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Autore: Cipollina    19/09/2016    3 recensioni
Harry si sveglia nel mezzo della notte in preda ad una sensazione di fastidiosa 'mancanza', che fine ha fatto Draco e perché non torna? ... ma soprattutto perché il suddetto Draco se ne sta seduto su una poltrona della loro camera da letto scrutando i suoi movimenti assonnati e ribollendo di rabbia?!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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C’era qualcosa di sbagliato, non necessariamente di negativo, ma indubbiamente qualcosa che lo turbava, arricciando il naso Harry allungò una mano alla cieca sulle lenzuola davanti a sé: tiepido… ma vuoto. La sensazione di fastidio non fu in alcun modo attenuata dalla consapevolezza di ciò che l’aveva creata.

Con uno sforzo che richiese tutta la sua determinazione si tirò su appoggiandosi su un gomito e gettando uno sguardo miope e assonnato alla stanza immersa nel silenzio della notte inoltrata: il fastidio si accentuò, con fatica prese in considerazione l’idea di voltarsi così da poter scrutare anche le ombre dietro di sé, ma il suo corpo si rifiutò di collaborare e lui crollò nuovamente sul cuscino.

Draco, seduto nella poltrona dell’angolo più buio della camera da letto, aggrottò le sopracciglia, ma ancora non si mosse.

Harry si permise un minuto intero, in fondo i motivi per cui il compagno poteva essersi alzato erano molteplici, ma la consapevolezza che quasi mai Draco ne trovava di abbastanza convincenti da alzarsi davvero andò ad accentuare il suo disagio. Alla fine del minuto il suo fastidio divenne tanto intenso da risvegliare se non lui almeno la sua inquietudine e quella ebbe infine un’intensità sufficiente a fargli fare uno scatto deciso di cui fino a mezzo minuto prima si sarebbe ritenuto assolutamente incapace:

“Draco?”

La sua voce, anche se arrochita dal sonno, naturalmente raggiunse il ragazzo seduto a pochi passi da lui, ma, ancora protetto dalle tenebre, egli decise di non rispondere. Ora Harry iniziava ad essere davvero preoccupato oltre che infastidito, la stanchezza improvvisamente dimenticata mentre uno strascico del sogno appena fatto gli solleticava la nuca creandogli terrorizzati brividi lungo tutta la schiena. Stringendo i denti e cercando di scacciare le immagini che la sua mente aveva creato si alzò definitivamente a sedere e solo così lo vide, completamente nudo e in una posa tanto rigida da chiarire immediatamente il suo stato d’animo: era furioso.

“Che cosa c’è?”

Prese in considerazione l’idea di non rispondere, così da farlo contorcere un po’ nella sua paura, ma era troppo ferocemente irritato per quei giochetti:

“Ti sei spostato…”

“Cosa?”

La preoccupazione per la vita del compagno, che la morte di Voldemort aveva solo affievolito invece di azzittire del tutto, iniziò a ritirarsi in buon ordine mentre prendeva coscienza della situazione e scacciava il sonno, ma un altro tipo di paura iniziò ad insinuarsi nel suo corpo, una paura che sapeva raggiungere picchi di intensità pari a quella della sorella e che malauguratamente per lui si mostrava ancora più spesso: non la paura per la vita di Draco, ma la paura di perdere il diritto di condividere la propria con lui.

“Mi sono avvicinato e tu ti sei spostato!”

Harry sbatté un paio di volte le palpebre, poi finalmente capì e un mezzo sorriso, ancora un po’ indeciso, gli piegò le labbra. Non avrebbe potuto fare di peggio: quel sorrisino appena accennato aveva infatti un potere invariabilmente deleterio sull’autocontrollo di Draco che ora dovette infilare le unghie nel suo orgoglio per non leccarglielo via dalle labbra… e la frustrazione che ne derivò alimentò solo la rabbia.

“Non ci vedo nulla di divertente, mi hai respinto!”

“Nessuno potrebbe mai respingerti volontariamente e io meno di tutti… e tu questo lo sai”

Draco sentì un’ondata di calore inondargli il ventre mentre riconosceva la veridicità dell’affermazione: per quanto il compagno fosse stanco, preoccupato o irritato con lui, mai una volta Harry aveva avuto la forza di respingerlo se lui lo aveva davvero voluto e la stessa cosa succedeva al ragazzo quando il riottoso era lui, era più forte di loro, avevano dovuto aspettare così a lungo prima di poter vivere i loro sentimenti, che ora era per loro assolutamente inconcepibile frustarli, che fossero i propri o quelli del compagno. Era probabilmente per quello che nel sentirsi allontanare da Harry si era sentito tanto irritato e frustrato, quel semplice gesto, quella mano che posandosi sul petto lo aveva spinto di lato e il leggero movimento di Harry all’indietro, il suo corpo che si spostava nella parte fredda del letto piuttosto che accogliere il calore della sua pelle.

“Evidentemente ti è possibile, lo hai fatto!”

Harry piegò la testa di lato, socchiudendo gli occhi e guardando l’uomo che amava con un’aria seria e pensierosa, perso nei propri pensieri, ma subito dopo uno sguardo triste illuminò i suoi occhi:

“Mi dispiace…”

Draco sentì i propri polmoni svuotarsi all’improvviso e il cuore si contorse dolorosamente nel petto: dopo anni passati a causare quello sguardo nel compagno e a fare di tutto pur di riuscirgli, quell’espressione aveva su di lui un effetto straziante. Con un respiro profondo tornò al letto, la pelle d’oca e i brividi, che la rabbia aveva prima scacciato, che si facevano ora sentire così da fargli aumentare il passo per raggiungere il letto.

Quando raggiunse infine il suo posto accanto a Harry scoprì però con un brivido che le lenzuola avevano ormai perso il calore che il suo corpo aveva loro precedentemente concesso, cercò ancora di mantenere il broncio, facendo attenzione a non sfiorare il compagno, ma Harry non gli avrebbe mai permesso di continuare a fare l’offeso e certo non aspettò la sua approvazione per avvicinarsi a lui, racchiudendolo in un bossolo caldo e morbido, i brividi che aumentavano solo per poi svanire del tutto, il proprio petto che si adattava al suo tanto perfettamente da chiedersi se non fossero nati per incontrarsi.

“Non volevo essere petulante…”

“Non lo eri… solo tremendamente tenero…”

Draco cercò di scostarsi, ma Harry lo tenne stretto contro di sé, impedendogli di creare anche il minimo spazio fra i loro corpi:

“… e anche sexy, affascinante, provocante, arrapante, eccit…”

Draco non lo lasciò continuare, tappandogli la bocca con la propria in un bacio che Harry rese subito più profondo, tradendo il bisogno di contatto più di quanto avrebbe potuto farlo con le parole.

Le loro lingue lottarono per qualche minuto, ma non appena Draco si tirò indietro per respirare, il ragazzo glielo impedì, stringendosi ancora a lui e afferrandolo per le spalle, cercando di annullare quella distanza che non c’era. Un paio di secondi e anche Harry dovette cercare ossigeno, ma riprese fiato aspirando il profumo del compagno, il viso nascosto contro la sua spalla, il naso tra il mento e il solco tra le sue clavicole.

Non ci mise molto a riaddormentarsi, ora che Draco era non solo accanto a lui, ma addirittura tra le sue braccia, ora non aveva più nessun motivo per sentirsi infastidito, ora tutto era a posto e Harry si lasciò cullare dal battito del cuore del compagno che picchiettava rassicurante contro il suo naso.

Draco ci mise più tempo, i pensieri che tenevano i suoi occhi aperti, impedendogli di riprendere il suo sonno… cosa era preso a Harry, cosa lo aveva spinto prima ad allontanarlo e poi a baciarlo a quel modo?... con tanta passione, con tanta bramosia, quasi che… Draco scosse la testa, ma quando chiuse gli occhi per cercare di dormire, non riuscì a farlo, stringendo i denti e già sapendo che avrebbe dovuto non solo confessarlo al compagno, ma anche farsene perdonare, afferrò la bacchetta: era sempre stato bravo a leggere i ricordi altrui e con Harry era ormai abituato, le capacità di Occlumanzia del compagno erano ridicole, gli bastarono pochi secondi per trovare la concentrazione, ma il suo respiro si spezzò immediatamente quando richiamò nella mente di Harry il ricordo di quel sogno che lo aveva spinto ad allontanarlo da sé.

Una manciata di secondi e Draco venne gettato in un’atmosfera cupa e resa quasi frizzante dal terrore che la pervadeva, non un sogno bensì un incubo: lui e Harry senza bacchetta, fronteggiati da una dozzina di Mangiamorte … trovò a fatica la forza per non uscire immediatamente dal ricordo di Harry, ma il gesto che aveva vissuto si ripresentò e Draco si ritrovò spinto contro il muro, dietro le spalle del ragazzo e protetto dal suo corpo, la soddisfazione e la sicurezza per il gesto che bastavano a mutare l’andamento dell’incubo, l’orrore che si trasformava in qualcosa di indistinto e tranquillo mentre infine la rigidità della realtà prendeva spazio nella mente del compagno, svegliandolo senza nemmeno lasciargli la consapevolezza di ciò che era successo, se non il fastidio di un qualcosa che mancava.

Con un respiro affannato Draco uscì dalla testa del compagno, lasciando che la bacchetta gli scivolasse dalle dita mentre lo stringeva nuovamente, la forza con cui lo tirava a sé più intensa di quella precedente, mentre Harry rispondeva con un sospiro di sollievo, quell’abbraccio che in qualche modo penetrava il suo sonno fondendosi in esso.

Come poteva Harry amarlo così tanto? Come poteva meritarsi il suo amore, il suo amore così forte e incondizionato? Draco si sentì male all’improvviso: no, il suo amore non se lo meritava affatto!

Se prima aveva trovato difficile dormire, ora vi rinunciò del tutto, i pensieri che acceleravano il suo cuore mentre gli occhi si riempivano del volto addormentato dell’uomo che amava, le labbra schiuse e le guance arrossate mentre con le dita strette attorno al suo polso sembrava volersi assicurare che non si allontanasse più, che gli restasse accanto anche nel sonno.

Senza che potesse trattenersi cercò di allontanare il braccio, ma le dita del ragazzo si strinsero e lui fu felice di desistere, depositandogli un piccolo bacio sulla fronte, mentre il cuore gli si stringeva nel petto fino a dolergli.

Aspettò l’alba, lentamente, senza metterle fretta e riuscendo a malapena ad accorgersi della luce che pian piano cominciò a diffondersi nella stanza. Harry non provò più ad allontanarsi da lui, rigirandosi un paio di volte e sognando a volte tanto intensamente da perdere il ritmo del proprio respiro, ma restando comunque fra le sue braccia, al sicuro riparo del suo calore, le labbra schiuse e le membra rilassate, finalmente capace di mostrare tutta la sua fragilità umana perché troppo inconsapevole di se stesso per provare a nasconderla.

Pensò al compagno, a quello che rappresentava per lui, pensò alla profonda irritazione che quel semplice gesto di allontanamento aveva risvegliato in lui… ma pensò anche a quel letto, a quella casa che gli era ormai troppo familiare perché ancora potesse riconoscersi come un ospite all’interno di essa, alle chiavi che Harry gli aveva fatto scivolare dentro una mano due anni prima, appena prima che uscisse, con una naturalezza che provava a camuffare l’importanza implicita di quel gesto, o forse soltanto il modo più semplice che aveva trovato per non farlo sentire troppo in imbarazzo: gli aveva detto che quella sera sarebbe potuto tornare tardi e non voleva che aspettasse al freddo. Pensò a quando gli urlava dalla cucina di entrare, perché per quanto avesse le chiavi quando lui era in casa non trovava il coraggio di usarle.

Pensò a quando si era svegliato da un incubo chiamando la madre, madre che non gli parlava da più di tre anni e alle parole che Harry gli aveva sussurrato, ricordandogli di quanto era amato, ricordandogli che non era solo, mentre lui era scoppiato a piangere come un marmocchio, sopraffatto dall’emozione e scioccato dalla propria stessa reazione, pensò a come Harry era restato accanto a lui fino a quando non si era finalmente calmato, lasciando che fosse lui ad appoggiarsi al suo petto perché se solo lo avesse stretto a sé avrebbe avuto una vera e propria crisi isterica.

Pensò a quando lo aveva trovato nella vasca da bagno, nudo ma con l’acqua chiusa, i vestiti da Auror sporchi di sangue abbandonati a terra e le guance asciutte, gli occhi vacui puntati in avanti a vedere qualcosa che era sollevato dal non riuscire a scorgere a sua volta, pensò a come lo aveva aiutato a lavarsi, in silenzio, senza chiedere nulla, per poi farlo sdraiare nel letto e tenerlo stretto a sé fino a quando non si era addormentato.

Pensò a quando a volte nel passargli accanto gli sfiorava un braccio o una mano, solo un semplice contatto innocente, soltanto il suo bisogno di sentire che era davvero lì, che non era il frutto della sua mente malata. Pensò a quando Harry si azzittiva a metà di una frase o si fermava all’improvviso anche se si era alzato per uno scopo preciso, si voltava verso di lui, fissandolo in silenzio per un secondo appena e poi sorrideva, uno di quei sorrisi che ti mozzavano il fiato e ti lasciavano a chiederti chi eri, dove ti trovavi, come avevi potuto dimenticarti come si facesse a respirare e perché non ti stavi rotolando su un pavimento con quel dannato uomo che era già sparito chissà dove o aveva ripreso semplicemente la conversazione che prima aveva interrotto.

Pensò a quando lo trascinava dai suoi amici a cena, cercando il suo ginocchio sotto il tavolo per stringerlo quando esagerava, per chiedergli di sopportarli e di rimangiarsi l’ironia, pensò allo sguardo triste che non osava rivolgergli perché non era giusto farlo sentire in colpa, pensò a tutte le volte che aveva pensato: adesso basta!, pensò a tutte le volte che si era ritrovato a perdonarlo senza nemmeno ricordare come avesse potuto arrabbiarsi tanto.

Pensò a Harry, pensò a se stesso, pensò a loro due, a com’erano prima di sentire il sapore dell’altro fra le proprie labbra e a com’erano dopo averlo fatto. Pensò a tutte le notti che aveva trascorso in quel letto, stretto a lui tanto da provarne imbarazzo, pensò a tutte le volte che avevano fatto l’amore a tutte quelle che l’amore non lo avevano fatto e a quelle ancora in cui era stato solo sesso, solo il bisogno di riemergere dal dolore sentendosi vivi, vivi e basta.

Harry prese un corto respiro che era quasi un singhiozzo e Draco tornò a guardare solo lui mentre la realtà lo strappava dal sonno. Lo vide passarsi la lingua sulle labbra riarse e cercare poi il suo petto con la guancia, sorridendo nel sentirlo tanto vicino. Sollevò le gambe dalle sue così che potesse stenderle quasi dolorosamente dopo tutte quelle ore di immobilità e aspettò ancora, in silenzio.

Quando infine Harry aprì un occhio insonnolito dovette richiuderlo subito dopo, ma nel riaprirli ancora una volta il suo cuore perse un battito per poi impazzirgli nel petto e Draco spalancò appena gli occhi nel percepire il tamburellio sconclusionato contro le costole.

“Che cosa succede?”

Draco restò destabilizzato dal sentirsi rubare quelle stesse parole che stava per pronunciare, ma Harry alzò le mani verso il suo viso, passando i polpastrelli leggeri sotto i suoi occhi, ridisegnando con delicatezza le ombre scure che la notte insonne vi aveva disegnato.

“Nulla… devo solo chiederti una cosa…”

Harry si alzò sulle ginocchia per poi sedersi sui talloni e Draco si sedette a sua volta, tirando le coperte sulle spalle del compagno quando vide la pelle d’oca formarsi sulle sue braccia, ma questi le lasciò ricadere sul letto senza nemmeno accorgersene:
”Sei ancora arrabbiato perché ti ho allontanato ieri sera?”

“No”

Draco prese un respiro profondo, sorridendogli con abbastanza dolcezza da vederlo rilassarsi appena.

“Io voglio… cioè, vorrei… non so nemmeno se sono io quello che dovrebbe chiederlo perché insomma, la casa è la tua e… potremmo sempre prenderne un’altra, anche se questa mi piace e sarebbe più semplice se dovessi solo portare le mie cose, dovresti solo farmi un po’ di spazio e, beh, in realtà la maggior parte delle mie cose è già qui, quindi…”

Draco si interruppe, le dita del compagno sul viso che gli chiudevano le labbra. Per un attimo il suo orgoglio si ribellò, ma non era il palmo di Harry quello che spingeva contro le sue labbra, erano solo i polpastrelli, soltanto la punta delle sue dita che più che chiudergli fisicamente la bocca stavano semplicemente interrompendo il flusso di parole sconclusionate che gli stavano piovendo fuori dalle labbra fino ad un secondo prima.

“Draco… per favore, chiedilo e basta”

Alzò gli occhi su di lui e tremò, non poté farne a meno perché in quelli del ragazzo c’era tanta speranza e tanta felicità che solo il suo autocontrollo gli impediva di mostrare, non fino a quando ciò che il suo cervello aveva intuito fosse diventato troppo chiaro per poter essere frainteso.

Prese fra le proprie la sua mano e posò un bacio leggero sulla punta delle sue dita, poi fissò gli occhi nel suoi e glielo chiese e basta:

“Posso venire a vivere qui con te? Per… sempre?”

Harry schiuse le labbra, respirando pesantemente fra di esse. Poi scosse la testa, sorridendo, perché nessuna parola sembrava essere in grado di essere pronunciata. Alla fine si ritrovò ad annuire, annuire anche se il suo sprizzava dai suoi occhi umidi, annuire anche se il cuore di Draco già aveva preso il galoppo, annuire anche se le loro guance erano dello stesso colore rosso accesso e annuire perché non sarebbe stato in grado di fare nulla di più complesso.

Si abbracciarono e rimasero così, troppo emozionati per fare altro o ricordarsi che dovevano entrambi andare al lavoro, troppo felici per fare qualcosa di diverso dal tenersi stretti nella paura di volare via.

 

 

Ok, questa era l’ultima oneshot del ciclo, non ce ne sarà un’altra il prossimo lunedì, grazie per tutti quelli che hanno recensito le passate storie. Non escudo di tornare a pubblicare altro nel futuro (perché non riesco a smettere di scrivere), ma per adesso mi prendo una pausa perché sta cominciando ad essere più un dovere che un piacere.

Ancora un grazie per quelli che mi hanno seguito in questa piccola avventura, spero che a volte vi ricorderete di una delle mie storie e che questa vi farà sorridere.

Baci8li.Ci.

 

 

  
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