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Autore: yolima90    12/10/2016    1 recensioni
Joan e Sherlock sono in dolce attesa di due gemelline.
Una breve storia sulla famiglia Holmes, di come sarebbero andate le cose se Watson e Holmes facessero coppia fissa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“ E  se puoi portami anche del gelato al pistacchio!! No al limone con pistacchio o cioccolata al pistacchio o peggio…liquirizia e pistacchio, solamente pistacchio!!!”
 
Joan urlò dal piano superiore mentre un Sherlock stanco scendeva ai piani inferiori ancora in pigiama con in mano un cappotto e una sciarpa, ai piedi portava delle scarpe dove i lacci erano quasi inesistenti. Era la quinta volta che la sua compagna lo svegliava in piena notte, sbadigliando aprii la porta e con le banconote in mano uscii mezzo rintontito.
 
La strada era completamente vuota, dopotutto erano appena le quattro del mattino, con le mani in tasca e la testa che ciondolava, s’incamminò verso il mini market all’angolo, dove Habib, un giovane egiziano appena emigrato, lavorava per conto di suo zio, il ragazzo vedendolo lo salutò cordialmente, lui e Joan era in buoni rapporti, la donna aveva dato una mano alla sua famiglia e in cambio loro, quando potevano, facevano sconti sulla spesa, Sherlock andò dritto alla zona gelato, si chinò e prese il pistacchio, si guardò intorno come se cercasse qualcosa, poi ritornò alla cassa, mise le banconote sul tavolo e attese che il giovane gli desse il resto, dopodiché uscii salutando educatamente.
Joan Watson era al sesto mese, e le cose non erano semplici in casa Holmes, ogni secondo la donna chiedeva cose mai esistite sulla terra, aveva sempre fame, passava da essere felice a essere incazzata in un schiocco di dita, voleva fare sempre l’amore, anche nei momenti e in posti meno opportuni, come negli ascensori o dietro le panchine di qualche parco, a volte poteva essere peggio di Hitler nel dare gli ordini, piangeva perché suo marito non gli regalava una bottiglia di vino vista in qualche ristorante di lusso, o perché si era dimenticato il suo gelato al pistacchio, che di colpo era diventato il suo gusto preferito quando fino ad ieri lo detestava e tante altre cose che caratterizzavano una donna incinta.
Sherlock, chiuse la porta alle spalle, si sfilò le scarpe con un gesto veloce si tolse il pesante cappotto gettandolo da qualche parte, andò in cucina, prese due tazze, aprii la vaschetta e iniziò a fare le porzioni, doveva stare attento che la sua non fosse troppo grossa o la sua amata lo avrebbe picchiato, lei era incinta, lui no!
Rimise tutto a posto e salii sopra.
Dalla loro camera da letto proveniva una musica soave e rilassante, che Joan si fosse messa a fare qualche esercizio? Probabile, spinse con il piede la porta e fu dentro, si bloccò, sua moglie stava guardando la tv e muoveva a tempo la testa, nello schermo c’erano delle ballerine in rosa che danzavano su un palco mentre qualcuno le filmava, Joan detestava danza classica, sospirò poteva sopportare tutto ma che lei lo costringesse ad andare a qualche prima di qualche stupido balletto no! Questo proprio no!
Tossì, lei si voltò e  sorrise
 
“ Oh! Grazie” tese la mano “ Sei un tesoro Sherlock, era proprio quello di cui avevo bisogno, un bel gelato al pistacchio!”
 
“ Alle quattro del mattino…” borbottò lui prima di sedersi accanto a lei “ Tu detesti la danza…”
 
“ Si, ma stranamente ora lo trovo …come dire…affascinante!”
 
“ Se stai pensando di andare a vedere un balletto…scordatelo!”
 
Joan rise
 
“ Assolutamente no! Non posso muovermi troppo con questo pancione!”
 
indicò con il cucchiaio la pancia ormai bella grossa, era impossibile che passasse inosservata, sembrava un pupazzo di neve
 
“ Ti cederebbero il posto d’onore” Sherlock addentò il suo gelato “ Tutto bene?”
 
“ Tutto bene! Stiamo alla grande qui! Ancora tre mesi e poi usciremmo, vero?”  
 
Gemelli. Ebbene sì, due femminucce, quando l’aveva saputo per poco a Sherlock non gli era venuto un infarto e uno svenimento in contemporaneo, non solo per la felicità ma per il pensiero che non avrebbero più chiuso occhio, sia lei che lui.
Li attendevano intere nottate bianche, la cosa lo devastava.
Da allora avevano iniziato a sputare fuori nomi di ogni tipo da Geltrude a Gina, Joan spingeva per Irene e Amanda, mentre lui tifava per Martha e Emma, mentre tutto il distretto tifavano per Ginny e Hermione in onore di Harry Potter e co.
Suo padre invece, aveva preferito un nome semplice e delicato come Sofia, Sofia Holmes suonava bene ed era aristocratico, inutile dire che tutti e due l’avevano bocciato al primo voto. I nomi l’avrebbero scelto loro, no quel vecchiaccio di suo padre che ogni tanto ( tutti i giorni) sbucava per vedere come stava la sua adorata Joan, la quale apprezzava le sue visite quotidiane, anche perché la viziava portando dolci e schifezze varie, Sherlock non era per niente d’accordo ma era inutile discutere, condivideva casa con una bomba a orologeria.
 
“ Sarà un parto veloce”
 
Lui la guardò poco convinto, di solito le donne urlano come delle pazze scatenate nell’atto di partorire,  aveva escluso di stare con lei in quel giorno decisivo, certo aveva visto di tutto, corpi fatti a pezzi, teste che volavano, ma no, non avrebbe assistito sua moglie durante il parto, avrebbe atteso fuori, per fortuna che lei l’aveva capito e gli aveva solo dato un ceffone e non cento, come faceva di solito, era una donna empatica quando voleva…
 
“ Potrò vederle subito?”
 
Joan sollevò lo sguardo
 
“ Subito, subito, no, devono controllare che tutto vada bene, che mamma e figli stiano bene, poi li avvolgeranno, li peseranno e solo allora usciranno e chiameranno il padre.”
 
Gli prese la mano
 
“ Andrà tutto bene, Sherlock”
 
“ Lo sai che puoi fare il cesareo”

“ Questo lo deciderà il dottore”
 
“Uhm…sei tu la madre, la decisione aspetta solo a te”
 
Joan annuì e rubò del gelato dalla tazza del marito che non protestò
 
“ Hai sonno?”
 
“Nope.”
 
Una strana luce passò negli occhi di Joan, Sherlock arretrò di qualche passo prima che lei gli fu vicina, così vicina che poteva contare le ciglia lunghe nere, sapeva cosa voleva, era l’ora in cui la bestia si svegliava e famelica reclamava il suo pasto, ma lui non aveva voglia, o forse si?
 
“ Tra tre ore devo essere al lavoro, Marcus mi ha invitato a cena, il capitano mi vorrebbe nel suo ufficio”
 
“ Smettila d’inventarti scuse Sherlock Holmes, ti hanno messo in ferie, come me. Non abbiamo nulla da fare per altri tre mesi” gongolò “ divertiamoci finché possiamo”
 
“ Mi dispiace ma sei troppo grossa per me, ne riparliamo tra qualche mese. Astinenza, farebbe bene a tutti e due”
 
Joan ringhiò
 
“ Spogliati o ti butto fuori da casa, non lo facciamo da ben otto ore, ho bisogno, capisci?”
 
“ Mi stai dicendo che sei diventata indipendente dal sesso? Sarà meglio che vai a qualche incontro, sai…si finisce male a ste cose”
 
lei non replicò, aveva appoggiato la sua bocca sulla sua spalla e faceva quella cosa con la mano alla sua schiena che gli piaceva tanto, sapeva come farlo sciogliere, conosceva i punti giusti per ammorbidirlo, era sempre stato così, fin dall’inizio.
 
“ Dovrei essere io ad approcciarmi a te, no tu”
 
“ I ruoli sono cambiati, benvenuto nel 2016” disse mentre lo baciava dalla spalla in giù e lui mugolava protestando ogni tanto, ma il suo corpo voleva la stessa cosa e non diede ascolto al cervello, neppure quando lei gli sbottonò i pantaloni
 
“ Sono vergine!” esclamò ormai nudo, Joan scoppiò a ridere battendo un pugno per terra, si asciugò le lacrime “ Sherlock, la vuoi smettere! Non mi farai male! Devo ricordati tutte le volte che mi hai sbattuto contro il muro?” disse mentre cercava di sfilarli i jeans
 
“ Sbattuto…che parola volgare, semmai ti ho spinto contro il muro, perché il mio corpo richiedeva il tuo”
 
ridacchiò divertito, gli stava facendo il solletico e quello che venne dopo non si può dire.
Fu un parto tranquillo, nella media, stavano tutti bene, bambine e madre compresa, pure il padre che non smetteva di sorridere nel tenerle in braccio, non le faceva toccare a nessuno, avevano i lineamenti di Joan, ma c’era già qualcuno che diceva che assomigliassero al padre, poco importa li avrebbe amate comunque.
Emma e Lucy, questi erano i nomi delle piccole “culone”, soprannominate dal padre, dormivano beate in braccio del genitore, Joan era seduta su una poltrona, stava lavorando a un caso, anche se era in maternità non stava troppo lontano dal lavoro, Marcus ogni tanto chiedeva qualche consiglio a due Investigatori.
Sherlock aveva perso la testa, era diventato scemo, ma non solo lui, quello che aveva veramente perso il senno era suo padre, il quale era impazzito per le due nipotine quando erano uscite dalla sala parto, avevano mandato una foto al fratello,
Mycroft Holmes aveva spedito un enorme orso come regalo con accompagnato una lettera in cui si congratulava con i neo genitori e che presto sarebbe venuto a farli visita, erano tutti impazziti, Joan si divertiva a guardare gli Holmes fare gli scemi per far ridere le neonate, si ricordò di raccontare qualche vicenda in futuro alle figlie per mettere in imbarazzo il nonno e il padre.
Sherlock aveva pure pitturato una stanza per le figlie e l’aveva ricoperta di giochi, anche se era ancora presto, non voleva farsi trovare impreparato, lesse anche molti libri su come si educano i figli, mentre Joan lasciò perdere tutte quelle letture e si basò sull’istinto materno.
Gli Holmes in futuro ebbero un altro bambino, questa volta un maschietto: Jimmy.
Identico al padre ma con il carattere della madre, Emma e Lucy divennero insegnanti di università mentre Jimmy seguii le orme dei genitori, diventando anche lui un consulente per la polizia.
 
   
 
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