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Autore: Alexiel Mihawk    14/10/2016    3 recensioni
«Come sarebbe a dire che sono usciti?» chiede Milo, svaccato sul divano della sala comune, che riesce ad occupare completamente senza nemmeno doversi impegnare.
«Significa che hanno imboccato la porta e sono andati fuori, che non sono in questa casa, che i loro appartamenti sono vuoti».
«So cosa vuol dire, Shura, grazie. Mi chiedevo come mai, oggi arriva la cugina di Death Mask, tutti dovrebbero essere in casa quando c'è una bella ragazza in giro».
«Non mi dire» borbotta Camus, seduto al tavolo con un libro in mano «Per questo sei in infradito? Per fare conquiste?»

AU in cui vivono tutti nel Condominio Santuario, il cui ascensore è rotto dal 1950 e nessuno viene mai a ripararlo. Nessuno ha mai visto in faccia l'amministratore.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gold Saints, Ophiuchus Shaina
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Alexiel Mihawk | alexiel_hamona
Titolo: Condominio Santuario #1
Fandom: Saint Seiya
Genere: commedia, slice of life
Warning: 80's!AU, che poi per i cavalieri sarebbe una AU in cui non sono cavalieri, ma la linea temporale è circa la stessa (2 anni dopo gli eventi del santuario)
Rating: sfw
Prompt: mare | Saint Seiya, Gold Saint, AU in cui vivono tutti nel Condominio Santuario, il cui ascensore è rotto dal 1950 e nessuno viene mai a ripararlo. Nessuno ha mai visto in faccia l'amministratore.
Parole: 2435
Note: questa storia è stata scritta per il CowT di Mari di Challenge, con prompt: mare. In realt l'ipirazione principale viene da un prompt lasciato da Mapi alla scorsa notte bianca.
La storia è ambientata ad Atene nel 1988, i cavalieri d'oro sono studenti o giovani lavoratori provenienti da paesi diversi, alloggiano tutti al Condominio Santuario, una struttura di quattro piani dotata di un pian terreno comune e tre appartamenti a piano. Tendenzialmente i personaggi parlano Greco tra di loro, là dove ci sono le scritte in corsivo è perché parlano in Italiano, in Siciliano o comunque in una lingua che non è il greco.
Siccome non potevo chiamare Cancer Death Mask per tutto il tempo ho cercato di giustificare il soprannome e mi sono inventata un nome vero: Salvatore Andrea. Ovviamente tutti lo storpiano come possono, all'inizio perché sbagliavano davvero, ora lo fanno per sport.
Salvo, Sal, Tore, Turi, Turiddu, Salvino, Salvuzzo, Uzzo sono tutti modi per chiamare Salvatore, ovvero il povero Cancer.
To Minore tis Avgis: è una seri andata in onda tra il 1982 e il 84 sul canale ERT1, la trama ruota attorno alla storia e alla diffusione del genere musicale greco noto come Rebetiko. In Grecia è considerato come quello che è il tango per gli argentini, il blues per gli americani e il fado per i portoghesi.
Ora, siccome non tutti - io per prima - parlano in siciliano, ecco una traduzione dei dialoghi in suddetto dialetto:
1) Shaina, come stai? / Se fossi rimasto a casa sarei stato meglio / Non essere maleducato e muoviti a mettere in moto che ho voglia di farmi una doccia / Bel ringraziamento del cazzo / Il tuo siciliano è così arrugginito che mi vergogno di essere tua cugina
2) Ti hanno rubato la radio della macchina?
3) Sarà una settimana lunga (ripreso in fondo: sarà una settimana molto lunga)
4) Oddio... ci vai a letto! / Sempre meglio lui che quel deficiente di un giapponese con cui esci da casa, nessuno gli ha ancora segato le gambe? / Ti ricordo che sono tua ospite per una settimana, vedi di non farmi incazzare se vuoi arrivare alla fine vivo
Sono sicura tipo al 90% che ci scriverò ancora perché sì, mi diverte troppo.
Originariamente postata su Livejournal il 28 Febbraio 2016




Condominio Santuario



Fa caldo. Non che sia una novità, a Giugno ad Atene fa sempre caldo e l'afa leggera che si respira in città inizia a farsi fastidiosa; le pareti esterne, non poi così sottili, fanno quello che possono per tenere al fresco i loro abitanti, ma invano. Non che quello sia il problema principale, in ogni caso: l'edificio è un vecchio condominio scrostato degli anni quaranta, l'ascensore si è rotto dieci anni dopo il completamento della costruzione, ma non è mai venuto nessuno a ripararlo, dopo tutto sono solo quattro piani ed essendo una struttura i cui alloggi sono riservati a studenti e giovani lavoratori, beh, l'amministratore ha pensato bene che un po' di moto non potesse che essere salutare.
«Dico solo che forse sarebbe anche ora di far venire qualcuno a controllare» dice il ragazzo, il suo greco è ben lontano dall'essere perfetto, ma il suo inglese è anche peggio, quindi si accontenta.
«Dici così e sei solo al secondo piano, figurati io che sono al quarto».
«Lo so, per questo mi sto lamentando, Aphrodite, sei sempre fermo a casa mia».
Il suo interlocutore scuote la testa e i lunghi capelli dorati seguono con grazia il movimento del capo.
«Non mi sembra che ti dia fastidio, e comunque non è vero, siamo quasi tutti sempre in sala comune al piano terreno. Ricorda che alla prossima riunione di condominio bisogna far presente che i condizionatori sono rotti».
«Ma che riunione e riunione, se ne approfittano dico io! Solo perché questo palazzo è riservato a studenti non significa che l'amministratore possa scomparire in questo modo, tu l'hai mai visto in faccia? Io no».
«Nessuno l'ha mai visto in faccia, Selvetori».
«Salvatore, cazzo, Salvatore! Che minchia ci va a dirlo giusto una volta tanto?»
Una delle tre porte del piano, proprio quella di fronte al suo appartamento, si apre con un cigolio e un ragazzo dai capelli lunghi e biondi e la carnagione scura mette fuori la testa con aria che non lascia presagire niente di buono.
«La finite di fare baccano? Qua c'è gente che cerca di meditare!»
«Ma meditare cosa, Shaka, fatti una canna, altro che meditare!»
«Non è divertente».
«Già, non è divertente, a meno che tu non condivida» borbotta una voce dalle scale.
Dal piano superiore compare una figura dall'aria addormentata e i capelli scomposti.
«Avete visto Camus? Ho provato a casa, ma non c'è».
«Milo, hai mai sentito parlare dei letti? Sono quei cosi in cui vai a dormire di notte».
«Non rompere, Aphrodite, ho dormito ben due ore stanotte» si lamenta l'altro, stiracchiandosi nella stessa camicia del giorno prima «Camus l'avete visto sì o no?»
«Sarà in sala comune, o in biblioteca. Lui a differenza tua non fa notti brave e si alza a orari rispettabili» fa notare Shaka «Ora meno casino, che tra qualche giorno ho un esame».
La porta si richiude con un tonfo lasciandoli tutti e tre sul pianerottolo a guardarsi nelle palle degli occhi.
«Beh, in ogni caso io vado a cercare Camus» si blocca a metà della rampa «Ah, ma è oggi che viene tua cugina, Salvandrea?»
«Puttana tua madre! O Salvatore o Andrea, Salvatore Andrea sono due nomi, come Giuseppe Maria, Cristo Santo, ci va tanto a capirlo?»
«Sì, sua cugina arriva oggi, alle quattro a Patrasso» risponde per lui Afrodite, ignorandolo completamente.
L'inquilino dell'appartamento 04 è noto per non essere dotato di molta pazienza, il suo sangue italiano si fa spesso sentire e in quei momenti nell'intero condominio riecheggiano insulti pittoreschi e bestemmie in grado di far cadere tutti i santi dal paradiso. È arrivato dall'Italia cinque anni prima, e a soli vent'anni si è trasferito in quel vecchio rudere, diventando ben presto uno dei veterani del Condominio Santuario.
Sono in pochi gli appartamenti che sono occupati da più tempo, solo il 03, il 07 e il 09, che poi Saga e Aiolos sono sempre stati qui, almeno da che chiunque possa ricordare: i negozianti, i vicini, persino l'amministratore quando scrive le sue comunicazioni le indirizza a loro. Quanto all'abitante dell'appartamento numero 07, beh, lui nessuno l'ha mai visto, sanno tutti che esiste (e si vocifera addirittura che possegga l'intero stabile), ma non si è mai presentato a nessuna riunione e non hanno nemmeno idea di che faccia abbia.
In ogni caso, Salvatore è lì da una quantità di tempo sufficiente per avere il pieno diritto di incazzarsi ogni volta che sbagliano il suo nome, cosa che ovviamente capita sempre e comincia a pensare che lo facciano apposta: ovviamente è così. Avevano anche cominciato a chiamarlo Death Mask, quando, in seguito ad un brutto party di halloween a casa sua, avevano scoperto che l'intera parete del salotto era stata decorata con maschere tipiche della commedia dell'arte. Ovviamente il giovane li aveva insultati per le successive due ore, spiegando loro cosa fossero e quanta importanza avessero nella cultura regionale italiana; il risultato finale era stato che per le intere due settimane successive lo avevano chiamato Peppe Nappa.
«A Patrasso?» domanda Milo con espressione sconvolta «Ma è lontanissimo! Sono almeno due ore di macchina».
«Ci devi andare a tu a prenderla? No, e allora non mi frantumare la minchia».
«Eh, ma come sei suscettibile!»
«Non stavi andando a cercare Camus, tu? Forza fuori dalle palle, levati dai coglioni, via» borbotta Salvatore, passando all'italiano nel mezzo della frase e ricevendo in risposta un dito medio.
«Beh, quando hai finito di litigare con mezzo condominio, io vado a casa. Ci vediamo stasera, e guida piano» celia Afrodite, che per tutto il tempo di quel battibecco non ha fatto altro che sistemarsi i capelli in una treccia.
«Cosa sei, mia madre?»
«Grazie al cielo no, Salvatore Andrea» lo prende in giro l'amico salendo le scale «Non avrei mai scelto un nome così difficile».
«Svedese di merda».

La fiat uno saltella leggermente sulla strada piena di buche che da Atene conduce fino al porto di Patrasso; dovrebbe essere una strada trafficata e quindi ben tenuta, ma come tutto il resto sembra essere rimasta negli anni quaranta. Non che a lui dispiaccia.
Lascia cadere la cenere della sigaretta fuori dal finestrino abbassato, sperando che entri un po' d'aria fresca, e si sistema meglio gli occhiali da sole sul naso; guidare non gli dispiace, anche se il silenzio a tratti è quasi insopportabile, forse avrebbe dovuto comprarsi una macchina con l'autoradio, ma costava troppo e ora è costretto ad accontentarsi.
Con la coda dell'occhio nota che sul sedile posteriore è rimasta una giacca, assieme a delle bottiglie di coca-cola ancora intatte.
«Fanculo» e sì che lo ripete sempre a quei deficienti di non lasciare le cose in macchina, che se poi qualcuno gli spacca il finestrino?
Scala, rallentando nel momento stesso in cui entra in città e storce il naso. Patrasso non gli piace, le case sono troppo basse, troppo polverose e troppo poche, e il porto, beh, quello è un via vai di turisti curiosi e lui odia i turisti. Oh, sì, certo c'è il mare, grande soddisfazione.
Dove è cresciuto lui il mare è una distesa così trasparente che si vede perfettamente il fondale e nei punti in cui l'azzurro si fa più intenso navigano banchi di pesci, che spesso finiscono sulla tavola; al porto di Patrasso l'acqua è scura, oleosa, coperta da un velo di sporcizia nauseabonda e Salvatore nel vederla non riesce a trattenere un moto di disgusto.
Spera solo che sua cugina sia in orario e che non ci metta secoli per riuscire a trovalo, quando l'ha sentita l'ultima volta, due giorni prima ha provato a spiegarle dove l'avrebbe aspettata e confida nel suo senso dell'orientamento.
«Turi
Il ragazzo alza gli occhi al cielo, già scocciato: non iniziamo subito coi nomignoli del cazzo.
«Turiddu!»
«Shaina, cùomu si
«Un me pùozzu lamintari, i tu?» domanda abbracciandolo con affetto.
«Fussi statu megghiu a casa».
«Un fari u puorco e arriminati, ca m'avissi a fari 'na doccia» Shaina gli tira una gomitata nel costato, sorridendo, quindi monta in macchina dalla parte del passeggero.
«Grazie alla minchia».
«U' sicilianu to è accussì malu cumbinatu ca m'affrunto a viniriti cugina» lo prende in giro la ragazza, allungandosi sul sedile, mentre Salvatore sistema il suo borsone nel bagagliaio.
«Che fracassa cazzo, mo' ti parlo in italiano, o manco quello ti va bene
«Come sei suscettibile, Salvuzzo bello, mica sarai già stanco».
«Stanco un corno» borbotta l'uomo montando in macchina e mettendo in moto «Due ore a venir qui, due ore a tornare e una settimana intera in cui sopportarti».
Shaina fa schioccare la lingua contro il palato, osservando con attenzione l'interno della piccola macchina; quindi si allunga verso i sedili posteriori e afferra una bottiglia con una mano sottile.
«È calda» commenta, frugando nella tasca alla ricerca di un accendino con cui stapparla.
«Scusa tanto, ringrazia Shura che sia lì dentro, fosse per me non lascerei nulla in macchina».
«Chi?» abbassa il finestrino, lasciando che l'aria fresca del pomeriggio le colpisca il viso e le scompigli i capelli, mentre la vettura sfreccia sobbalzando sulla strada.
«Uno degli inquilini del Condominio Santuario. Uno spagnolo senza alcun rispetto per le cose degli altri, quella è la sua giacca».
«Pensavo l'avessi fottuta a qualcuno».
Silenzio.
«Ma… t'anu futtutu a radiu ra machina?»
«No, non c'è mai stata, costava troppo».
«Sei siculo, non genovese, non fare il taccagno».
Salvatore bestemmia, tira fuori le sigarette e ne accende una, vedendosela subito portare via da sua cugina.
«Sarà na simana longa».

«Come sarebbe a dire che sono usciti?» chiede Milo, svaccato sul divano della sala comune, che riesce ad occupare completamente senza nemmeno doversi impegnare.
«Significa che hanno imboccato la porta e sono andati fuori, che non sono in questa casa, che i loro appartamenti sono vuoti».
«So cosa vuol dire, Shura, grazie. Mi chiedevo come mai, oggi arriva la cugina di Death Mask, tutti dovrebbero essere in casa quando c'è una bella ragazza in giro».
«Non mi dire» borbotta Camus, seduto al tavolo con un libro in mano «Per questo sei in infradito? Per fare conquiste?»
«Ti odio».
«Non è vero» continua il francese, sistemandosi meglio sulla sedia e spostando i capelli rossicci da davanti agli occhi «O mi faresti il favore di non parlarmi».
Milo gli fa il verso, tirando fuori la lingua, quindi si mette a sedere composto e sposta la sua attenzione verso Ioria che sta distrattamente seguendo qualcosa alla televisione.
«Che guardi?»
«To minore tis avgis» risponde il suo compatriota senza girarsi, oramai ha imparato che ignorarli è il modo migliore per sopravvivere «È una replica».
«Oh, amo quella serie!» esclama il ragazzo, spostando una delle poltrone a fianco dell'amico «Non sei un vero greco se non apprezzi il rebetiko».
«Ci credi se ti dico che mio fratello non l'ha mai vista? Quando è andata in onda anni fa era troppo impegnato a studiare, e adesso è a non so che riunione con Saga e l'amministratore di condominio».
«Abbiamo un amministratore di condominio?» domanda Milo, fingendosi stupito.
«Divertente, originale soprattutto» commenta Aphrodite, nel suo greco senza accento «Avete apparecchiato la tavola? Salvatore ha promesso che lui e sua cugina avrebbero cucinato per tutti stasera».
«Non so se essere più lusingato di sapere che avete voglia di mangiare qualcosa che vi cucino io o nel constatare che quando non ci sono il mio nome non lo sbaglia nessuno».
«Oh, Death Mask!» celia Milo, facendogli ciao, ciao con la manina.
«Pensavamo ti fossi perso» commenta Shura spegnendo la sigaretta «Nessuno era preoccupato».
«Fanculo, tu stasera non ceni».
«Via, via, Salvo, più educato» lo prende in giro Aphrodite, dandogli una leggera pacca sulla spalla «Piuttosto, non ci presenti tua cugina?»
La ragazza li osserva, senza capire esattamente cosa si stiano dicendo, anche perché il greco lei non lo sa; ha qualche reminiscenza del liceo, ma quello era greco antico e in ogni caso i suoi ricordi non vanno oltre a “Buongiorno” e “Buonanotte”.
«Sfigati, questa è mia cugina Shaina. Shaina questi sono alcuni degli inquilini del Condominio Santuario: questo svedese con l'aria da finocchio si chiama Aphrodite, il francesino con le lentiggini è Camus, i due dementi davanti allo schermo sono Milo e Ioria, e quello stronzo laggiù è Shura. Non parlare a Shura».
Ignorandolo come sempre, sua cugina si avvicina all'ultimo dei ragazzi che gli sono stati presentati e gli molla in mano una giacca, cercando di ricordarsi come diavolo di dicesse in inglese “l'hai lasciata in macchina”, poi rinuncia e scuotendo la testa borbotta solo: «Car, in car».
«Oh, grazie. Gracias»
Shaina sorride appena, senza degnarlo di una seconda occhiata, quindi torna da suo cugino, facendo schioccare la lingua con disappunto.
«Non capisco una parola, Turi».
«Non è colpa mia, esprimiti a gesti!» borbotta Salvatora «Tempo due giorni e vedi che sarai riuscita a trovare un modo per comunicare».
Se la trascina verso la cucina comune e inizia a tirare fuori roba dal frigorifero, mentre Shaina fruga in giro alla ricerca di tutto quello che può servirle.
«Ma la pasta?»
«In alto a destra».
«Shaina non è un nome italiano, vero?» Aphrodite si siede su uno sgabello, mentre li guarda lavorare
«Cos'è che ha detto?»
«Chiede come mai ti chiami così, no, è ebreo».
«Non sapevo che credessi in qualcosa, Sal» ride Aphrodite, sporgendosi leggermente verso di lui «Sembri più quel genere di persona che non crede in niente, se non forse nel valore del denaro».
«Bella merda, e comunque la nostra famiglia non lo è, solo la sua».
Shaina osserva suo cugino, quindi il bello svedese – sembra quasi una donna da quanto sono delicati i tratti del suo viso, con quei capelli lunghi così chiari legati in una treccia morbida; ride appena, piegandosi verso Salvatore, che sorride leggermente, ma non dice nulla.
«Bedda mattri… Ti ci cucchi
«Sempri megghiu iddu ca s'autru ammaccatu ri nu giappunisi cu' ccu nesci 'i rintra, ancora nuddu c'ha tagghiatu 'i iammi
«Salvuzzo, t'arruvordu ca sugnu ospiti tova ppi na simana, cecca ri nun mi fari 'ncazzari si vo' arruvari a fini vivu».
Shaina, sorride, quindi gli mostra il coltellaccio che sta usando per tagliare i peperoni.
«Salvuzzo? Non mi dire, esistono altri modi per storpiare il tuo nome?»
Salvatore si passa le mani sulle tempie e cerca di ricordarsi qualcosa che gli diceva sempre sua madre, è sempre meglio contare fino a dieci che spaccare le ginocchia a qualcuno e se proprio devi spaccargliele, le ginocchia, assicurati che nessuno ti veda. Forse era meglio quando lo chiamavano Death Mask, borbotta tra sé, osservando sua cugina sorridere amabilmente a quel disgraziato che si porta a letto, mentre cerca in qualche modo di spiegargli in quanti fantasiosi modi si può storpiare il suo nome.
«Ha 'ssiri na simana longa assai».
   
 
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