Capitolo
11 – Fear
the pain
Beth’s POV
Ecco,
questa sono io.
E
fa schifo.
Sono
diventata il mio stesso alter-ego, devo accettare il fatto che forse
non lo
rivedrò più, e se prima amavo parlare e
confrontarmi con le altre persone, ora
lo detesto, non mi importa più di niente e di nessuno. Sto
perdendo la
speranza.
Voglio
solo ritornare indietro a quando abbiamo bruciato la casa insieme,
quando siamo
andati a caccia, quando condividevo le mie giornate e le mie notti con
lui,
quando tutto era migliore grazie a Daryl.
Mio
padre mi diceva che non ci accorgiamo di ciò che abbiamo
fino a quando non lo
perdiamo: aveva dannatamente ragione.
Arrivata
nell’edificio, entro ammirando la grande raccolta di armi che
gli alexandrini
hanno accumulato e procedo verso la stanza secondaria.
Rispetto alla prima non ci
sono scaffali pieni
di mitragliatrici, asce o proiettili ma solo delle enormi parabole
collegate ad
una centralina: ci sono milioni di spie accese, e un ragazzo di schiena
con
delle cuffie tipiche da dj, che sta collegando dei fili tra loro,
fischiettando. Immagino che questo sia Jesse, il ragazzo di cui mi ha
parlato
Maggie.
Non
voglio distrarlo, ma sembra non essersi in nessun modo accorto della
mia
presenza, quindi mi avvicino e tendo la mano verso la sua spalla.
Sto
quasi per toccarlo, quando lui si gira di scatto e mi vede: si
spaventa, quindi
indietreggia velocemente e nel farlo inciampa in un cavo, finendo con
un tonfo
seduto sul pavimento.
E
io per la prima volta, dopo tanti giorni, ho voglia di ridere.
La
scena è stata incredibilmente divertente, come quelle gaffe
che succedono nelle
commedie, ma allo stesso tempo mi dispiace per quello che ho combinato
e quindi
mi avvicino al ragazzo per aiutarlo a rimetterlo in piedi, con un sacco
di
imbarazzo.
“Scusami,
avrei dovuto bussare o farti capire che ero qui, davvero scusa, ti sei
fatto
male?”
“Dio
santo, ho perso quarant’anni di vita. Comunque no, non mi
sono fatto niente.”
dice tirandosi su e sorridendomi. “Penso di non averti mai
vista, sei nuova?”
“Sì,
ciao, piacere io sono Beth” dico tendendo la mano
“la sorella di Maggie. Tu
invece sei Jesse, giusto?”
Lui
me la stringe calorosamente “È un piacere Beth.
Si, io sono Jesse” mi sorride
“E questa è il mio umile, ehm, ufficio, prego
mettiti comoda!” e continua
indicandomi una poltrona che prima non avevo neanche visto.
“Allora
Beth sorella di Maggie, cosa mi racconti? Ti piace qui?”
“Sì,
è veramente bello. Mi piace molto.”
Non
ho voglia di parlare, voglio solo sapere se il gruppo in missione sta
bene,
voglio sapere se lui sta bene e
quindi evito di perdermi in chiacchere inutili anche se Jesse
è molto cordiale:
“Jesse,
so che tu ricevi tutte le radio segnalazioni dai vari gruppi che sono
in
missione.”
“Sì,
esattamente!” mi risponde sodisfatto
“Hai
notizie del gruppo di Rick, sono partiti stamattina ma non sappiamo
ancora
nulla e io sto iniziando a preoccuparmi. Stanno bene?” chiedo
mantenendo sempre
un tono cortese
“Per
adesso non ho ricevuto nessuna notizia. Devi sapere che la faccenda
è un po'
più complicata: Lo vedi questo?” mi interroga
indicando quello che penso sia un
ricevitore
“Ah-ah”
“Ecco,
questo lo hanno portato dei ragazzi da una missione e proviene da una
centrale
di polizia quindi è molto potente e ha una copertura molto
estesa, ma siamo in possesso
di 15 walkie-talkie che hanno una batteria con autonomia molto
limitata, quindi
i leader della missione lo usano poco, spesso lo utilizzano tra di loro
e
invece ci inviano segnalazioni solo quando sono in pericolo, annullano
o
aumentano i giorni di missione o ci avvertono che stanno per
tornare.”
“Ah,
ho capito, quindi non sai molto neanche tu..” affermo delusa
“No,
infatti. Però mi piace stare qui, sto cercando di migliorare
sempre più l’area
comunicazioni ma le risorse sono quelle che sono. Mi
dispiace.”
Mi
sembra quasi arrabbiato dal fatto che non sia riuscito ad aiutarmi e
improvvisamente mi accorgo di essere stata troppo fredda, quindi cerco
di
rimediare, lui non centra niente.
“Ehi,
tranquillo, non fa niente!” gli dico nel tono più
carino possibile “Nessun
problema, si vede che ci tieni molto a tutto questo. Lavoravi nel
settore
informatico di qualche azienda prima?”
“Nono,
io prima studiavo ingegneria informatica
all’università” dice soffocando un po'
di tristezza
“Ero
solo al secondo anno, ma ehi pensavo in grande e volevo anche di
specializzarmi.” Continua guardando fuori dalla finestra
“E
tu invece, Beth sorella di Maggie cosa facevi?”
“Io..”
“Aspetta,
aspetta! Voglio indovinare! Mmmh, allora fammi
pensare…carina, occhi azzurri,
capelli biondi…studiavi lettere moderne?”
“Ehm,
no.”
“Allora…psicologia?”
“No,
sbagliato ancora!” dico divertita
“Mhhh,
difficile…ho capito! Facevi la modella!” dice lui
continuando a sorridere
Io
scoppio in una risata fragorosa, come potevo fare la modella? Che cosa
assurda!
“Già,
dovevo immaginarlo, sei troppo bassa.” Mi dice Jesse
sghignazzando
“Ehi!
Ti assicuro che essere bassi non è così
divertente!” continuo io tra le risate
“Ho
sempre adorato i bambini. Di qualsiasi età.
Quest’anno mi sarei diplomata e poi
avrei cercato lavoro in un asilo o in una scuola elementare.”
“Wow!”
“Che
c’è? Troppo strana come idea?”
“No
è solo che per badare a dei bambini devi avere una forza di
sopportazione
infinita, pazienza, essere gentile. Io dopo cinque minuti scapperei
urlando!”
afferma divertito Jesse
“E
io invece impazzirei con tutti questi cavi” dico indicando i
fili che penzolano
“È
questo il bello delle persone, Beth. Ognuno ha qualcosa che gli
interessa, e
sempre qualcosa da offrire.”
“Già..”
“A
proposito, lo vuoi un caffè?” dice cercando
di rimanere serio
“Sì,
grazie, volentieri.” Rispondo cortesemente
Lui
si allontana per andare nell’angolo della stanza e avviare la
macchina del
caffè.
Quest’ultima
inizia a gorgogliare e dopo poco Jesse torna a sedersi alla sua
postazione,
allungandomi il bicchiere di plastica caldo.
“Tante
volte devo stare qui anche di notte, così Deanna ha pensato
bene di sostenermi
almeno con una macchina per il caffè.”
“Gentile,
da parte sua.”
“Gran
donna Deanna. Anche dopo la morte di suo marito, non si è
fermata, non si è
arresa, ha continuato a lottare”
Mentre
pensa, il ragazzo fissa il suo bicchiere di caffè. Io lo
imito e cala il
silenzio. Ripenso alle parole che Jesse ha appena detto, sul
“continuare a
lottare” e per l’ennesima volta voglio scappare,
correre lontana, ritrovarlo.
Di
scatto Jesse tira su la testa e mi fissa
“Sono-Un-Completo-Idiota”
Io
lo guardo confusa “Perché?”
“Beth,
mi sono dimenticato che anche noi possiamo contattare le squadre!
Girati, sulla
parete c’è affisso un walkie-talkie, lo vedi?
“È
questo?” dico io, prendendo in mano la radiolina
“Sì
perfetto, ora passamelo un secondo che provo a mettermi in
comunicazione con
Rick.”
Dopo
avergli passato quell’aggeggio, Jesse ricomincia a toccare
pulsanti, a girare
strane manopole e a collegare fili, concentratissimo.
Continuo
ad osservalo e mi rendo conto che questo ragazzo oltre che essere
simpatico, è
molto carino. Occhi marroni, capelli castani acconciati in un ciuffo un
po'
disordinato.
Il
tipico universitario con felpa, t-shirt e fisico snello.
“Ecco
fatto! Ora i ragazzi riceveranno il nostro segnale solo se un walkie
è accesso,
quindi non preoccuparti se all’inizio magari non rispondono.
Vuoi farlo tu?” mi
dice porgendomi la radiolina
“Ehm,
si credo di sì” rispondo quasi spaventata
“Va
bene, è semplicissimo: basta che premi il pulsante sul lato
destro e inizi a
parlare.”
“Ok.
Dammi solo un secondo.” Dico io e la paura ricomincia: Voglio
veramente sapere
cosa sta succedendo?
Respiro
profondamente, premo il pulsante del walkie, mentre Jesse continua a
guardarmi
paziente
“Rick?”
Nessuna
risposta. Ci riprovo.
“Rick?
Ci sei?”
Il
nulla. Nessun rumore, nessuna voce e io inizio ad agitarmi.
Jesse
interviene dicendomi che i remote saranno spenti ma io non ce la faccio
a
restare calma, così mi alzo in piedi e inizio ad urlare
nella radiolina con la
speranza che qualcuno mi rispondi.
“Rick?!
Glenn?! Abraham? Qualcuno riesce a sentirmi?! Per favore
rispondete!”
“Beth,
tranquilla avranno i walkie spenti non…” mi dice
Jesse ma io non lo ascolto
neanche e continuo, continuo a parlare nel walkie- talkie
“Mi
sentite? C’è qualcuno che mi sente?”
Aspetto
una risposta invano e poi cercando di trattenermi sussurro “Daryl, stai bene?”
Ma
poi Jesse, che so per certo essersi accorto di quanto sono instabile e
di
quanto io sembra pazza cercando di contattare il mio gruppo,
gentilmente mi
prende il walkie e mi fa sedere sulla poltrona, e appoggiandosi sul
bracciolo
mi appoggia una mano dietro alla schiena, sperando di farmi calmare.
“Beth,
ehi, stai calma, non è successo niente, Rick e gli altri
stanno bene. Capito?”
“Cosa
pensavo che mi avrebbero risposto subito? Stanno andando nella tana dei
wolves
e io mi preoccupo che mi rispondano!”
“Beth,
sei solo scossa, ti serve tempo per rilassarti e tornare ad una vita
più “normale”
qui ad Alexandria, è normale che tu reagisca
così.”
Non
ho più nemmeno le forze di piangere, ma vorrei tanto farlo.
Jesse
si inginocchia per terra, davanti alla mia poltrona e mi porge un
bicchiere
d’acqua. Io butto giù un sorso, ma non dico nulla.
“Va
un po' meglio?” mi chiede premuroso Jesse
“Si,
e scusami per la scenata di prima.” Gli rispondo dispiaciuta
“Non
hai nulla di cui scusarti. Starò qui anche stanotte e se i
ragazzi dovrebbero
inviarmi qualche segnalazione, sarai la prima a saperlo,
d’accordo?”
Annuisco
e gli sorrido, poi lo aiuto per un po' a fare l’inventario in
armeria: Jesse
cerca di distrarmi in tutti i modi e parliamo di cose molto leggere e
ovviamente trova sempre il modo di inserire qualche battuta per
strapparmi un
sorriso.
Sto
contando uno per uno quanti sono i proiettili per le mitragliatrici
quando
arriva Carol.
Per
primo vede Jesse, che la accoglie calorosamente
“Ehilà, ciao Carol! Tutto bene?
Ti servono ancora dei proiettili per la glock 42?”
“Ciao
Jesse, nono sono apposto, sono venuta a portarti i tuoi biscotti
preferiti!
“gli dice lei sorridendo e estraendo dalla borsa un tupper
pieno zeppo di cookies.
Quando la donna mi vede mi sorride e mi saluta calorosamente.
“Davvero?
Tutti quelli sono per me?” dice Jesse sorpreso e mentre apre
la scatola chiede
“Ma sono per caso quelli che hai fatto l’altra
volta con le nocciole che hai
trovato nel bosco?”
“Mhm,
mhm sono proprio come quelli dell’altra volta” dice
Carol soddisfatta e Jesse senza
perdere un secondo di più si caccia un biscotto in bocca.
“Carol,
come al solito sono squisiti!” e poi la abbraccia
“Grazie! Li hai già portati
hai bambini?”
“Sisi,
mi manca solo Tobin e poi ho finito il giro. Hai notizie di
Rick?”
Jesse
sta per rispondergli, ma io sono più rapida e gli spiego che
abbiamo provato a
contattarli ma nessuno ci aveva ancora risposto
“Ah,
capisco. Beh se sai qualcosa fammelo sapere, ok?” dice Carol
a Jesse e poi si
rivolge direttamente a me “Beth, stasera ho preparato la
pasta al forno, che ne
dici di venire da me a mangiare? Ci sono anche Carl e Judith che non
vedono
l’ora di vederti!”
Judith.
Non ero ancora andata a riabbracciarla. Avevo così tanta
voglia di vederla! Sì,
ci sarei andata, almeno mi sarei distratta dai brutti pensieri.
“Ma
certo! Per che ora posso venire?”
“Quando
vuoi, nessun problema. Jesse vieni anche tu?” dice Carol
“Sai
che non direi mai di no alla tua pasta al forno ma devo rimanere qui a
monitorare la situazione.”
“Ah,
giusto, giusto. Beh, in tal caso goditi i biscotti e Beth ci vediamo
dopo!”
Io
e Jesse la salutiamo entrambi calorosamente e poi continuiamo
l’inventario.
Riusciamo
a finire in poco tempo e quindi prima di lasciare Jesse mi sento in
dovere di
ringraziarlo per tutto quello che ha fatto.
“Jesse,
io ora vado, sei stato gentilissimo e grazie per tutto quello che hai
fatto. Te
ne sono molto grata. Domani è un problema se vengo a
trovarti ancora per sapere
se ci sono delle novità?”
“Assolutamente
no! Anzi visto che ci sei vedi di portarmi un po' di pasta al forno di
Carol,
sai tutta questa informatica mette una gran fame!”
Rido
ancora, realizzando che anche Jesse riuscirebbe a far ridere la persona
più
scontrosa di tutti e poi esco dall’armeria, per andare da
Carol.
Le
persone reagiscono in modi diversi davanti ad esso. Lo accettano, lo
elaborano,
lo ignorano.
Non
ci sono soluzioni, devi solo aspettare che il dolore si nasconda da
qualche
altra parte.
Che
dire su Jesse, come avete potuto leggere è molto carino e
spiritoso quindi
speriamo che riesca a sollevare un’ po' l’animo
della dolce Beth che sta
combattendo contro il dolore di aver “perso” il
nostro arciere preferito. Ho concluso con un finale abbastanza
deprimente proprio per farvi capire che la ragazza d'oro sembra aver
perso la sua più grande arma ovvero la speranza.
Nel
prossimo capitolo vedremo come procede il salvataggio e ovviamente ci
sarà
anche il POV di Daryl. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate di
Jesse,
della storia in generale, insomma di quello che vi passa per la testa
XD.
Tra
poco più di una settimana torna TWD con la settima stagione!
Alleluia! Siete
pronti a conoscere meglio Negan? E volete davvero sapere chi
è stato colpito da
Lucille? Io in entrambi i casi no, ma sono comunque curiosa e non vedo
l’ora che sia il
24.
Vi
ho annoiato già abbastanza, quindi vi saluto e vi abbraccio,
grazie per aver
letto anche stavolta la mia ff. :-*
Sara