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Autore: Evaney Alelyade Eve    18/09/2016    2 recensioni
"Quello che mi è stato chiesto di fare, quello che ho accettato di fare - perché apparentemente sono l’unico in grado di avere una minima possibilità di farcela - richiede che io faccia un’enorme sacrificio. Devo pagare, ancora una volta, il prezzo di essere chi sono e devo, mio malgrado, prendere una piccola quota anche da te.
"
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: The Avengers (All Media)
Personaggi: Steve Rogers, Tony Stark
Pairing: Steve Rogers/Tony Stark (Sono sposati)
Rating: Verde
Chapter: 1/1
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Drama.
Warning: Pre-Slash, AU, Angst, AU
Note: Immagino che avrete sentito tutti la notizia che, evidentemente, the VILLAIN della Marvel, la fonte di ogni male è in realtà il nostro amato Steve. C’è chi la presa bene e chi, come me, ovviamente non ne è stata per niente entusiasta… nemmeno dopo aver letto il fumetto incriminato.
Dunque, che sia per un lungo periodo o che ci sarà una retcon in seguito fatto sta che per ora Steve è un agente del male e si sa, per noi shipper, questo è fonte di ispirazione. Vi dice nulla la parola angst? ECCO.
Dunque mi sono detta, una notte che non riuscivo a dormire: In che modo farla in barba a Nick Spencer? MMH… e se prendessi il discorso che ha fatto HYDRA!Cap e lo usassi a mio favore? Se lo usassi per #GiveCaptainAmericaABoyfriend? Se lo decontestualizassi, more or less, e lo usassi per i superhusbands? Quindi sì, il discorso iniziale è proprio quello di Steve del fumetto, tutti i credits alla Marvel, anche se vi ho apportato le mie - ovvie - modifiche.
Inoltre è tutta colpa di tumblr, non è legata alla CW ed è un AU, la potete considerare ambientata in uno dei tanti universi paralleli inventati dalla Marvel.
ps. La canzone è dei Radiohead che, a quanto pare, è stato eletto gruppo Stony perché, al suo risveglio, è il primo gruppo che Tony fa ascoltare a Steve che, in campeggio, ne ascolta beatamente le canzoni.

Enjoy <3



 

 

Fake plastic tree


 

Cerchiamo tutti di fare la differenza, di essere eroi; la sorte ci sorprende con la velocità con la quale cambia, con la quale ci presenta tutti quei momenti, quelle occasioni di diventarlo.
Davvero è solo una questione di quanto uno è disposto a rischiare; di quanto uno è disposto a compromettersi pur di fare ciò che ritiene essere la cosa più giusta… che lo faccia attraverso piccoli o eclatanti gesti.
Questa— questa è la parte difficile: nessuno sa quando quei momenti ti si presenteranno e devi cercare di non farti cogliere impreparato, di essere sempre pronto perché se ti lasci sfuggire quell’occasione allora è perduta e magari non si ripresenterà mai più.
Ho sempre cercato di non farmi cogliere di sorpresa… nonostante le apparenze.

Questi momenti e le scelte che comportano possono cambiare tutto ciò che conosciamo in un battito di ciglia; è come se un giorno ti svegliassi e il mondo fosse cambiato, una sensazione che io conosco benissimo.

Sono cambiamenti durevoli, impossibili da disfare ed è un prezzo terribile da pagare per fare quello che dev’essere fatto e sì fa paura ma è per questo motivo che veniamo chiamati eroi, perché siamo gli unici che sono disposti a sacrificarsi, a prendere il rischio e sopportare i cambiamenti che ne derivano… non dico che per un eroe sia semplice, anzi, ma è il nostro dovere e da questo non possiamo fuggire.

Questa strada che ho intrapreso non sarà facile - non lo è mai, no? - ed ho già avuto mille ragioni per dubitare della mia scelta. Vuoi conoscerne una? La più importante di tutte?
Sei tu, Tony.

Quello che mi è stato chiesto di fare, quello che ho accettato di fare - perché apparentemente sono l’unico in grado di avere una minima possibilità di farcela - richiede che io faccia un’enorme sacrificio. Devo pagare, ancora una volta, il prezzo di essere chi sono e devo, mio malgrado, prendere una piccola quota anche da te.
Vorrei non doverlo fare, vorrei non doverti spezzare il cuore perché non è quello che ci siamo promessi il giorno in cui ci siamo scambiati i voti con tutti i nostri amici come testimoni. Non è quello che ti aspetteresti da tuo marito, no? 
Forse non mi perdonerai mai ma questo— questo è uno di quei momenti in cui posso davvero fare la differenza, essere l’eroe che tutti credono che io sia; è un occasione che non posso perdere, Tony, ed ho fiducia che, il giorno in cui magari avrai messo di odiarmi o sentirai di poter ragionare a mente lucida, capirai perché ho fatto quello che ho fatto.
Vedrai, come ho visto io, che era necessario.
Questo è il mio dovere di soldato, quello che devo ad una guerra di cui voi, gente moderna, a stento ricordate qualcosa.

“Sono un agente dell’Hydra.” persino dopo tutte le volte che ho provato questa frase mi suona ancora strana. E’ come se la lingua mi si intorpidisse, soffocata dal peso di questa bugia.
Alzi gli occhi dal tuo tablet: sembri stanco; lo sei. Le occhiaie ti cerchiano gli occhi rossi di sonno. Non importa quante volte io ti abbia detto che devi riposare, quante volte mi sia arrabbiato e ti abbia portato di peso a letto, tu non mi ascolti mai.
Mai tranne questa volta.
“Cosa?”
“Hai sentito bene.” faccio un passo nella stanza: indosso la mia nuova uniforme nera con il marchio dell’Hydra sul petto. Non mi piace portarla, la detesto, la pelle sembra bruciare a contatto, come se la stesse rigettando. Questo marchio è un macigno sul mio petto.
Abbandoni il tablet e ti alzi, occhieggiandomi.
“Bella tutina.”
“Tony-”

“Che cosa stai facendo, Steve?”
Già, che cosa sto facendo?
“…”
“Stai scherzando, vero?”
“No.”
Fai il giro della scrivania, ti poni dritto di fronte a me ma non ti avvicini, rimani impalato dove sei, stai studiando la mia espressione.
“D’accordo Rogers” dici brusco, incrociando le braccia al petto “non è divertente.”
Faccio un altro passo in avanti.
“Stark, non capisci? Non è uno scherzo, sono serio.” qualcosa ti dice che non ti sto mentendo e questo ti mette in allerta. Sei guardigno, cauto: posi brevemente lo sguardo sul mio scudo, stai già pensando a tutte le possibili azioni che puoi intraprendere per disarmarmi senza ferirmi.
“Tu-”
“Nessuno mi sta controllando.” ti interrompo bruscamente “Ma questo lo sai già, non è così?”
“Non sei un alieno.”
“No.”
Spalanchi leggermente gli occhi, mentre la consapevolezza che forse non sto mentendo ti colpisce come un fulmine a ciel sereno.
“Non stai mentendo.” sembri quasi senza fiato, lo sono anche io.
“No.”
Sì.

Fai un passo indietro: sento la tua mente lavorare febbrile alla ricerca di una soluzione per un problema che non sai come gestire. Vuoi chiamare gli altri, dir loro che probabilmente sono impazzito ma non osi farlo perché speri ancora che non sia così, perché non vuoi rivelare a tutti che Capitan America, il loro amico, il loro leader è in verità un maledetto traditore.
Ho la gola secca, il cuore mi batte furiosamente nel petto ma non c’è modo che io possa fermarmi adesso.
“Se fossi in te… non lo farei.” mi metto in posizione d’attacco, faccio in modo di sembrare il più minaccioso possibile.
“Fare cosa? Non sto facendo niente.”
Mio malgrado sorrido.
“Tony” faccio un altro passo avanti, tu uno indietro. “Ti conosco, tu stai sempre pensando a qualcosa ma sappiamo entrambi che sono più veloce di te.”
“Questo-”

“Non voglio farti del male.” e questo è vero, l’unica verità che mi è concessa di dirti in questa situazione.
Stringi le labbra in una linea sottile.
“Lo hai già fatto.” ti trema la voce, mi tremano le mani.
Rimaniamo in silenzio, sembra che tutto intorno a noi si sia cristallizzato, nemmeno i tuoi macchinari osano emettere un solo maledetto bip. Mi stai guardando come se non fossi reale, come se fossi un incubo dal quale ti è difficile svegliarti; vorrei poterti svegliare, vorrei poter essere lì quando aprirai gli occhi sulla realtà ma— ma non è possibile perché è questa la realtà.
“Da quanto?” la tua voce sembra echeggiare per tutta la torre, sembra moltiplicare all’infinito la colpa; la mia.
“Da sempre.” Avevo già preparato questa storia, costruita a pennello perché la tua mente brillante non potesse trovarvi alcuna falla. L’unico che sembra sul punto di rompersi sono io.
“Spiegati.”
“Sai che mio padre era un alcolista e spesso finiva per picchiare mia madre o me? Beh una sera eravamo a New York, era il 1926, e stavano litigando - non ricordo nemmeno per cosa - e ad un certo punto mio padre colpisce mia madre, Sarah, così forte da farla cadere per terra. Io ero nascosto dietro la ruota di un carretto, terrorizzato: volevo fare qualcosa, aiutarla ma— ma ero solo un moccioso e… beh, all’improvviso si fa avanti una donna: ben vestita, minuta ma con un espressione fiera e soprattutto non era per niente impaurita, nemmeno quando mio padre rivolse la sua rabbia verso di lei. Mia madre le gridò di scappare ma lei non si tirò indietro e un attimo dopo mio padre, il grande e grosso ubriacone irlandese, si ritrovò a fare una capriola in aria e a schiantarsi per terra con un tonfo sordo. La donna era Elisa Sinclair, lei divenne parte della nostra famiglia, aiutò me e mia madre; io la ricordo come zia Elisa, se vedi è anche registrata così, come se fosse nostra parente. Fu lei a metterci in contatto con l’Hydra.”
“Ti hanno cresciuto.”
“Sì. Grazie ad Elisa mia madre divenne un agente dell’Hydra, ed io fui poi accolto fra loro per essere addestrato.”
“Perché Bucky ricorda una storia differente?”
“Perché Bucky ha conosciuto il vero Steve Rogers.”
“Cos-”
“La persona che Bucky conosceva… non è mai esistita, Tony. Tutto quello che lui sa di me sono solo bugie. Tutte bugie.”

Ti siedi, ne hai bisogno, poggi i gomiti sulle ginocchia, le mani fra i capelli, strette a pugno.
La mia disperazione aumenta, minaccia di rompere gli argini.
Che cosa stai facendo, Steve?
“Come hai fatto ad ingannare anche Erskine?”
“Sono un bravo attore ed il fatto che la mia corporatura mi facesse sembrare debole e vulnerabile ha aiutato.”
“Un bravo attore.” ripeti atono. Annuisco, cercando di rimandare il nodo che ho in gola indietro, sforzandomi di continuare quella dolorosa pantomima.
Allargo le braccia e forzo le mie labbra in un piccolo ghigno.
“Non te ne ho dato prova nel corso di questi anni? Ho ingannato Fury, ho ingannato gli Avengers, ho ingannato il mondo… ho ingannato te!” ma il mio trionfo scema in una dolente nota vibrante che non riesco a sopprimere in tempo; tuttavia sei così preso dal tuo dolore che non te ne accorgi.
Una parte di me vorrebbe che te ne accorgessi, che cercassi di fermarmi con tutto te stesso per poi chiamare Fury come una furia e dirgli esattamente cosa ne pensi del nostro piano.
Terrei volentieri tutta la tua rabbia, sopporterei i tuoi silenzi ostili…

Cerco di rallentare il respiro, il cuore mi batte furiosamente nel petto. Sto per esplodere.
“Perché non sei diventato come Teschio Rosso, allora? Se sei uno schifoso doppiogiochista, perché il siero non ti ha rivoltato come un guanto?”
“Chi ti dice che non stia indossando una maschera, adesso?”
Alzi la testa di scatto, i tuoi occhi sono pieni di paura; abbasso lo sguardo, non posso reggerlo.
“Non so come agisca il siero, Stark, per mia fortuna non ho veramente necessità di indossarne una.”

Devo concederti questo piccolo sollievo, capisci? Devo. Per te. Per entrambi. Perché non voglio toglierti tutte le certezze che hai su di me, perché se questa missione dovesse andare male non voglio che resti nessuna ombra tra noi.
Ti copri il viso con le mani, io stringo più forte lo scudo con le mie.

Il silenzio si protrae fra noi, pesante ed amaro: le tue spalle sono piegate all’ingiù, incapaci di sostenere il fardello che ti ho affidato. Non puoi vedermi altrimenti noteresti le mille crepe che si sono formate sulla mia maschera, il dolore che rende lucidi i miei occhi, le labbra che tremano, i miei muscoli tesi nello sforzo titanico di non mettermi ai tuoi piedi, prendere le tue mani fra le mie, e pregarti in ginocchio di perdonarmi.
Punti lo sguardo su di me solo quando mi senti muovere un passo verso il tavolino che ci separa, in silenzio mi osservi deporre la fede sulla sua superficie liscia ed immacolata.
“Ne è valsa la pena?” mi chiedi così all’improvviso che quasi sussulto.
All’interno delle nostre fedi abbiamo fatto inscrivere una frase diversa ciascuno: a te la domanda, perché tu sei lo scienziato e il filosofo, quello che mette sempre in discussione il mondo intero e mi fa tremare la terra sotto i piedi.
La domanda che mi hai rivolto adesso.
A me la risposta, perché secondo te io sono quello con i piedi ben piantati per terra, il cuore sempre al posto giusto, con tutte le risposte giuste sulla lingua. Perché, secondo te, sono l’unico che riesce a rispondere alle tue domande e a dare sollievo alla tua mente caotica.
Semplice ma complesso allo stesso tempo, così mi definisci.
Tu, invece, complesso ma semplice.
Ne è valsa la pena.
Chiudo gli occhi per un solo attimo preparandomi a dare la risposta che potrebbe danneggiarci entrambi per tutta la vita.
“No.”

Sì, Dio, milioni di volte sì, Tony. Sei stata la cosa più bella della mia vita da quando ho riaperto gli occhi su questo nuovo mondo alieno. Tu ne eri- sei il re eppure mi hai guidato con gentilezza e con pazienza, tenendomi per mano mi hai mostrato la vastità del tuo impero tecnologico, mi hai mostrato l’uomo dietro la macchina, la persona ferita ma incredibile che si nasconde dietro il nome di Iron Man.

Hai dato ad una vecchia reliquia di un mondo appena dietro l’angolo ma che tutti hanno dimenticato un posto, uno scopo, una felicità che ai miei tempi sono riuscito appena a sfiorare.
Non so se tornerò o se al mio ritorno saremo ancora gli stessi ma…
Grazie, Tony.
“Va via.” non mi guardi, la tua voce è rotta, spezzata, appena un sussurro che riempie di orrore ogni mio spazio vitale.
Sono così sconvolto che rimango pietrificato dove sono, ghiacciato, mentre si acuisce la sensazione che la mia pelle stia bruciando sotto la mia nuova uniforme.
Si acuisce la voglia di strapparmela di dosso, grattarmi la pelle fino a farla sanguinare nella vana speranza di togliermi di dosso lo sporco.
Alzi la testa di scatto verso di me come un serpente pronto all’attacco: i tuoi occhi sono spalancati, lucidi, folli.
Sono uno specchio in frantumi che rimandano un mio riflesso distorto.
Sono rotto, Tony. Spezzato, ovunque.
Arretro, arretro, arretro, arretro.
E poi,  per la prima volta in vita mia, scappo.
Sono fuori ma sono rimasto dentro di te come fantasma.

 

   
 
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