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Autore: Tefnuth    01/10/2016    0 recensioni
Dopo l'avventura che ha visto come esito la punizione di Samahel, Michael ha deciso di abbandonare il suo compito di angelo raccogli-anime tuttavia gli è stata concessa la facoltà di restare nella dimora celeste assieme a Samahel, la sua eterna punizione. Non parla più con nessuno, con Raphael specialmente, e deve passare il tempo a salvaguardare il corpo del suo amico. Un nuovo complotto ordito da Lucifero lo costringerà a riallacciare i ponti con i suoi simili, questo gli darà la possibilità non solo di salvare il suo diavolo ma anche di scoprire ancora qualcosa di più sulla verità che lega lui e Samahel.
Le porte dell'Inferno sono aperte, la bestia è libera.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci fu un segnale di inizio battaglia, i due schieramenti si gettarono semplicemente l’uno contro l’altro. Non era stato stabilito uno schema d’attacco perché, ormai lo si sapeva, era impossibile seguire una formazione quando si trattava di lottare contro un’orda di diavoli. Anche i gruppi di angeli che erano soliti lottare assieme erano stati sciolti, per evitare di dare un qualunque indizio al nemico sul modus operandi; l’unica accoppiata fissa era il duo Michael-Samahel, su cui sempre vigilavano Raphael ed Hel (su ordine del mentore stesso). Ad eccezione di Lucifero e Artifex, che erano rimasti al loro posto, tutti stavano brandendo la propria arma.
“Come si può uccider Lucifero?” domandò Michael al mentore in un momento in cui le loro schiene si toccarono, senza smettere di infilzare la spada nel corpo dei diavolo che gli si paravano davanti
“Non si può uccidere: egli è l’essenza del male, la sua mancanza definitiva sconvolgerebbe l’equilibrio” rispose Raphael, aveva appena respinto l’assalto di un demone del cerchio dei golosi, un orribile ammasso deforme e bitorzoluto color rosa con la bocca gigantesca.
“E allora che ci stiamo a fare qui? Tanto valeva restarcene a casa” replicò Samahel avvicinandosi ai due, la sua spada a catena era intrisa di sangue nero
“Siamo angeli, è il nostro dovere” fu la risposta che dette il mentore, prima di inoltrarsi a capofitto tra un gruppo di diavoli lussuriosi.

Come avevano ipotizzato Lybra e Dmitryus qualche ora prima, nella Sala dell’Oracolo, i guerrieri più violenti tra gli avversari avevano come unico obiettivo uccidere Michael e Samahel, che si ritrovarono così oppressi dagli avversari da non avere più un attimo di ristoro. Dopo quella che sembrò una successione infinita di parate, schivate e affondi i muscoli delle loro braccia bruciavano terribilmente, e le mani erano percorse dai crampi; il numero di diavoli ai loro piedi aumentava sempre più e le molo menti erano sempre più stanche. Quando la spinta data dall’adrenalina iniziò a calare, le orecchie di Michael non recepirono il rumore dei passi di un diavolo della IV bolgia che, come i suoi dannati, aveva la testa girata al contrario. Neanche Samahel, che stava bloccando con la propria spada quella di un demone senza occhi né bocca del settimo cerchio (quello dei violenti) . I due si accorsero del pericolo imminente solo quando sentirono il suono delle punte consacrate di Lybra, che si abbatterono sulla nuca del diavolo carbonizzandolo all’istante.
“Fate più attenzione!” li ammonì la Potenza, sbarazzandosi di un altro gruppetto di diavoli che la stavano attorniando, senza mai perdere la sua eleganza di cigno
“Panf. – Michael uccise un altro diavolo, sporcandosi il volto col suo sangue. – La fai facile, tu” la rimproverò approfittando dell’attimo di riposo
“Per una volta siamo d’accordo” concordò Samahel mentre, dopo aver attorcigliato la spada attorno al collo di un diavolo, tagliava l’ennesima testa.

Poco più in là, nascosti dalla folla di creature maligne, Raphael ed Hel contribuivano come meglio potevano alla battaglia uccidendo quanti più avversari possibile. I due erano una strana coppia, benchè ben assortita, e continuarono a mietere vittime quasi incuranti che, attorno a loro, si stessero svolgendo altre lotte.
“Questi non finiscono mai!” imprecò Raphael, i cui capelli bianchi risplendevano per il sudore che gli scendeva dalla fronte; aveva tolto la casacca perché gli impediva fin troppo i movimenti più ampi, e già due volte aveva rischiato di rimetterci un braccio per questo. Hel aveva perso entrambi i bracciali durante lo scontro contro la nuova guardiana dei lussuriosi, l’ex vice mora e molto provocante che le era saltata addosso con le unghie graffiandole anche il volto.
“Ci sono più di nove cerchi all’Inferno, credevi che fossimo pochi?” chiese la diavola al mentore, scrutando con lo sguardo in cerca del prossimo avversario. Lo scelse non appena vide la figura imponente di Artifex farsi largo tra la folla con le sei braccia; quando i loro occhi si incrociarono gli occhi di lui presero fuoco.
“Stai qui, io penso al gigante” ordinò la diavola fantasma a Raphael prima ancora che lui potesse proporre di sfidare il diavolo in due.

A differenza dell’ex sottoposto Hel non dovette spintonare che la circondava poiché, vedendo la stazza di Artifex, diavoli e angeli furono concordi nell’aprirgli una strada, facilitando anche il passo di lei. Nonostante fosse già pronta a sferrare un attacco, la diavola fantasma fu messa a terra da Artifex, il quale si sedette a cavalcioni su di lei con gli occhi di un pervertito pronto ad affondare la sua spada.
“Quanto ho sognato questo giorno” disse il diavolo, mentre cercava di vincere la resistenza di Hel per poter stare a diretto contatto con la sua pelle, ma lei non cedeva e continuava a sostenere il peso di Artifex combattendo contro il dolore alle braccia; poi le venne l’idea.
“E continuerai a sognarlo” la diavola sputò negli occhi dell’avversario, e poiché la sua saliva era acida quanto il suo sangue, il diavolo sentì i proprio occhi corrodersi fino a che le orbite non rimasero vuote.
“Aaaaaaaah!” gridò Artifex lasciando la presa, ora che i suoi occhi non c’erano più aveva perso il suo principale punto di riferimento
“Pensavi che ti avrei fatto vincere? – Gli domandò Hel rialzandosi. – E’ stata la pensata più stupida della tua vita”.
La diavola fantasma raccolse la sua arma da terra, e con una delle lame si fece un tagli longitudinale, non troppo profondo, su entrambe le braccia ed attese che Artifex riprendesse il controllo su di sé.
“Allora? Devo andare a prenderti da bere” lo aizzò per fargli capire dov’era
“Adoro questo tuo sarcasmo – Artifex caricò l’assalto. – Ma sarà la tua ultima battuta: ti ucciderò e poi mi godrò tutti i piaceri sul tuo cadavere” disse prima di partire all’attacco con la testa bassa, come fanno i tori; una posizione che Hel sfruttò a proprio vantaggio per saltare sulla schiena dell’avversario e cingerlo da dietro, curandosi che un braccio stringesse il collo e l’altro il torace. Immediatamente il sangue di Hel iniziò a corrodere il corpo di Artifex, che cercò in tutti i modi di far perdere la presa della diavola: la fece sbattere contro una roccia, si rotolò per terra, affondò gli artigli nelle braccia bianche dell’avversaria perdendo anche delle falangi; Hel non cedette mai e più sentiva le braccia affondare nella carne di Artifex più rafforzava la sua presa, finché il corpo del diavolo non si divise in tre e lei ricadde a terra, sfinita.
“Gmmnnmc…….mmmmnn,….grrggrrlrgrl” rantolò la testa di Artifex, le sue corde vocali ormai erano del tutto bruciate e non poteva più emettere una parola sensata
“Stai zitto, mi dai sui nervi” lo rimproverò Hel prima di prendere la sua arma e, con quella, trafisse la testa dell’avversario facendolo diventare cenere.

Poi un urlo di dolore sovrastò il rumore della folla.

“SAMAHEL!” gridò Michael quando il fascio di energia di Lucifero colpì in pieno petto il diavolo, trapassandolo dalla schiena; non c’era alcuna possibilità di fuga, e anche se il corpo di Samahel non era diventato polvere, il diavolo morì sul colpo.
“Questo è il destino dei traditori” proferì il re degli Inferi molto soddisfatto
“Maledetto bastardo!” enunciò Michael lanciandosi contro Lucifero, purtroppo il suo attacco era troppo debole per scontrarsi alla pari con l’avversario, e dopo una finta andata a male l’angelo si ritrovò con lo sterno fracassato e la cassa toracica aperta.
Com’era successo per la prima, vera battaglia che aveva affrontato, Michael non morì sul colpo: cadde a terra, quasi del tutto incosciente, sotto le risate di Lucifero, ma il suo cervello ancora funzionava.

Il nucleo di Samahel. Prendilo” sussurrò una voce nella testa dell’angelo, la stessa che gli aveva suggerito l’antico nome di Hel. La sentì dire la stessa frase un paio di volte, e seguendo quel suggerimento, con l’ultimo briciolo di forza che gli era rimasto (mentre Lucifero andava vantandosi di aver eliminato per sempre le reincarnazioni della creatura leggendaria) Michael affondò la mano nel torace di Samahel e ne tirò fuori il piccolo nucleo ancora pulsante di vita. Lo avvicinò alla propria cavità, vuota, e vide vasi e arterie circondare il globo luminoso e rimetterlo in sede. Quando la cassa toracica si richiuse sul nucleo, dal corpo di Michael si propagò un fascio di luce che investì tutta la valle; durò una manciata di secondi, e quando la luminosità tornò alla normalità tutti furono psicologicamente costretti a fermarsi per osservare la creatura accanto a Lucifero: Midnight.

“Come può essere?” esclamò il re degli Inferi osservando la creatura che non vedeva da secoli: l’uomo, che nei lineamenti era un mix perfetto di quelli di Michael e Samahel, con i capelli neri striati di argento, i cui occhi erano color ghiaccio che poi andava a fumare nei toni del verde smeraldo ai contorni dell’iride, che portava con sé due sciabole (l’una con iscrizioni angeliche, e finemente lavorata con delicati intarsi; l’altra con un occhio con la pupilla stretta e con incise maledizioni) la cui reputazione era terribile; la sua tonaca, bianca e rossa, cadeva morbida sul corpo asciutto e dietro lasciava che le ali (costituite da un’ossatura da angelo, ricoperta di bianchissime piume, con la membrana nera dei diavoli) esibissero tutta la loro bellezza.
“Hai fatto un grande peccato, Lucifero, ed è ora che tu sia punito per le tue colpe” affermò Midnight, la cui voce somigliava molto a quella che aveva Samahel
“NON SUBIRO PIU’ NIENTE!” si oppose il re degli Inferi, e come conferma alle sue parole attaccò la creatura con un nuovo fascio di energia demoniaca. A Midnight bastò sollevare una mano, per fermare l’attacco, e con il volto deformato dall’ira (era una sua caratteristica, il viso che diventava più “infernale” quando si adirava) prese Lucifero per la gola
“Hai rotto l’equilibrio, è ora di sistemare tutto” dichiarò, e toccando la fronte di Lucifero con la sciabola consacrata (portata nella mano destra) estrasse lo spirito dal corpo di Minosse, il quale riprese le sue sembianze oltre che la propria coscienza; in seguito scagliò lo spirito malvagio di nuovo dentro gli inferi, e lo ricacciò nel corpo congelato. Vedendo quello che era successo al loro re, gli altri diavoli rientrarono di corsa nella loro casa, stando ben accorti a non avvicinarsi troppo a Midnight.
“Che ne sarà di me?” domandò Minosse alla creatura, pur sovrastandolo in altezza si mise nella posizione che più somigliava ad un inchino
“Sarai sollevato dal tuo compito, e sceglierò io il tuo sostituto. Hai fatto fin troppi danni per poter restare a guardia dell’Inferno. Ma prima libererai i diavoli maggiori che hai rinchiuso, ti scuserai e sarai a loro servizio, sempre se vorranno lasciarti in vita” sentenziò Midnight a muso duro, ma la sua mente era già altrove.

Quando lo aveva visto emergersi tra le macerie, dove prima c’erano l’angelo e il diavolo, Hel si era sentita mancare le forze quasi fino a sentire il bisogno di sedersi; il terreno sudicio era stato l’unico motivo per cui non aveva seguito quel desiderio. Midnight non era cambiato rispetto all’ultima volta che lo aveva visto, ad eccezione del doppio paio di ali che, nella rinascita, si erano fuse in uno solo. Lo osservò in controluce punire Lucifero e Minosse, poi lui si girò e le sue gambe la fecero correre nella parte opposta. La sua non era paura, piuttosto si vergognava a farsi vedere nel modo in cui era cambiata; non voleva che lui inorridisse davanti alla diavola scheletrica che aveva preso il posto dell’angelo. La sua fuga, tuttavia, durò meno di quanto avesse sperato, poiché Midnight atterrò proprio davanti a lei con un solo battito d’ali.
“Ti prego, amica mia, non scappare” la voce del vecchio amico entrò nelle orecchie di Hel come una melodia, ma lei si girò “Eliel, per favore” ripetè Midnight usando l’antico nome della diavola.
“Non porto più quel nome. – Hel si girò. – Come puoi vedere, non sono più quella di un tempo. Mi sorprende che tu ancora mi riconosca”
“Ti avevo riconosciuto già quando il diavolo ti ha incontrata per la prima volta. Quanto avrei voluto parlarti direttamente, per scusarmi per quello che ti era successo, ma ho potuto solo ad istillare in lui la curiosità di conoscerti. Ho ottenuto qualcosa di più con l’angelo, ricordandogli il tuo vero nome, ma non ho potuto bloccargli la mano quando ti ha uccisa” disse Midnight congiungendo le sue mani con quelle di Hel, riscaldandole con la sua luce
“Non te ne ho mai fatto una colpa: sapevo che tu non avevi potere sulle tue reincarnazioni. Sono io che ho mancato al mio compito, ho permesso che ti trafiggessero” si accusò Hel
“Come avresti potuto fermarli? Tu eri già in fin di vita. Sei solo una vittima di tutto questo, e per farmi perdonare desidero che tu ritorni al mio fianco a guardia dell’Eden, come l’angelo che eri” dichiarò Midnight ridonando l’aspetto di un tempo ad Hel, che smise di sembrare un fantasma riacquistando anche le sue ali bianche.
 
Al suo ritorno nella casa celeste Midnight fu subito oggetto di grande ammirazione da parte di ogni angelo che incrociava il suo cammino, anche se l’unico con cui voleva veramente parlare era Raphael, per ringraziarlo di esseri preso cura della sua reincarnazione angelica.
“Ho fatto solo il mio dovere, signore” rispose in modo molto formale il mentore, era felice che Midnight fosse tornato in vita ma gli mancava Michael e si vedeva
“Mi spiace per Michael, ma lui sarà sempre una parte di me, come lo è il diavolo Samahel. Loro sono sempre stati delle mie perfette reincarnazioni, in tutto e per tutto” spiegò la creatura
“Me ne sono accorto, quando addestravo lui non potevo far a meno di vedere te”.
“Cos’è questa storia? – Li interruppe Cleo avanzando a grandi passi nel corridoio. – Dov’è Samahel? E perché Hel è diventata un angelo?” era furibonda, oltre che in lacrime, e nemmeno la vista di Midnight potè calmarla.
“Michael e Samahel sono tornati ad essere Midnight, non torneranno più. Hel invece è tornata ad essere l’angelo che era una volta, e tornerà a fare da guardiana all’Eden” spiegò Raphael con poco tatto, il che fece arrabbiare Cleo ancora di più
“Ma io…, io amavo Samahel. – Cleo iniziò a piangere. – Sono sola adesso, non ho più un posto dove andare” si portò le mani al viso, e Midnight posò le mani sulle sue spalle
“Mia cara Cleo, conosco il sentimento che ti legava a Samahel: lo sento ancora adesso e lo provo come se fosse mio. Se posso consolarti, non sei sola, perché se vuoi questa sarà la tua nuova casa” propose Midnight con la sua voce calda.
“Anche la tua voce è la sua. – Cleo si scoprì. – Ma che potrei fare qua? Mi guardano tutti male”
“In tal caso, potresti venire con me ed Hel all’Eden e iniziare il tuo addestramento come guardiana”.
“M…ma Midnight, lei è una diavola” si oppose Raphael
“Io sono entrambe le parti, e nessuna regola vieta che uno dei guardiani sia un diavolo. Se lei vuole sarà così, io non ho obiezioni a riguardo e nemmeno il divino”  affermò Midnight con tutta la sua autorità.
Con non poca timidezza, Cleo decise che avrebbe seguito Midnight e l’amica all’Eden, ed iniziò il proprio addestramento. In questo modo, con Lucifero di nuovo imprigionato, Caronte come nuovo giudice infernale e un nuovo ordine ristabilito l’universo ritrovò il proprio equilibrio.

 Nota autrice: Siamo giunti alla fine della storia, mi spiace che magari il sequel sia riuscito un pò meno rispetto al primo tomo ma purtroppo, devo dire la verità, non sono mai riuscita ad esprimermi come volevo. Finita una, si passa alla prossima.
  
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