo vicina alle zampe dell’ibrido.

Siamo morti.

L’ibrido ruggisce di nuovo e inarca il collo preparando l’attacco, un attacco da cui Aiden non sarebbe mai scampato. Così faccio la cosa più idiota della lunga lista di cose idiote che abbia mai fatto, inizio a urlare contro il mostro e raccolgo una manciata di schegge di legno che lancio nel moncone della coda.
L’ibrido volge l’enorme muso verso di me, piano distrazione riuscito, falla del piano: ho una gamba mezza mangiucchiata quindi non mi posso spostare velocemente. Merda.

Ho gli occhi di quel coso puntati addosso, si gira completamente verso di me e mi ringhia contro.
Aiden però non ci pensa due volte, appena fuori dal mirino dell’ibrido inizia a scivolare verso la spada, così faccio anche io, tenendo le spalle al muro scivolo trascinando la gamba verso il suo lato.

Pensavo che avremmo potuto fronteggiarlo assieme. Pessima mossa strategica, il mostro si accorge di Aiden e fa calare le zampe metalliche su di lui, gli trapassa una gamba inchiodandolo al suolo senza via di scampo, ma lui è riuscito a impugnare la spada che non usa per combattere le zampe ma che lascia scivolare a terra.
Non capisco cosa ha fatto fino a che la spada non arriva ai miei piedi.
La raccolgo incredula appena in tempo per parare una zampata diretta a me, mi vengono i brividi per il cigolio metallico della zampa contro la lama, quando vedo un’altra zampa metallica calare su di lui, questa volta trapassandogli il petto.

Urlo. Di rabbia, di dolore, di paura, di tutto assieme e mi slancio contro la bocca del mostro, non faccio che un passo che la gamba cede, ma l’ibrido mi viene incontro a fauci spalancate.
Raccolgo tutto quello che sono e che ero, impugno con entrambe le mani la spada e quando vedo l’oscurità della gola del mostro che cala su di me, spingo dentro la spada e cerco di muoverla verso l’alto. Sento i denti penetrare nelle braccia e vedo la punta della lama sbucare in mezzo agli occhi del mostro.
Poi tutto si fa nero, l’ultima cosa che sento è un colpo di cannone misto a un latrato di dolore e non posso essere certa di non essere stata io.
 
 
 
 
 
 
 








 
 
 
 
* è stata un po’ adattata chiaramente, ma la citazione originale è questa: “Sai una cosa? Certe persone non vogliono essere salvate. Perché la salvezza implica un cambiamento. E il cambiamento richiede uno sforzo maggiore dal restare uguali. Occorre coraggio per guardarsi allo specchio e vedere oltre il proprio riflesso. Per scoprire chi saresti dovuto diventare. La persona cancellata dagli eventi della tua infanzia. Eventi che hanno stravolto la traiettoria della tua vita. Trasformandoti in qualcosa di inimmaginabile... o persino di incredibile... Dandoti il coraggio di abbracciare ciò che ti aspetta sin dalla nascita, perché è il tuo desiderio. E capire finalmente. Chi sei...”
dal libro "Batman" di Grant Morrison

 
  
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