Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Sakura Hikari    28/09/2016    4 recensioni
Quando Kristoff tarda a ritornare al castello, tocca ad Elsa andare a recuperarlo.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa, Kristoff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Operazione cognato




Prompt di Elena: Elsa & Kristoff, brotp: chi l’avrebbe mai detto che la regina di Arendelle avrebbe guidato una slitta per salvare suo cognato?
Parole: 808



 
L’esperienza accumulata durante una vita trascorsa tra le montagne avrebbe dovuto suggerire a Kristoff di agire diversamente. Ed in effetti una vocina nella sua mente lo aveva avvisato del possibile pericolo, ma aveva ugualmente deciso di recarsi immediatamente dai Troll appena saputa la notizia. D’altronde, non lo si poteva biasimare: loro erano e sono tuttora una famiglia per lui, e avevano il diritto di sapere, ed alla svelta anche, prima che i suoi fratelli e sorelle, rinomati pettegoli, lo avessero saputo da qualche viaggiatore o mercante di ghiaccio che passava per i vicini sentieri di montagna.
E così Kristoff era salito in groppa a Sven e si era diretto per la valle dei Troll mentre il sole aveva cominciando la sua discesa verso Occidente, con le mani che ancora tremavano per l’emozione ed il cuore che batteva forte. Del viaggio di andata non ricordava molto, solo una serie di lampi e flash, e poi all’improvviso si era trovato nuovamente nella valle dove era cresciuto, circondato dai suo fratelli e sorelle. Dovettero trascorrere una buona decina di minuti prima che i piccoli si calmassero abbastanza da lasciargli modo di comunicarli la lieta notizia: “Anna aspetta un bambino”, annunciò raggiante. Le sue parole furono accolte da un coro di esclamazioni gaudiose, e l’istante successivo Kristoff si trovò nuovamente sommerso dalle domande dei suoi familiari.
“Sarà un maschietto o una femminuccia?”
“Avete già scelto il nome?”
“Poi verrà a vivere con noi?”
“Ma certo che la porterà qui, deve ricevere la benedizione da Granpa!”
Kristoff si era lasciato contagiare dall’entusiasmo dei Troll ed aveva risposto alle loro domande con pazienza, fatto promesse e declinato proposte (‘no zia, non porteremo la piccola a vivere qui, ma vi farà visita tutti i giorni’), e quando finalmente si era congedato da loro e lui e Sven avevano cominciato la discesa per tornare al castello era già passata da un pezzo la mezzanotte. L’aria si era fatta fredda e nella foresta erano calate le tenebre; Kristoff conosceva quei boschi come le sue tasche e quegli alberi gli nascondevano ben pochi segreti, eppure scoprì che neanche per lui era facile orientarsi in quella scarsa visibilità. Le radici degli alberi spuntavano fuori dal terreno traditrici e pericolose, e il ragazzo si vide costretto a rallentare l’andatura di Sven in modo da non inciampare in una di esse.
Dopo qualche minuto od ora (Kristoff stava completamente perdendo la cognizione del tempo e dello spazio in mezzo a buio, alberi e roccia), si sollevò il vento, gelido e tagliente come una lama.
Kristoff si fermò e rifletté sul da farsi: era impossibilitato a tornare indietro ed era incapace di dire se stava percorrendo la strada giusta per tornare a casa; scrutò nel buio alla ricerca delle luci di Arendelle nella speranza che l’avrebbero aiutato a trovare l’orientamento, ma davanti a sé c’era solo il buio. Accanto a lui, la renna lo osservava con occhioni preoccupati; Kristoff gli diede una pacca amichevole. “Non preoccuparti Sven, riusciremo a tornare a casa sani e salvi”. Se non finiamo congelati prima, o in pasto ai lupi, pensò cupamente, ma questo non lo disse. Pensare così non li avrebbe aiutati a scendere quella montagna, e il ragazzo ripassò mentalmente tutti i percorsi che conosceva, mentre il vento si sollevava ancora una volta, ruggendo.
Una voce si sollevò sopra l’ululato del vento. “Kristoff? Sei qui?”
Kristoff sollevò la testa e quello che si trovò davanti era una delle visioni più improbabili ed incredibili del mondo: Elsa, la regina di Arendelle e sua cognata, alla guida di una slitta di ghiaccio trainata dai cavalli più bizzarri che avesse mai visto (avevano la criniera azzurra), che risaliva il sentiero della montagna a tutta velocità; davanti a sé, una pista di ghiaccio si formava sotto le lame della slitta a facilitarne l’andamento. Elsa frenò la slitta vicino al ragazzo. “Finalmente”, disse in tono al tempo stesso sollevato e seccato. “Sono ore che ti cerco per questi sentieri, ho persino mandato Marshmallow in perlustrazione. Avanti, salta su!”
Troppo sorpreso per pensare a cosa rispondere, Kristoff si accomodò accanto a lei, mentre Sven si avvicinava ad annusare quelle singolari cavalcature. “Non avevo mai visto quei cavalli nelle stalle del castello”, fu la prima cosa che il ragazzo riuscì a dire.
“Non vengono dal castello”, sorrise Elsa. “Li ho creati io, sono creature di ghiaccio. Più veloci e resistenti alla fatica e al freddo, e non attraggono i lupi”.
“Oh”, fu tutto ciò che Kristoff riuscì a dire. Beh, questo spiegava il colore. “Elsa… grazie per essere venuta a prendermi. Probabilmente ci sarei rimasto per sempre, in questi boschi”. E che salvataggio, poi. Chi l’avrebbe mai detto che sua cognata avrebbe guidato una slitta nella notte per venire a recuperarlo?
L’espressione della regina si addolcì a quelle parole, annuì e tornò a rivolgere lo sguardo in avanti: “Avanti, torniamo a casa!”




 
  
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