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Autore: Horror_Vacui    26/09/2016    3 recensioni
Primo settembre, Londra, stazione di King's Cross, binario nove e tre quarti.
Come sempre, anche in quel giorno, la vita dava dimostrazione della sua crudele indifferenza allo scorrere del tempo e alle persone che erano state strappate via dal giardino del mondo.
Il sole continuava a sorgere, il vento a soffiare forte, la pioggia a cadere incessante, mentre a soli pochi mesi di distanza si era consumata la tragedia della Seconda Guerra Magica.
Il dolore avviluppava nelle sue spire scure le anime scucite dei superstiti, mentre i cuori sanguinavano per le ferite inferte dalle perdite subite.
Eppure eccoli lì, riuniti sul binario che aveva sancito il loro ingresso nel mondo degli adulti, gli studenti che avevano combattuto quell'ultima battaglia, pronti a concludere il percorso iniziato insieme anni prima, inconsapevoli della nuova minaccia che si profilava all'orizzonte.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 7. La Stamberga Strillante


«Lumos» sussurrò e dalla punta della bacchetta scaturì un intenso fascio di luce, che illuminò l'antro buio in cui erano caduti.
Nessuno aveva più usato quel passaggio dai tempi di Sirius Black. Da allora si era riempito di lunghe radici, che erano state in parte spezzate dal loro improvviso atterraggio.
«Dove diamine siamo finiti?» disse Draco in un lamento, rimettendosi in piedi.
Hermione puntò la luce su di lui.
«Malfoy!» esclamò preoccupata «Ma tu stai sanguinando!»
Non aveva un bell'aspetto: metà del viso era coperto di sangue raggrumato, su cui continuava a colare quello fresco della ferita aperta sulla fronte.
«Sì, ma non è niente di che» tagliò corto «adesso dimmi dove ci troviamo».
«Oh, ecco...» aveva agito senza pensare. Poteva davvero fidarsi di Malfoy? Sentiva di star tradendo i suoi amici ma anche una parte di sé.
«Questo è un passaggio segreto per... per la Stamberga Strillante» disse le ultime parole tutte d'un fiato. «Non guardarmi così! Non è davvero infestata, sono solo voci messe in giro da...» si morse la lingua.
Draco sospirò esausto «Senti, non mi interessa sapere altro, tieni pure i tuoi segreti per te. Pensi che sia un posto sicuro?»
«Sì, conosciamo in pochi il passaggio»
«Perfetto, allora andiamo».
Si inoltrarono nella stretta e bassa galleria, procedendo a fatica piegati in avanti. Hermione faceva strada, la bacchetta puntata ad illuminare la via.
«Ci siamo quasi» disse quando il cunicolo iniziò a salire verso l'alto.
Rimise la bacchetta in tasca e si arrampicò sulla parete di terra, fino a raggiungere la fine del tunnel, e sollevò la botola con una spinta.
Draco la seguì in silenzio e, una volta arrivato dentro la vecchia casa, si lasciò cadere sul pavimento con uno sbuffo, incurante della polvere e dello sporco.
Hermione accese gli ultimi moccoli di candela e si occupò degli incantesimi di protezione. Lui nel frattempo si era già rimesso in piedi e vagava per la stanza con fare annoiato, calciando di tanto in tanto gli oggetti che trovava sul suo cammino.
«Siamo a Hogsmeade, dentro una vecchia casa polverosa, quei mangiamorte wannabe ci staranno cercando e non possiamo metterci in contatto con Dukes. Fantastico» disse Draco passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Hermione lo ignorò.
«Stai ancora sanguinando».
«Allora datti una mossa» le si piazzò davanti, le braccia incrociate e una smorfia di disappunto.
Hermione poggiò la punta della bacchetta sulla ferita ed evocò prima un incantesimo per pulire via il sangue, dopo uno di guarigione. Il volto tumefatto si distese, lasciando solo un taglio là dove prima c’era un piccolo squarcio.
«Scusa, non posso fare più di così, sono troppo stanca» fu costretta ad ammettere.
Draco sospirò «Hai fatto anche troppo...» disse e si allontanò per togliere il mantello.
A quelle parole Hermione sentì lo stomaco stringersi e il senso di colpa farsi strada dalle viscere alle labbra.
«Avrei potuto fare di più. Usare un incantesimo per frenare la nostra caduta, oppure attaccarli...»
«Senti Granger, è successo, non ha senso pensarci» iniziò ad arrotolarsi le maniche della camicia. «Al momento abbiamo questioni più urgenti: i nostri vestiti sono fradici, questo tugurio è pieno di spifferi e dobbiamo accendere un fuoco – fece una pausa per spezzare il legno di una sedia tarlata - che non lo bruci fino alle fondamenta, senza farci scoprire; quindi, se hai intenzione di sprecare le ultime risorse pensando ai calci che avresti potuto rifilare alla Parkinson, fai pure. Io mi accontento di sopravvivere a questa gelida notte del cazzo» diede un forte pestone al resto della sedia, che si frantumò in pezzi e schegge.
«Stai tentando di consolarmi? Perché se è così ho una brutta notizia per te: fai davvero schifo».
«No, sto tentando di far muovere quel grazioso culetto Grifondoro» si accanì su un cassetto, le guance rosse per lo sforzo.
Era strano vederlo in quelle condizioni, sporco e bagnato, intento a fare un ingrato lavoro manuale.
«Non dirlo!» disse all’improvviso puntando un dito nella sua direzione.
«Dire cosa?!» si sentì come una bambina sorpresa con le mani nella scatola dei biscotti.
«Non lo so, qualunque cosa tu stia pensando! Te lo si legge in faccia, hai già pronto un commento acido sul nobile Malfoy che si abbassa a fare il lavoro dell’elfo domestico».
«Mmh, be’ può darsi. E visto che ci siamo posso sapere il motivo del tuo imbarbarimento?» fu lei ad incrociare le braccia al petto stavolta.
«Sono stanco e ho freddo» disse, continuando a distruggere oggetti.
«Ne sei sicuro? Sembra che ti piaccia parecchio…»
Si fermò a guardarla esasperato «Granger, te lo dico col cuore in mano, hai rotto il…»
«Va bene! Va bene, ho capito» alzò le mani «dimmi cosa devo fare».
«Ammucchia la legna lì, accanto al braciere» le indicò il grosso recipiente di metallo.
Usò un incantesimo levitante, ma era davvero stremata e alcuni pezzi volarono in giro per la stanza, facendole guadagnare altre occhiate al vetriolo da parte del Serpeverde.
Quando ebbero distrutto e raccolto la legna necessaria, Draco spostò un grosso baule al centro della stanza e accese il fuoco.

La cera delle candele si era ormai consumata e l'unica fonte di luce erano le braci che sfrigolavano davanti a loro. A turno facevano evanescere il fumo, per evitare che invadesse tutto l'ambiente.
Erano passate più di due ore, Hermione sentiva ancora i vestiti umidi attaccati addosso e la testa bollente. Si strinse nel mantello e rabbrividì quando il vento fischiò forte, penetrando dalle assi delle finestre sbarrate.
Lei e Draco erano seduti vicini, ma non troppo. Le barriere tra loro due erano state piegate dalla necessità, ma, come fili d'erba, erano tornate al loro posto una volta cessato il pericolo.

Il Serpeverde, a differenza sua, aveva tolto anche il maglione e lo reggeva per farlo asciugare.
Il fuoco creava luci e ombre sul suo viso e sui sottili capelli d'oro. Per un momento – uno solo - pensò che il suo profilo affilato fosse davvero bello.
Argh, Hermione, stai vaneggiando!” si rimproverò. Cosa sarebbe accaduto se avesse letto nella sua mente? Dubitava che fosse abbastanza in forze, ma era sempre meglio non rischiare...
«Hai intenzione di tormentarmi ancora per molto?» le chiese a bruciapelo.
Hermione si sentì morire dentro: era stata scoperta. Certo, avrebbe potuto difendersi richiamando il diritto alla privacy (dubitava che i maghi ne avessero la stessa concezione babbana), ma niente avrebbe cancellato il fatto che aveva pensato quel che aveva pensato.
«Come?» chiese provando a dimostrarsi ignara.
«Smettila di battere i denti, mi irrita» la guardò di traverso.

«Ah... oh... ehi!»
Ah, ma allora non ha letto i miei pensieri. Oh, mi dispiac... ehi! Ma che cafone maleducato!
«Anche i versi?!» sbottò e, prima ancora di finire l'esclamazione, le mise una mano sulla fronte.
Il sangue di Hermione fece un paio di giri su e giù per poi concentrarsi sulle guance.
«M-malfoy, che stai fac...?»
«Scotti» disse con semplicità, come se quel contatto fosse normale e per niente assurdo.
La facilità con cui abbatteva e innalzava barriere la spiazzava. L'attimo prima sembrava voler prendere le distanze, quello dopo la toccava con nonchalance per verificare le sue condizioni di salute.
«Sto... sto benissimo» balbettò.

«L'invincibile Granger si è ammalata» ghignò tornando al suo posto «Speriamo che quell'auror idiota abbia qualche pozione ricostituente da darti».
«Sto benissimo» ripeté, ma i brividi resero quell'affermazione ancora meno credibile. Draco si voltò a guardarla con un sopracciglio alzato.
«E va bene! Forse hai ragione tu»
«Oh! Lasciami segnare la data sulla mia agenda, devo ricordarmi di festeggiare ogni anno questo evento epocale: la Granger mi ha dato ragione» ridacchiò, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando vide che Hermione aveva iniziato a tremare apertamente.
«Granger, levati quel mantello fradicio o dovrò pensarci io» disse e lei obbedì, ma non senza scoccargli un'occhiata truce. «Anche il maglione».

«E magari la gonna, che ne dici?» disse piccata.
«Cristo, quanto sei acida! Volevo proporti uno scambio» le mostrò il gilet di lana che aveva fatto asciugare al fuoco.

«Oh, ehm... grazie» forse era lei che continuava a vedere barriere che ormai non esistevano più.
Si sfilò il maglioncino grigio con lo stemma della sua Casa e lo poggiò a terra, sopra il mantello.

Vide il cambiamento negli occhi del Serpeverde e le bastò una rapida occhiata verso il basso per capire il motivo: la camicetta era così bagnata da essere trasparente e lei, che non faceva troppo caso a quel genere di cose, aveva scelto di mettere un reggiseno nero proprio quella sera.
«Malfoy! Sei impazzito per caso?!» gli strappò il gilet dalle mani e se lo mise addosso.

«Che ho fatto stavolta?»
«Tu...! Tu... ti stai prendendo troppe libertà» strinse le braccia al petto e accavallò le gambe, chiudendosi su se stessa come un riccio.
«Devo elencarti tutte le volte in cui mi hai toccato senza permesso, Granger?» disse con un tono a metà tra il divertito e l'incredulo.
«Erano tutte situazioni d'emergenza!» esclamò oltraggiata. Lui fece finta di pensarci, accarezzandosi il mento.
«Mmh, no, non tutte» scosse infine la testa.
«Hai tenuto il conto? Forse sei tu quello con qualche problema...»
«Forse, ma dipende. A quale problema ti riferisci?»
Hermione aveva dalla sua parte una vasta scelta di risposte, ma tutte implicavano che anche lei avesse pensato a lui e a ciò che stava involontariamente cambiando. Tutte, tranne una.
«Ti farò una domanda, rispondi con sincerità» disse e lui la invitò a proseguire con un gesto della mano. «Bene, pensi ancora che i purosangue siano la razza superiore?»

La sorpresa si dipinse sul viso di Draco, ma fu solo un attimo, poi una cupa serietà prese il suo posto.
«Sì,» disse rivolto al fuoco «siamo un gradino più in alto rispetto agli altri. I mezzosangue, i Nati babbani, i Magonò, non meritano posti di spicco nella società. La nostra società. Se ti stai chiedendo se abbia cambiato idea rispetto al passato, la risposta è sempre sì. Penso che i babbani debbano vivere nel loro ambiente senza che i maghi si intromettano, e viceversa, ma non potrà mai esserci integrazione. E questo non significa che siano necessarie azioni violente e sette segrete»
«Un modo di pensare un tantino medievale, no?»
«Forse, ma è mio» la voce bassa e calda vibrò sull'ultima parola, e Hermione capì che c'era molto più di quello che le parole e i gesti mettevano in mostra.
C'era un ragazzo cresciuto e radicato nell'ambiente sbagliato, che aveva perso ogni cosa e che, da solo in una cella buia, aveva dovuto mettere in discussione se stesso e un'intera vita di pregiudizi.
«Allora, ho risposto alla tua domanda?» chiese dopo una lunga pausa.

Hermione aveva quasi dimenticato come erano arrivati a quel punto. I brividi continuavano a scuoterla e la temperatura era così alta che sentì la testa girare e fu costretta ad aggrapparsi al bordo del baule per non cadere in avanti.
«Granger! Ti senti bene?» per la seconda volta le toccò la fronte.
Hermione chiuse gli occhi, che bruciavano per la febbre e il fumo della brace, e sospirò. La mano di Draco era fresca e morbida, odorava di erba tagliata, terra e pioggia. Era una sensazione inaspettata, chissà perché aveva sempre immaginato la sua pelle viscida come quella di un serpente.
Che stesse davvero perdendo colpi come lui insinuava di continuo?
Era stata una sciocca a immischiarsi in quella brutta situazione, una volta tanto avrebbe potuto lasciare agli auror il compito di risolverla e godersi l'ultimo anno da normale studentessa... ma forse il problema era proprio quello, lei aveva smesso di essere normale. Aveva disimparato a esserlo.
Dopo sette anni di intrighi, misteri, battaglie, non sapeva più vivere in altro modo.
Da quando Ron e i suoi genitori erano usciti dalla sua vita, non c'era più nulla a tenerla ancorata alla vecchia Hermione.
La nuova, però, era già sfinita.
Aveva freddo e sentiva ogni giuntura cedere, come se sulle sue spalle si fosse appena concentrato tutto il peso del mondo.
«Va bene, Granger» sussurrò Draco tra i denti «questa è davvero un'emergenza» disse e poi la prese per le spalle e la fece alzare.

«Malfoy, che stai facendo?» gli chiese barcollando, mentre lui stendeva il suo mantello sul pavimento.
«Quale incantesimo usate voi ragazze per asciugare i capelli?» disse ancora inginocchiato.

«Ehm, io non lo uso spesso ma dovrebbe essere Calefacio, agita la bacchetta in senso orario mentre lo pronunci».
Draco seguì le sue indicazioni e con quel semplice incantesimo asciugò il mantello di Hermione e il suo maglione, poi passò ai vestiti che aveva indosso, infine le puntò contro la bacchetta.
«Tranquilla, se avessi voluto ucciderti l'avrei già fatto»
«Non ho pensato che volessi farlo» disse mentre l'incantesimo faceva evaporare le ultime tracce di umidità dai propri abiti. «Mi chiedevo come... io... come ho fatto a non pensarci subito?»
«Granger, non per essere ripetitivo ma...»
«Perdo colpi, lo so» sospirò.
«Esatto, dieci punti a Grifondoro!» disse e poi sibilò “engorgio” colpendo di nuovo il mantello di Hermione.
«Quello sarebbe un letto?» gli chiese quando vide che stava facendo la stessa cosa con il maglioncino.
«Wow, di questo passo vincerete la Coppa della Case entro domani mattina» disse avvolgendo il maglione extra-large a mo' di cuscino.
«Perché devi essere sempre così odioso?»
«Scusa,» disse stendendosi sul giaciglio di fortuna «ma la situazione è già abbastanza complicata e il sarcasmo mi dà l'impressione di essere ancora Draco Malfoy, il Serpeverde che odia chiunque condivida la sua stessa aria».
Hermione si stropicciò le palpebre, le aprì e chiuse un paio di volte, osservò Draco che la guardava dal basso a braccia aperte.

«Cos...? No. Non puoi pensare sul serio che io... che noi...»
«O questo o l'assideramento, sono le regole base di sopravvivenza. Non le insegnano alla scuola dei babbani?» disse sprezzante.
Avrebbe preferito tornare fuori ad affrontare Pansy piuttosto che stendersi tra due mantelli insieme a Malfoy, ma tutto il corpo le stava urlando di stramazzare al suolo e farla finita...

«Sappi che ti odio dal profondo del cuore» disse con espressione sdegnata.
«Lieto di sentirtelo dire. E... oh, andiamo sembra che tu stia stendendo dentro una bara!» la rimproverò.
E in effetti non aveva tutti i torti, era rigida come un pezzo di legno, ma come poteva essere altrimenti? Solo Ron e Harry le erano stati così vicini e lui non era un ragazzo qualunque.
Sbuffò a disagio, poggiò la testa sul suo petto e allora Malfoy le circondò le spalle con un braccio, poi con l'altra mano tirò su il mantello ingrandito e coprì entrambi.
«Che sia chiaro, lo faccio solo perché non mi va di essere ricordato come colui che uccise il Bambino Sopravvissuto»
«Harry?»
«Sì, Harry. Se tu morissi stanotte – e non accadrà – dovrei affrontarlo, e sai come vanno a finire certe cose. Senza contare che mi distoglierebbe dai miei piani»
«Ah, capisco, molto Serpeverde da parte tua» sorrise a quel maldestro tentativo di trovare una buona giustificazione.

Draco non rispose, ma sfregò una mano sul suo braccio nel vano tentativo di scaldarla.
Restarono in quella posizione abbastanza a lungo da permettere a Hermione di seguire il ritmico alternarsi e incrociarsi dei loro battiti e dei loro respiri. Non erano poi così diversi.
«Malfoy?»
«Mh?»

«Sai, anche i cani un tempo sono stati lupi» disse sollevando lo sguardo per incontrare il suo.
Draco fece una smorfia «Mi stai dando del cane?»
«Della migliore razza pura in circolazione»
«Oh, ti ringrazio, adesso sì che mi sento meglio»
«Sono seria, anche il primo mago è Nato Babbano»
«Va bene, ammettiamo che tu abbia ragione. Qual è la conclusione?» girò il viso verso di lei.
Erano così vicini che i loro respiri si mescolavano e potevano specchiarsi uno negli occhi dell'altra.
«Puoi smettere di odiarmi» disse in un soffio.
La sua mente era troppo annebbiata per farsi domande, la ragione era fuori dal suo controllo, a guidarla c'era solo l'istinto. Si sollevò fino a sfiorare le labbra del ragazzo con le proprie.
Draco si irrigidì e quasi smise di respirare.

«Sei la solita so-tutto-io» sussurrò con voce roca e poi le mise una mano sulla nuca e approfondì quel contatto.
Una scarica elettrica le attraversò il corpo, dalla testa alla punta dei piedi.
I baci di Ron avevano il rassicurante sapore di casa e certezze, sapevano di torta di mele e biscotti di marzapane.
Baciare Malfoy era totalmente diverso, il compimento di un desiderio proibito di cui lei stessa era all'oscuro. Era come assaporare un dolce al caramello e nero cioccolato bollente.
Non riusciva a smettere, ogni bacio ne richiamava un altro e un altro ancora. Affondò le dita tra i chiari capelli sottili e lo attrasse a sé - sopra di sé – e, quando sentì di non avere più alcun respiro da offrire, mandò indietro la testa guidandolo verso il basso.
Contro ogni aspettativa Malfoy si avventò sulla pelle chiara del collo, mordendola e baciandola dietro le orecchie e lungo la giugulare, fino a raggiungere la scollatura della camicia, sbottonandola.
La mani nel frattempo si muovevano libere lungo il suo corpo, strinsero le gambe e i glutei e poi si spostarono sui seni proprio mentre le labbra iniziavano ad esplorarli.
Hermione fremette, emise un gemito più forte degli altri e l'incantesimo di spezzò.
Fu come uscire da una campana di vetro, tutti i sensi si acuirono per captare di nuovo l'ambiente circostante e la coscienza tornò vigile al proprio posto.
Restarono stesi uno di fianco all'altra a guardare il soffitto finché non ripresero fiato.
«Cos'è successo?» Draco pose la domanda che aleggiava sopra le loro teste.
«Niente. Non è successo niente che meriti di essere, ehm... sì, insomma»
«Niente a cui si debba pensare o di cui si debba parlare» le venne in aiuto lui.
«Esatto! Allora buonanotte» gli voltò le spalle e si coprì con il mantello.

«Buonanotte» rispose lui facendo lo stesso.
Eppure qualcosa era successo e sapevano entrambi che sarebbe stato impossibile archiviarlo.
Hermione deglutì e strinse le gambe, ancora preda delle sensazioni che non volevano abbandonarla. Il fatto che si trovassero sullo stesso rettangolo di stoffa, schiena contro schiena, non era d'aiuto.
Si morse forte le labbra per impedirsi di muovere un solo muscolo e si costrinse a ripercorrere con la mente tutti gli anni precedenti, ogni più piccola frase intrisa di cattiveria che le aveva rivolto, ogni umiliazione subita, fino a quando l'adrenalina e l'eccitazione sfumarono e il sonno prese il sopravvento.

   
 
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