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Autore: Lilla Wright    21/09/2016    3 recensioni
Il dottor Erskine se n'era appena andato e Steve era rimasto solo in quella camerata militare terribilmente vuota.
Non riusciva a dormire, era troppo agitato per quello che la mattina dopo sarebbe successo.

[Stucky]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio di grammatica
Buona lettura :D

 

 

Il dottor Erskine se n'era appena andato e Steve era rimasto solo in quella camerata militare terribilmente vuota.
Non riusciva a dormire, era troppo agitato per quello che la mattina dopo sarebbe successo. Si chiedeva se davvero lui fosse adatto per quello che pensava sarebbe stato l'ennesimo test per metterlo alla prova e in cuor suo non trovava una risposta convincente.
Si lasciò cadere sulla branda, cercando un po di comodità da quei vorticosi pensieri in cui si era immerso qualche ora prima, ancora prima che il dottore venisse a trovarlo per confortarlo di quanto quella scelta fosse assurdamente giusta.
Steve pensava di conoscere sé stesso ma a quanto pare c'era chi lo conosceva meglio e mai aveva visto in dentro di sé tante qualità che valessero la pena di essere portate con orgoglio. Altri non era che un semplice ragazzo di Brooklyn.
Solo Bucky aveva scoperto in lui qualcosa che lo aveva avvicinato e mai più lasciato andare.
Al pensiero del suo migliore amico Steve ebbe un sussulto al cuore.
Quanto gli mancava!
Erano passati mesi da quando James era partito per l'Europa e Steve si sentiva un idiota per come lo aveva lasciato andare quella sera. Avrebbe voluto stringerlo e non lasciarlo andare da solo in mezzo agli orrori della guerra, la paura di perderlo a tormentarlo e la verità di non essere al suo fianco. Avrebbe voluto baciarlo e schiaffare in faccia al mondo che lui, il piccolo asmatico ragazzo, amava il giovane sergente.
Eppure la sua mente era stata in grado di formulare un pensiero: seguilo. E quale maniera migliore se non arruolarsi?
Con gli occhi azzurri fissi sul soffitto, Steve si diede mentalmente dell'idiota per come si era comportato.
A conti fatti, però, adesso era lì e, se tutto fosse andato come aveva sperato, il giorno dopo sarebbe partito per il fronte e avrebbe rivisto il suo Bucky.
Con quel dolce pensiero in testa, si lasciò andare al sonno.
 

Stava conversando con l'agente Carter da qualche momento e Steve si sentì incredibilmente stranito di quella lunga conversazione che stava avendo con una donna.
Si erano ritrovati a parlare di ballo da un momento all'altro e Steve aveva dovuto mentire alla giovane che mai aveva ballato in vita sua per mancanza di una compagna adatta. Pensandoci non era neanche una completa bugia perché, vero che lui aveva già ballato, ma anche vero che non lo aveva fatto con una compagna ma un compagno.
Una sera lui e Bucky si era ritrovati in casa del biondo e nella serietà di due ragazzi che volevano festeggiare quello che insieme erano diventati, avevano messo un disco di musica e si erano messi a ballare. Bucky stringeva la schiena del compagno e Steve si era aggrappato alle sue spalle, cercando in qualche modo di vanificare la differenza di altezza tra i due. Era stato strano e buffo ma Steve si era sentito incredibilmente bene, specie quando le labbra del moro si erano posate sulle sue in un dolce bacio.
A quel ricordo, il giovane soldato avvampò e spostò lo sguardo sulla strada, non notando lo sguardo curioso e il sorriso di Peggy.
Quando arrivarono al luogo prefissato, Steve iniziò a sentir crescere la paura.
Al centro della stanza un grande macchinario dominava su tutte le console e gli impiegati che controllavano chissà che cosa.
Steve si sentiva dannatamente piccolo e, nel girarsi, percepiva qualcosa che non andava. Sentiva terribilmente la mancanza di Bucky al suo fianco.
Se non avesse funzionato? Se qualcosa fosse andato storto? Come avrebbe potuto guardare nuovamente il moro in quei meravigliosi occhi chiari e trovarvi chissà quale sentimento avverso nei suoi confronti?
Se Bucky avesse smesso di stimarlo o peggio amarlo, Steve non se lo sarebbe mai perdonato.
Ne valeva la pena? Ripensò alle parole di Bucky prima della sua partenza, quando gli diceva che lui non doveva dimostrare niente a nessuno, che nonostante tutto lui ci sarebbe stato sempre per il piccolo Stevie.
Eccome se ne valeva la pena!
Valeva la pena sacrificare qualsiasi cosa per Bucky. Lo avrebbe raggiunto oltreoceano e lo avrebbe affiancato in guerra e insieme sarebbero tornati a Brooklyn.
Con un piccolo sorriso ad Erskine e Peggy, Steve si sdraiò sul lettino.
Dopo una serie di discorsi e una piccola iniezione, la procedura iniziò.
Il dolore che Steve sentì non era paragonabile ai pugni di nessun bullo del suo quartiere, neanche tutti insieme avrebbero potuto generare quel torpore che sentì nei muscoli e il suo respiro accelerò.
Quando lo chiusero in quella specie di guscio meccanico, un senso di claustrofobia pervase il biondo e dovette chiudere gli occhi pensando a qualcosa di bello per non cadere vittima di un attacco di panico.
Bucky lo stringeva a sé per la schiena e Steve provava a seguire i suoi movimenti a ritmo di quella canzone sdolcinata che fece sorridere entrambi.
E pian piano il dolore aumentò, lacerando la sua carne e la mente che offuscò quel bellissimo ricordo che aveva nella testa, facendolo urlare per la frustrazione di non avere il compagno vicino in quel momento.
- Steve - Bucky, davanti ai suoi occhi, lo aveva chiamato.
Fu allora che riacquistò un po' di lucidità, impedendo ad Erskine di fermare la procedura convinto che lo stesse uccidendo. Andarono avanti.
Steve aveva ancora l'immagine del compagno davanti ai suoi occhi, che danzava, che gli sorrideva felice e quell'immagine gli scaldò il cuore, facendogli scordare il dolore che sentiva in tutto il corpo.
Lo avrebbe raggiunto a qualsiasi costo, lo avrebbe aiutato e difeso come lui aveva sempre fatto e lo avrebbe amato per sempre.
- Ti amo - sussurrarono Steve e il Bucky del suo ricordo all'unisono.
La procedura terminò in fretta, lasciando Steve libero di uscire da quell'aggeggio, sorretto da Erskine e ritrovandosi gli occhi di tutti addosso.
Si sentiva esausto ed estremamente alto rispetto ad una Peggy che prima lo guardava negli occhi e adesso gli arrivava a malapena alle spalle.
Aveva funzionato e Steve si sentiva felice come non mai.
Sarebbe partito e sarebbero stati di nuovo insieme.
- Sto arrivando da te Bucky - sussurrò nel tessuto della maglietta che stava indossando, senza farsi sentire da nessuno.
 

   
 
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