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Autore: Dotta Ignoranza    06/10/2016    4 recensioni
Spiragli di quell'amore che fu fra Petr e Yuri.
«Oh mio Petr, sei solo mio. Ti adoro, ti amo e sono morto solo per te.»
[...]
«Udite! Udite! Il Sindaco Vladimir Rodcenko ha indetto una festa questa notte in tutta Soroka! Udite! Udite! La notte di Ognissanti si celebrerà in piazza quest'anno! Udite! Udite!»
Genere: Drammatico, Fluff, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Pëtr Borisovič Mickalov
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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Ansimi, solo ansimi congestionati e sospiri bollenti.
«Zio...» la voce corrotta dal piacere e le dita artigliate alle coperte medite di sudore.
Di nuovo un brivido più violento degli altri, di nuovo il corpo giovane e atletico del ragazzo che si piegava ad arco sotto alle attenzioni voluttuose dell'altro uomo più maturo.
«Ti piace quando faccio così? Quando ti tocco lì, piccolo mio?» Quella voce nasale e roca si alzò dall'inguine umido.
«Sì, sì, ti prego non ti fermare...» rispose disperata l'altra voce nel buio della stanza.
«Dimmi che mi ami.» Pretese la voce più grave.
«Sì, Ti amo. Ora continua, dai, dai, zio! Non resisto, mi fa male lì sotto!» Ansimò disperato scalciando animato con le pianta del piede ben fissa sulla spalla del suo carnefice.
«Oh mio Petr, sei solo mio. Ti adoro, ti amo e sono morto solo per te.»



 

«Udite! Udite! Il Sindaco Vladimir Rodcenko ha indetto una festa questa notte in tutta Soroka! Udite! Udite! La notte di Ognissanti si celebrerà in piazza quest'anno! Udite! Udite!»
«Quanto chiasso fa quello strillone? Ma non gli basterebbe vendere giornali?» Domandò un ragazzino lentigginoso sputando in terra un grumo di catarro misto a tabacco masticato.
«Cosa c'è, Stanislav? Non ti piacciono i mostri?» Lo canzonò un secondo basso e grassoccio al quale mancava un dente.
«Scherzi, Nikolay? Io non ho paura di niente! Hai capito?!» Partì un pugno dritto contro alla spalla di questi.
«Hey! Fai piano Stanni! Stavo solo scherzando! Dai! Comunque se arrivasse qualche mostro ci penserebbe il nostro amico Petr a ucciderlo, vero?» Entrambi si voltarono a cercare il terzo del gruppo che essendo rimasto indietro con aria vagamente assorta fissava la vetrina gelida della Bottega Mallardo.
«Petr cosa stai fissando?» Chiesero per attirare la sua attenzione.
Immediatamente il cosacco più bello di Soroka si voltò di scatto arricciando il naso e incrociando le braccia al petto, come se il suo sguardo fosse stato scottato da ciò che aveva visto al di là del vetro.
«Quanto fosse un balordo quell'idiota italiano, non capisco come mia zia lo abbia potuto sposare, anche mio padre dice che è un perfetto deficiente. A quell'età pensare ai giocattoli!? Che coglione. I veri uomini impugnano armi e menano le mani.» Rispose con strafottenza sistemandosi il ciuffo di boccoli neri che gli era scivolato lungo la guancia morbida ma già dai tratti adolescenziali, per poi sottolineare le proprie parole sistemandosi le mani sui fianchi e mollando un calcio contro al vaso di fiori posto sotto la vetrina mandandolo in mille pezzi.
«Ahahaha! Ben detto Petr! Tu si che sei un grande!»
«Sì! Sì! Un giorno sarai un grandissimo Capocosacco!»
«Esatto! Petr Borisovic Mickalov! L'eroe di Soroka!» Schiamazzarono in coro i giovani cosacchi che stavano adorando letteralmente la sua figura.
Petr rise passandosi l'indice sotto al naso con un gesto di sfida, ma mentre si reggeva trionfante il suo sguardo fu catturato da qualcosa che tagliò in due il cielo.
Gli occhi di tutti i presenti si piantarono dritti fra le nubi grigie della città.
Silenzio.
Poi di nuovo ecco che una seconda saetta proveniente da Nord-Ovest squarciò le altezze irrompendo con un fragoroso boato. Tutti si coprirono le orecchie nella piazza accucciandosi al suolo.
Tutti tranne Petr.
Petr, che ora era corso verso la sua statua, si arrampicò fino alla cima scrutando in lontananza in direzione di quel punto da cui lo strano fenomeno era scoppiato. Ansimò spaventato constatando i propri sospetti.
«Petr! È lui, vero? È quel pazzo di tuo zio dottore! Quale altra diavoleria sta combinando!? Quello è proprio pazzo! Un giorno finirà per ammazzarci tutti con le sue stronzate!» Urlò terrorizzato Stanislav.
«Tappati quella fogna, bastardo!» Ringhiò rabbioso Petr voltandosi e puntando i suoi occhi verdi dritti dritti in quelli del ragazzo qualche metro sotto di lui. Stanislav si tappò subito la bocca umiliato abbassando la testa.
Petr balzò giù con uno scatto felino e dirigendosi verso questi gli mollò un pugno dritto nella pancia come a calcare meglio l'avvertimento «Nessuno parla male – ...di mio zio, avrebbe voluto dire, ma si limitò a concludere con: – ...di un Mickalov.» Ultimò sputandogli addosso e voltando i tacchi prese a correre a tutta velocità verso le scuderie pubbliche della città dove di solito lasciava il suo cavallo.

 

«Più veloce! Vai! Vai! Muoviti stupida mucca!» Urlò nel bel mezzo della gelida bora che solcava i campi desolati a Nord. Gli zoccoli del cavallo pezzato battevano incerti su quella strada lastricata di ghiaccio, il solito ghiaccio che si formava in autunno qualche ora calato il Sole.
Le terre che circondavano la costa erano sicuramente le più inospitali, aride e ferite dai venti dell'Artico che soffiavano crudeli sull'oceano e lambivano i flutti di schiaffi.
Petr finalmente risalì l'ultima collina trovandosi difronte a sé il terrificante quanto famigliare “Faro del medico”.
Tutti lo chiamavano così, tutti stavano lontani da quella struttura spettrale che si reggeva per miracolo in mezzo agli scogli e storto sfidava le intemperie e le imponenti onde diaboliche.
Eppure Petr non era come tutti gli altri.
Petr non era mai stato come tutti. Gli. Altri.
Petr era temerario. Sicuro e sapeva bene chi c'era all'interno di quell'edificio da cui saliva un sinistro fumo grigio.
«Andiamo!» Incitò di nuovo la sua monta spaventata e dando un poderoso calcio di speroni si lanciò al galoppo ignorando i venti avversi.

 

«Andiamo, andiamo Brugola! È solo un po' di anidride carbonica unita a dell'azoto! Non fare quella faccia sconsolata... vedrai che il tuo pelo tornerà a crescere fra una decina di giorni.» La voce annoiata e incosciente di qualcuno si levò da sopra alla nube di fumo che ormai aveva riempito tutto il primo e il secondo piano del laboratorio.
Velocemente una mano dalle lunghe dita sottili si alzò iniziando ad aprire i lucernari posti qua e là lungo le pareti di pietra «Ora va decisamente meglio.» Affermò compiaciuto togliendosi gli occhialoni da sopra al naso e posizionandoli in mezzo alla massa di capelli neri scompigliati sulla quale troneggiava una bianca ciocca brizzolata.

TocToc.

Gli occhi rossi, dalle pupille nere grandi come la capoccia di uno spillo, saettarono frenetici in direzione della porta situata in fondo alle scale.
«Eh? Chi sarà mai? Forse qualche prete che ha deciso di salvare la mia anima e convertirmi?» Domandò sarcastico alla propria gatta spelacchiata e miagolante dal dolore.
Sbuffò il dottore passandosi la mano dietro la nuca e stiracchiandosi proprio come un felino si diresse annoiato verso la porta cigolante. Aprì appoggiandosi distratto allo stipite ma ciò che gli si presentò davanti non fu il solito prete terrorizzato ma ben sì un giovane cosacco dall'aria molto conosciuta che lo stava guardando con tutto l'odio del mondo.
«Hellow my dear~ » soffiò sensuale.
Di tutta risposta ricevette un poderoso e violento pugno sul grosso nasone.
«Tu! Razza di coglione! Che cazzo ti è saltato in mente di fare!?» Tuonò con voce grossa Petr entrando di prepotenza all'interno del faro e sbattendo dietro di sé la porta che già a ma l'appena stava ritta sui cardini.
«Il piacere è tutto mio, nipotino.» Ironizzò ridacchiando Yuri tenendosi la mano sul naso ferito e indietreggiando di qualche passo per lasciare spazio a Petr che non sembrava proprio di buon umore.
«Sì sì... fai il simpaticone, coglione, deficiente! Cosa stai combinando qua?! Tutta Soroka ha visto le tue stronzate! Sembrava che il cielo si stesse spaccando in due! Che cazzo stai maRchinando?» Ringhiò incrociando le braccia al petto e battendo nervoso il piede a terra.
«Petr, si dice “macchinando”...» lo corresse con uno strano e dolce sorriso stampato sul viso, nonostante la colata di sangue che continuava a macchiargli le labbra e il mento appuntito.
«E io che ho detto!? Uff come sei noioso tu.» Rispose scocciato Petr guardando di lato verso il laboratorio al piano superiore.
Di tutta risposta Yuri si avvicinò lentamente leccandosi malizioso il sangue e allungando le sue mani affilate prese il nipote per i fianchi attirandolo contro il proprio petto largo e ben delineato.
«Ti sei preoccupato per me?» Mugugnò con quel sorrisetto da stronzo che Petr tanto odiava ma che sotto sotto lo faceva impazzire.
«No! Non mi preoccupo di un coglione nasone come te!» Rispose mettendo su il muso ostinato senza guardarlo.
«Eppure sei venuto tu da me, mio Petrja» Si chinò ad annusargli la tempia sudata per la furiosa galoppata.
«Non chiamarmi così.» Lo rimbeccò spostandosi un poco di lato con la testa per cacciarlo.
«Mmm come vuoi che ti chiami? Tesoro mio?» Esalò voglioso come un gatto in calore facendo scorrere le proprie mani lungo la schiena del ragazzo fino a raggiungere il più grande splendore di tutta la Russia, la meraviglia delle meraviglie, l'ottava rarità del Mondo umano conosciuto e celestiale: il culo di Petr.
Lo strizzò nel palmo della mano sentendone la perfetta consistenza rotonda, soffice, morbida, muscolosa ma soda, alto ma non volgare. Perfetto.
Yuri gemette dritto dritto nell'orecchio del nipote lasciandosi scappare un rantolo beato.
«La smetti!? Tanto tu vuoi solo scopare!» Rispose scocciato Petr spingendolo via di forza premendo le mani contro al suo petto «...e spostati! Sei pesante! Inoltre puzzi di fumo e schifezze!» Insistette ma con tono vagamente più giocoso.
Yuri si lasciò spingere ma alla fine gli rubò un bacio a schiocco sulla guancia.
«Da quello che mi ricordo non ti dispiace il mio odore...» continuò impudente il dottore di Soroka «...soprattutto quando ti faccio assaggiare ben altro.» Continuò dandosi una strizzata al cavallo dei pantaloni in quel misto di perverso e scherzoso.
«Tutte chiacchiere. Alla fine non ci sei mai, mi lasci sempre solo al maniero, quindi smettila di fare il coglione e torna a pensare ai tuoi esperimenti da quattro soldi.» Rispose nel mentre i suoi occhi si velavano di tristezza.
Yuri era sempre così, faceva tanto lo splendido, il magnifico, lo sciupa femmine, il Don Giovanni incallito ma alla fine non c'era mai. Spariva e non si sa bene dove andava. Ogni tanto ricompariva e voleva fare l'amore con Petr.

Petr non sopportava più quel suo modo di fare, era anni ormai che quella storia andava avanti così, fra incessanti tira e molla, i lividi, gli schiaffi, le vendette e le ripicche.
Perché non poteva dominare lui?
Perché non poteva comandare lui su suo zio? Perché?
Alla fine si andò a sedere sulla poltrona usurata e dalle molle cigolanti.
Le braccia al petto e lo sguardo perso oltre la finestrella macchiata di strane schifezze verdastre.
«Scommetto che ti sei dimenticato anche che giorno è oggi.»
«Oggi?» Rispose Yuri sbarrando gli occhi e iniziando a sudare freddo, o meglio, avrebbe iniziato a sudare se fosse stato ancora umano.
«Vedi?»
«A dire il vero so che giorno è oggi...» temporeggiò Yuri. Già che giorno era? Aveva preso un regalo molto tempo fa per Petr ma non si ricordava se era quello il giorno o quello successivo, o era quello precedente? Oppure era il mese dopo ancora?
Perché era così difficile ricordarsi le cose? Le cose che riguardavano la medicina, la scienza, la filosofia e quanti peli aveva Petr sul corpo era tutto più semplice da ricordare, ma non i giorni, i mesi o gli anni! Yuri da quando era morto aveva perso il più totale interesse per il tempo, o meglio, il suo cervello ormai non riusciva più a seguire le logiche dei mortali.
Alla fine decise che buttarsi senza prendere la mira era da sempre la cosa migliore da fare.
«Aspettami qui.» Senza nemmeno attendere la risposta di Petr, Yuri scattò su per le scale dirigendosi chissà dove in quella torre degli orrori.
Passarono i minuti.
Petr iniziava a stufarsi di attendere lì fermo con un idiota, eppure la curiosità era tanta, tantissima. Cosa stava architettando quell'idiota? Sbuffò il giovane cosacco mordicchiandosi l'unghia del pollice e appoggiando la guancia sopra alle ginocchia piegate. Rimase lì per altri minuti ad aspettare e aspettare... finché un frastuono irruppe le scale destandolo da quel dormiveglia in cui era lentamente scivolato.
«Eccomi! Eccomi! L'ho trovato! Maledizione, quando Alice mette in ordine questo posto non trovo più niente! Gliel'ho detto un miliardo di volte! “Non si toccano le mie cose” “Nel mio disordine io vedo l'ordine” Uff, quella ragazza sempre con la testa fra le nuvole!» Si lamentò Yuri apparendo dinanzi a Petr con un grosso pacco grigio e non proprio bello. La faccia del ragazzo era al dir poco sconcertata e scettica nel vedere quell'obbrorio informe.
«Dai aprilo! Su non fare quella faccia... non è di certo colpa mia se c'è umidità qui al faro.» Si giustificò scrollando le spalle e mettendogli in grembo quel grosso scatolone.
«Non sarò l'ennesimo animale stupido e mangione, vero?» Chiese alzando un sopracciglio scuro.
«Ma no! E poi Duraciock non è stupido... almeno i procyon lotor non dovrebbero esserlo.» Rifletté pizzicandosi il mento con due dita con fare riflessivo.
«I proc-che?» Domandò Petr sbalordito.
Come faceva ad essere così scemo e saccente!?
«Niente, niente! Dai apri il regalo!» Deviò subito il discorso Yuri agitato di vedere la reazione di Petr alla vista della sua sorpresa.
Petr non se lo fece ripetere due volte, subito le dita iniziarono a frugare e cercare dentro a quello strano imballaggio e quando finalmente lo aprì ecco che lo stupore si dipinse nei suoi occhi luminosi conditi da una strana timidezza, così rara sul suo viso. Velocemente richiuse la scatola e abbassò lo sguardo.
«Non dovevi.» Mormorò.
«Oh sì invece...» rispose prontamente Yuri abbassando il tono di voce e piegandosi sulle ginocchia si ritrovò faccia a faccia con il musetto rosso di Petr. Lo guardò estasiato e addolcendo lo sguardo si sporse verso di lui.
«Ti piace?» Chiese appoggiando le sue mani sopra a quelle del nipotino accarezzandogli il dorso e avvicinando le labbra per baciargli le nocche rosee e calde.
«Sei sempre il solito idiota...» bisbigliò Petr guardandolo dritto negli occhi facendo così sciogliere Yuri.
Yuri sorrise scoprendo i denti aguzzi come se le parole di Petr fossero state la cosa più romantica che gli potesse mai dire «Lo so. Lo so.» Ridacchiò.
Improvvisamente però il dottore fu costretto a sbarrare lo sguardo perché qualcosa di soffice e umido si premette contro le sue labbra. Un bacio morbido, affettuoso e caldo.
«Chiudi gli occhi, scemo.» Ordinò la voce ovattata di Petr. Yuri obbedì subito chiudendo le palpebre e portando una mano dietro alla sua nuca accarezzò i suoi capelli attirandoselo contro per approfondire quel bacio insinuando fra le sue labbra la punta della lingua. Il giovane mugolò compiaciuto e il dottore subito ne approfittò per arrotolare la propria lingua intorno a quella dell'altro, ritrovandosi ben presto in quella danza fra baci e succhiatine rumorose. Le salive che si univano e le labbra smaniose che si divoravano ansanti.
«Sai di neve.»
«E tu di paradiso.» Mormorò fremente Yuri accarezzando la sua guancia e perdendosi nella profondità di quel sapore sacro e profano.
Petr strusciò il nasetto all'insu contro quello grosso e ingombrante di Yuri per poi staccarsi con difficoltà e accoccolarsi nell'incavo del suo collo.
«Non ho voglia di andare via, ma devo... mio padre e i miei fratelli mi staranno aspettando.» Sbuffò coccoloso Petr lasciando una serie di bacetti sulla spalla di Yuri che ormai in estasi continuava a baciargli la tempia e i capelli profumati.
«Tanto stanotte ci vedremo. Quindi dovrai solo aspettare qualche ora, amore mio.» Lo rassicurò abbracciandolo forte a sé e sospirando doloroso cercò di sciogliere quell'abbraccio bellissimo.
Petr annuì triste ma poi si alzò lui stesso di scatto, forse con troppa velocità che a Yuri gli parve sentir meno la terra sotto i piedi per quella separazione brutale.
«Adesso vado...» si avvicinò alla porta e tirando la maniglia verso di sé tentennò un poco. Yuri lo guardava afflitto dal dietro ma quando fece per voltare i tacchi e andarsene ecco che Petr gli corse incontro abbracciandolo forte e lo baciò a stampo sulla bocca.
«Non fare tardi stanotte, in piazza mi riconoscerai sicuramente.» Gli sussurrò sensuale sulle labbra e così come gli era saltato addosso ecco che sparì fuori dalla porta con il pacco sotto al braccio.
Yuri rimase inebetito per qualche secondo con un sorriso scemo sulle labbra e il cuore morto che pareva volergli uscire dal petto.

 

 

Fine primo capitolo. 

  
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