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Autore: marie52    03/10/2016    2 recensioni
Dal testo:
Nessuno si era mai infiltrato nella fondazione (...)Se poi ci si doveva infiltrare in quella che sarebbe diventata la “ squadra più forte della fondazione”,la buona riuscita (...) risultava una lontana utopia.
Spero vi abbia incuriosito
marie52
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zhalia Moon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota/consiglio dell’autore: giusto per migliorare l’umore di questa one-shot ,vi consiglio di leggerla  ascoltando questa canzone, https://www.youtube.com/watch?v=ZAYZmIfHEiU , che mi ha aiutato a scriverla barra ispirata.
Si chiama Home ed è di Passenger.
Dopo questo piccolo avviso, vi auguro una buona lettura.
Spero vi piaccia
 
Home
 
Non aveva mai provato quelle sensazioni.
Mai, in tutta la sua vita.
In realtà, non aveva mai provato niente prima dell’inizio di quella missione, oramai conclusa.
Era sempre stata fredda e distaccata.
Non aveva mai avuto degli amici, ne aveva mai sentito il calore di qualcuno che l’amava.
E, sinceramente, non le importava.
A lei, interessava solamente mostrare le sue capacità.
Acquisire potere ed essere temuta e rispettata da tutti.
E, quella missione, quella che aveva accettato, era stata la perfetta occasione.
Nessuno si era mai infiltrato nella fondazione, poiché il rischio di essere scoperti era molto alta.
Se poi ci si doveva infiltrare in quella che sarebbe diventata la “ squadra più forte della fondazione”, la buona riuscita di quella missione risultava, agli occhi esterni, una lontana utopia che mai sarebbe stata raggiunta.
Ma lei, non era come gli altri.
Sapeva quali rischi avrebbe corso, ma erano più allentanti i premi che avrebbe ottenuto con la riuscita di quel suicidio, come lo avevano definito, i suoi compagni di squadra.
Fama e paura.
Due cose che bramava fin da quando era piccola.
Era certa, che quando si sarebbe infiltrata fra quel branco di idioti, tutto sarebbe stato più semplice e li avrebbe schiacciati senza esitare.
Ma, si sa, la vita non fa andare niente come si vorrebbe.
I  buoni propositi, infatti, andarono a farsi benedire quando, dopo aver “salvato” quel branco di idioti da un’imboscata, ovviamente pianificata, dall’organizzazione, i suoi occhi freddi come il ghiaccio incrociarono quelli caldi e dolci dell’oggetto, oramai fisso dei suoi pensieri quotidiani.
A quel ricordo, la donna si passò una mano tra i capelli corvini, giocherellando, inconsciamente, con la punta di una ciocca appoggiata, delicata come una piuma, sulle spalle della donna.
Non si accorse nemmeno del suo cambiamento.
Di come quella presenza fosse diventata fondamentale nella sua vita e di come, il fatto che non fosse affianco a lei, la stesse facendo impazzire.
Certo, aveva scelto lei di andarsene.
Di abbandonarli perché non riusciva ad accettarsi.
Non riusciva a credere che quel mostro, quello freddo e senza emozioni, fosse stata lei.
Era trascorsa una settimana da quando aveva deciso.
E, non senza esitazione.
Stesa sul divano, contemplando il soffitto bianco del suo appartamento, divenne ancora più consapevole di quanto l’avesse influita nelle sue decisioni.
Se qualche mese prima, la fama e la paura, erano all’ordine del giorno, adesso le veniva il disgusto al pensiero.
Se prima, non avrebbe esitato ad ucciderli tutti pur di raggiungere uno scopo, ora, se le avessero dato un coltello lo avrebbe gettato lontano da se, impaurita.
E, se prima di quella stupida missione, non provava nulla, adesso che si era conclusa, un vuoto opprimente le stava divorando l’anima accompagnata dalla paura di quella solitudine, che lei aveva sempre adorato.
Lei, che avrebbe donato la sua anima per un attimo di solitudine e che ora, rimpiangeva quegli attimi di felicità che non aveva compreso appieno e che, in quel istante giacevano nell’oblio assieme alle lacrime che aveva versato qualche giorno fa.
Lei, che non aveva mai pianto per nessuno.
Nemmeno per se stessa.
Quella felicità che si era frantumata quando, quell’ordine era arrivato.
Quello,che avrebbe convalidato la sua potenza  e il suo sangue freddo.
Ci aveva provato.
Davvero.
Aveva tentato di uccidere quei due marmocchi e, quando Sophie era caduta a terra, svenuta, ci era quasi riuscita.
Ma, poi, Lok si era messo in mezzo.
E, allora quella strana sensazione, l’aveva fermata.
Senza accorgersene, si era ritrovata a legarli insieme vicino ad un palo, dicendo che non valeva battersi con loro dato che erano deboli.
Una bugia più per convincersi che per loro.
Per convincersi che era per questo che si era fermata.
Era cambiata, ma non lo aveva ancora accettato.
Se ne rese conto solo quando, il suo mentore, la incoraggiò ad ucciderlo.
Ad uccidere colui che si era fidata di lei, cecamente, anche sospettando fosse una spia.
Lui, che, quando le sorrideva, si prendeva sempre di più, un pezzo di lei.
Lui che la difendeva sempre e comunque.
Lui, quell'uomo dai capelli rossi, così forte e coraggioso che la faceva sentire indifesa, senza alcuna bugia da poter dire, sotto il suo sguardo.

E, in quell'attimo, capì.
Comprese quanto fosse cambiata e cosa stesse facendo.
E, allora scelse.
Scelse, di tradire suo padre e pietrificarlo con King Basilisc.
Scelse di essere fedele alla fondazione.
Scelse un futuro pieno di vita rinunciando al buio che l’aveva sempre avvolta e protetta.
Scelse la vera se stessa.
Eppure, il suo cuore non aveva accettato.
Non poteva accettare ciò che aveva fatto.
Aveva mentito.
Tradito la fiducia che gli avevano regalato quegli sconosciuti.
Che lui le aveva riposto.
Era scappata nel cuore della notte, incurante dello sguardo dell’uomo.
Incurante del fatto che il passato, per loro, era passato e che non gli importava ciò che era accaduto.
Ma non riusciva ad accettarsi.
Come avrebbe potuto?
Sospirando, si alzò dal divano, dirigendosi verso la cucina, prendendo qualcosa da mangiare per tentare inutilmente, di distrarsi.
E, mentre si stava preparando un bel thé li sentì.
Sentì due uomini, nell’appartamento affianco, confabulare di qualcosa.
Sentì nominare i loro nomi, quelli che lei non riusciva a pronunciare poiché non era ancora degna di farli uscire dalla loro bocca.
Li sentì sghignazzare felici del fatto, che ora che lei se ne fosse andata, avrebbero potuto ucciderli più facilmente nella loro nuova missione in Amazzonia.
E, comprese che il momento era arrivato.
E, mentre usciva dal suo appartamento, veloce, dopo aver recuperato i suoi titani,Zhalia si disse che nessuno avrebbe toccato la sua famiglia.
 
Una casa non è una questione di mattoni, ma di amore.
Anche uno scantinato può essere meraviglioso.
(Christian Bobin)
 
 
Angolo autrice:
Eccomi, con una nuova one-shot: la protagonista è ovviamente la nostra cercatrice dai capelli blu notte e, mi sono ispirata a due cose:
La prima, è la puntata I Tesori di Vlad Dracul e anche il periodo nel quale Zhalia non c’è, perciò ho voluto soffermarmi anche su quei momenti e ho voluto anche analizzare il perché Zhalia sia tornata dato che non aveva alcuna intenzione, dato il suo tradimento, di tornare con la squadra.
La seconda, è una canzone chiamata Home di Passenger ( un artista nuovo! ), con la quale ho iniziato a scrivere la one-shot.
Ovviamente ci sono dei riferimenti alla Zhante, dato che sono una fan di questa coppia incompiuta.
Spero che recensirete.
A presto.
marie52
  
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