“Lunga vita al Re!”

 
 
 
Le grandi sale della Montagna Solitaria erano tornate al loro vecchio splendore; sulle pareti, le venature d’oro e d’argento erano tornate a brillare di luce, catturando il bagliore delle calde torce a muro.
I grandi e sontuosi arazzi erano stati dispiegati a rimembrare le Ere passate. Le donne ne avevano composti di nuovi e di una bellezza unica che rappresentavano la Battaglia dei Cinque Eserciti, con fili d’argento per i capelli degli Elfi e d’oro per le armature della Compagnia di Thorin Scudodiquercia.
Un grande e faticoso lavoro avevano dovuto fare i Nani di Erebor prima di poter davvero affermare di essere tornati a casa e con grande soddisfazione avevano posato le asce e i martelli osservando la restaurazione completata.
E fu solo dopo che la Montagna fu riportata all’apice della sua magnificenza che vi fu la cerimonia d’incoronazione.
Nani, Elfi Silvani e Uomini della nuova Dale erano stati invitati e si erano riuniti tutti nella Sala del Trono in trepidante attesa che il nuovo Re sotto la Montagna si inginocchiasse per ricevere sul capo la corona del suo Regno, appartenuta alla sua famiglia da generazioni.
 
Alla destra e alla sinistra del trono vi erano i componenti della Compagnia, schierati in una fila composta, in abiti lucenti, pronti a rendere omaggio al loro Re; ai lati di esso, Fili e Kili mantenevano una postura eretta e rigida, con gli sguardi puntati avanti a loro e le mani poggiate sull’elsa della loro spada, sfoderata e posta in verticale a toccare il suolo con la punta.
Al loro fianco, subito dopo, stavano Dwalin e Dìs, sorella di Thorin, tornata a casa dopo il lungo esilio forzato da Smaug sugli Ered Lûin.
Balin, invece, era in piedi alla fine dei tre scalini che conducevano al trono, con il suo abito rosso e in mano un cuscino di seta blu dove era poggiata la corona che fu di Thror e di chi prima di lui aveva governato su Erebor.
 
Erano tutti lì, fermi nel tempo che scorreva lento nell’attesa, finché le porte della Sala non si aprirono: Thorin fece finalmente la sua comparsa nel suo smagliante abito blu ai quali bordi erano stati ricamati con fili d’oro i simboli della casata di Durin, sulle spalle un lungo e pesante mantello.
Il suono dei suoi stivali riecheggiò per la stanza mentre percorreva la distanza che lo separava dal trono.
Salì i tre gradini e si fermò di fronte alla Compagnia, scandendo i loro volti e rivolgendogli un’espressione colma di gratitudine. Poi si voltò verso la folla, avvicinandosi a Balin che già aveva gli occhi lucidi per la commozione.
Il vecchio Nano si chiarì la voce, sorrise a Thorin, poi si voltò verso tutti i presenti: “Siamo qui riuniti, in questo grande giorno che Mahal ci ha concesso, per celebrare l’ascesa al trono di Thorin Scudodiquercia, figlio di Thrain, figlio di Thror, legittimo erede di Durin il Senzamorte.”
Le parole del Nano riempirono il silenzio, tuonando nella Montagna fino alle sue viscere.
Thorin si inginocchiò di fronte al suo popolo, agli Elfi e agli Uomini, l’espressione regale sul volto.
“Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, con l’autorità conferitami da Mahal, Forgiatore dei Nani, io, Balin figlio di Fundin, ti adorno il capo con questa corona e ti dichiaro ufficialmente Re sotto la Montagna.” A conclusione del discorso, Balin poggiò la corona sulla testa di Thorin.
“Ce l’hai fatta, figliolo.” Gli disse a bassa voce, ricevendo un sorriso grato.
Il Re si alzò in piedi mentre Balin si inginocchiò a lui gridando “Lunga vita al Re!”.
Fili, Kili, Dwalin e Dìs fecero lo stesso, seguiti dal resto della Compagnia e poi dal resto dei presenti.
Dal canto suo, Thorin osservò lo svolgersi degli eventi con un lieve sorriso sulle labbra.
 
Infine, aveva riconquistato la sua casa ed era diventato Re.