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Autore: Soul Mancini    19/09/2016    6 recensioni
Un attore pieno di sé abituato a recitare non solo sul palco, ma in ogni momento della sua vita.
Una fan tredicenne troppo ingenua, troppo esuberante, che a recitare non ci riesce proprio e che si racconta attraverso i suoi disegni.
Due occhi blu, mille bugie, un'amicizia. Vite opposte, una storia a unirle.
Questo accade quando il fuoco incontra il ghiaccio.
- QUINTA CLASSIFICATA al contest "The Zodiac Sings" indetto da Jadis_ sul forum di EFP.
- SESTA CLASSIFICATA al contest "Buona la prima! La sfida." indetto da Lady.EFP sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ReggaeFamily

Annabeth



Sorridere in maniera sincera, nel teatro, è forse la cosa più difficile.

Ma io mi ero esercitato a dovere, perché nella vita di tutti i giorni occorreva sorridere a tutti, ed era fondamentale essere credibili: quando si stava sul palco, tutti sapevano che si fingeva, ma nella realtà bisognava recitare impeccabilmente per crearsi una reputazione, e una volta stabilita quella la si doveva rispettare.

La recitazione era la mia vita e mi importava solo di quello, aspiravo a diventare un attore famoso e condurre una vita lussuosa. Avevo il talento e la determinazione, quindi sapevo che ci sarei riuscito.

Per il momento facevo parte di una compagnia conosciuta in tutto il circondario, avevo molte date che mi davano la possibilità di farmi conoscere, ma ormai questa situazione stava cominciando a farmi sentire in gabbia: ero nettamente superiore agli altri attori della compagnia, mi sentivo pronto a spiccare il volo e, per i miei gusti, avevo poca fama.

Ero immerso in questi pensieri mentre percorrevo il marciapiede ricoperto da una leggera patina bianca. Era un anno molto freddo e, nonostante novembre non fosse ancora arrivato, la neve aveva già spruzzato di bianco la piccola cittadina in cui abitavo, all'estremo nord della Germania.

Mi apprestai a raggiungere la mia auto, parcheggiata nei pressi di una fermata del bus. Notai un gruppo di persone che attendevano l'arrivo del mezzo e in particolare mi colpì una ragazzina: aveva all'incirca quattordici o quindici anni, era avvolta in un pesante giubbotto nero, al collo portava una sciarpa rossa e in testa aveva una cuffietta dello stesso colore. Portava i capelli neri raccolti in una treccia disordinata e la sua pelle era insolitamente olivastra. Parlava animatamente con una ragazza che le assomigliava, probabilmente sua sorella. L'avevo già vista da qualche parte, forse era venuta a vedere qualche mio spettacolo.

Sperai che non si accorgesse di me, altrimenti mi avrebbe quasi sicuramente raggiunto per farmi dei complimenti e avrebbe anche preteso di fare una foto con me. Capitava spesso: avevo un grande seguito e qualche volta venivo fermato in strada. Le ragazze, in particolar modo, stravedevano per me, forse per il mio fisico scolpito e il mio viso, o forse perché con loro mi mostravo la persona più allegra, gentile e disponibile del mondo.

A me non importava nulla dei fans, li trovavo perfino patetici certe volte, ma non potevo darlo a vedere: avrei rischiato di perdere tutto il loro supporto.

Ma mentre cercavo le chiavi della macchina, mi accorsi che quella ragazzina stava correndo verso di me e, prima che potessi decidere che fare, mi fu di fronte con un sorriso spaventosamente allegro e accattivante.

Ciao Daniel, finalmente! Tutte le volte che ho visto un tuo spettacolo non ho mai avuto la possibilità di incontrarti, e ora invece ti trovo qui! Scusa, ma sono emozionatissima! Piacere, mi chiamo Annabeth e sono una tua grandissima fan! Amo il teatro, ma purtroppo ho solo tredici anni e nessuno è disposto ad accompagnarmi alle tue serate!” attaccò la ragazzina, stringendomi forte una mano e osservandomi come se si aspettasse qualcosa da me.

Per me fu come se in quel momento si fosse aperto il sipario.

Sorrisi teneramente e le strinsi più forte la mano. “Ciao, che bella sorpresa! Molto piacere! Io mi ricordo di te, ti ho vista qualche volta tra il pubblico.”

Davvero? Wow, che memoria! Come fai a ricordarti? Conosci un sacco di gente!” esclamò in uno stato di totale ammirazione. Mi infastidiva in una maniera intollerabile, tra tutte era una delle più irritanti.

Ho una buona memoria visiva, e comunque tu sei molto particolare, è impossibile dimenticarsi!”

Il mio tono di voce dolce e gentile sembrava far effetto, dato che Annabeth sorrise come se avesse ricevuto un complimento da una stella del cinema.

Sai, volevo un tuo autografo sul mio album di disegni, ma purtroppo ora non ce l'ho con me...” disse, mentre cercava freneticamente nel suo grande borsone colorato.

Album di disegni?” mi finsi interessato.

Sì, il disegno è l'altra mia grande passione, oltre la recitazione. In realtà avrei voluto tanto regalarti un mio disegno, ma non ero preparata a un nostro incontro... me l'ero immaginato in tutti i modi, ma non in una fermata dei pullman!” spiegò, chiudendo di scatto il borsone con aria delusa.

Le regalai un sorriso rassicurante e le poggiai una mano sul braccio. “Non ti preoccupare, la prossima volta me ne porterai uno, va bene? Sono curioso di vedere come disegni, quindi non te ne dimenticare!”

Mi lanciò un'occhiata riconoscente e per la prima volta notai il colore dei suoi occhi: erano blu, un azzurro acceso e profondo, che sembrava apparentemente stonare con il colore della pelle e dei capelli.

Mi chiesi che origini avesse, dato che presentava alcuni tratti tipicamente tedeschi e altri mediterranei.

Grazie mille Dan, sapevo che eri una persona speciale ancora prima di conoscerti e non mi ero sbagliata. Ti mostri così interessato a quello che dico! Mi hai regalato un bellissimo momento” mormorò dolcemente, come se tutto il coraggio e la spigliatezza di poco prima fossero di colpo spariti.

Le accarezzai la schiena con una mano, mentre mi chiedevo a che ora sarebbe passato il pullman. “Grazie a te della chiacchierata, a me fa davvero piacere! Sei una ragazzina tanto dolce e allegra!”

Il mio tono era talmente smielato che mi facevo schifo da solo.

Proprio in quel momento un bus si fermò a qualche metro da noi e la ragazza con cui prima stava parlando la mia fan gridò: “Beth, il pullman! Muoviti!”

Lei allora, profondamente commossa dalle mie parole, mi strinse in un frettoloso abbraccio e poi corse via con un sorriso dipinto in faccia, dopo avermi salutato.

Quando il mezzo fu partito, presi finalmente posto in macchina e tirai un sospiro di sollievo, passandomi una mano tra i capelli biondi.

Quella bambinetta mi aveva stancato, eravamo stati insieme solo cinque minuti eppure ero esausto. Sperai di non doverla più rivedere, poi la accantonai in un angolo della mia mente e pensai a cosa mi attendeva qualche minuto più tardi.

Mi recai sotto casa di Ada, una bellissima donna con cui passavo dei bellissimi momenti sotto le coperte.

Io ero il suo amante, ma lei non era certo l'unica: potevo avere quante donne volevo, tutte cadevano ai miei piedi con una sola occhiata, ma ovviamente dovevano essere alla mia altezza.

C'era un solo limite: non avrei mai fatto sesso con una fan, non avrei mai dato una tale soddisfazione a una di loro, anche perché la maggior parte mi si concedeva disperatamente e mi faceva soltanto ribrezzo. Non volevo una donna che mi pregasse, dovevamo essere alla pari.

Era per questo che Ada mi piaceva: sapeva tenermi testa, ed era bella, bella da impazzire.


Nei giorni seguenti fui totalmente assorbito dalle prove di un imminente spettacolo. Il copione era stato scritto dai membri della compagnia e io, come al solito, avevo una delle parti più importanti.

Quel sabato l'avremmo presentata per la prima volta in una manifestazione d'arte.

La cosa non mi convinceva: in queste occasioni il pubblico non era tanto e l'atmosfera era piuttosto squallida, da festa paesana, ma ormai era stato deciso così.

Quella sera, quando entrai nel grande capannone in cui si stava svolgendo la manifestazione, mi resi conto di aver ragione: ai lati vi erano vari stand in cui diversi artisti esponevano i loro lavori, mentre all'estremità opposta dell'ingresso era stato montato il grande palco in cui ci saremmo esibiti. Non c'era tanta gente per il momento, ma sperai che all'ora dell'esibizione ci fosse una maggiore affluenza.

Subito qualcuno mi riconobbe e mi salutò, così mi ritrovai a intrattenere delle conversazioni con vecchi e nuovi amici.

Con tutti quanti ovviamente fingevo modestia e mi mostravo entusiasta all'idea di recitare in questa fantastica mostra.

Poco dopo mi incamminai verso le quinte per prepararmi e vestirmi, poi attesi là dietro con alcuni colleghi.

Lo spettacolo andò abbastanza bene: tutti recitarono alla perfezione la loro parte e il pubblico, anche se non molto numeroso, ci apprezzò e ci sommerse di applausi.

Ci fu un momento, quando mi voltai verso il pubblico, in cui mi accorsi di avere due occhi blu pieni di ammirazione puntati addosso. Tra tutti i fans che ormai conoscevo, infatti, c'era anche quella ragazzina di cui mi ero completamente dimenticato.

Quando scesi dal palco cercai di trattenermi il più possibile dietro le quinte. Sapevo quel che mi attendeva là fuori e non ne avevo nessuna voglia.

Ma dopo qualche minuto fui costretto a indossare la mia solita maschera e farmi vedere.

Un sacco di ragazze si accalcarono attorno a me, desiderose di fare una foto, mentre qualche ragazzo mi mollava amichevoli pacche sulle spalle.

Dan! Dan! Eccomi qui, stavolta sono riuscita a venire! Come potevo perdermi una mostra d'arte?” sentii gridare da Annabeth, quando la folla fu un po' diminuita. Poco dopo la vidi sbucare da dietro un gruppetto di persone e correre verso di me, con un sorriso smagliante e gli occhi che brillavano.

Ciao piccola, come stai?” la salutai come se non aspettassi altro che vederla.

Sto benissimo, e tu? Sei stato fantastico oggi!” si complimentò, stringendomi in un abbraccio.

Ricambiai calorosamente.

Non farmi tanti complimenti, faccio solo quel che riesco perché mi piace, è la mia passione.”

Detto da me, sembrava quasi una battuta.

Invece i complimenti li meriti tutti! Oggi ti ho portato quel disegno che ti avevo promesso, e anche l'album dei disegni, così me lo puoi autografare! E poi mia sorella Maggie ci fa una foto con la sua macchina fotografica nuova!”

Calma, una cosa alla volta!”

Le scrissi una dedica sull'album, facemmo una foto (l'ennesima della serata) e mi consegnò un foglio arrotolato a formare un cilindro, che però non aprii in quel momento.

Dopo qualche minuto, in cui la resi estremamente contenta con due o tre frasi buttate lì a caso, riuscii finalmente a liberarmene.

Era pedante e assolutamente insopportabile!


Quando tornai finalmente a casa, srotolai il foglio con il disegno di Annabeth e dovetti ammettere che era veramente bello: raffigurava una donna seduta accanto a un camino in una misera e spoglia casetta. Fuori dalla finestra si scatenava un forte temporale in un paesaggio di campagna e la donna, evidentemente stanca, aveva lo sguardo catturato dal fuoco.

Il disegno era curato in ogni minimo dettaglio, era preciso e colorato in maniera impeccabile; erano state messe in evidenza luci e ombre e le fiamme davano l'impressione di poter emanare davvero luce e calore.

Rimasi incantato a osservare quel meraviglioso disegno, poi voltai il foglio e scoprii una scritta in un angolo:


Questo è uno dei miei disegni migliori, fammi sapere che ne pensi!

Un abbraccio, ti voglio tanto bene!!! ♥

Beth


Aggrottai le sopracciglia, come se mi fossi appena risvegliato da uno stato confusionale, e poggiai il foglio sul tavolo con un gesto sprezzante.

Non avrei mai ammesso, nemmeno a me stesso, che ero rimasto colpito.



   
 
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