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Autore: Nocturnia    20/09/2016    3 recensioni
Una foto: un ricordo.
Lei e William; Albert e Alex.
Sorrisi tagliati a metà, occhi spietati.
Scivolano i loro volti sotto le dita di Annette, diventano maschere di cera e sangue.
Non sono più semplici uomini, ma Morte e Pestilenza, Guerra e Fame.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker, Annette Birkin, Sherry Birkin, William Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'The Devil in I'
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Play dead
Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Annette Birkin, William Birkin e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"I survived, but it's not a happy ending."

- Tim O'Brien -




Play dead



Aprile 1986

"Ho una bambina piccola."
Un sorriso nel buio - denti affilati, occhi crudeli.
"Non ti ho messo incinta io l'ultima volta che ho controllato."
Un rubinetto che gocciola; piedi nudi sul pavimento freddo - gelido.
"Sei un fottuto figlio di puttana."
"Così mi hanno detto."


Marzo 1988

"Non possiamo andare avanti così."
William ondeggia in avanti, si porta le mani allo stomaco.
"Sto per impazzire."
La centrifuga del laboratorio continua a processare (e processare e processare e processare - sangue e virus, virus e sangue) su per la gola un rigurgito acido e stantio.
"Will."
Il suo nome - una preghiera.
"Domani uccideremo Marcus."
Annette stringe le labbra, irrigidisce la schiena.
"Di chi è stata l'idea?"
"Spencer."

Albert.

"Sherry ha solo due anni."
"Lo so."
"Non la vedi da giorni."
"Le ho raccontato la favola della buonanotte giovedì."
"Di due settimane fa." mastica Annette, e William sussulta - trattiene un conato.
La centrifuga si ferma, il laboratorio puzza di sostanze chimiche e sudore.
"Devi smetterla."
"Non posso."
Annette gli artiglia il braccio, pelle fredda e camicia umida.

Adrenalina e fatica.

"Will." ripete - un mantra.
Birkin afferra il cestino vicino e vomita tutta la sua paura.


Aprile 1988

Labbra rosse, socchiuse.
Ansiti spezzati, gemiti soffocati.
Annette rimane immobile, il tesserino d'identificazione a mezz'aria.
Non l'hanno vista

Ma lei ha visto loro

e lo stupore

il... desiderio?

la blocca sul posto.
Osserva Alex mormorare qualcosa sulla sua bocca, le dita di Wesker che le stringono le cosce e aprono - disegnano figure rossastre e viola.

Contusioni di sangue e voglia.

Le afferra i capelli, tira.
Scopre la pelle tenera della gola, morde.
Annette si porta il pugno chiuso sotto al mento, deglutisce.

Deve far male.

Eppure Alex ride - s'inarca all'indietro e lo accoglie in un'unica spinta.

Ah.

Una sedia che si sposta, le gambe di Alex che gli circondano i fianchi - si flettono attorno al suo corpo.
Suoni umidi - bagnati.

Osceni.

Annette comincia ad arretrare, sta attenta a non fare rumore.

Se mi scoprissero adesso...

Stringe il tesserino tra le dita e si accorge solo in quel momento che stanno tremando - che fa quasi fatica a passarlo nel pannello di controllo.

Ti prego ti prego ti prego...

Qualcosa cade; qualcosa si frantuma al suolo.
Annette getta un'ultima occhiata al laboratorio da sopra la sua spalla - studia la schiena nuda di Alex, i muscoli dell'addome di Albert che si contraggono a ogni spinta.
A terra cocci di vetro e scarpe rosse; davanti al suo sguardo una scena che...

Mi ha visto.

Il cervello di Annette si ferma, il respiro si accorcia.
Gli occhi di Alex la cercano - la inchiodano sul posto.
Per un attimo - un terribile istante - Annette ha paura che Alex dica qualcosa; che si alzi di scatto, allontani da sé Wesker e le schiacci la testa come ha fatto con uno degli infetti pochi mesi prima.

Devo andarmene.

Le porte blindate si aprono, Annette si rovescia letteralmente fuori dal laboratorio.
Un grido soffocato, il palmo di una mano che viene sbattuto sulla superficie metallica del tavolo.

Un orgasmo improvviso - senza pudore.

Annette si rialza dal pavimento e comincia a correre.


Aprile 1988

Un caffè alla nocciola e cannella - due bustine di zucchero e un cucchiaino di panna.

Proprio come piace a lei.

Annette alza un sopracciglio, legge le iniziali che vi sono scritte sopra.

Goduta lo spettacolo?
A.W.

Annette soffoca un'imprecazione e getta il bicchiere nella spazzatura.


Maggio 1988

Sherry sogna mostri deformi e senza pelle.
Immagina una città distrutta, un mondo morto.
Alle sue spalle il fuoco, davanti ai suoi occhi solo sofferenza e solitudine.
Si sveglia di notte Sherry e urla.
Urla che moriranno tutti - che i mostri cammineranno tra loro e mangeranno la loro carne direttamente dalle ossa.
Piange Sherry, e Annette è troppo stanca per fare altro che sospirare - sospirare e accarezzarle i capelli.
William si affaccia dalla porta socchiusa, occhi pesanti e cerchiati di scuro.
"Un incubo?" chiede, e Annette china il capo.
Il futuro è senza innocenza e senza speranza.


Giugno 1988

"Marcus è morto."
Annette firma l'ennesimo documento - fissa il balugino della fascia d'oro che porta all'anulare sinistro.
"Prendiamo noi le sue ricerche."
Un altro foglio; un'altra vittima.
"Non sei contenta che tuo marito sia stato promosso, Annette?"
Annette alza lo sguardo, trova solo il buio di un paio di lenti scure.
Albert Wesker le regala un sorriso tutto denti e sangue.


Settembre 1988

La Dott.essa Fayer è un profilo pallido nell'oscurità del laboratorio, mani veloci e dita sottili.

Mani e dita che Annette aveva visto scivolare lungo la schiena di Wesker, sul suo petto - tra le cosce.

"Se non ti trovi a tuo agio puoi anche andartene, Annette."
Annette storna lo sguardo, cerca quello di Alex.

Occhi annebbiati dal desiderio, che nascondevano una bestia terribile e implacabile.

"Ce la faccio."
"Non sarebbe un problema il contrario."
Non c'è crudeltà nelle parole di Alex, nessuna malizia; solo una mera constatazione dei fatti.
"Ce la faccio." ripete Annette, e Lisa strattona una delle cinghie di contenimento.
Alex la fissa in tralice, rivolge poi tutta la sua attenzione alla siringa che sta preparando.
Lisa si contorce sotto di loro - supplica una pietà che non sono in grado di darle.
"Tienila ferma." le dice, e Annette deglutisce - le stringe il braccio e schiaccia, permettendo ad Alex di trovare una vena sana e inocularle il primo prototipo di virus G.
Lisa s'inarca all'indietro - piange.

Mamma.

Annette le prende la mano e...

Grosso errore.


Settembre 1988

Sherry.

Questo è l'unico pensiero che le attraversa la mente; questo, e il fatto che Lisa Trevor la stia soffocando.
Alex mastica una bestemmia, si rialza di scatto.
Lisa è una maschera di furia e orrore, un viso non suo - un'infanzia schiacciata, violata.
Mamma, ripete, e Annette apre la bocca - la richiude.
Le pareti si tingono di rosso, il mondo si spegne.

Sto morendo.

Qualcuno urla, qualcun altro schiaccia il pulsante d'allarme.
"Idioti!" tuona Alex, e Annette affonda le unghie nei polsi di Lisa - combatte.

Non voglio morire.

Alex afferra Lisa per la schiena, strattona.

Friiiip.

La pelle di Annette di lacera, quella di Lisa anche.
Alex non è gentile - non è umana.
Circonda la vita della Trevor con le braccia, la solleva di peso, scaraventandola dall'altra parte della stanza.
Annette tossisce - saliva e paura.
Lisa sbatte contro il muro con un suono sordo - ottuso.

Tump.

"Io..."
Alex scatta in avanti e inocula tanto lorazepam a Lisa da uccidere un cavallo.


Settembre 1988

"Mi dispiace."
Alex tace; inspira, espira.
Annette ascolta le sirene spegnersi, il mondo quietarsi.
"Non avrei dovuto stringerle la mano."
Alex la ignora, arrotolando i legacci attorno alle caviglie della Trevor fin quando non affondano nella carne.
"Mi ha fatto pena."
Cinghie che vengono allacciate, movimenti bruschi - irritati.
"Alex..."
Il silenzio è l'unica cosa che accoglie le sue parole.


Settembre 1988

"Da quando siamo diventati mostri?"
William si passa una mano tra i capelli, cammina avanti e indietro per il laboratorio.
"Da quando uccidiamo bambini, Will?"
"Da sempre." sibila Birkin, e si allenta ulteriormente la cravatta.
"Non è vero."
William digrigna i denti, le rivolge uno sguardo obliquo.
"Non hai mai voluto vedere la verità."
Annette scuote la testa - nega.
"Dopo la morte di Marcus..."
"Quel vecchio ha dato il via a tutto, Annette!" grida William, e si stupisce della forza della sua stessa voce "Quel vecchio e i suoi deliri!"
Annette stringe la dita in pugni chiusi, si aggrappa al pensiero di Sherry.
"Hai fatto una cosa stupida."
"Lo so."
"Poteva ucciderti."
Un suono derisorio - ferito.
"Se non ci fosse stata Alex..."
"Ha una relazione con Albert."
William alza un sopracciglio, si blocca.
"Li ho visti."
"Dove?"
"Nel suo laboratorio. Non avrei dovuto andarci, ma avevo bisogno della cultura del virus T sulle cellule muscolari che avevi preparato e... li ho visti."
William inclina il mento verso di lei, socchiude la bocca.
"Quindi?"
Annette sgrana gli occhi, lo fissa.

Già, e quindi?

Wesker sceglie proprio quel momento per fare il suo ingresso nel laboratorio.


Settembre 1988

Cerca i loro occhi - la loro vergogna.
Prima quelli di William, poi quelli di Annette.
"Il soggetto è stato messo in sicurezza." dice, e Birkin annuisce.
"Alex risulta pulita dalle analisi effettuate e anche le tue sono a posto." continua, porgendo un foglio ad Annette.
"Nessuna contaminazione, nessuna infezione; Lisa Trevor assorbe i virus, ma non è in grado di trasmetterli."
Annette annuisce, sente le guance bruciarle.
"Grazie." replica William, sedendosi "Se non ci fosse stata Alex non so cosa..."
Albert alza una mano - lo ferma.

Fissa lei.

Lo sa pensa Annette lo sa.

E questo cosa cambia?

Tutto.

Niente.

Albert Wesker ha gli occhi crudeli degli uomini già morti.


Ottobre 1989

Sta impazzendo.
Le stagioni vanno avanti, gli anni si sgretolano tra le sue dita - e tutto crolla alle sue spalle, davanti a lei.
Annette ingoia l'ennesima pillola della giornata, Valium e caffè.
"Mamma." la chiama Sherry

Lisa.

"Ho preso dieci nel compito di scienze."
Annette ciondola in avanti - si aggrappa al bordo del lavandino.
Annette è labbra addormentate e palpebre pesanti - una coscienza marcia come i suoi sogni.
Annette guarda sua figlia e sorride - una bambola rotta, disarticolata.
Sherry imparerà presto che crescere è solo un altro nome che diamo alla solitudine.

Dicembre 1989

Una foto: un ricordo.
Lei e William; Albert e Alex.
Sorrisi tagliati a metà, occhi spietati.
Scivolano i loro volti sotto le dita di Annette, diventano maschere di cera e sangue.
Non sono più semplici uomini, ma Morte e Pestilenza, Guerra e Fame.
"Da quanto?" le chiede William, e non ha certo un aspetto migliore.
Annette tace - fissa la scatola di Valium vuota.
"Devi smetterla."
Un sibilo feroce - un rantolo sfiatato.
"Non hai nessun diritto di dirmi quello che devo fare." ringhia "Non dopo tutto... tutto quello che..." la voce si spezza, le parole le si incastrano in gola.
William si appoggia allo stipite della porta, un'ombra pallida ed emaciata.
"Per Sherry."
Un risata trattenuta; un singhiozzo abortito.
"Fallo almeno per lei."
Annette gli rivolge uno sguardo furibondo, pupille dilatate e occhi lucidi.
"Non hai nessun diritto." ripete, e si alza, protendendosi in avanti "Nessuno."
William stringe le labbra in una linea sottile - bianca come il suo viso - aggrotta le sopracciglia.
"Annette."
Un monito; una preghiera.
Annette lo supera senza aggiungere una parola.


Marzo 1990

"Crollerà." gli dice, e nell'oscurità della stanza Albert segue il suo profilo con le dita, la lingua
Si flette sotto le sue mani Alex, una curva pallida e lucida - che vibra a ogni spinta, ogni ansito.
"Non ce la farà."
Le stringe i fianchi, il seno; cerca la sua bocca in un bacio che è tutto denti e fame.
"Un po' mi dispiace."
Alex scivola con i polpastrelli sulle sue labbra, lungo la linea pulsante della carotide.
"Mi era simpatica."
Stringe, percependolo tendersi sotto di lei - in lei.
"Quando sarà il momento..."
Albert la solleva di peso, costringendola in ginocchio - piegandola alle sue voglie.  
Alex ride - sospira quando lo sente rientrare in un'unica spinta.
"Quando sarà il momento non lascerò che diventi un mostro." mormora, e geme poi, soffocando il suo nome tra le lenzuola sgualcite.
"Che diventi come noi."
Albert si lascia andare contro la sua schiena, la schiaccia verso il basso - morde e viene, strappandole un orgasmo improvviso - che la spezza.
Alex accetta il dolore di un uomo che non conosce altra forma d'amore.


Marzo 1990

Il virus G è la sua creatura - il suo orgoglio.
William affonda, Annette con lui.
Al loro fianco Albert e Alex prosperano - piante velenose e letali.
Raccoon City dorme, quieta: ignara di come il primo sigillo sia appena stato spezzato.


Aprile 1990

Non è molto; non lo è mai.
Alex gli sfiora una spalla in punta di dita, mormora qualcosa nel suo orecchio.
Un gesto normale, quasi distaccato - professionale.
Annette chiude gli occhi

serra le palpebre così forte da sentirle bruciare

inspira

soffoca

e ingoia un'altra pillola di Valium.


Agosto 1990

Sangue sulle pareti, monconi di braccia e gambe sul pavimento.
Grumi di carne, denti sparsi sull'impiantito come dadi senza numeri.
L'antologia del film horror, il decalogo del mostro.
Annette si porta una mano alla bocca, affonda con le sue scarpe tacco quattro in un pezzo di viscero umano.
Volti senza più pelle, muscoli grottescamente esposti su teschi spappolati.
"Non mandate più dottoresse nella stanza di Lisa Trevor." ed è lontana la voce di Alex, un'eco soffocata dalle grida nel suo cervello.
"Ha strappato loro la faccia e ha deciso di farne una curiosa maschera di carnevale."
Alex annuisce al telefono, fissa Lisa da dietro il vetro di contenimento.
"Credo voglia sua madre."
Annette intercetta quella parola, si volta.
"Non sarà un problema."
Cerca Alex, i suoi occhi.
Osserva i suoi gesti, la rapidità con la quale conclude la chiamata, le labbra piegate in un'espressione irritata.
Dall'altra parte del vetro Lisa continua a cucire il suo nuovo volto, imperturbabile.


Ottobre 1990

Il silenzio è una costante per topi di laboratorio come loro.
Il quieto rumore dei fogli che vengono archiviati; la penna sulla carta, il ronzio delle centrifughe.
Una sedia che si sposta, un insulto masticato a mezza bocca.
Il tiepido entusiasmo di fronte a una nuova scoperta, la paura d'essersi sbagliato - illuso.
Annette è abituata al silenzio: alle sue pause piene di significato, a come la sua presenza rappresenti la normalità - che tutto va bene.
"Dobbiamo parlare."
Annette fissa suo marito e tace.


Maggio 1991

Non c'è più un luogo sicuro in cui nascondersi, una verità alla quale potersi aggrappare.
La sua vita è un insieme di momenti spezzati, istanti mancati; un buco nero che ha inghiottito tutto - tutti.
La sedia di Alex ruota leggermente su se stessa, vuota.
Non c'è vento in questa stanza si ritrova pensare Annette, e ride.
Ride, perché questa non è una stanza, ma una tomba.
Ride, perché l'immagine le ricorda troppo uno di quei film horror di serie b in cui la donna scomparsa torna poi per tormentare gli amici rimasti sotto forma di fantasma.

Lo eravamo davvero, Alex? Amiche, intendo.

I monitor tacciono, il laboratorio giace spento - morto.
William è stato trasferito a un altro livello (senza nome, senza speranza) Wesker se ne è andato molto tempo prima.

Guerra ha trovato il suo esercito personale da scatenare sul mondo - con cui distruggerlo.

Il cercapersone emette un bip basso, quasi un lamento.
Annette si alza e sprofonda sempre più in basso.


Febbraio 1992

Sherry ha sei anni e un fermaglio a forma di coniglio tra i capelli biondissimi.
Sherry ha sei anni e ride quando William la solleva di peso, portandosela in braccio.
Sherry ha sei anni e sorride ad Annette, felice che per un giorno - uno solo - l'attenzione sia tutta concentrata su di lei.
Sherry ha sei anni; dall'altra parte del mondo il suo destino ha gli stessi occhi di Albert Wesker.


Luglio 1992

Il G virus è ancora più aggressivo del T.
Smembra le cellule, annienta ogni difesa.
William sorride come un adolescente innamorato, ridacchia persino.
"Scommetto che Albert ne sarebbe invidioso."
Annette si fruga nelle tasche e stringe la confezione di Valium fino a farsi sbiancare le nocche.


Luglio 1995

Lisa Trevor morirà oggi.
William ha masticato qualcosa riguardo l'inutilità ormai di quel corpo, di come il suo sangue non abbia portato a nulla - di quante risorse gli abbia fatto sprecare in tutti quegli anni.
Annette alza gli occhi verso il cielo, osserva l'elicottero dell'Umbrella tagliare il giorno e la sua bellezza.
William è al suo fianco, il capo chino sugli ultimi risultati del virus G e un tic nervoso alla spalla sinistra.
Storna lo sguardo, lo posa sul portellone dell'elicottero.
Nero e rosso - solchi di sangue e morte.
L'Umbrella ha una sola regola (sopravvivi) un solo mantra (obbedisci)
Annette si scopre incapace d'adempiere a entrambi.


Luglio 1995

"Annette."
Un gesto impercettibile; un odore diverso.
Albert Wesker è cambiato (è sempre lo stesso)
Spalle più larghe, braccia più allenate; divisa militare, stivali da combattimento.

Il logo dell'Umbrella sul petto, dove batte il cuore.

Sa di cordite e fumo, un lieve sentore di fatica e armi da fuoco.
Annette gli cerca gli occhi (nascosti), un'espressione qualsiasi sul volto assente - immobile.

Non trova nulla.

William gli tende la mano (cerca tutto ciò che ha conosciuto) sorride quando Wesker gliela stringe, riconsolidando in pochi istanti un'amicizia blasfema e malata.

Guerra e Pestilenza.

"Ho chiesto l'esecuzione di Lisa Trevor." dice Birkin, e piega un angolo della bocca "È ora di finirla."
Wesker annuisce - Annette nota la fondina che porta alla coscia.
Ancora non ricorda come siano arrivati a diventare mostri e tiranni.


Aprile 1996

William non distoglie gli occhi dal microscopio, Annette si chiede se si è ricordata di dare il sacchetto con il pranzo a Sherry quella mattina.
Il virus G cresce - si nutre del loro futuro.
William non dorme da giorni, Annette forse anche da di più.
Dalla prima pagina del Raccoon City Times il volto di Albert Wesker presenta al mondo la nuova squadra d'elite chiamata S.T.A.R.S.


Settembre 1997

Un anno e qualche giorno manca alla fine del (suo) mondo.
Picchietta con l'unghia sulla superficie lucida del bancone della cucina, osserva le pillole di Valium scivolare giù per lo scarico del lavandino.
Fuori, le cicale cantano - intonano la loro ultima preghiera.

Inconsapevoli. Innocenti. Felici.

"Mamma?"
Annette sorride a una vita che non vedrà mai.


Marzo 1998

Seduta sul divano di Wesker a gambe incrociate.
Una camicia (non sua) addosso, unghie laccate di rosso.
Labbra pallide, un'impronta violacea sul collo (dove il sangue scorre più forte - più denso)
Stringe tra le mani una rivista di moda (da quando Wesker possiede riviste simili?) fruga in un sacchetto di biscotti dimenticato al suo fianco.
Wesker inclina il capo verso sinistra, le rivolge un'occhiata blandamente irritata.

Tamburella sullo stipite della porta una, due, tre volte.

Annette socchiude la bocca, stringe ancora al petto i documenti che William le aveva chiesto di consegnargli.
Alex si volta, le sorride.

Denti bianchissimi, occhi trasparenti.

"Ciao Annette."

Bentornata tra noi.


Maggio 1998

Sherry ha vinto il primo premio al concorso di scienze della sua scuola.
Fissa il fotografo e abbozza un sorriso - storto, sbagliato.
Fissa la sua insegnante, i suoi compagni; i visi spenti della platea, le loro mani che applaudono.
Fissa la prima fila e quei due posti vuoti che nessuna vittoria potrà mai colmare.


Giugno 1998

Non è invecchiata, non è cambiata.
Annette la studia dal suo angolo di marciapiede, una borsa della spesa in mano e le chiavi della macchina nell'altra.
Gambe scoperte, un vestito bianco a fasciarle i fianchi; Alexandra Fayer ride al centro di Raccoon City - brucia.
Alza le dita verso gli zigomi di Wesker, li sfiora.

Ignora lei, loro - tutti.

Annette ascolta la pioggia cadere sulla sua pelle senza fare alcun rumore.


Luglio 1998

"È morto."
"Lo so."
"Cosa facciamo?"
Annette si rigira la fede al dito, fissa William mordersi il labbro fino a farlo sanguinare.
"Villa Spencer è perduta."
C'è fatica nei gesti di William, un corpo così stanco - così vuoto.
"Il virus si sta diffondendo."
Sudore sotto le ascelle, lungo la curva spezzata della schiena.
"Non c'è modo di fermarlo."
William sposta lo sguardo da Annette ai campioni di virus G.
"Dobbiamo andarcene."
Birkin deglutisce e ricomincia a camminare avanti e indietro, avanti e indietro.


Agosto 1998

Annette lo vede all'ingresso della casa di Wesker, i nastri gialli della polizia che dondolano pigri nell'aria rovente d'agosto.
Chris Redfield è giovane; capelli spettinati, un sorriso tutto americano sul volto abbronzato.
Chiede qualcosa a uno dei poliziotti, entra.

Invade la vita di un uomo che non ha mai conosciuto davvero.

Annette rimane lì, immobile: i capelli sudati appiccicati alla nuca, la borsa stretta al fianco.
Li osserva camminare per la casa, spostarsi di stanza in stanza.
Dalle finestre aperte li studia soffermarsi pochi minuti nel salotto, molto di più nella camera da letto e nel bagno.
Immagina il legno del parquet che scricchiola, la consistenza morbida delle lenzuola: un armadio ossessivamente ordinato e organizzato come lo era il suo proprietario.
Una vespa le sfiora il braccio, passa oltre.
Chris Redfield esce dalla casa, rimane all'ombra del portico che la circonda.
Ha un'espressione arrabbiata sul viso - ferita.
Tra le sue mani nessuna risposta.


Settembre 1998

Si era alzata, aveva bevuto il suo caffè - due cucchiaini di zucchero, uno di panna.
William non era tornato a casa la sera prima, troppo assorbito dal completare gli ultimi lavori sul virus G.

La loro unica via di fuga con il governo americano.

Annette nasconde uno sbadiglio, sorride allo sguardo assonnato di Sherry.
"Un toast al prosciutto cotto, un'arancia e il tuo succo di frutta preferito."
Sherry le sorride di rimando, corre verso il pulmino della scuola.
Poche ore dopo il primo infetto morderà il commesso del supermercato, e poi lui farà la stessa cosa la sua fidanzata e lei a sua madre e sua madre a suo padre e suo padre al collega della concessionaria e...

Raccoon City cadrà tra le urla dei vivi e il silenzio dei morti.


Settembre 1998

Non l'avrebbe mai lasciato solo; non adesso.
"Non posso venire con voi."
Il poliziotto la fissa stordito, la sorella di Redfield le afferra il polso e stringe.
"Pensa a Sherry."
È quello che sto facendo, vorrebbe dirle, ma non sarebbe la verità.
Annette le spinge via la mano, scarta verso destra.
"Non posso lasciarlo in quelle condizioni."
"Non è più tuo marito, Annette."
Ti sbagli, vorrebbe replicare Ti sbagli. So come funzionano questi virus - la loro crudeltà. So che in fondo a tutto quel marcio Will c'è ancora - che sta soffrendo.
"Lo resterà fino alla fine."
Il poliziotto rafforza la presa sulla pistola, fa un cenno a Claire.

Dobbiamo andare.

"Trovate Sherry." dice "È tutto quello che conta, alla fine."
Claire apre la bocca, la richiude.

Non sa cosa dire.

Il grido di ciò che è stato William Birkin strappa ogni altra possibilità.


Settembre 1998

Sono stata una pessima madre, pensa Una di quelle che non ha mai tempo per sua figlia.
"Ma le volevo bene." riesce a mormorare tra le labbra screpolate, e sorride.
William le ha fatto male - molto.
Il colpo le ha sfondato cinque costole, spappolato la milza e perforato un polmone.
Il suo unico atto di pietà era stato passare oltre, non schiacciarla come aveva invece fatto con gli agenti dell'Umbrella.
Assorbito dal petto della B.O.W. il volto di Will era ancora intatto - la stessa sfumatura sporca di biondo, le stesse ciglia pallide: un ovale pulito, inalterato dalla malattia.
Annette tossisce, nebulizza rosso e bianco.
L'aria sta cominciando a venirle meno, i polmoni a riempirsi di sangue e liquido.
Inspira, ed è un suono umido - appiccicoso - quello che l'accompagna.
Storna lo sguardo, lo posa sulle luci al neon che ha sempre ignorato nei suoi pellegrinaggi avanti e indietro per i laboratori.
Quindi è così che finisce pensa, e non ha più paura È così che finiamo: tutti.

Io, William, Wesker, Alex.

Annette espira a fatica, ascolta il rumore asimmetrico del suo stesso cuore - il suo battito senza più forza.
Chiude gli occhi; trae un ultimo, disperato, respiro.
La morte non ha alcun sapore.


Settembre 1998

Raccoon City cade; Raccoon City muore.
Sherry osserva tutto quello che ha sempre conosciuto essere ingoiato dalle fiamme e dal fumo, stringe la mano di Claire fino a spezzarsi un'unghia.
"Sono morti." dice, e Leon annuisce.
Vorrebbe essere forte; vorrebbe davvero esserlo.

Per sua madre, per suo padre. Per lo zio Al. Per Alex. Per non dare ragione a Megan che ride sempre di lei in classe - che la chiama piagnucolona e moccio al naso.

Ma poi si rende conto che suo padre non c'è più.

Né lui né le sue ridicole creazioni di carta - origami complicatissimi e che le regalava ogni compleanno.  

Che sua madre è morta per salvarla...

Che l'ultima cosa che le ha dato è stato il sacchetto per il pranzo e un accenno di carezza tra i capelli.

e che lo zio Al era salito in cielo due mesi prima, e che Annette le aveva detto di non essere triste - che era morto da eroe.

Bugiarda.

Ricorda che Alex era sparita poco dopo il suo compleanno...

Quando le aveva regalato una bellissima bicicletta nuova e le aveva passato di nascosto uno dei suoi rossetti - uno sguardo cospiratore e una risata trattenuta (cose da donne, aveva detto ad Annette.)

e che Megan non le avrebbe più detto che era una piagnucolona, che le colava il moccio dal naso e che...

Sherry crolla in ginocchio e si regala l'ultimo pianto della sua infanzia.


****


Dicembre 1989

"Guarda." dice William, e le allunga una foto stropicciata "Ha già vinto un premio."
Alex alza un sopracciglio, fissa il sorriso sdentato di Sherry e i suoi codini biondi.
"Ha tre anni, William." s'intromette Albert, gli occhiali spostati sulla punta del naso e una provetta tra le mani "Tutti ricevono premi a quell'età, fosse anche solo per non mangiarsi la pasta modellabile."
Birkin emette un suono indignato - uno squittio irritato.
"Vedrai che a vent'anni avrà già un ufficio tutto suo qui all'Umbrella; non come me." e si porta l'indice al petto, alzando il mento verso Wesker "Che ancora mi tocca sopportarti."
Alex trattiene una risata, Albert decide che la provetta numero 053 è molto più interessante delle lamentele del suo collega.
L'immagine di Sherry rimarrà, (nella loro mente, nei loro ricordi) attaccata alla scrivania di William fino all'ultimo istante.


Marzo 2009

Ha ingannato la Morte una, due volte. Forse tre.

Troppe.

La Morte fa male.
La Morte ha il volto delle scelte sbagliate, dei rimpianti - delle occasioni mancate.
La Morte non è bianca, non è nera; la Morte è rossa - come i suoi occhi, come il fuoco in cui sta soffocando.
La Morte è un'umanità di cui si è spogliato pelle dopo pelle, sentimenti e speranze lasciate a marcire sul fondo del suo stesso cuore.
La Morte non gli concede alcuna pietà - esige indietro ogni oncia rubata.

Ogni imbroglio che gli ha permesso di evitarla fino a quel momento.

Albert Wesker grida - si aggrappa a quella (non)vita con una disperazione assoluta, che divora ogni altro pensiero.
La Morte sorride e lo spinge sempre più a fondo.


Settembre 2011

Alex abita un corpo non suo, ospita le briciole di una bambina già morta.
Studia il suo riflesso nello specchio, piega le labbra in una smorfia contrariata.

Vorrebbe strapparsi quei ridicoli e anonimi occhi castani dalle orbite.

Natalia supplica, Alex la ignora.
Dal piano di sotto la raggiunge la voce di Barry (è pronta la cena!) per le scale gli anfibi di Moira e le ciabatte a forma di gatto di Polly.
Natalia Alex china il capo, scorge la punta sbucciata delle scarpe che Kathy le ha regalato (solo finché non andiamo in città a comprarti dei vestiti nuovi)

Sherry.

I ricordi la soffocano, il dolore quasi la schiaccia.

Quasi.

Tra i capelli il respiro morto di un uomo che era sempre stato tutto.


Novembre 1986

Tace il cielo su Raccoon City; raccoglie le sue stelle spente - grumi di nubi che si rincorrono e si sfilacciano a vicenda.
"Dove pensi che saremo tra trent'anni?" esordisce William, un frappè alla nocciola tra le mani e lo sguardo perso oltre i cancelli dell'Umbrella.
Wesker sposta il peso da un piede all'altro, lascia che il caffè gli scaldi le dita intorpidite.
"Non qui." replica, e l'uscita d'emergenza si apre, rivelando la sagoma di Alex.
William sembra soppesare la sua risposta, avvicina la cannuccia alla bocca e quasi dimezza il suo frappè.
"Fai schifo." intercala Alex, e gli spinge il gomito tra le costole "Datti un contegno."
Birkin la ignora, tenta di sporcarla con le dita appiccicose di cioccolato.
"Levati!" gli intima Alex, arretrando e nascondendosi dietro Albert "Fallo e giuro che ti stacco la testa."
William si avvicina ancora, Wesker alza un sopracciglio e lo fissa in tralice.
"Io le darei retta." ed è Annette a parlare, una sigaretta tra le labbra socchiuse e un sorriso negli occhi "Per arrivare a lei devi prima passare per Wesker e io no, non proverei a sporcargli la sua camicia da mille dollari solo per farle un dispetto."
L'accendino brilla nel buio, la sua fiamma le illumina gli zigomi sporgenti, il naso affilato.
William arretra, le regala un'occhiata per nulla amichevole.
Alex si sporge da dietro la spalla di Albert, Annette si avvicina a entrambi.
"Va bene, va bene." concede poi Birkin "Niente cioccolato." e torna al suo frappè "Ma non avete ancora risposto alla mia domanda."

Dove pensi che saremo tra trent'anni?

"Al matrimonio di Sherry." sogna Annette.
"Libera di seguire i miei interessi." spera Alex - libera da Spencer e dall'Umbrella. Libera d'amare. Di vivere.
"A lucidare il mio premio Nobel per la scienza." si vanta William, e finisce il frappè con uno schiocco soddisfatto.
Albert arriccia le labbra in un mezzo sorriso, inclina il viso verso Alex - si schiarisce poi la voce, raddrizza le spalle e allarga leggermente le gambe (imita la posa perfetta di un villain da fumetto)
"A governare il mondo, ovviamente."
William scoppia a ridere senza alcuna decenza, Annette quasi si strozza con il fumo della sigaretta.
Alex gli cerca il polso, le dita; intreccia pelle e destino - sorride quando lo sente ricambiare la stretta.
Delle loro parole resterà solo cenere e rimpianto.





"But in a story, which is a kind of dreaming,
the dead sometimes smile and sit up and return to the world."
- Tim O'Brien -





Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e "sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione di comportarsi come tali. Secondo la legge italiana non sono né discendenti né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il reato d'incesto non sussiste.
Per meglio comprendere lo svolgersi degli eventi qui narrati si consiglia la lettura della one-shot "Blood host"
   
 
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