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Autore: BarbaraCenere    12/09/2016    1 recensioni
Lui la abbracciò, interrompendo quel lungo bacio. Quell'abbraccio però sembrava ancora più intimo del bacio di prima.
E allora accadde. Per un istante, per un solo momento, tra le sue braccia, a contatto con il suo corpo, con quel subbuglio dentro di se, Rose si sentì finamente a casa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         FINALMENTE A CASA

 

Aprì gli occhi, e si concentrò su una macchia del soffitto,troppo pigra per muovere anche solo un muscolo.
Rose voleva essere intrappolata in quel limbo che separa lo stato sognante dalla ragione, non voleva ricordare cosa avrebbe dovuto fare oggi, quali commissioni avrebbe dovuto sbrigare. Voleva godersi quell'istante il più a lungo possibile.
Qualcosa alla sua sinistra mosse il letto. Si voltò appena per vedere il Dottore. O meglio, John.
Non riusciva a capacitarsi. Era così sbagliato.
Stare con una sorta di clone, mentre il "vero" Dottore era chissà dove con chissà chi. Quell'idea le fece sentire un dolore acuto all'addome.
Magari era più felice così... Magari era quello il suo posto, stare con John. Lui glielo ricordava così tanto, e allo stesso tempo non era proprio lui. Era un concetto difficile da capire, ma lei quasi si rifiutava. Quello che vedeva era il Dottore in versione essere umano.
E lei non si era innamorata di lui. Si era invaghita dell'alieno Gallifreyano, dell'essere misterioso, divertente, spericolato che viaggia a bordo del Tardis.
C'era sempre stata una soluzione, tutto si era sempre risolto al meglio. Che aveva questa situazione di così differente dalle altre? Perché il Dottore, sfruttando qualche risorsa spazio-temporale (che Rose non sarebbe comunque riuscita a capire) non riappariva?
Forse non lo voleva. Rose faceva spesso questi pensieri. Forse era stato un modo carino per dirle addio.
Carino... Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi lucidi, la sua posa così stabile, e allo stesso tempo sembrava che un soffio di vento potesse far cadere la sua barriera protettiva. No, lui soffriva almeno tanto quanto lei. Voleva riabbracciarla quanto lo voleva lei. Quante volte aveva sognato di rivederlo, di riabbracciarlo, di...
Non ci avrebbe pensato due volte a lasciare questo posto, questa casa, John, per tornare a viaggiare col Dottore. I ricordi di quelle mille avventure a bordo del Tardis riaffiorarono, e quasi pensò che quel rumore fu la sua mente ad averlo provocato.
Invece no.
Era il suono inconfodibile del Tardis. A Rose quasi balzò il cuore in gola. Troppe volte lo aveva immaginato, troppe volte l'aveva sognato.
Era un sogno? Si sarebbe risvegliata affianco di John nel suo solito letto?
Senza farsi altre domande che non avrebbero comunque portato a nulla, si mise la prima cosa che trovò, forse anche dalla storta, e si precipitò fuori.
Rose guardò ovunque. Fece il giro della casa più e più volte, ma senza risultati. Aveva quasi le lacrime agli occhi. Come aveva potuto essere così stupida? Sicuramente era stata qualche macchina dal suono ambiguo. Non doveva illudersi così. Doveva ringraziare quello che aveva, John, un ragazzo che la amava alla follia. Sospirò lentamente, godendosi l'aria fresca ancora frizzante.
-Rose.- Una parola. Prima di voltarsi verso John rimase immobile. Quello non era John. Non avrebbe potuto esserlo. Quel tono deciso, quell'amore nelle sue parole, quelle sensazioni che provocavano dentro Rose, come se il suo corpo lo avesse riconosciuto, John non le aveva mai suscitate. Era come se lei lo riconoscesse, ma avesse paura a girarsi e scoprire che era John, uscito dal letto, ancora in pigiama, che la incitava di tornare a letto. Si fermò ancora un attimo ad osservare l'alba. Il sole illuminava appena il volto di Rose, ma non era abbastanza forte per riuscire a scaldarla.
Niente lo era.
Solo una cosa, ma quella cosa era sparita da molto tempo.
Non sentiva neanche un fruscio dietro di se. Sicuramente si era immaginata pure quello. Avrebbe dovuto solo capire e accettare che...
-Rose.- Ripetè. Questa volta non c'erano dubbi. Rose si voltò di scatto. Davanti a lei c'era quell'uomo, Il Dottore, unico e irripetibile. Mille sue copie non avrebbero mai eguagliato quello sguardo. Era nella stessa posizione dell'ultima volta che lo aveva visto. Ebbe però un fremito quando i suoi occhi si posarono su di lui.
Rose non poteva crederci. Si avvicinò lentamente al Dottore. Forse era incorporeo come l'ultima volta. Forse voleva finire quella frase lasciata a metà. Forse le avrebbe finalmente detto che l'amava. Lui rimase immobile mentre lei gli sfiorava una mano.
Calore. Era lì, non era solo uno stupido ologramma. Era lì in carne ed ossa. Rose si sentì quasi svenire quando lui gli rivolse un sorriso triste.
Rose gli gettò istantaneamente le braccia al collo. Era così bello, esattamente come se lo ricordava. Lui la stringeva ancora più forte. In quell'abbraccio quasi persero se stessi. Erano anni che si amavano, erano anni che si erano persi. Erano anni... che le loro labbra si attraevano come una calamita, che in un certo modo la ragione li separava.
Si staccarono un istante da quell'abbraccio, tanto da permettere di vedere a Rose che il suo Dottore stava... piangendo. Il suo cuore esplose a quella vista. Era una persona così fragile, aveva subito fin troppe perdite, che Rose non poteva neanche lontanamente immaginare. Ma in quel momento lui non voleva tutte le persone che aveva perso. In quel momento voleva solo lei. E lei lui.
Con un gesto inaspettato, Rose portò la mano al volto del Dottore, in lacrime. Era sopraffatto dalla gioia, e Rose era sicura che anche lei stava piangendo, anche se ormai non voleva sentire altro se non lui. Con l'indice gli asciugò una lacrima. Erano così vicini da poter respirare la stessa aria.
-Rose Tyler.- Disse ancora il Dottore. Il suo nome non era mai stato pronunciato meglio.
-Corri.- Instantaneamente le presa la mano e la portò di corsa all'interno del Tardis. Iniziava tutto così come era iniziato la prima volta. Aveva aspetto e voce diversa al'epoca, ma le abitudini non sparivano mai. Mentre lei correva dietro di lui, ammirava le sfaccettature del suo cappotto, i colori dei suoi indomabili capelli illuminati dal poco sole mattutino. Era così felice. A stento teneva il suo passo, ancora visibilmente scossa.
Attraversarono alcuni viali e... Lo vide. Il Tardis. Quel suo blu così blu, quelle scritte così familiari. Ne conservava ancora la chiave. La portava sempre al collo. La tirò giù con un semplice gesto e la infilò nella serratura. Lui entrò per ultimo.
Era così NORMALE. È incrdibile come una cosa tanto assurda come una cabina telefonica più grande all'interno e che viaggia nello spazio e nel tempo possa diventare la normalità di qualcuno.
-Dove ti porto, Rose?- Disse il Dottore mentre le prendeva una mano. Lei si girò verso di lui. Incastonò i suoi occhi in quelli di lui e il Dottore sembrò fare altrettanto.
-Non ricordavo fossi così.- Disse lui.
-Così come?- Chiese in un soffio, chiedendosi se dovesse prenderlo come un insulto.
-Così...-Si fermò un attimo a guardarla prima di proferira altre parole. -...da esplorare.- Era assurdo come complimento. Eppure qualcosa dentro lo stomaco di Rose si mosse. Una sensazione che non provava più da quando lui era scomparso. Era proprio da lui.
Era nel posto più bello del mondo con l'uomo (anche se letteralmente non lo era) più bello del mondo. La sua vita suonava perfetta già così. Era ancora più perfetto sapendo che quell'uomo era suo. Sapeva benissimo che non si può possedere un Signore del Tempo, che sono al di sopra dei desideri carnali. Eppure sembrava non essere mai stato attratto da nulla più che dalle sue labbra, al momento. Le fissava, e Rose scommetteva che si stava chiedendo che sapore avessero avuto. Non si erano mai spinti così in là. La ragione li aveva sempre fermati. Ma nel Tardis, la ragione non sembrava avere molto senso di esistere. Le luci blu e verdi dell'interno del Tardis lo facevano sembrare così a suo posto. Anche Rose voleva che questo, voleva che Lui, fosse il suo posto.
-Sai, l'altra volta avrei davvero voluto dirtelo.- Le sue labbra proferivano queste parole ad una distanza di pochissimi millimetri da quelle di Rose. Si sentiva perdutamente innamorata di lui.
Ed era ora. Le stava per dire che l'amava. Le stava per confessare il suo amore. Rose era stata in grado di amare due corpi della stessa persona, e aveva fatto la sua parte, confessandoglielo. Ma lui era sempre rimasto così, lasciando le frasi più importanti incompiute. Quasi che Rose pensò che forse non doveva pronunciarle. Per un Signore del Tempo amare un'umana... Forse era una specie di tradimento  verso la sua patria, verso i suoi simili. Magari era proprio DESTINO che lui non dicesse quelle tre parole.
-Rose Tyler. Io...- Rose lo interruppe.Aveva già sentito abbastanza. Sapeva che stava seriamente per dirlo, e tanto le bastò. Le sue labbra sfiorarono quelle del Dottore in una specie di danza paradisiaca.
Non aveva mai pensato che il corpo umano potesse trarre così tanto sollievo da un bacio. Aveva baciato John mille volte. Eppure non aveva MAI provato in tutta la sua vita quelle sensazioni. Si lasciò cullare dalle sue braccia che la avvolsero. Si abbandonò totalmente in quel bacio.
Lentamente gli sfiorò i capelli, e giurò di non aver mai toccato nessuno con così tanta passione. Il suo corpo era in balia di sensazioni indescrivibili. Non era l'amore che tutti si aspettano, di cui tutti gli scrittore scrivono e di cui i cantanti cantano.
Era molto, MOLTO di più. E pensare che fino a qualche anno fa non credeva a queste cose futili. C'erano soltanto il lavoro, la madre e i suoi pochi amici. Non avrebbe mai immaginato di riuscire a provare quelle sensazioni.
Le labbra del Dottore sembravano ardenre, riscuotevano avidi quei baci che le avrebbe voluto rubare in tutto questo tempo. Non si era nemmeno chiesta come avesse fatto a ritrovarla.
Perché lì, in quella sala di controllo gigantesca, non esisteva più nulla di importante se non lei e il Dottore.
Lui le sfiorava la schiena provocandole brividi che le scuotevano tutto il corpo. Quel bacio sembrò durare anni. Stavano sfogando tutto il loro amore, lo stavano manifestando. Avrebbero voluto che la gente capisse che QUESTO era amore. Nulla che si incontra in una normale vita umana può essere paragonato a questo. Rose si sentiva proprio così. Un po' la "prescelta". Era speciale. Lei sapeva quante compagne e compagni il Dottoreavesse avuto. Non aveva idea di quel che provava per ciascuna, ma era sicura che un bacio del genere poteva essere dato solo alla persona che si ama di più in tutto l'Universo. E lui più di tutti sapeva quanto questo fosse grande.
-Ti amo Rose Tyler.- Lui sussurrò queste parole sulle sue labbra, così piano che quasi lei pensò di essersele immaginate. Lei si sentì avvampare. Nessuno le aveva mai detto qualcosa di così importante credendoci con tutto se stesso.
Lui la abbracciò, interrompendo quel lungo bacio. Quell'abbraccio però sembrava ancora più intimo del bacio di prima.
E allora accadde. Per un istante, per un solo momento, tra le sue braccia, a contatto con il suo corpo, con quel subbuglio dentro di se, Rose si sentì finamente a casa.


 

Spazio Autrice: Salve! Questa è la prima ff su Rose e il 10 Dottore che io abbia mai scritto, sebbene io li abba amati fin dalla prima puntata. Nel prossimo capitolo mi concentrerò un po' di meno sulle sensazioni, sperando di mantenermi sempre poco esplicita.
Ringrazio anche la mia amica Ilaria che mi aiuta e apprezza i lavori che faccio, anche diversi dal campo della scrittura. Senza di lei mi sarei fermata molto prima (e forse sarebbe stato meglio!)


Buona lettura!

   
 
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