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Autore: BarbaraCenere    15/09/2016    0 recensioni
Lui la abbracciò, interrompendo quel lungo bacio. Quell'abbraccio però sembrava ancora più intimo del bacio di prima.
E allora accadde. Per un istante, per un solo momento, tra le sue braccia, a contatto con il suo corpo, con quel subbuglio dentro di se, Rose si sentì finamente a casa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 1, Doctor - 10, Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                                              FINALMENTE A CASA


Il Dottore si staccò all'improvviso da quell'intimo abbraccio. Aveva una faccia più che confusa. Quasi più di Rose.
-Scusa.- Disse allontanandosi da lei qualche passo. Rose non capiva.
-Scusa.- Ripetè, con lo sguardo basso. Rose lo stava squadrando cercando di capire se si riferisse al bacio.
-Non volevo ripiombare nella tua vita. Sei scampata alla morte per un soffio più di una volta quando viaggiavamo insieme... Sapere che sei lontata da me, ma viva mi ha dato un po' di forza e adesso...- Si passò una mano sul viso, fino ad arrivare a scompigliare i capelli. Poi sospirò. -Sono stato debole. Tu non hai idea di quante volte ho pensato e ripensato a come tornare... Ti ho rovinato la vita...-
Rose gli afferrò una mano, costringendolo a guardarla negli occhi. -Con TE ho trascorso il tempo migliore della mia vita. La mia vita sarebbe stata identica alle altre, ma tu l'hai resa speciale. Dimmi, è meglio vivere una vita lunghissima ma monotona o una vita piena di rischi, ma con la consapevolezza di essere in costante pericolo?- Quante volte il Dottore ci aveva pensato. Aveva pensato a come sarebbe stata la sua vita da Essere Umano. Magari sarebbe stato padre, insengante, avvocato, operaio, magari avrebbe amato una donna per tutta la sua vita. Di sicuro avrebbe perso di meno.
Sapeva cosa provava Rose. Eppure sapeva che col tempo si sarebbe abituata. Ci si abitua a tutte le assenze. Avrebbe dovuto essere molto più forte per dimenbticarlo. Avrebbe sempre sperato di rivederlo ancora. Non poteva portarla con se. Allora voleva godersi più tempo possibile con lei. La tirò a se, e si mischiarono in un bacio interminabile.
Rose percorreva la nuca del Dottore su e giù, mentre lui accarezzava il profilo del suo corpo per intero, con un tocco mai volgare. Aveva una tale capacità di farti sentire a tuo agio anche nelle situazioni più assurde.
Rose gli sfiorò le orecchie -Sai, quasi preferivo le vecchie- Entrambi risero mentre il Dottore la spingeva verso i comandi del TARDIS. La sollevò prendendola dai fianchi e la fece sedere velocemente sulla console. Rose avvolse le gambe attorno ai suoi fianchi. Volevano consumare il loro amore che scoppiava nei loro cuori. Rose si sentiva in Paradiso. Il Dottore dolcemente le baciava il collo mentre le sue mani si infiltravano sotto la maglia di Rose.
Lei si pentì di non aver idossato biancheria più adatta. Quasi ebbe una crisi di risa pensando all'assurdità della situazione. Le venne una pelle d'oca istantanea appena il Dottore le accarezzò la schiena nuda sotto la maglia.
Lei si adoperò per togliergli la giacca marroncina che portava costantemente. Appena fu per terra rimase un secondo interdetta.
Si sentiva una strana sensazione al centro del ventre, forse quello che la gente chiama "farfalle nello stomaco". Non aveva visto spesso il Dottore senza cappotto.
Allungò la mano e gli accarezzò il torace. Scendendo lentamente iniziò a sfilargli la maglia. Lui rendeva il tutto più difficile ritornando a baciarla lentamente. Era così maledettamente eccitante.
Sentiva i battiti accelerati dei suoi due cuori. Mise una mano fra loro, allontanandolo appena. Lui rimase immobile cercando di interpretare il suo gesto. Lei si abbassò fino a portare il suo orecchio sul suo petto.
Quattro battiti. Bum Bum Bum Bum. Ad una velocità impressionante. Quasi non si capiva a quale dei due cuori appartenesse il terzo o quarto battito. Sembrava inverosimile che un corpo potesse tenere quel ritmo senza conseguenze. Il cuore gli esplodeva, il sangue pompava nelle vene. Solo per lei.
Avrebbe voluto rimanere appoggiata ai suoi due cuori e sentirli battere per lei per sempre. Ma alzò lo sguardo e incrociò quello del Dottore. Con le lacrime a gli occhi gli sussurrò: -Mi erano mancati...- Poi sorrise.
Lui portò la mano destra sulle labbra di Rose accarezando con un dito il suo sorriso. -A me era mancato questo.- Poi si chinò regalandole un ennesimo, preziosissimo bacio lento.
Assaporava le sue labbra bacio dopo bacio. I loro corpi si incastravano come pezzi di un Puzzle. Perfetti.
-Voglio mostrarti una cosa.- Disse il Dottore. Si staccò da lei per tornare ad armeggiare con i comandi. Quel rumore. Quel suono raschiante che collegava immediatamente al TARDIS, al Dottore... Lei rimase lì un attimo ancora.
Lui le sorrise. Le si avvicinò in fretta. Le infilò un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena, la sollevò senza fatica e la fece scendere dolcemente. Allora premette alcuni pulsanti colorati che un attimo prima erano nascosti dalla schiena di Rose.
Appena ebbe finito prese Rose per mano. La portò davanti alle porte chiuse del TARDIS. -Chiudi gli occhi.- Lei ubbidì, curiosa. Sentì che si posizionò dietro di lei, cingendole la vita con le braccia. L'inconfondibile cigolio delle porte del TARDIS che si spalancano davanti a lei. Fuori neanche un rumore. -Aprili.-
Davanti ai suoi occhi c'era una galassia. Miliardi di puntini luminosi, misti a corpi celesti senza meta, pianeti in lontananza che seguivano la loro orbita. Poi una luce in lontananza si spense, per ricomparire l'attimo dopo. Solo che questa volta si espanse sempre di più, e sempre più velocemente.
-Che cos'è?- Gli chiese, curiosa.
-Rose Tyler.- Le sussurrò con le labbra a contatto del suo collo. -È una Supernova. Stiamo per assistere alla morte di una stella.- Rose non seppe mai se i brividi che le scuoterono in corpo furono per la bellezza davanti ai suoi occhi o per il delicato respiro della persona che amava sulla sua pelle.
-L'energia cinetica del materiale espulso in questo momento è pari all'energia che il vostro Sole rilascerebbe in tutta la sua vita, che si aggira intorno ai dieci miliardi di anni.- Lo spettacolo che si presentò davanti ai due fu incomparabile. Eppure il Dottore non guardava. Era troppo impegnato a guardare Rose, lasciandole qualche bacio fugace ogni tanto. Sentì i suoi due cuori battere tanto quanto prima. Eppure c'era così silenzio, così tanta pace in quell'istante, che era impossibile non essere calmi.
Velocemente la luce divenne abbagliante, avvolgendo tutto, e Rose fu costretta a girare la testa per riparare gli occhi. Dopo un attimo tutto tornò buio. I suoi occhi ci misero un istante ad abituarsi a quel cambio improvviso di luci. Vide dei nuovi pezzi di materiale spaziale ruotare senza meta fra le galassie.
-Questi pezzi, rilasciati dall'esplosione, continueranno a viaggiare finché non si aggregheranno e formeranno altri corpi più grandi, a volte formano anche pianeti.-
-Perché mi hai portata qui?- Chiese Rose, stampandosi nella mente quell'immagine meravigliosa.
-Volevo che capissi la metafora.- Dal suo tono di voce lei capì che stavano per iniziare un discorso triste. Si voltò. Gli occhi del Dottore erano lucidi.
-Che... Che metafora?- Chiese timorosa lei.
Lui espirò piano. -Noi siamo come quella Supernova quando stiamo assieme. Il nostro amore brucia così tanto che ci consumerà.- Le accarezzò i capelli. -Se ci separiamo soffriremo, fino a scoppiare, così com'è esplosa quella stella.- Rose prese fiato per contraddirlo, lui riuscì a fermarla con uno sguardo. -Dobbiamo riuscire a trarne qualcosa di positivo, però.- Si girò e indicò un frammento fuori dal TARDIS. -Così come dalla morte... È nata la vita.-
-Non voglio lasciarti.- Gli disse piangendo sulla sua spalla.
-Rose.- La costrinse a guardarlo tenendola per le spalle. -Io ti amo più di qualunque cosa. E questo mi spaventa.-
-Se mi portassi con te...-
-Se lo facessi... Potrei non riuscire a scegliere oggettivamente. Potrei non riuscire a mettere la vita di miliardi di persone in primo piano rispetto a te. Ti salverei a qualunque costo. E io non sono un assassino.- Vedeva la paura nei suoi occhi.
Lui le poggiò una mano sul cuore, quasi per sentire la sua umanità. Gli sembrò di riuscire a sentire il suo cuore soffrire. Stava esplodendo proprio come quella stella. -Non voglio obbligarti. Voglio che tu capisca.-
-Capisco... Ma perché non lasci che il mondo se la cavi da solo? Che tutto l'universo e quello che c'è dopo proceda da solo? Non puoi continuare a salvare sempre tutti. Non ci riuscirai. Non sempre, non tutti. Voglio che tu passi la tua vita con me.-
-Rose..- Fece una smorfia come per trattenere le lacrime. -Io ho più di mille anni. Ti vedrei crescere, invecchiare, ti vedrei morire... SO di non poterlo sopportare. Come ti dissi tempo fa, tu puoi trascorrere il resto della tua vita con me, ma io non potrò mai.
Più tempo passo con te e più ti amo. Non potrei mai andare avanti. Chissà cosa potrei...- Alzò la testa, reprimendo la sofferenza di quello scenario in qualche modo. Lei si sentiva così impotente contro la sua sofferenza... -Il mondo ha bisogno di me. Tutti hanno bisogno di aiuto. Io sono l'aiuto che la gente ha paura di chiedere. È la mia natura indagare, cercare il problema e risolverlo. Non potrei mai, per quanto disperatamente io lo voglia, passare la vita come un umano.-
Lei gli rubò un bacio, cercando di alleviare quel dolore che dava la parvenza di sembrare immenso.

Lui la accompagnò in silenzio fuori casa sua, dopo essersi rimesso il cappotto. Si trascinò pesantemente davanti la porta chiusa del TARDIS. Lui le prese una mano.
Stettero qualche minuto immobili, a guardare la porta color bianco antico della porta interna. Poi all'improvviso lui la tirò dalla sua parte. I loro corpi si scontrarono.
-Permettimi solo di prendere l'ultima cosa che... Se non lo... Io me ne pentirei per... So che è sbagliato secondo quello che ho detto ma...- Lei interruppe il suo balbettio imbarazzato con un bacio.
Erano entrambi consapevoli che era l'ultimo bacio che i due si sarebbero mai più scambiati. Si strinsero morbosamente, quasi come se fosse un'unica persona che torna a casa.
Adesso aveva capito. Mentre baciava in quel modo il Dottore aveva capito. Rose aveva capito che casa sua era con John. Quell'addio le aveva insegnato di apprezzare quel che si ha. Le era mancato terribilmente il Dottore, eppure ce lo aveva lì.
Aveva lì, a casa, nel suo letto,tutto ciò che aveva sognato. Il Dottore con il quale invecchire, il Dottore con il quale ivecchiare INSIEME. Si staccarono da quel bacio, e lei si guardò attorno per l'ultima volta.
Non avrebbe mai più rivisto il TARDIS. Le sarebbe mancata quella vita, ma quell'altra vita, al fianco dell'uomo che amava e che avrebbe messo lei davanti a tutto... la aspettava fuori da quella porta.
-Addio Dottore.- Gli sussurrò. -Grazie di tutto.-
-Grazie di tutto.- Ripetè lui.

Rose sentì il rumore del TARDIS dietro di se e capì che era scomparso. Questa volta non si voltò indietro. Doveva guardare solo avanti. Sorrise mentre tornava finalmente a casa, lasciando la piazza nella quale era arrivato il TARDIS.

Ma qualcosa catturò la sua attenzione. Una parete. No, tutta la casa. Completamente ricoperta da una scritta. Fu assalita dal panico. Si mise ad urlare. Tremava talmente tanto che a stento si reggeva in piedi. Sapeva cosa volevano dire. Quelle due parole.



BAD WOLF


Spazio Autrice: ADORO lasciare le mie storie aperte, non creare un finale preciso, perché essendo una serie tv non sono nessuno io per permettermi di creare una fine alternativa. La mia è un'ipotesi. Mi piace pensare che voi, dopo aver letto questi due capitoli, ci pensiate un po'. Riflettiate, specialmente se amate il personaggio di Rose tanto quanto me. Create voi la vostra fine personale. Nella vostra mente, immaginate un finale. Scrivetelo se volete... Io preferisco sempre i finali aperti, perché li trovo più interattivi. Spero che vi sia piaciuta la mia prima storia su Efp, ne pubblicherò altre anche di altre serie o con temi completamente diversi molto presto ;)
   
 
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