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Autore: Ragdoll_Cat    15/10/2016    4 recensioni
È passato poco più di un anno dal crollo dello S.H.I.E.L.D. e Steve ha deciso di ritornare a Washington.
Purtroppo non è riuscito a trovare Bucky, ma una nuova sfida lo attende.
In quest'avventura però non sarà da solo.
E ricordate che certe cose, per fortuna, non cambiano mai!
Attenzione: La mia storia non seguirà la storyline del MCU.
Quindi non ci saranno riferimenti ad AoU o altro.
Dal testo:
[...]-E tu non hai ancora finito di faticare?- gli domandò, voltandosi lentamente verso di lui e guardandolo per la prima volta in faccia.
-No...
Sei tu l'unica cosa buona che mi sia capitata da quando ho deciso di cercare Bucky, perciò non voglio che tu resti coinvolta in tutto questo, ma allo stesso tempo ti chiedo scusa per aver tentato di importi qualcosa contro la tua volontà- continuò lasciandole il polso -io accetterò qualsiasi tua scelta, sia che tu decida di rimanere o di andartene comunque, per via del mio comportamento di poco fa.-
Selene non disse nulla, ma si limitò ad annullare la distanza che li separava, tuffandosi letteralmente fra le braccia di Steven.

Vi auguro una buona lettura!
[CONCLUSA]
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Accidere ex una scintilla incendia passim'
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Ogni giorno arriva con i propri doni. Sciogli i suoi fiocchi.
(Lucio Anneo Seneca)
 

 
 
 
*
 
Era esausto.
Non dal punto di vista fisico, ma mentale.
Aveva trascorso l'equivalente di un giorno intero nella base dello S.H.I.E.L.D. facendo la spola fra Bucky, che si stava riprendendo piuttosto velocemente, l'ufficio di Coulson -la scoperta che fosse sopravvissuto, più o meno, all'attacco di Loki lo destabilizzava ancora- e la sala interrogatori, dove le agenti May e Morse tentavano di far parlare Rumlow, fermandosi lo stretto necessario per mangiare e per dormire.
Selene, in quanto civile, non aveva potuto rimanere lì, quindi era stato costretto a malincuore a riportarla alla Torre, dove però sarebbe stata protetta da parte delle armature di Tony, grazie al “Protocollo Sentinella” attivato da JARVIS.
 
Era il primo pomeriggio di sabato e non vedeva l'ora di riabbracciare Selene, perché quel solo giorno lontano da lei, gli era sembrato infinito.
 
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, le sue narici furono salutate da un leggero profumo di vaniglia e da un molto più intenso -e molto più invitante- aroma di cioccolato.
 
Si diresse verso la cucina, dove effettivamente si trovava Selene e rimase spiazzato per un momento alla vista delle condizioni dell'ambiente.
C'erano dolci dappertutto, ogni superficie ne era coperta.
Selene, che gli stava dando le spalle -e che indossava una t-shirt blu che Steve riconobbe come sua- era impegnata a decorare una serie di dolcetti con una sac-a-poche, ripiena di panna.
Per un attimo Steven credette che ne avesse perfino fra i capelli, ma mentre si avvicinava poté notare che invece erano dei cilindri di carta arrotolati e fissati con delle forcine alle ciocche castane.
 
Silenziosamente le arrivò alle spalle e l'abbracciò. 
Di certo, non si sarebbe mai immaginato che Selene strizzasse con così tanta forza la tasca da pasticcere da far finire ovunque la copertura e che in contemporanea lanciasse un grido di terrore.
 
-LASCIAMI!- urlò.
 
-Selene! Sono io! Sono Steven!- replicò lui, lasciandola andare.
 
-Steven! Mi hai spaventata!- gli disse.
 
Steve si diede dell'idiota per non aver pensato al fatto che Selene fosse stata aggredita proprio lì, in cucina: -Scusami...
Io...-
 
-Ho capito Steven...- il tono però non era fermo quanto lei avrebbe voluto che fosse.
 
Steven non disse nulla, ma si limitò a spalancare le braccia dove Selene trovò immediatamente rifugio.
 
-Com'è possibile che per un motivo o per un altro, io finisca sempre fra le tue braccia?- mormorò Selene contro il suo petto, mentre a sua volta, ricambiava l'abbraccio -Non voglio essere una vittima! Non do questo potere all'HYDRA o a Rumlow!-
 
Steven, udendo quelle parole, istintivamente la strinse più forte, perché le minacce di Rumlow udite da dietro il vetro della sala interrogatori, gli erano tornate in mente.
 
Ci riprenderemo il Soldato d’Inverno e anche la tua ragazza.
Non potrai proteggerla per sempre. Mi hai sentito Rogers? Non la rivedrai mai più.
 
-Non preoccuparti, ci sono io qui con te...
Ti proteggerò sempre.
Te lo prometto!- le sussurrò con amore.
 
Per Selene stare fra le braccia di Steven, era come essere avvolta in una calda e morbida coperta e si sentiva al sicuro, quasi fosse protetta da un'inscalfibile botte di vibranio. 
Non c'era un altro luogo in tutto il mondo in cui poteva essere così felice, realizzò.
Percepiva il respiro regolare di Steven fra i capelli, mentre ad occhi chiusi ascoltava il battito del suo cuore.
Cuore che batteva rapidamente, ma quel ritmo aveva un effetto calmante su di lei.
Sorrise brevemente mentre pensava a quanto fosse fortunata per trovarsi con l'orecchio proprio all'altezza giusta per potersi beare di quel suono.
 
Poi sollevò lo sguardo e si morsicò il labbro inferiore, mentre osservava con attenzione la ferita che si trovava all'attaccatura dei capelli di Steven, sopra l’occhio sinistro. 
Ormai era quasi guarita, e presto solo la cicatrice sarebbe rimasta a segnare la fronte.
-A tal proposito...- disse sfiorandogli la fronte con la punta delle dita -questa... è colpa mia... se non...-
 
-Ehi! Cosa sono questi discorsi?- Steven la interruppe mentre le teneva sollevato il mento con le dita -È solo un taglio superficiale! Dovresti vedere quello a forma di stella che ho sulla schiena!-
 
Steven aveva tentato di scherzare, ma le sue parole fecero impallidire ancora di più Selene. 
A quel punto le circondò il viso con le mani e fissandola negli occhi le disse: -Ti ricordi cosa mi avevi detto sulla terrazza l'altra sera?
Che sono sempre pronto ad aiutare gli amici anche quando non vogliono essere salvati anche a discapito della mia incolumità?-
 
Selene annuì, mentre continuava ad ascoltare.
-Per te sarei disposto a farmi marchiare a fuoco, letteralmente, se fosse necessario per saperti sana e salva.
Quindi non sentirti in colpa per nessuna ferita o cicatrice, Selene, perché sono un prezzo irrisorio per averti al mio fianco.
Piuttosto sono io che dovrei sentirmi in difetto, perché mi ero ripromesso di tenerti al sicuro e non è stato così...-
 
-Quando ho deciso di accompagnarti sapevo a cosa sarei andata incontro. 
E rifarei tutto quanto, credimi!-
 
-Non dirlo nemmeno per scherzo! Non sai la paura che ho provato quando ho visto il sangue a terra.-
 
-Non era mio! Ho rotto il naso a un tizio con la bistecchiera...-
 
-Come hai fatto?-
 
-Non lo so... ho agito senza pensare... tipo durante le svendite di campionario.
Credimi, quello è un campo di battaglia...-
 
-Senza pensare? Come quando sei uscita allo scoperto per lanciarmi lo scudo?-
 
-Esattamente! E lo rifarei ancora!- replicò lei con veemenza, mentre il colore tornava sulle sue guance.
 
-È stata una pazzia Selene!-
 
-Lo so da me! Ma non potevo lasciare che ti trasformassero in un obbediente soldatino. Tenendo conto che in più sei un Testone di prima categoria già di tuo, hai idea di quanta forza avrei dovuto usare affinché la ricalibratura cognitiva funzionasse?
Quindi ho agito seguendo il mio istinto sapendo benissimo che era una pazzia, ma dopotutto le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate…-
 
-Vincerò mai uno scontro verbale contro di te?-
 
-Chi lo sa… di sicuro farmi stare zitta è un’impresa non da poco…-
 
-Oh, ma per quello ho un sistema infallibile…- replicò lui prima di baciarla dolcemente.
 
E quel bacio era ciò che serviva ad entrambi per rasserenarsi completamente.
 
-Selene…? Ma perché stai indossando una mia maglietta?- le domandò, quando si furono separati.
 
-Con tutto quello che è successo ho sporcato tutte quelle che avevo portato con me e questa l’ho trovata in camera tua…-
 
Selene non glielo avrebbe mai confessato, ma la sera prima dopo aver telefonato ai suoi genitori, a nonna Patricia, a Vicky e aver scritto un messaggio ad Albert e a Flynn, aveva avuto un po’ di paura.
 
Aveva paventato tutto il giorno quel momento, quando sarebbe rimasta al buio e da sola, perché magari le terribili vicende di cui era stata protagonista avrebbero infestato i suoi sogni, ma dopo aver indossato la maglietta di Steven  -che recava traccia del suo odore- si era addormentata tranquilla, come se lui fosse stato lì con lei, e aveva dormito un sonno profondo, ininterrotto e senza tormenti.
Magari gli incubi sarebbero arrivati quella notte, chissà, ma lei li avrebbe affrontati per quelli che erano, dei brutti sogni e nulla più, forte della vicinanza di Steven.
 
-La porterò a casa e te la restituirò lavata e stirata, promesso!-
 
-Tienila tu.-
 
-D’accordo… grazie…- gli disse, mentre iniziava a sciogliere il loro abbraccio.
 
-Ehi, dove stai andando?-
 
-Ho ancora un sacco di cose da finire per stasera.-
 
-Stasera?-
 
-Sì! Avevo chiesto a Coulson di tenerti occupato il più possibile, ma visto che sei qui, direi che non è riuscito a fermarti.
Poco male, puoi andare ad allenarti un po’ in palestra, forza, vai!-
 
-Mi stai cacciando dal mio piano, per caso?-
 
-Sì!- replicò, mostrandogli un palmo di lingua -Ma ti voglio qui per le diciannove, mi raccomando, sii puntuale!-
 
-Mi stai nascondendo qualcosa, lo sento…-
 
-Ma certo che sì! Altrimenti perché avrei messo questi diavolini fra i capelli?-
 
-Ecco perché si dice “avere un diavolo per capello”…-
 
-Spiritoso! Non ho portato l’arricciacapelli e sto utilizzando una tecnica che mi aveva insegnato nonna Caterina. Comunque se continui così, puoi scordarti la sorpresa!-
 
-Centrano per caso tutti questi dolci?-
 
-Questi Capcake? Nooooooo, ma che vai a pensare?-
 
-Posso assaggiarne uno?-
 
-No! Sono per Bucky e per gli agenti dello S.H.I.E.L.D.-
 
Steve a questo punto finse di essersi offeso, prima di andare in camera a recuperare il suo borsone.
 
Quando tornò di là, però si avvicinò nuovamente a Selene ben deciso ad assaggiare qualcosa; Selene, che se lo aspettava, fu svelta a girarsi di scatto verso di lui e a fargli così mangiare un pezzo di cioccolato.
 
-Allora? Soddisfatto?- gli domandò, mentre incrociava le braccia sotto il seno.
 
-Quasi!- le rispose lui, afferrandola per i fianchi e attirandola a sé, per poterla baciare come si deve.
 
Quindi quello fu un bacio davvero dolce, senza alcun dubbio.
 
Selene avvertì la pastosità e il sapore del cioccolato all'interno della propria bocca, mentre ad occhi chiusi si lasciò trasportare da quelle emozioni che solo Steven le faceva provare. Si ritrovò bloccata fra Steven e il bancone, ma questa cosa non le diede fastidio, anzi quasi non se ne accorse, occupata com'era.
Le sue mani adesso erano fra i capelli di Steven, intente a spettinare quelle ciocche bionde senza alcun riguardo.
Steven, dal canto suo, la strinse più forte mentre pensava che neppure il cioccolato potesse competere con il sapore dolce che era proprio di Selene.
 
Furono i loro polmoni a cedere per primi, costringendoli così a staccarsi.
Si fissarono, entrambi con labbra lievemente doloranti, le guance rosse e gli occhi scintillanti; il respiro era leggermente affannato, ma non erano ancora sazi l'uno dell'altra e probabilmente mai lo sarebbero stati, quando il timer del forno iniziò a suonare con urgenza.
 
-Io...- Steven si schiarì la voce -...vado allora...-
 
-Sì... mi raccomando, torna alle sette.-
 
-Va bene...-
 
Steven la lasciò andare con riluttanza e si diresse verso l’ascensore, mentre mille pensieri vorticavano nel suo cervello. Stringere Selene a sé, sentire il suo corpo minuto contro il suo e le sue mani fra i capelli, avevano fatto nascere in lui sensazioni nuove, misteriose e profonde, che confondevano non poco le sue percezioni.
 
Selene dal canto suo sospirò, mentre toglieva il dolce dallo stampo; le gambe tremavano appena e le girava la testa. Come poteva un singolo bacio sconvolgerla così tanto? O era Steven a farla sentire così?
Scosse la testa, non aveva tempo da perdere se voleva che tutto fosse allestito per l'ora X.
 
***
 
Mancavano pochi minuti alle sette e lei era pronta.
Selene osservò la propria immagine allo specchio e si studiò con fare critico. 
I capelli, liberati dai diavolini, erano leggermente mossi e le incorniciavano il viso con morbide onde, da cui spuntavano i suoi orecchini a forma di cigno.
 
Il trucco era leggero, un po' di ombretto sulle palpebre e il mascara nero sulle ciglia. Niente rossetto. 
Il vestito, acquistato il giorno prima durante il suo tour de force di shopping, le calzava a pennello, esattamente come le zeppe open toe di corda blu.
 
Il Capitano è in ascensore, signorina Lowell.
 
-Grazie mille, JARVIS!-
 
Prese la borsa a tracolla e uscì dalla camera. 
Era tutto pronto, mancava solo lui... Selene fissò le porte dell'ascensore che si aprirono proprio in quel momento, permettendo così a Steven di uscire dalla cabina.
 
Steve, dopo essersi allenato, si era fatto una doccia al piano della palestra e poi si era vestito per la serata. 
Sentiva che la serata sarebbe stata speciale, quindi aveva deciso di vestirsi un po’ più elegantemente del solito; infatti ora indossava un paio di jeans neri e una camicia leggera, color denim, con le maniche rimboccate fino al gomito.  
I capelli biondi erano spettinati ad arte e il sorriso che aveva sulla faccia era la ciliegina sulla torta.
Sorriso che fu sostituito da un'espressione di pura meraviglia quando i suoi occhi si posarono su Selene.
 
-Sei bellissima!- furono le sue sincere parole.
 
Selene arrossì leggermente e gli sorrise: -Grazie...-
 
Il vestito blu scuro a mezze maniche che indossava non era affatto scollato, ma in compenso era leggermente corto, infatti non arrivava a coprirle le ginocchia. 
La particolarità dell'abito risiedeva nelle due fasce colorate che si trovano sulla parte terminale della gonna.
La prima, quella posta più in alto, era bianca -come la cintura di tessuto che ornava la vita, chiusa con un morbido fiocco laterale- e la seconda era rossa.
Quando l'aveva visto in negozio non aveva saputo resistere e l'aveva acquistato.
 
-Così ti ricorderai la promessa…-
 
-Quale promessa?-
 
Selene ruotò su se stessa in una elegante piroetta, facendo così gonfiare leggermente la gonna: -“Forceful and ready to defend the Red, White, and Blue!”- gli disse, indicando al contempo i colori dell’abito.
 
-Speravo che tu non conoscessi quella canzone…-
 
-Ti è andata male allora…- dopodiché gli si avvicinò e gli disse, con tono gioioso: -Buon compleanno, Steven!- prima di baciarlo con dolcezza.
 
Lui se n’era completamente dimenticato con tutto quello che era successo, ma lei no.
 
-Sei più alta o sbaglio?- le chiese, in quanto non aveva dovuto abbassarsi più di tanto per baciarla.
 
-Non sbagli, è merito del Siero del super soldato ad effetto temporaneo- gli spiegò ridendo, indicando le zeppe che avevano praticamente dimezzato la loro differenza d’altezza.
 
-Ma dove sei stata finora?- le chiese, ridendo a sua volta.
 
-A Washington!-
 
-Perché non ci siamo mai incrociati prima?-
 
-Non lo so... forse non eravamo ancora pronti, forse non era ancora il nostro momento; comunque l'importante è esserci trovati, non tanto il quando!
Dai Steven! È l'ora di aprire i regali!-
 
E dopo averlo preso per mano lo condusse fino al divano, e lo fece sedere di fronte al tavolino di vetro, proprio davanti ai regali che aveva acquistato per lui. Gli passò un pacco quadrato con una busta infilata fra il nastro e la carta con scritto “Per Steven”.
 
Steve l'aprì e il biglietto al suo interno recava stampato un bel “30” sulla prima pagina.
 
-Trenta? Sono nato nel 1918... quindi quest'anno sono novantasette...-
 
-Sapevo che avresti detto così!- replicò Selene sorridendo -Quindi mi sono preparata. Quando vuoi JARVIS!-
 
L'A.I. proiettò contro il muro uno schema pieno di date e di scritte.
 
-Tu sei nato il 4 luglio 1918 è vero, ma ti sei schiantato con la Valchiria nel marzo del 1945, a ventisei anni.
Ho supposto che tu ti sia svegliato nel 2012, perché l'attacco a New York è avvenuto a maggio di quell'anno, correggimi se sbaglio.-
 
-Alla fine di aprile sì, ma dove vuoi arrivare?-
 
-Lo vedrai!
Quindi a luglio di quell’anno ne hai compiuti ventisette. Nel 2013, ventotto, nel 2014, ventinove e oggi trenta.
Sulla carta hai novantasette anni è vero, ma ne hai vissuti solo trenta.-
 
Steve la fissava rapito, mentre Selene parlava con fervore. Aveva gli occhi luccicanti e sorrideva, segno innegabile che era davvero soddisfatta della sua ricostruzione dei fatti.
Vedere Selene all'opera era una cosa che gli piaceva moltissimo, perché traspariva tutta la sua passione per il suo lavoro.
Ed era bellissima.
 
-Hai ragione- le disse -devo ricordarmi di non sfidarti mai riguardo a certi argomenti.-
 
Selene alzò le spalle con fare modesto: -Dai, leggi il biglietto e poi apri i regali, non vedo l'ora!-
 
"Caro Steven, Buon Compleanno!
Ho fissato questa pagina a lungo mentre pensavo a cosa avrei potuto scrivere.
All'improvviso ho capito perché non riuscivo a fermare nulla sulla carta.
Io non ti conosco.
È la verità.
Mi sono innamorata di te, ma non ti conosco ancora.
Non so quali siano i tuoi sogni, le tue aspirazioni o i tuoi obiettivi e tu non sai quali siano i miei.
Ma questo non ha alcuna importanza, perché adesso abbiamo tutto il tempo del mondo per conoscerci.
È vero, ci saranno pericoli dietro ogni angolo, avremo i nostri alti e bassi, eppure non vedo l'ora, perché nulla mi sembra così impossibile o così terrificante se tu sei al mio fianco.
Ora ti lascio con l'unica certezza che ho in questo momento e che da sola è la più importante, perché senza di essa non saremmo qui, in questo particolare istante, nessuno dei due.
Ti amo!
Tua, Selene"
 
Steve dovette sbattere le palpebre rapidamente un paio di volte, commosso dalle parole appena lette, prima di riuscire a parlare: -Grazie!- le disse prima di sporgersi verso di lei e lasciarle un lieve bacio sulle labbra -Ti amo anch'io!-
 
Dopodiché Steve iniziò ad aprire il primo pacchetto, mentre Selene gli scattava una fotografia grazie alla macchinetta digitale che aveva estratto dalla borsa.
 
-Cosa stai facendo?-
 
-Sto documentando il tuo compleanno.-
 
Steve che nel frattempo aveva eliminato la carta colorata si ritrovò fra le mani una scatola vuota, perché il suo contenuto era proprio la macchinetta con cui Selene aveva scattato la foto.
 
-Per fermare i tuoi nuovi ricordi- gli disse -e per avere prova di facce buffe e divertenti!- continuò mentre scattava in rapida successione altre foto, perché l'espressione smarrita di Steven era troppo adorabile.
 
Il regalo successivo era composto da dei libri.
 
Steve aprì il sacchetto e scoppiò a ridere; Selene gli aveva regalato sia “Il richiamo della foresta” che “Zanna bianca”.
 
-Dovrò prestarli a Bucky- constatò mentre sfogliava le pagine.
 
-Sicuramente.-
 
Il terzo libro, Selene l’aveva scelto in onore delle origini di Steven.
 
-“Il viaggio infinito del principe irlandese”- lesse Steve ad alta voce -sembrerebbe interessante.-
 
-Lo spero davvero.-
 
-E questo? “Massime e citazioni latine”.-
 
-Sì, così saprai cosa blatero di quando in quando...-
 
-Le saprò a memoria, promesso!-
 
-Mi suona tanto come una promessa da marinaio, questa...-
 
-No, non da marinaio... ma da Capitano!- replicò lui, mentre sfogliava il libro.
 
-Allora è tutta un'altra cosa!- disse Selene ridendo.
 
-Potresti leggere questa per favore? Sarei curioso di sentire la pronuncia.-
 
-Va bene... 
Da mi basia mille, deinde centum, | dein mille altera, dein secunda centum, | deinde usque altera mille, deinde centum, | dein, cum milia multa fecerimus, | conturbabimus illa, ne sciamus, | aut ne quis malus inuidere possit, | cum tantum sciat esse basiorum.
Baciami mille volte e ancora cento | poi nuovamente mille e ancora cento | e dopo ancora mille e dopo cento, | e poi confonderemo le migliaia | tutte insieme per non saperle mai, | perché nessun maligno porti male | sapendo quanti sono i nostri baci.
Gaio Valerio Catullo.
Non l'hai scelta a caso, vero?-
 
-No...-
 
-Quindi?-
 
-Quindi è ora di confondere le migliaia...- le rispose prima di darle un altro bacio.
 
-Ho ufficialmente perso il conto...- sussurrò Selene dopo che si furono staccati.
Dopodiché si schiarì la gola e porse a Steve l’ultimo regalo.
 
-Selene sono troppi... avrai speso una fortuna...-
 
-Niente di meno di quello che ti meriti! Quindi non fare storie e goditi il tuo giorno!-
 
Steve le sorrise ancora e restò sbalordito una volta di più quando vide il contenuto del pacchetto. Aprì il semplice astuccio di legno che recava la stampa argentata della Winsor & Newton sul coperchio. Pastelli, carboncini, matite, carta vetrata, gomma da cancellare, un blocco a spirale… c’era tutto.
Non mancava nulla.
 
-Selene... io...-
 
-Ti piace?-
 
-Moltissimo! Ma perché?-
 
-Per il tuo “Progetto di fine estate”, così non avrai scuse, dovrai per forza fermare su carta la cosa più bella che hai visto nel ventunesimo secolo. Non sapendo quale tecnica preferisci usare, ho scelto il set più semplice.-
 
-Lo adoro! Non avresti potuto regalarmi niente di più bello.
Ma quando li hai presi?-
 
-Ieri. Sono uscita un paio d’ore, dopo essermi cambiata è ovvio e ho preso tutto quello che mi serviva. E non preoccuparti, Coulson lo sapeva.-
 
Selene si alzò di scatto dal divano ed esclamò: -Adesso è il momento della torta!-
 
-Torta?-
 
-Certo, non si può festeggiare il compleanno senza la torta- Selene gli posò davanti un tripudio di cioccolato con sopra una candelina accesa.
 
Aveva lavorato tutto il giorno per preparare la base al cacao, poi una volta fredda l’aveva farcita con una crema al cioccolato e alla fine l’aveva ricoperta con una glassa fondente sempre al cioccolato. Era la sua speciale ricetta al triplo cioccolato, che generalmente cucinava solo per il compleanno dei suoi familiari.
 
-Esprimi un desiderio e soffia!-
 
Dopo che Steve ebbe spento la fiammella, Selene applaudì brevemente e gli servì una generosa fetta, che il festeggiato spazzolò in pochi minuti.
 
-Era buonissima.-
 
-Grazie per il complimento- le sue fatiche erano state ripagate.
 
-Cosa facciamo adesso?-
 
-Usciamo, che domanda! La serata non è ancora iniziata.-
 
-Per andare dove?-
 
-È una sorpresa! Ma prima…-
 
Selene prese in mano la macchinetta una volta di più e poi la porse a Steven: -È sufficiente che tu prema il tasto argentato per scattare la foto- gli disse mentre gli si accomodava ancora più vicina.
 
Steve fece come gli era stato detto e scattò un paio di foto.
 
-Fammi vedere… per controllare le ultime fotografie scattate devi premere questo pulsante- gli spiegò -incredibilmente non ho chiuso gli occhi! È un miracolo!-
 
Erano proprio carini, con le teste che si toccavano e i sorrisi luminosi, sprizzavano felicità da tutti i pori.
 
-Adesso però dobbiamo andare, altrimenti rischiamo di perdere…-
 
-Cosa?-
 
-Te l’ho detto, è una sorpresa.-
 
Presero l’ascensore e scesero fino in strada dove Selene, dopo essersi infilata l’indice e il pollice in bocca, lanciò un fischio acuto che le permise così di fermare un taxi.
 
Steve le riservò uno sguardo fra l’attonito e il meravigliato.
 
-Che c’è? Sono pur sempre cresciuta a New York! Fermare un taxi con un fischio è essenziale. Monta dai!- gli disse mentre porgeva al tassista un foglietto con la destinazione, pregandolo al contempo di mantenere il segreto.
 
-Fino all’arrivo dovrai tenere gli occhi chiusi però. Promettimelo!-
 
Contagiato dall’allegria e dall’entusiasmo di Selene, Steve annuì: -Te lo prometto.-
 
-Croce sul cuore?-
 
-Che potessi morire.-
 
Durante il tragitto Steve non sollevò le palpebre nemmeno una volta, godendosi il sapore della sorpresa e il tepore delle loro dita intrecciate.
 
-Eccoci arrivati!- il tono di Selene era gioioso.
 
-Adesso posso aprirli?- le domandò, una volta scesi.
 
-Certo! Adesso!-
 
Steve aprì gli occhi e la mascella gli cadde per lo stupore; Selene lo aveva portato al Luna Park di Coney Island, lo stesso dove lui andava da bambino.
 
-Sorpresa! Sorpresa!-
 
-Come ti è venuta in mente un’idea del genere?-
 
-Oh è stato facile…questo Luna Park fa parte della storia di New York, nessun newyorchese può esimersi dal visitarlo e questa caro mio è una cosa che non cambierà mai, quindi un punto per me! Siamo pari.-
 
-Per poco… abbiamo preso un taxi per arrivare qui ed era giallo. Un’altra cosa che non è cambiata. Siamo sette a sei per me.-
 
-Accidenti!-
 
-La sconfitta brucia Lowell?-
 
-Non cantare vittoria Rogers, la partita non è ancora finita!-
 
Mentre scherzavano si erano immersi nella fiumana di gente che affollava il pontile, sempre tenendosi per mano.
 
-Allora, da quale attrazione vuoi cominciare?- gli domandò, mentre osservava la piantina.
 
-Non saprei… che ne dici del Cyclone?-
 
-Sul Cyclone io non ci salgo!-
 
-Perché?-
 
-Perché vomiterei anche l’anima, credimi.-
 
-Anche a me è successo, quando mi ci ha portato Bucky…-
 
-In questo caso…- Selene si avvicinò alla biglietteria e acquistò i crediti necessari per due persone -ecco qua- gli disse porgendoglieli -per te e per Bucky. Così vedrai se il Siero funziona anche in questa circostanza.-
 
Steve li prese e li infilò in tasca: -Hai intenzione di pagare ogni cosa stasera?-
 
-Certo. È il tuo compleanno. Tu pensa solo a divertirti.-
 
E così fu; si divertirono un mondo, salendo sulle attrazioni e mangiando hot-dog (un punto per Selene) come se quella notte non dovesse finire mai.
 
Steve non ricordava un compleanno migliore, probabilmente perché questo era il primo che festeggiava davvero.
 
-Grazie- le disse, mentre erano seduti su di una panchina per riposare un attimo i piedi.
 
-Per cosa?-
 
-Per tutto…-
 
Selene gli sorrise e gli disse: -La vuoi smettere di farmi arrossire? Diamine! Sono arrossita di più durante questa settimana che in tutta la mia vita.-
 
-Mai!-
 
-Allora preparati a perdere la gara!-
 
-Perché?-
 
-Perché ho visto due cose che mi permetteranno di superarti.-
 
-Davvero?-
 
-Sì. I palloncini e…-
 
-E cosa?-
 
-Lo vedrai con i tuoi occhi. Aspetta qui. Non muoverti.-
 
Selene si alzò e si diresse verso un venditore di zucchero filato; con quello era arrivata a quota a nove. Le sarebbe bastato un ultimo oggetto.
 
Con in mano le due nuvole bianche era pronta per tornare da Steven, quando udì pronunciare il suo nome.
 
-Selene? Sei tu?-
 
-Richard!-
 
-Ti trovo bene...-
 
-Grazie…-
 
-Sono tutte e due per te?- le chiese indicando i bastoncini -Non rischi di ingrassare, così?-
 
-No... in realtà...-
 
-Sai, stavo giusto pensando di contattarti l'altro giorno- la interruppe lui.
 
-Perché dici questo?-
 
-Per darti un'altra possibilità. Sai non eri così male...-
 
Selene lo guardò stralunata; aveva sentito bene?
 
-Mi dispiace, ma non sono disponibile- gli disse in tono distaccato e gettando al contempo un'occhiata verso Steven, che in quel momento era chino sulle ginocchia, intento ad allacciarsi una scarpa. Anche da quella distanza Selene poteva vedere il tessuto della camicia tendersi, per seguire i movimenti dei muscoli di Steven.
 
Richard si voltò per guardare anche lui e poi si rivolse a Selene con queste parole altezzose: -Esci con quella montagna di muscoli? Credevo che avessi prospettive più alte. È vero che dopo di me trovare qualcuno che ti stesse ad ascoltare in silenzio senza contraddirti non era un'impresa facile, ma mi sarei aspettato di più da te- concluse con un'espressione accondiscendente stampata in faccia.
 
Per la seconda volta in pochi minuti Selene si chiese se avesse sentito bene; come aveva potuto uscire con uno come lui? Cosa le era passato per la testa? si domandò. Davvero aveva pianto quando lui l'aveva lasciata?
 
Respirò a fondo e con tono fermo e glaciale gli disse: -Non ti azzardare mai più a rivolgermi la parola, brutto becero borioso babbeo.
L'unica cosa positiva della tua patetica esistenza, risiede nel fatto che tu mi abbia lasciato perché sono troppo intelligente per te e questo mi ha permesso di incontrare l'uomo più meraviglioso del mondo; tuttavia, insulta nuovamente Steven e ti farò rimpiangere il fatto di essere sopravvissuto alla battaglia di New York!
Addio, Richard.-
 
E Selene lo superò senza voltarsi indietro.
 
Aveva sprecato un mese della sua vita con quell’imbecille e non gli avrebbe dedicato nemmeno un altro pensiero.
 
Era cambiata, era diventata più forte e questo lo doveva a Steven, che proprio in quel momento le regalò un sorriso che le scaldò il cuore.
 
Richard era rimasto ammutolito dalle parole di Selene, non avrebbe mai pensato che lei potesse rispondergli così e quando vide chi era effettivamente il suo ragazzo sbiancò; era il momento giusto per accettare quel lavoro a Toronto si disse, non voleva correre alcun rischio.
 
-Ecco qua. Lo zucchero filato. Nove a sette per me.-
 
-Certo che fra la torta, gli hot dog, lo zucchero filato… stai cercando di farmi ingrassare, per caso?- le domandò, mentre riprendevano a camminare, dopo aver finito di mangiare lo zucchero.
 
-Oddio! Mi hai smascherata! Ormai non ha più senso nasconderti la verità. In realtà appartengo ad una cellula dormiente dell’HYDRA; talmente dormiente che mi ero addirittura dimenticata di farvi parte…-
 
-Davvero?- replicò Steve, stando al gioco -E come si chiama questa cellula super segreta?-
 
-Ehm… ehm… Ciccydra?-
 
-Una vera minaccia!-
 
Selene a quel punto tornò seria e gli disse: -Steven, scherzi a parte, vorrei dirti una cosa, se posso.-
 
-Dimmi.-
 
-Secondo me, per sconfiggere HYDRA, non dovrai focalizzarti sulle teste, ma puntare al cuore. Senza quello le teste cadranno, perché poenam moratur improbus, non praeterit; il malvagio ritarda il suo castigo, ma non gli sfugge-
 
-E in che modo?-
 
-L’HYDRA vuole solo una cosa, il potere e il controllo assoluto. Nella nostra società il mezzo più rapido per ottenere ciò che si vuole è attraverso il denaro. Se toglierai loro la linfa vitale sarà più facile fermarli. Punta al portafoglio. Minacciali di privarli del loro cuore.-
 
-In pratica mi stai suggerendo di rendergli pan per focaccia. Come loro hanno fatto con me?-
 
-Esatto! Proprio come hanno fatto con te, quando hanno trasformato Bucky nel Soldato d’Inverno.-
 
Steve a quel punto la prese per mano e le disse, con voce dolce: -In realtà io mi stavo riferendo a te...-
 
Selene, ad udire quell’ammissione, arrossì una volta di più.
 
-Cosa c’è?-
 
-È strana come cosa…non sono abituata ad essere definita cuore.-
 
-Non te l’aveva mai detto nessuno?-
 
-Nessuno. Tu sei il primo.-
 
-Davvero?-
 
-Sì… anche alla Tower… nessuno mi aveva mai detto che ero bellissima; carina, elegante magari, ma bellissima mai.-
 
-Stento a crederci.-
 
-È la verità. Sono sbocciata tardi. Ero piccola e magra. Quand’ero al liceo non suscitavo alcun interesse. Così mi sono gettata nello studio e quando sono andata all’università ho continuato lungo quella strada. Sono uscita con qualche ragazzo, questo sì, ma niente di che. Avevo la mia famiglia che mi voleva bene, le mie amiche, ero felice… ho avuto un solo momento di défaillance tre anni fa, quando ho frequentato un imbecille per un mese, ma non ha funzionato.-
 
Mentre l’ascoltava in silenzio, Steve capì fino in fondo come mai Selene si fosse impegnata così tanto per aiutarlo. Per certi versi loro due avevano vissuto delle vite simili, ma a differenza di Selene -che nonostante tutto era diventata una persona splendida e solare- lui non aveva una famiglia su cui poter contare; lui aveva avuto solo Bucky.
 
E lei lo aveva capito. Aveva intuito quanto contasse il suo migliore amico per lui e si era prodigata per aiutarlo. Non gli aveva permesso di cedere, gli aveva aperto gli occhi quando stava per abbandonare tutto. Lei aveva mantenuto la promessa: era rimasta al suo fianco.
 
La sua confessione gli aveva dato un ulteriore motivo per amarla. E per proteggerla. Anche se aveva come l’impressione, che molto presto Selene sarebbe stata in grado di proteggersi da sola.
 
-E perché non ha funzionato?- le domandò con fare distaccato, anche se dentro stava esultando.
 
-Non lo so- gli rispose alzando le spalle -forse inconsciamente sapevo che non era l’uomo per me. Non era qualcuno per cui mi sarei trasferita su due piedi per darti l’idea.-
 
-Non era quello giusto…-
 
-Già… stavo aspettando qualcuno come te, per cui valesse la pena di compiere qualche pazzia. Tipo Alcesti per il suo Admeto- Selene si interruppe e scosse la testa -No, non qualcuno come te, io stavo aspettando te.
Sai una cosa Steven? Normalmente io arrivo con l’orecchio all’altezza del tuo cuore e pur essendo una cosa che mi piace moltissimo, perché così posso ascoltare il suo ritmo, ti amerei lo stesso anche se tu fossi un asmatico di quaranta chili.-
 
Non poteva esserci dichiarazione più sincera e spontanea di quella.
Selene aveva aspettato Steven per tutta la vita. Non qualcuno come lui, ma proprio lui.
 
Steve le passò un braccio intorno alla vita e l’attirò a sé per darle un bacio, infischiandosene del fatto che fossero in luogo pubblico.
 
-Prima del Siero ne pesavo quarantatré, per essere esatti- le sussurrò, dopo essersi staccati.
 
-Volevo dire che tu per me sei più di questi ondeggianti pettorali, l’hai capito vero?
Non che mi infastidiscano, sia chiaro. Mi piace quando mi abbracci, mi sembra di sparire e al tempo stesso mi sento protetta. Non riesco ad immaginare niente di meglio.-
 
Era sincera, ma mentre parlava le ritornò in mente il momento vissuto poche ore prima in cucina; se non avesse suonato il timer del forno, loro…
 
Non riuscì a pensare ad altro però, perché Steven l’aveva baciata ancora.
 
Poi Steve, tenendole il viso fra le mani le disse: -Selene, certo che ho capito. Tu mi fai sentire forte. Non fisicamente, quello l’ho assimilato da un pezzo, ma nel profondo. Tu mi rendi forte dentro. E felice. Sì, perché quando sono con te io sono davvero felice, perché posso stringerti a me e anch’io non riesco ad immaginare niente di meglio.-
 
Anche lui era sincero, ma il sogno che aveva fatto unito all’episodio avvenuto in cucina, lo fece riflettere… e se…
 
Prima di addentrarsi in terreni pericolosi, tipo notare quanto lunghe fossero le gambe di Selene, Steve cercò una via d’uscita.
 
-Selene… ma fra te e Flynn…-
 
-Fra me e Flynn cosa?-
 
-Sì… insomma…- continuò, arrossendo vistosamente.
 
-Sì, insomma cosa?- gli domandò aggrottando le sopracciglia, perplessa.
 
-Oddio! Lascia stare! Si sta ripetendo la storia della fondue un’altra volta.-
 
-“La storia della fondue”? Che storia è?-
 
-Lascia perdere.-
 
-Eh no! Dimmelo, dai Steven, sono curiosa!-
 
-No!-
 
Di fronte a quel rifiuto, Selene passò all’attacco, dandogli un doloroso pizzicotto al fianco sinistro.
 
-Ahi!-
 
-Te l’avevo promesso, no? Avanti parla!-
 
-Ma come diavolo hai fatto? Che male!-
 
-Ho un fratello maggiore, ricordi? Quand’eravamo piccoli, le battaglie erano frequenti, quindi so dove colpire con assoluta precisione… quindi o mi racconti la storia o passerò al terribile solletico.-
 
-Va bene…- Steve le raccontò del malinteso con Peggy riguardo lei e Howard e di come si fosse reso ridicolo sia a bordo dell’aereo che successivamente presso la base della S.S.R. a Londra. Poi aggiunse che dopo lo scongelamento aveva imparato il francese proprio per evitare altri malintesi del genere.
 
Al termine, Selene aveva le lacrime agli occhi per il troppo ridere, però riuscì a dirgli: -Ho capito tutto, sia perché hai detto “on va voir” e come mai avevi tradotto letteralmente le parole di Vicky.
E per la cronaca Gelosone, Flynn è fidanzato con la mia amica Tiffany. Lui è sempre stato solo ed esclusivamente un amico per me.-
 
-Ho capito; adesso possiamo cambiare discorso per favore?-
 
-Va bene Steven, e ti prometto che non racconterò a nessuno questa storia, insieme alla questione Captain America arancione.-
 
-Lo apprezzo moltissimo.
Riguardo al tuo “Progetto di fine estate” sai già che gatto vorresti prendere?-
 
-Ancora non lo so, ma credo che in aggiunta al gatto, visto tutto quello che è successo, mi prenderò anche una borsetta nuova.-
 
-D'accordo. Andremo insieme. Giovedì...-
 
-Giovedì?-
 
-Sì... lunedì non devi forse tornare a Washington, per la conferenza che si terrà martedì?-
 
Selene lanciò un gridolino e gli buttò le braccia al collo: -Te ne sei ricordato!-
 
Quella era un'altra conferma. Steven aveva capito quanto il suo lavoro, la sua passione, fossero importanti per lei. E soprattutto le stava lasciando i suoi spazi per recuperare un po' di normalità.
 
-Grazie...- mormorò.
 
-Ma tornerai vero?-
 
-Niente mi terrà lontana da te.-
 
-Ti cercherei ovunque lo sai questo? Farei pazzie per ritrovarti, perché dopotutto, le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate…- le disse inarcando le sopracciglia e sorridendole.
 
Selene gli sorrise di rimando e gli rispose: -Lo so. Anche se l’idea di stare lontani non mi entusiasma; perché la lontananza fa all’amore quello che il vento fa al fuoco; spegne il piccolo, scatena il grande.
Ma se nemmeno l’HYDRA è riuscita a separarci, cosa vuoi che siano qualche centinaio di chilometri?
E tu piuttosto? Cosa farai mentre non ci sono?
Dovrò preoccuparmi per la tua incolumità?-
 
-Esagerata. 
Mentre ero in palestra JARVIS mi ha detto che Tony sta per tornare in città. Prima di gettarmi di nuovo nella mischia ho intenzione di raccontargli tutto.-
 
Non serviva specificare cosa intendesse Steve con “tutto”. 
Doveva essere sincero e dire la verità.
 
-Quindi sì, dovrò preoccuparmi.-
 
-Credevo che mi avresti incoraggiato con una citazione latina...-
 
-Ma per chi mi hai preso?-
 
-Per una Lowell.-
 
Selene mise il broncio ma essendo una Lowell appunto, accettò la sfida.
 
-Non è in latino, ma... “Più l’uomo sa e più perdona”. Contento?-
 
Steve si limitò ad annuire ma lei non aveva ancora finito: -Comunque per quando saremo lontani…-Selene lo prese per mano e lo trascinò fino ad una macchinetta per le fototessere e dove si scattarono una coppia di foto divertenti alternate ad altre più romantiche.
 
-Ecco. Così non ci dimenticheremo- gli disse consegnandoli un paio di foto, mentre ne infilava altrettante nella tracolla, da cui prese due quarti di dollaro -e queste conservale come promemoria; così ti ricorderai di chiamarmi, visto che non hai più un cellulare.-
 
-D’accordo. Ma non voglio pensare ai prossimi giorni, concentriamoci su domani. Andrai in chiesa visto che è domenica?-
 
-Sì.-
 
-Posso accompagnarti?- non glielo stava domandando solo perché non voleva stare lontano da lei, ma anche perché voleva ringraziare Dio per avergli permesso di trovare Bucky e per avergli fatto incontrare Selene.
 
-Non sei obbligato, però i dolci non rischierebbero di venir mangiati prima del tempo, in effetti…-
 
-Vuoi che ti accompagni: sì o no?-
 
-Mi piacerebbe molto- gli rispose sorridendo -anche se…-
 
-Anche se…?-
 
-Anche se mi hai detto una bugia…-
 
-Quale bugia?-
 
-Mi avevi detto che non sapevi ballare. Mi hai mentito. L’ho visto con i miei occhi.-
 
-Quando?-
 
-Mentre combattevi. C’era armonia nei tuoi movimenti, ogni mossa si incastrava perfettamente con la precedente e con la successiva, sembra davvero che tu stessi danzando; hai fatto pure qualche volteggio. In aggiunta quando atterri sembri un gatto, perché cadi sempre in piedi. E questa è una cosa che mi piace moltissimo- gli rispose con un sorriso ammirato.
 
-In quale momento avresti notato tutte queste cose?-
 
-In palestra quando hai usato la Salmon Ladder; lì ho visto il tuo atterraggio in perfetto stile gatto. E mentre ti guardavo lottare, non riuscivo a distogliere lo sguardo, probabilmente per pura invidia; stavi ballando punto e basta.-
 
Steve la prese per mano e con voce dolce le disse: -Allora se vuoi ti insegno.-
 
-A ballare?-
 
-Sì- le rispose dolcemente.
 
-Esattamente come mi hai insegnato a scassinare una serratura con una forcina?-
 
-Vorresti davvero imparare a fare quello?-
 
-Potrebbe rivelarsi utile… Ma come mai lo sai fare? Sono curiosa.-
 
-Avevo la pessima abitudine di dimenticare le chiavi di casa, dentro casa, quindi dovevo aprire la porta in un’altra maniera. Con una graffetta o con una forcina appunto.-
 
-Eri proprio un artista… con la testa fra le nuvole…-
 
-Bucky alla fine mi ha convinto a fare una copia e a nasconderla sotto un mattone che si trovava vicino alla soglia…-
 
-Bravo Bucky!-
 
-Selene! Le forcine! Un punto per me! Sto recuperando!-
 
-Accidenti!-
 
-Ma non mi hai ancora risposto… vorresti imparare a ballare?- le domandò una volta di più, guardandola negli occhi e inarcando con fare ammiccante le sopracciglia.
 
-SÌ!-
 
-Allora iniziamo- le disse prendendola per mano -Sali sopra i miei piedi.-
 
-Sul serio?-
 
-Certo. Io ho imparato così, mamma era un’ottima insegnante e poi domani potrò raccontare a Bucky di come mi hai massacrato i piedi.-
 
-Non oseresti!-
 
-Vedremo…-
 
Mentre parlavano, Steve aveva passato la mano destra lungo il fianco della giovane, per poi posizionarla al centro della schiena; la sinistra invece era stretta intorno alle dita della mano destra di Selene.
 
-Pronta?- le chiese, sorridendo.
 
-Sì, ma smettila di fare quella cosa con le sopracciglia. Non riesco a concentrarmi altrimenti.-
 
-Cosa farei con le sopracciglia?-
 
-Le sollevi in un modo irresistibile e… lo stai facendo anche adesso! Davvero Steven, vuoi farmi bruciare qualche neurone? Perché, se continui così, accadrà sicuramente!-
 
Steve scoppiò a ridere; adorava la sincerità di Selene, perché grazie a lei e ai suoi modi schietti e diretti, il ragazzo di Brooklyn aveva ripreso forza e vitalità. Pensava a queste cose mentre l’osservava; era davvero bellissima, con le guance lievemente arrossate e completamente concentrata nel seguire i suoi movimenti nel tentativo di impararli.
 
Il pontile si era svuotato, in quanto le persone si stavano dirigendo verso un determinato punto del Luna Park e quindi erano da soli, liberi e felici.
 
-Selene, posso chiederti una cosa?-
 
-Sicuramente.-
 
-Se ci fossimo conosciuti negli anni quaranta, avresti ballato con me? -
 
Selene lo guardò negli occhi -adesso era ancora più alta e poteva immergersi nelle iridi chiare di Steven con maggiore facilità- e gli disse con tono sicuro: -No.-
 
-No?- Steven era incredulo -Perché?-
 
-Per il semplice fatto che non me lo avresti chiesto. Sbaglio forse?-
 
-In effetti hai ragione…-
 
-Non potevo di certo chiedertelo io, ti pare? Una signorina perbene avrebbe atteso l’invito.-
 
-Signorina perbene?-
 
-Certo, sarei stata irreprensibile.-
 
-Non saresti stata un pesce fuor d’acqua in un club?-
 
-Sicuramente, ma Vicky mi avrebbe costretto ad accompagnarla, non credi? Se fosse stato per me, sarei rimasta a casa ad ascoltare programmi radiofonici mentre lavoravo a maglia…-
 
-Sai lavorare a maglia?-
 
-Io no, ma la Selene degli anni quaranta di sicuro. Sarebbe stato il suo lavoro di guerra, sferruzzare maglioni per i poveri ragazzi al fronte.-
 
-Nove.-
 
-Nove, cosa?-
 
-Cose che non sono cambiate. Il lavoro a maglia. Siamo pari.-
 
-Eh già- in quel momento il gioco non aveva alcuna importanza per Selene, perché stretta a Steven si sentiva già una vincitrice. Sensazione che comunque provava anche lui.
 
-Cosa avresti fatto una volta al club?-
 
-Vicky sarebbe stata invitata immediatamente a ballare ed io sarei rimasta a fare da tappezzeria. Avrei osservato l’ambiente e chissà magari ti avrei visto; tutto fiero nella tua nuova divisa da “Monuments Man”. E tu avresti visto me, ma temendo un rifiuto non ti saresti mosso di un millimetro.-
 
-Aspetta… un “Monuments Man”? E cosa avrei fatto?-
 
-Con la tua preparazione scolastica saresti stato il candidato perfetto.
Avresti salvaguardato il patrimonio artistico europeo, minacciato dalla distruzione ad opera di bombe e dagli sciacalli che avrebbero tenuto per sé opere di inestimabile valore. -
 
-Sono davvero lusingato da questo tuo pensiero.
Ma per tornare al discorso di prima, come si sarebbe evoluta la situazione?-
 
-Vediamo…- Selene arricciò un momento il naso e chiuse gli occhi mentre pensava -Ce l’ho!- esclamò all’improvviso.
 
-Ormai rassegnata a trascorrere una serata noiosa non mi sarei accorta che nel frattempo mi si era avvicinato un ragazzo dai capelli scuri, che mi avrebbe parlato così “Salve, mi chiamo Bucky. Il mio amico Steve” e qui ti avrebbe indicato “avrebbe tanto voluto chiederle di ballare, ma ha un terribile mal di gola ed è praticamente senza voce… accetta lo stesso il suo invito, signorina…?” e qui io avrei risposto con un “Molto volentieri. Il mio nome è Selene, a proposito.”-
 
-Avresti accettato sul serio?-
 
-Certamente! Bucky mi avrebbe portato da te, ovviamente tu eri all’oscuro di tutto e soprattutto non avevi il mal di gola “Steve? Ti presento Selene. Tranquillo, le ho spiegato che sei senza voce e che altrimenti saresti andato di persona ad invitarla a ballare.
Vado a prendere qualcosa da bere, non preoccupatevi per me.
Quasi dimenticavo, Steve prima, mi ha detto che sei bellissima.” E se ne sarebbe andato, lasciandoci soli.-
 
Steve l’aveva ascoltata rapito, in effetti la vicenda sarebbe potuta svolgersi proprio così.
 
-Sarebbe stato un comportamento alla Bucky, ma alla fine non avresti mai ballato con me; in una stanza piena di altri ragazzi in divisa non avresti notato un piccoletto asmatico…-
 
-Senza offesa ma non lo puoi sapere. E comunque stiamo ballando adesso no?- niente avrebbe smosso Selene dalla sua posizione.
 
Steven scoppiò a ridere e le disse: -Sai una cosa?
Sarai la mia rovina, Selene Allegra Lowell! Dico sul serio!-
 
-E tu la mia, Steven Grant Rogers!-
 
Si scambiarono un altro dolce bacio e poi Selene, una volta scesa dai suoi piedi, prese lo smartphone dalla borsetta e cercò una traccia audio per poter ballare sul serio. Alla fine optò per la canzone che aveva fatto ascoltare a Steven quando erano arrivati alla Torre; le prime note di “Palladio” iniziarono ad uscire dal piccolo altoparlante dell’apparecchio che Selene posizionò all’interno del taschino destro della camicia di Steven.
 
Selene dimostrò di aver imparato i semplici passi che Steven le aveva insegnato, mentre lui la faceva roteare brevemente, quel tanto che bastava per gonfiare la morbida gonna del vestito e per farla ridere di cuore. Poi l’attirò a sé e la strinse forte, felice.
 
Selene, che teneva appoggiato il mento sulla sua spalla, gli sussurrò: -Promettimi che farai attenzione. E basta con gli S.S.R., gli Sfondamenti Stile Rogers; opta per le S.S.R., le Strategie Studiate Razionalmente.-
 
Lo sentì ridere e poi la sua voce fu come una rassicurante carezza: -Starò attento, te lo prometto. Ma non devi preoccuparti.-
 
-Questo non te lo posso promettere io; sarò sempre leggermente preoccupata perché sei un soldato dopotutto. In più mi hai fatto diventare egoista.-
 
-Egoista?-
 
-Sì- Selene piantò i suoi occhi verdi in quelli color del cielo di Steven, prima di parlare ancora -perché l’unica cosa a cui penso sei tu.-
 
-E saresti egoista per questo motivo?-
 
-Sì, perché nella mia mente gira un solo aggettivo possessivo.-
 
-Quale?-
 
-Mio.-
 
Steven le sorrise e le rispose: -Tuo.-
 
-Tua.-
 
-Mia.
Anch’io sono diventato egoista. E mi piace.-
 
In quel momento iniziò lo spettacolo pirotecnico per la Festa dell’Indipendenza e quindi Steven si appoggiò con la schiena al parapetto che delimitava il pontile, mentre circondava la vita di Selene con un braccio, così da stringerla a sé; poi entrambi volsero il naso all’insù per osservare i lampi di luce colorati.
 
-Sai una cosa? Mi sono sbagliato prima. Sei tu il regalo più bello per il mio compleanno, Selene. Solo e soltanto tu.-
 
-Scommetto che lo dici soltanto perché ho un fiocco alla cintura…- lo stuzzicò, ridendo.
 
-No, lo dico perché ti amo.-
 
-Mi ami? Dev’essermi sfuggito… potresti rinfrescarmi la memoria?-
 
-Molto volentieri.-
 
Selene gli posò un dito sulle labbra e gli sussurrò: -Una cosa che non è cambiata? Il primo bacio. Ogni relazione ne ha sempre uno e sempre sarà così. Quindi ho vinto io.-
 
-Allora questo bacio sarà per festeggiare la tua vittoria.-
 
-La nostra, perché il nostro primo bacio sarà per sempre nostro.-
 
Sapevano benissimo che quel momento di perfezione non sarebbe durato per sempre, perché nuove sfide si stavano già stagliando all’orizzonte, ma insieme ce l’avrebbero fatta. L’amore che provavano l’uno per l’altra sarebbe stato la loro forza, non la loro debolezza.
 
 
FINE
 
 
 
Angolo mio:
 
Prima di tutto dovete cliccare QUI!
È un ordine! 
Questo è uno dei più bei regali che io abbia mai ricevuto!
 
GRAZIE MILLE LADYREALGAR! 💖
 
Come al solito ecco qualche gif per rendere più comprensibile la lettura.
 
Ecco il famoso Capcake! Sono pessima, lo so.
 
I regali:
 
-I primi tre libri esistono veramente, Zanna Bianca e Il richiamo della foresta sono di Jack London e Il viaggio infinito del principe irlandese è di Padraic Colum. Massime e citazioni latine invece è frutto della mia fantasia, ma basterà cercare in libreria per trovare alcune raccolte in tal senso.
 
-Il set da disegno lo potete trovare qui.
 
Nel bene e nel male, vi sono piaciuti questi regali? E la torta?
 
La canzone nominata da Selene è questa. Ma l’avevate già riconosciuta, lo so.
 
Qualche altra immagine di Steven elegante non fa di certo male, tipo...
Questa, questa e questo bel primo piano.
Anche questa.
Qui potete vedere l'espressione di Steve mentre ascolta Selene riguardo il suo compleanno. È adorabile secondo me!
E questa smorfia? 😍
 
Quando Selene afferma che Steven atterra come un gatto, sempre in piedi, è nel giusto, perché Steve lo fa!
 
A differenza sua. Ma noi gli vogliamo bene lo stesso.
 
A proposito di piroette…
 
Civil War 1 (Questa mi piace moltissimo!)
 
Se questo non è saper ballare, allora ditemelo voi!
 
La canzone Palladio. Ve l’avevo detto che sarebbe servita a qualcosa.
 
Quando Steven insegna a Selene a ballare, le dice di salire sopra i suoi piedi. Un dialogo tagliato da The First Avenger è stato illuminante in tal senso. Lo potete trovare qui.
 
Le persone fanno sempre cose pazze quando sono innamorate, è una frase tratta da “Hercules”.
Così come gli ondeggianti pettorali.
 
Qui potete vedere Megara e qui Ercole.
 
Notato niente riguardo a lui?
 
Dai, guardate meglio! Le sopracciglia!
 
Non vi viene in mente nessuno che le solleva in modo irresistibile?
 
Tipo lui? (Questa è l’espressione che ha quando cerca di estorcere a Selene un cupcake).
Anche qui non scherza! E neanche qui.
 
Nella stesura iniziale Richard non era contemplato, ma poi non ho resistito! Dai sfogatevi! 😈😈😈
 
Avete mai sentito parlare di Alcesti e Admeto? Se così non fosse, passate qui e capirete quanto Selene ama Steven, fin dove si spingerebbe per lui.
 
“Più l’uomo sa e più perdona” è una frase di Caterina II di Russia.
 
 
 
Care lettrici, siamo giunte alla fine.
 
Vi ringrazio per avermi accompagnato in quest'avventura.
 
Ci sono cose lasciate in sospeso, quindi sentire parlare ancora di Selene Allegra Lowell, lo prometto. Questo non è un addio, ma un arrivederci!
 
Grazie a tutte voi che avete scelto la mia storia per le liste speciali:
 
Per averla preferita:
 
Armidia
Bebba91
Chrona00
DalamarF16
Defiance 
Ella Rogers
grace18
lostinmind_ 
MarsIsComing
mignolina94 
rossella986 
Selene Black 
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you_are_my_hero
_beproudofme
 
Per averla ricordata:
 
CloveRavenclaw39 
GioTanner 
LillaPizzi94 
Sandra Prensky 
Sofy_Candy
Zakurio
 
Per averla seguita:
 
AsiaLuna 
Astrea9993 
camillaperrystyles 
cat_princesshp 
Chic
Chrona00 
Dark_wings2 
Defiance 
Delta_97 
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Fex89 
HORANge_carrot 
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LadyRealgar
luxu2 
MarsIsComing 
michela30 
Natalia_Smoak 
Sary_Potter_394 
SerenaG 
shoppingismylife 
sirina89 
SweetSmile 
_Alessia_C95
 
Grazie mille a tutte voi, che mi avete lasciato le vostre impressioni:
 
Natalia_Smoak
Eruanne 
Ella Rogers 
LadyRealgar 
DalamarF16  
Sandra Prensky 
Lady Windermere 
LillaPizzi94 
Defiance 
_Alessia_C95 
Ravinpanica 
Selene Black 
luxu2
 
Davvero mille volte grazie!
 
Lettori e lettrici silenziosi ringrazio anche voi; spero che la mia storia vi sia piaciuta.
 
Grazie anche a chi ha aperto solo ora la storia, a chi ha letto un solo capitolo, a chi l'ha letta e poi abbandonata (se vi ho deluso, vi chiedo scusa), a chi l'ha letta più e più volte.
GRAZIE! 
Se un giorno vorrete lasciarmi due parole, fate pure, anche se sarà passato un mese, o due o anche anni, non preoccupatevi io leggerò e vi risponderò.
 
Anche se non leggerà mai queste parole, vorrei ringraziare Chris Evans, perché è grazie a lui e alla sua bravura se Steven Grant Rogers mi ha conquistato. Ha saputo rendere Steve vero, con i suoi pregi e i suoi difetti. Grazie Chris!
 
Grazie a Mary Laura che ha ascoltato questa storia in anteprima.
 
Ringrazio anche _Alessia_C95 per aver consigliato all'interno del suo salotto la mia storia. 😊
 
Ora vorrei ringraziare moltissimo due ragazze speciali che mi hanno sostenuto e aiutato lungo tutti questi mesi.
 
LadyRealgar, grazie mille per il tuo sostegno e per i tuoi disegni. So che gli Steggy sono inarrivabili ma ti ringrazio per aver dato una possibilità a Selene. Ti voglio bene! ❤
 
Ed infine vorrei ringraziare la mia Super Sister Ella Rogers. Se sono arrivata alla fine di questa storia è merito tuo! Mi hai sempre consigliato e hai sopportato le mie infinite paranoie (credetemi l’ho sommersa, povera Ella!). Grazie per avermi sostenuto in questa fatica, per avermi rassicurato quando temevo di aver creato Selene troppo perfetta, al limite della “Marysuenaggine”. Grazie per l’aiuto con le scene d’azione, il mio punto debole. Le nostre chiacchierate sono state una mano santa per la mia ispirazione. Grazie per le risate che mi hai regalato e per il semplice fatto di esserci stata. SEMPRE! Ti voglio un mondo di bene! 💖💖💖💖💖💖
 
 
 
Ora se siete sopravvissute a tutto questo zucchero, ho un annuncio da fare!
 
Ho intenzione di scrivere un AU con protagonisti Steven e Selene. Lui sarà un detective della polizia di New York e lei sarà un’abilissima ladra dal cuore d’oro. La trama detta così potrebbe non sembrare un granché, ma se vorrete darmi una possibilità cercherò di non deludervi. Non c’è ancora nulla di scritto, quindi se la cosa vi interessa, mandatemi un messaggio e io vi avviserò quando inizierò a pubblicare. Sarà nella sezione Avengers comunque, perché bene o male ci saranno più o meno tutti; senza poteri o abilità particolari, ma spero di rimanere lo stesso fedele alla loro caratterizzazione. Allora cosa ne dite? L’idea vi piace?
 
Questo è tutto!
 
Alla prossima!
 
Ragdoll_Cat  
 
 
  
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