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Autore: TaliaAckerman    16/09/2016    3 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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Non c'erano dubbi su quanto la notizia avesse deluso Jel. Seppur ingenuamente, aveva sperato fino all'ultimo che la sottile pergamena legata alla zampa del corvo recasse parole appartenenti al Custode di Città dei Re; ma erano state le speranze di uno sciocco, in quanto i Custodi non erano adolescenti inclini ad invertire le proprie decisioni da un giorno all'altro. No, era più probabile che per molto, molto tempo, le loro strade non si sarebbero più incrociate.
- Che succede? - la voce di Lys giunse alle sue orecchie dal cucinotto; sua madre era intenta a prepararsi una tisana. Portandosi i capelli viola dietro le orecchie, la donna appoggiò due tazze fumanti sul tavolo rotondo davanti a lei. - Ne ho fatta un po' anche per te - sorrise, sedendosi.
Jel le si avvicinò e le strinse affettuosamente una spalla. - Ne ho davvero bisogno.
La imitò accomodandosi sulla propria seggiola e appoggiando i palmi sulla superficie della tazza. Una parte si lui si beò della piacevole sensazione di calore sulle mani infreddolite.
Da alcuni giorni un insolito quanto spiacevole clima autunnale si era riversato su Grimal. Solitamente, la città era una delle ultime a vedere il cielo sopra di sé incupirsi, i propri alberi ingiallirsi e le proprie strade riempirsi di foglie, ma quell'anno si aveva l'impressione che l'avvicendarsi delle stagioni fosse divenuto più frenetico. Ed era stato così che venti, se non freddi, almeno freschi avevano iniziato a soffiare da Nord, portando in città non solo una notevole quantità di raffreddori, ma anche un brivido minaccioso che aveva avvolto i cittadini. La collettività era più incline che mai alla suggestione, in quel periodo. I timori fondati e razionali riguardo la guerra che si stava combattendo si mescolavano a credenze folcloristiche che parevano essersi perse da tempo e a nuove paure legate alla vera natura della ribellione.
- Allora? - lo incalzò dolcemente Lys riportandolo alla realtà.
Jel si accorse di essere rimasto immobile, come incantato, per diverso tempo.
- Niente di rilevante - si affrettò a rispondere, scuotendo la testa e sperando di non lasciar trapelare il proprio fastidio. - Solo un vecchio debito, una cosa da nulla. È solo che... - sì, a sua madre poteva dirlo - mi sarei aspettato una missiva da qualcun altro.
- Capisco - annuì Lys. - Mi dispiace che il viaggio a Città dei Re non sia andato come speravi, qualunque fosse il tuo scopo.
Il mago le rivolse un sorriso stanco ma intriso di affetto. Non aveva confidato nemmeno a lei i dettagli del motivo della sua rapida peregrinazione nella capitale, ma era contento che lei gli offrisse la sua comprensione. Si era congedato, circa due settimane prima, dicendole semplicemente che andava a Nord per incontrare il Custode, una faccenda di natura politica.
Se Lys avesse mai nutrito anche il più vago interesse per il mondo dei Consiglieri avrebbe di certo saputo che i Custodi - almeno teoricamente - non dovevano avere nulla a che fare con la politica, ma, all'apice del proprio candore e disinteresse, non si era mai dedicata particolarmente all'attività svolta un tempo dal marito e in seguito dal figlio... e di conseguenza aveva dato retta senza problemi alla bugia. Per quanto il rapporto fra di loro fosse distante, Jel era sicuro che Lys apprezzasse il suo coinvolgimento negli affari del regno; semplicemente, ella preferiva non immischiarsi in faccende che, per sua scelta, mai aveva approfondito. Capitava infatti di rado che lei e Jel discorressero di politica fra loro. In verità, negli ultimi anni erano state piuttosto rare le occasioni in cui i due avessero condotto un vero e proprio discorso. Soltanto da quando il giovane era tornato a Grimal la situazione pareva aver cominciato, seppur con molta lentezza e fatica, ad ammorbidirsi. Sofferente nel proprio nuovo ruolo di Consigliere compito e dedito solamente al proprio lavoro, almeno in casa Jel si ritrovava in una condizione di grande fragilità. Se nella vita politica Jel aveva raggiunto quel nuovo stadio maturità in modo quasi automatico e naturale, in privato si sentiva più che mai assalito da dubbi e paure. Paure che lo tormentavano ogni giorno e in ogni momento, ma che a palazzo riusciva a nascondere molto bene.
In compagnia di sua madre, invece, provava il bisogno di parlarle, di confidarsi, benché qualcosa ancora lo trattenesse dall'aprirsi del tutto. Se avesse avuto Gala al proprio fianco sarebbe stato diverso, ma in quel momento sentiva la sua migliore amica più distante che mai.
- Gala è passata qui, mentre tu eri via - annunciò Lys quasi interpretando i suoi pensieri, al che lui si lasciò andare ad un altro, amaro sorriso. Per quanto la strega avesse deciso di abbandonare il suo mondo, sembrava che si rifiutasse di lasciarlo andare del tutto. Era probabile che, come lui, si sentisse terribilmente sola.
- Davvero? E che cosa ha detto?
- Non lo ha detto direttamente, ma ho inteso che avesse bisogno di qualcuno con cui parlare... di un amico. Quando le ho spiegato che non eri in casa mi ha chiesto dove fossi.
- E tu che hai risposto?
- La verità - disse Lys con semplicità, dopo aver sorseggiato la propria tisana. - Le ho detto che eri nella capitale per incontrare il Custode.
- Ha chiesto altro?
- No - la donna scosse la testa. - Le ho offerto qualcosa da bere - e alluse alla tisana con un sorrisetto. - Ma ha rifiutato. Quando ha scoperto che non c'eri è diventata piuttosto impaziente di andarsene...
Jel si sentiva più a disagio che mai. Gli sarebbe piaciuto poter parlare con Gala, ma l'idea di incontrarla e vedere nei suoi occhi spenti le proprie stesse frustrazioni e angosce era piuttosto scoraggiante. In fin dei conti era stato meglio che la ragazza fosse passata mentre lui era via. Impantanarsi in una nuova, deprimente conversazione sulle condizioni in cui versavano entrambi non sarebbe giovato molto al morale del giovane mago.
Terminò la propria tisana - sentendosi leggermente ristorato - e fece per avvicinarsi alla tinozza d'acqua calda che sua madre aveva posto vicino al camino.
- Lascia stare, faccio io - sorrise Lys prendendogli la tazza dalle mani. - Piuttosto, ti consiglio di dare un'occhiata alla lettera che ho lasciato sul tuo letto... È arrivata questa mattina.
Jel spalancò gli occhi. - Un'altra lettera? - domandò, mentre l'agitazione tornava ad avvolgerlo. - E perché non me l'hai detto prima?
- Non avresti mai bevuto la mia tisana, altrimenti - rispose lei alzando le mani con un piccolo sorriso. - E non avremmo scambiato neanche quelle due parole...
Frettolosamente, Jel le stampò un bacio sulla fronte, poi si affrettò a raggiungere la propria camera.
Lys non aveva mentito: sul cuscino piumato era appoggiata una seconda lettera, decisamente diversa da quella che aveva ricevuto pochi minuti prima da Norah Elbrik. Il sigillo che la teneva chiusa era nero: il colore dei Custodi.
Il cuore gli balzò in gola. Era possibile che... che...?
Il Consigliere allungò una mano e sciolse il sigillo poi, rischiando di lacerare la pergamena per la fretta, srotolò il messaggio. Nonostante l'ampia dimensione della lettera, sopra vi erano recate poche parole.

Sono disposto a darti una possibilità, Jel Cambrest. Non posso promettere nulla, ma se sei ancora sicuro di volerlo fare, ti aspetto a Città dei Re.

Non c'era firma, ma Jel dedusse che il Custode avesse capito non ce ne fosse bisogno. Per la prima volta dopo settimane, una sensazione che assomigliava vagamente all'euforia s'impossessò - per un istante - di lui.
Dopo un breve momento interlocutorio il giovane ripiegò la lettera, infilandosela in tasca, e uscì rapidamente dalla camera.
- Parto di nuovo - disse asciutto rivolto a sua madre, la quale lo fissò sorpresa.
- E per dove?
- La capitale.
- Di nuovo? - Lys rimarcò il concetto con le sopracciglia aggrottate.
- È importante - rispose solamente lui. - Più di quanto tu possa comprendere, adesso.
Fece per tornare in camera sua per preparare alla bell'e meglio la sacca da viaggio - non ancora del tutto disfatta da quello precedente - quando, un po' a sorpresa, Lys lo frenò afferrandolo delicatamente per un braccio.
- Jel - disse con voce insolitamente grave. - Quando tutto questo sarà finito, di qualunque cosa si tratti realmente... mi spiegherai finalmente come stanno le cose?
Il mago avverti qualcosa di simile alla commozione attanagliargli le viscere, accompagnata forse da un minimo di senso di colpa; pur dividendo con lui il sangue, la casa e la vita di tutti i giorni, Lys sapeva molto poco della ribellione che da mesi ormai occupava i suoi pensieri e le sue ansie. Le uniche notizie che le erano giunte erano arrivate alle sue orecchie tramite lo sparlare della gente comune e le sporadiche parole che Jel aveva condiviso con lei in proposito.
- Te lo prometto - rispose sforzandosi di sorridere. - È solo che non... non so quando sarà finita.
Anche sua madre sorrise. Paradossalmente, lo faceva più spesso da quando lui era tornato.
- Posso aspettare - commentò con fare rassicurante.
Jel si sentì sollevato che avesse capito. In quel momento aveva bisogno che lei capisse o, almeno, che non lo ostacolasse. Non avrebbe avuto la forza di condurre discussioni anche con lei.
- Beh... allora... io comincio a prepararmi.
- Sei sicuro di voler ripartire oggi stesso?
Jel sospirò. - Non ho tempo da perdere. Per come stanno le cose in questo momento, ogni istante è più prezioso del precedente.

                                                                    ***

Il fatto che il Custode Kryss avesse così repentinamente cambiato idea era per Jel motivo di grande perplessità. Nel leggere le parole che lo invitavano a tornare a Città dei Re il giovane aveva sentito solamente euforia e speranza ma, ora che quelle emozioni si erano affievolite, si chiedeva sinceramente cosa potesse avere indotto l'uomo a invertire la propria decisione.
Era possibile che, valutando le parole che Jel gli aveva rivolto, si fosse reso conto della gravità della situazione? Ne dubitava: a meno di non aver ricevuto altre notizie riguardo la gravità della situazione, non avrebbe avuto motivi abbastanza validi per farlo. Che prove aveva? La sua testimonianza e i suoi sospetti, nulla di più.
Mentre si ritrovava, ancora una volta, a cavalcare verso Nord, Jel sentiva la mente pervasa da ansie e domande ma, in qualche modo, anche da un incauto senso di ottimismo. Se non altro nei giorni che avrebbe trascorso a Città dei Re non sarebbe stato obbligato a presiedere alle ormai frustranti riunioni del Consiglio. Comunque fossero andate le cose, si sarebbe tenuto occupato; l'idea di adoperarsi per cercare di migliorare la propria situazione da una parte lo incoraggiava, anche se dall'altra lo riempiva di angoscia. Se si fosse rivelato tutto inutile, se la Magia Antica si fosse rivelata un'impresa troppo ardua per lui, beh... Sephirt avrebbe avuto campo libero e nessuno ad ostacolarla. Perché Jel dubitava sentitamente che uomini politici come Althon o Raenys - fra i pochi a saper padroneggiare gli incantesimi antichi - fossero disposti a scendere sul campo di battaglia per affrontare un "demone" di cui non era nemmeno certa l'esistenza.
Era partito da poche ore, e già il cielo si avvicinava all'imbrunire. Più a Nord ci si trovava, più le giornate si accorciavano e il clima diveniva rigido, nonostante fosse autunno solamente da poche settimane. La Grande Via era cosparsa da foglie secche che, cadute dagli alberi, venivano spinte dal vento in ogni direzione, fino a posarsi sulla strada di terra battuta e poi risollevarsi in mulinelli colorati.
L'indomani avrebbe dovuto lasciare la via principale che collegava le capitali di Fheriea e imboccarne una leggermente più stretta, che collegava Grimal a Città dei Re; aveva riflettuto in fretta ed era giunto alla conclusione che proseguire senza sostare per la notte sarebbe stata la scelta migliore. Nonostante fosse sfinito dai continui spostamenti, desiderava raggiungere Città dei Re il prima possibile.
In realtà, il Custode non aveva scritto apertamente di aver accettato di istruirlo a proposito della Magia Antica, lo aveva solo invitato ad un nuovo colloquio, probabilmente anche per discutere delle implicazioni che avrebbero accompagnato il suo addestramento. Ma il giovane era sicuro che Kryss non fosse un uomo dedito a girare intorno alle faccende senza prendere decisioni: riflessivo e cauto, certo, ma non ignavo. Non lo avrebbe spinto a tornare nella capitale così presto in pochi giorni per poi deluderlo.
Insomma, Jel era piuttosto sicuro che il Custode, qualunque fosse la ragione precisa, avesse ceduto. La vera sfida, ora, era scoprire quanto lui stesso potesse spingersi oltre i propri limiti.


Cavalcò per tutta la notte.
Nonostante fosse esausto - ed Ehme più di lui probabilmente - si ostinò a proseguire senza sosta fino alle prime luci dell'alba. Solo dopo che il sole fu sorto del tutto, inondando le lande pianeggianti dello Stato dei Re centrale, si permise di frenare la cavalcata della puledra per fare una sosta e mangiare qualcosa.
Scendendo da cavallo, il Consigliere non riuscì a reprimere una smorfia di dolore: a furia di tenere strette le redini, le sue mani si erano riempite di vesciche. Anche le gambe gli dolevano terribilmente.
Cercando di ignorare il malessere e la stanchezza, Jel si avvicinò alla sacca che aveva assicurato accanto alle sella e la aprì, estraendo la bisaccia con le poche provviste che aveva portato per il viaggio.
Si sedette sull'erba reggendo in mano una striscia di focaccia che sua madre aveva comprato dal fornaio la mattina precedente e una borraccia colma d'acqua fresca. Se ne versò una piccola quantità sulle ferite dei palmi e si guardò intorno; a separarlo dall'Ariador, in quel momento, erano solo alcune miglia di pianura e poi le cime aguzze del massiccio dello Jeroslav. Aldilà di esso, la piccola foresta di Arya e poi, ne era consapevole, la guerra.
Hai già dato il tuo contributo, si ricordò il mago tentando di scacciare la paura che strisciava fuori dal suo animo. E molto presto disporrai delle armi per affrontare Sephirt una volta per tutte.
Doveva aggrapparsi a quella speranza. Sapeva di dover mantenersi preparato all'idea di un totale fallimento, ma pensare di riportarne un altro era qualcosa di troppo amaro.
Mentre, avvolto dal silenzio spezzato solo dal rumore del vento, consumava la propria colazione, guardava Ehme brucare placidamente vicino a lui. Doveva essere sfinita, ma gli Stalloni Nordici erano in assoluto la razza più coriacea e resistente dell'intero continente. Aveva affrontato difficoltà incredibili, di certo sarebbe resistita a quel viaggio.
Jel si concesse ancora qualche minuto per riposare le gambe; avrebbe voluto applicare qualche formula curativa sulle vesciche delle mani, ma al momento non credeva di disporre della concentrazione necessaria.
Avrò tempo di occuparmene quando arriverò a Città dei Re.
Doveva solo tenere duro ancora per un po'; una volta a destinazione, prima di presentarsi al Custode, si sarebbe preso una mezza giornata per riposare.
Si rimise a cavallo sentendosi stranamente più tranquillo, nonostante gli acciacchi fisici; la sua situazione sembrava essersi sbloccata, finalmente, e la cosa pareva avergli infuso nuove forze. Le cupe emozioni che turbavano il suo animo in quei giorni si alternavano a momenti di speranza.
Ancora qualche miglia. Poi avrai le tue risposte.
Lo sperava con tutto se stesso, sperava che il Custode potesse rivelarsi la chiave per lenire il terribile senso di rabbia e impotenza che aveva investito lui come l'intero Stato dei Re.
- Ancora uno sforzo, Ehme - sussurrò assestandole qualche pacca sul collo, poi ne colpì i fianchi con le staffe e ripartì.


Fu nella capitale in quattro giorni, un tempo considerevolmente breve per un itinerario così lungo.
Prima di avvicinarsi a palazzo, sostò per qualche ora nella camera di una modesta locanda poco distante dal centro della città, per riposarsi e rifocillarsi adeguatamente. Dopo essersi ripulito e aver finalmente applicato un incanto curativo sulle proprie mani doloranti, decise che era tempo di andare.
Fermo sulla porta della propria stanza, inondata dalla forte luce del primo pomeriggio, non poté impedirsi di esitare.
Ma fu solo un istante. Era arrivato fin lì; il Custode Kryss aveva deciso di dargli una possibilità o anche solo di ascoltarlo. Una opportunità del genere non gli si sarebbe presentata mai più.








Note:

Il capitolo fa davvero schifo, ed è anche molto striminzito, ma dovrebbe essere l'ultimo capitolo di passaggio; dal prossimo la storia dovrebbe tornare a risvolti più interessanti. Ringrazio ovviamente Florence Eire ed easter_huit che hanno recensito lo scorso capitolo :)
  
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