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Autore: Ciulla    11/09/2016    2 recensioni
Il Dottore non è molto romantico, ma per la sua River si mette di impegno, fallendo miseramente quasi sempre.
Raccolta di cinque Flashfic.
“Invece di addobbare questo posto hai ritenuto che fosse meno stancante decorarlo con una proiezione olografica, dico bene?”
Il Dottore arrossì, armeggiando con i comandi e cercando di riparare il sistema che aveva appena accidentalmente mandato in tilt. “Ehi, il Tardis è enorme! Potenzialmente infinito! Addobbarlo tutto sarebbe stato faticosissimo!”
River alzò lo sguardo sul compagno, pronta a ribattere, ma si fermò di colpo. “Dolcezza... Lo sai, vero, che anche i tuoi vestiti erano una proiezione olografica?”

Eleven/River
Spoiler sulla 6x13 “Il matrimonio di River Song” e sullo speciale di Natale “I mariti di River Song”.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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PROPOSTA DI MATRIMONIO
 

Erano ormai diverse notti che il Dottore, non appena la sua River si accingeva ad andare a letto, si presentava col Tardis in quella buia cella di Stormcage. La donna spesso fingeva di essere stanca e si faceva pregare per raggiungerlo nelle sue scorribande; il dottore che arrivava ad un passo dall’implorare per la sua compagnia era uno spettacolo che, secondo River, meritava il rischio che correva spingendo la sua pazienza al limite. Era consapevole che, continuando così, prima o poi il dottore avrebbe pensato che davvero non voleva andare con lui e che sì, per una notte le sarebbe piaciuto dormire, ma, fino ad allora, la donna poteva giocare con lui come il gatto col topo, divertendosi ed amandolo nella sua folle maniera.
Quella, però, non era una di quelle sere in cui River avrebbe avuto il dottore alla sua mercé; fin da quando lo strano uomo col cravattino mise piede fuori dal Tardis, River capì che c’era qualcosa di diverso, di nuovo; lo colse nella particolare luce felice che brillava nei suoi occhi, nel suo sorriso, nei suoi capelli stranamente pettinati e nel suo passo rapido ed impaziente. Appena lo vide con quell’atteggiamento si aprì in un sorriso uguale al suo, come per riflesso, e non poté fare altro se non alzarsi in piedi ed accoglierlo con uguale gioia. “Che si fa oggi, dolcezza?”
Il Signore del Tempo sorrise. “Ho dei piani speciali per stasera, River. Faremo una cosa che... Beh, abbiamo già fatto in passato, ma in modo affrettato e poi in una linea temporale che non esiste più, quindi... Beh, oggi lo faremo per bene”.
River aggrottò la fronte. Non capiva cosa intendesse il Dottore, né perché fosse così imbarazzato; un lieve rossore gli invadeva le guance e i suoi occhi saettavano per la stanza, soffermandosi occasionalmente sulle labbra della donna, sui suoi capelli, sulle sue mani, ma mai nei suoi occhi, come se fosse troppo impaurito per poter reggere il suo sguardo.
“Non capisco, puoi essere più chiaro?”
Solo allora il Signore del Tempo alzò lo sguardo su River, la sua River, e lei capì, mise insieme i pezzi.
“... In una linea temporale che non esiste più...”
“... In modo affrettato...”
“Siamo in battaglia, quindi faremo la versione breve. Capitano Williams, dica acconsento e do il permesso...”

River sorrise. Prima fu un sorriso timido, poi uno aperto, e presto si trasformò in una fragorosa risata di fronte ad un Dottore alquanto allibito.
“È un sì?”
River scosse la testa continuando a ridere.
“E questa a te sembra una proposta di matrimonio? Dolcezza, devi farne di strada se vuoi che io ti sposi. Hai bisogno di qualche lezione di romanticismo”.
Il Dottore non credeva alle sue orecchie.
“Ma ho prenotato tutto per stasera! Ci sono anche due invitati!”
“Hai una macchina del tempo! Possiamo sposarci quando vogliamo! E non avverrà finché non me lo chiedi come si deve! Piuttosto, se non hai altri piani per stasera puoi anche tornare da dove sei venuto; sono stanca e vorrei dormire...”
Il volto del Signore del Tempo passò da perplesso ad affranto.
“Ma no, River, dai, per favore! Vieni con me! Possiamo fare qualcos’altro!”
Stesa sul letto, dando la schiena al Dottore, al riparo dai suoi sguardi, River sorrise felice.



 
PROPOSTA DI MATRIMONIO... DI NUOVO


Erano passate settimane dalla prima proposta e River aveva invano aspettato che ne arrivasse una seconda. Non temeva che il compagno si fosse tirato indietro, ma la lunga attesa la stava spazientendo; era una donna affascinante ed impegnata, lei, non poteva starsene sempre ad aspettare quello sciocco Dottore.
Seduta sul letto, River sospirò. Ma chi voleva prendere in giro? L’avrebbe aspettato per sempre, perché lo amava alla follia e perché se quel pazzo ci stava mettendo così tanto, significava che ci teneva davvero e ci si stava mettendo di impegno.
Sorrise al familiare rumore del Tardis. Si alzò, pronta ad accogliere il suo Dottore con le sue solite schermaglie affettuose, ma nessuno uscì dalla cabina blu. Subito sbuffò; era già successo in passato che l’uomo la facesse aspettare e, una volta entrata nella strana astronave, l’aveva trovato steso a terra con un cerotto onirico sulla mano. Apparentemente, se l’era appiccicato addosso per sbaglio mentre cercava il cacciavite sonico in qualche cassetto sperduto.
Schioccò le dita, ed il fedele Tardis aprì le porte per lei; con passo esitante entrò e rimase a bocca aperta di fronte alla sala che le si stagliava davanti.
Il Tardis era addobbato come non l’aveva mai visto prima: ghirlande di rose rosse pendevano da ogni angolo, cuoricini volanti si libravano sopra di loro e, in mezzo a tutto questo, il Dottore indossava un vestito quasi accettabile e sorrideva felice. Quando lei fu completamente all’interno della cabina, schioccò le dita per far richiudere le porte, e si inginocchiò sorridendo di fronte alla donna.
“È così che si fa, no? Ci si inginocchia!” Esclamò mentre estraeva dalla tasca della giacca una scatoletta ricoperta da un soffice velluto nero.
“River Song, Melody Pond, straordinaria donna... Mi vuoi sposare?”
Così dicendo, aprì la scatoletta e allungò le braccia verso River perché ne prendesse il contenuto.
Lei, fino a pochi istanti prima serena e commosa, lo fissò scettica. “Sul serio? Mi stai facendo la proposta e al posto dell’anello trovo un cravattino?”
“Non è un cravattino qualunque!” Esclamò offeso il Dottore. “Questo è il cravattino con cui ci siamo sposati la prima volta! Quello con cui abbiamo legato insieme le nostre mani e le nostre anime!” Concluse con aria tragica.
“Dolcezza, come tu hai ricordato l’ultima volta che mi hai chiesto di sposarti, quella era una linea temporale che ora non esiste più, così come non esiste più quello che vi era contenuto... Incluso il cravattino”.
Il Dottore si alzò di scatto, offeso. “È un gesto simbolico! Certo che a te non va mai bene nulla!” Esclamò, dando una manata sulla console dei comandi. Immediatamente, tutto quello che li circondava scomparve nel nulla; fiori, cuoricini, luci, addobbi, come risucchiati da un buco nero. Alla donna ci volle poco tempo per capire.
“Invece di addobbare questo posto hai ritenuto che fosse meno stancante decorarlo con una proiezione olografica, dico bene?”
Il Dottore arrossì, armeggiando con i comandi e cercando di riparare il sistema che aveva appena accidentalmente mandato in tilt. “Ehi, il Tardis è enorme! Potenzialmente infinito! Addobbarlo tutto sarebbe stato faticosissimo!”
River alzò lo sguardo sul compagno, pronta a ribattere, ma si fermò di colpo. “Dolcezza... Lo sai, vero, che anche i tuoi vestiti erano una proiezione olografica?”
Per quella sera, i discorsi sul matrimonio furono lasciati in sospeso.



 
PROPOSTA DI MATRIMONIO... QUESTA VOLTA DAVVERO


Questa volta il Dottore se lo sentiva; era la volta giusta. Aveva addobbato la sala comandi del Tardis con le sue mani, con fiori e decorazioni vere; aveva sistemato l’illuminazione, imparato il discorso e si era procurato un anello con incastonato il venticinquesimo diamante più grosso che fosse mai stato lavorato nell’intero universo; aveva ripiegato sul venticinquesimo solo perché i precedenti ventiquattro erano troppo pesanti per poter essere portati al dito. Era tutto pronto, mancava solo la futura sposa.
Aspettarla nel Tardis fu più lungo e noioso rispetto alla volta precedente, ma al suo ingresso il Dottore capì il perché: intuendo probabilmente come sarebbe andata la serata, River si era cambiata ed indossava un semplice abito rosso che metteva in mostra le sue curve mature e sinuose. Si era legata i capelli in un’acconciatura elegante sopra la testa ed il Dottore sorrise, rincuorato da tante accortezze, consapevole che, in fondo, anche lei teneva tanto a quel matrimonio.
Si inginocchiò ai suoi piedi, pronto ad aprire la scatoletta che adesso conteneva qualcosa che sapeva la donna avrebbe apprezzato.
“River... Non nego che tu mi abbia tirato matto con questa storia della proposta romantica...”
“E a te questo sembra un discorso da proposta romantica?”
“Lasciami finire! Non nego di aver pensato diverse volte che probabilmente eri a dir poco pazza a chiedere tutto questo impegno per un’unione che nel nostro cuore sentiamo già... Però ho pensato molto più spesso che, in fondo, se è questo che vuoi, allora è questo che meriti. Sei una donna fantastica, River, sei così dolce nella tua pazza maniera, sei sempre accanto a me, pronta a sopportare le mie stramberie, e io provo sul serio, dal profondo del cuore, il desiderio di averti accanto per il resto della mia vita. Se tu me lo chiedessi, ruberei la luna dal cielo per te, e sai che potrei farlo davvero, basta usare un raggio miniaturizzatore ed è fatta. Per cui se tutto quello che vuoi è una proposta romantica, allora eccotela. Sono qui, in ginocchio davanti a te, a chiederti in moglie, perché tu potrai non saperlo, potrai dubitare di me, di queste mie parole, ma questa è la verità: io ti amo, professoressa Song, e vorrei una tua risposta affermativa, è quanto più desidero al mondo. Ho girato tutto l’universo, ho visto stelle nascere e morire, ho visto pianeti formarsi ed esplodere, ho assistito al miracolo della vita, ho avuto occasione di vedere i fenomeni più belli nei mondi più disparati, ma qualunque bellezza impallidisce davanti alla tua. River, mia dolce River... Mi vuoi sposare?”
Con mani tremanti aprì la scatoletta ed osservò l’espressione della donna, che aveva gli occhi lucidi e cercava di non far vedere le sue emozioni sul volto fin troppo comunicativo.
“Sì”, mormorò River, finalmente appagata e felice. Soffocò le lacrime di commozione mentre il Signore del Tempo le infilava l’anello al dito e, per coronare il momento perfetto, la abbracciava e la baciava con slancio.
“Ci sposeremo il giorno che tu preferirai, nel modo in cui tu preferirai, River”, mormorò lasciandole un bacio nei capelli. “Ora voglio portarti a ballare, come mi chiedi da settimane. Vado a cambiarmi, tu sei fin troppo stupenda per un uomo vestito con quattro stracci come me”.
River rimase da sola nella sala comandi, incredula e commossa. Girò tutta la stanza, accarezzando le decorazioni ed annusando i fiori sparsi qua e là; su uno di essi trovò un bigliettino e, pensando fosse un’aggiunta che il Dottore aveva fatto per lei, lo aprì sorridendo.
Il sorriso svanì presto.

Dottore,
Ti ricordo che ti sto aiutando solo perché si tratta di mia figlia, e voglio che lei sia felice. Questo è l’ultimo mazzo di fiori che ho comprato; vedi almeno di appenderlo tu e non farlo fare a qualcun altro come hai fatto con il resto del lavoro. E mi raccomando, dopo averle recitato il discorso che io ti ho scritto, indossale l’anello al dito, baciala e, se riesci, falle qualche complimento sul vestito. Rendila felice, Dottore, e prendi qualche lezione di romanticismo.
Amy Pond

In un modo o nell’altro, quel folle uomo gliel’avrebbe pagata.

 
 
VIAGGIO DI NOZZE


La lunghissima cerimonia di nozze, con grande gioia del Dottore, era finalmente terminata. Entrambi i due sposi erano usciti dall’esperienza conoscendosi meglio di prima; River aveva finalmente scoperto il vero nome del Signore del Tempo, mentre il Dottore aveva scoperto che sua moglie poteva diventare veramente vendicativa se scopriva che a scrivere il discorso di fidanzamento non era stato lui ma sua madre. Fortunatamente era tutto finito e River aveva deciso di dargli una seconda possibilità per fare spontaneamente qualcosa di romantico: gli aveva dato il permesso di scegliere il luogo perfetto per la loro luna di miele.
La decisione era stata difficile, ma alla fine ce l’aveva fatta. Aveva scelto il posto, affittato un’intera villa che potesse rispondere alle esigenze della sua signora e si era preparato con cura, indossando il suo cravattino migliore e persino un elegantissimo fez. Aveva aperto la porta del Tardis con galanteria e River si era ritrovata in questa lussuosa dimora che si prospettava il luogo in cui avrebbe vissuto per la settimana successiva. Beh, forse non vissuto, avrebbero girovagato molto: però vi avrebbero dormito. Beh, forse non dormito, in fondo erano in luna di miele: di sicuro avrebbero usato il letto.
Curiosa, si precipitò fuori dalla porta e rimase allibita nel vedere cosa si stagliava a qualche centinaio di metri da loro. Si voltò verso il Dottore, il volto rosso non di imbarazzo, ma di indignazione insorta per soffocare i ricordi troppo dolorosi. “Mi hai portato... Al lago Silenzio? Sul serio?”
Il Signore del Tempo abbassò lo sguardo, deluso. “Lo sapevo che avrei sbagliato. È il solo luogo che mi è venuto in mente”.
“Ma come può esserti venuto in mente questo? Mi sposi e mi porti in viaggio di nozze nel luogo in cui stavo per ucciderti?”
Il dottore abbassò la testa e fissò intensamente le iridi dell’archeologa. “River, mi dispiace. Ho affittato altre ville in altri posti più normali, temendo una reazione del genere. Però, ti prego, lasciami spiegare. Questo luogo è importante per la nostra storia. È un punto che ci lega, che ha significato e che non è giusto lasciar scappare così, solo perché lo temiamo o perché ci risveglia brutti ricordi. E River, è qui, sulla riva di questo lago, che io ho veramente capito di essere pazzo di te. Perché se sei disposto ad amare una persona nel momento in cui sta per ucciderti, allora sei disposto ad amarla per sempre”.
River quasi non sentì le ultime parole del Dottore; erano state poco più di un sussurro sulle sue labbra prima che lui la baciasse soffocando qualunque possibile protesta. Ma River non voleva protestare; aveva letto sincerità nello sguardo del marito e aveva convenuto che, sebbene i risultati non fossero sempre ottimali, il Dottore si stava davvero sforzando per essere romantico. Stringendogli una mano, lo condusse fino alla riva del lago, nello stesso punto in cui, meno di un anno prima, si trovavano in attitudine ben diversa. Con l’acqua che lambiva le loro gambe, River si voltò verso il Dottore e sorrise.
“D’accordo, te lo concedo, il lago non è tanto male. Inoltre, mi permette di fare una cosa che desidero fare dal primo istante in cui ti ho visto oggi”.
“Cioè?” Chiese curioso il Dottore.
Senza parlare, River gli sfilò rapidamente il fez e lo lanciò nel lago, guardandolo galleggiare e poi, man mano che si impregnava d’acqua, affondare lentamente.
“Molto meglio!”


 
L’ULTIMA NOTTE


Anni e anni di rimproveri e raccomandazioni ed una rigenerazione avevano finalmente portato River all’appuntamento perfetto. Quasi non aveva creduto alle sue orecchie quando la cameriera le aveva detto che sedevano al migliore tavolo di tutto il ristorante; era isolato, intimo, perfetto per una coppia di sposi che desiderano passare una cena in intimità. Il Dottore l’aspettava al tavolo, indossando un vestito miracolosamente elegante e con i capelli pettinati in modo tale da celare la ricrescita che prima lei gli aveva ironicamente rimproverato. Le aveva circondato la vita con un braccio, aveva notato il suo cambio d’abito e la sua nuova pettinatura, l’aveva lodata e riempita di complimenti, l’aveva osservata, ammirata ed amata con tutto se stesso. Le aveva mostrato il paesaggio, l’aveva invitata ad ascoltare il canto delle Torri di Darillium e l’aveva abbracciata.
Aveva ascoltato il canto con lei, e aveva pianto, apparentemente commosso dalla vista. Era stato un perfetto appuntamento romantico.
In cuor suo, River sapeva il vero motivo per cui il Dottore aveva pianto. Sapeva le storie, ascoltava i canti, e sapeva che secondo le leggende quella sarebbe stata la loro ultima notte insieme. E che durasse ventiquattro anni o ventiquattro minuti, era l’ultima.
Era stato un perfetto appuntamento romantico; suo marito aveva imparato bene. Ma il Dottore era un Signore del Tempo, con mille anni alle spalle ed almeno altrettanti davanti, un uomo longevo convinto di avere tutta la vita a disposizione. Per questo motivo era caduto nell’errore di molti altri uomini prima di lui: aveva imparato troppo tardi.

 
 
   
 
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