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Autore: blu992    24/10/2016    9 recensioni
Di come Stiles deve risolvere un problema sovrannaturale da solo. O quasi.
Persone scomparse. Nuove amicizie. Nuove alleanze. Stessa Sterek.
Dalla storia:
Stiles si svegliò quella mattina di inizio dicembre perfettamente riposato, i muscoli distesi e i piedi gelati [...] Afferrò il cellulare sulla scrivania per controllare se ci fossero notifiche. Aprì il messaggio di Scott, probabilmente il suo buongiorno come ogni mattina, ma si bloccò al centro della stanza dopo averne letto il contenuto.
(Ore 22:45) Nemeton. SM
Era della sera prima, ed era davvero un messaggio strano. Per questo decise di non rispondere, ma di far partire la telefonata. Telefonata che dopo dieci squilli si interruppe per mancata risposta.

[Sterek]
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si, sono tornata e si, ho delle cose da dire prima che cominciate a leggere.

Qualche piccolo avvertimento:

. Questa è la storia più complicata che io abbia mai iniziato a scrivere, ci ho pensato molto prima di cominciare e ancora di più prima di pubblicare questo capitolo. E sono ancora convinta di aver fatto una cavolata, ma vabbè. 
. Ci saranno personaggi nuovi, frutto della mia fantasia. Quando si tratterà di esseri sovrannaturali, vi dirò cosa ho preso dal web e cosa, invece, ho preso dalla mia testa.
. Si, è una Sterek, ma sarà slow build. Io ho avvisato.
. Noterete che è più o meno canon fino alla quarta stagione, vedrete poi cosa non lo è.
. Pubblicherò con meno frequenza rispetto alle storie passate, ma la concluderò, promesso. Ogni capitolo sarà pubblicato quando avrò pronto quello successivo. Piccola anticipazione: sono già alla fine del terzo.





Buona lettura!



Stiles si svegliò quella mattina di inizio dicembre perfettamente riposato, i muscoli distesi e i piedi gelati. Era andato a dormire presto la sera prima, aveva passato tutta la giornata con le mani incollate al joystick cercando di battere Scott ad un nuovo gioco che avevano comprato insieme, ma avevano smesso prima del solito perché lui aveva appuntamento con Kira quella sera.  
Dopo essersi stiracchiato e aver realizzato che suo padre quel giorno avrebbe avuto il turno di mattina, Stiles si alzò e, mentre si dirigeva verso il bagno pregustando una mattinata in completa solitudine, afferrò il cellulare sulla scrivania per controllare se ci fossero notifiche. Aprì il messaggio di Scott, probabilmente il suo buongiorno come ogni mattina, ma si bloccò al centro della stanza dopo averne letto il contenuto. 
(Ore 22:45) Nemeton. SM 
Era della sera prima, ed era davvero un messaggio strano. Per questo decise di non rispondere, ma di far partire la telefonata. Telefonata che dopo dieci squilli si interruppe per mancata risposta. Dopo altri due tentativi, Stiles provò a contattare Kira, ma anche il suo cellulare sembrava squillare a vuoto, quindi decise di rivestirsi in fretta per raggiungere casa McCall sperando di trovare il suo amico profondamente addormentato.  
Il tragitto in auto non fu per niente rilassante come gli succedeva di solito. Non aveva potuto fare a meno di pensare al testo del messaggio di Scott e a collegarlo agli ultimi avvenimenti. Non avevano problemi causati dal Nemeton da almeno un anno, non che avesse smesso di attirare strani esseri sovrannaturali, ma nessuno aveva ancora dimostrato tendenze psicotiche o manie di grandezza, anzi, aveva solo permesso che la loro cerchia di amici si allargasse.  
Il primo a mettere piede a Beacon Hills era stato Elìas*, un semi-vampiro, semi-lupo mannaro, messicano che affermava di avere trecento anni. Stiles lo adorava, passava intere giornate ad ascoltare i suoi aneddoti.  Elìas era arrivato di notte facendo saltare dal letto tutti i lupi della città perché avevano avvertito il pericolo. Nessuno si era degnato di telefonare a Stiles, che ancora era arrabbiato per ciò, ma gli avevano raccontato che l’avevano trovato a fare praticamente un pic-nic sul tronco del Nemeton. Ovviamente non un pic-nic da vampiro da film horror, ma uno di quelli da film romantico, compreso di cestino di vimini e tovaglia a quadri. Quando si era visto addosso ben due lupi mannari e una kitsune, si era difeso lanciando loro dietro dei panini all’olio e si era accucciato dietro la pianta. Scott a quel punto aveva ritirato gli artigli, si era avvicinato cauto e aveva chiesto allo sconosciuto chi fosse e cosa ci facesse lì. Quando lo raccontò a Stiles le sue parole furono “Stavo per uccidere un ragazzino di trecento anni!”. 
Elìas, infatti, era stato morso da una vampira quando aveva appena quindici anni, era finito semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lei stava litigando con uno dei suoi sottoposti in una stradina buia, vicino ai campi, lui stava tornando a casa perché quello era il mese dei raccolti e tutta la sua famiglia tardava al lavoro. Era semplicemente inciampato sui piedi della donna che non ci aveva pensato due volte ad attaccarlo: gli aveva dato un morso forte sulla giugulare, afferrandolo prima per i capelli, e l’aveva lasciato agonizzante lì. Elìas aveva anche raccontato successivamente a Stiles di come avesse continuato a vivere i primi tempi insieme ai suoi genitori e i suoi fratelli, senza problemi e di come, solo quando aveva incontrato un druido, avesse capito di  essere sì un vampiro come sospettava a causa della voglia di bere sangue che gli veniva quando qualcuno ai campi si feriva, ma che nel suo DNA, probabilmente un’eredità di suoi antenati di chissà quanti anni prima, scorresse anche sangue di licantropo e che avrebbe potuto vivere una vita quasi normale.  
Stiles si era incuriosito così tanto che aveva fatto ogni tipo di ricerca. Elìas, grazie alla sua doppia natura, mangiava come ogni comune mortale e mortale lo era davvero. Tranne per il fatto che nessuno avrebbe potuto ucciderlo con nulla che non fosse il fuoco, come i vampiri, ma sarebbe morto di vecchiaia come i mannari. Una vecchiaia molto lenta, dato che dopo trecento anni ne dimostrava ancora quindici, ma prima o poi sarebbe arrivata anche la sua ora.  
La prima volta che lui ed Elìas si erano visti, Stiles l’aveva sommerso di domande, soprattutto di storia. Data la sua apparente giovane età lui non aveva mai partecipato attivamente ad una guerra, ma aveva raccontato di come, a causa della fame durante la seconda guerra mondiale, nonostante fosse nel continente americano, fosse stato costretto a cibarsi come un vampiro. Elìas non era fiero di quella parte della sua vita, così come non lo era di altri periodi bui, ma affermava con sguardo duro, che non apparteneva per niente alla sua apparente età, che si era sempre limitato a bere il necessario per non morire e per non uccidere.  
Un’altra volta, mentre Stiles lo stava accompagnando al lavoro (Elìas aveva aperto una propria libreria a Beacon Hills, i soldi non gli mancavano per niente), il ragazzo gli aveva raccontato di come, circa cento anni prima, si fosse innamorato di una ragazzina, figlia di nobili del centro America. Stiles gli aveva chiesto se quell’amore fosse andato a buon fine, ma Elìas aveva riso e indicandosi aveva detto “Guardami, pensi che io abbia difficoltà con il genere femminile?”. Stiles gli aveva detto che non bastava avere capelli neri e occhi ancora più neri e sguardo profondo per poter conquistare qualcuno, si doveva essere anche simpatici e umili, poi l’aveva quasi buttato fuori a calci dalla Jeep. 
I pensieri di Stiles furono interrotti dalla vista di Melissa McCall sul ciglio della strada, una busta della spesa nella mano destra. Accostò in modo che lei potesse accorgersi della sua presenza e abbassò il finestrino mentre la donna lo salutava con la mano libera.
“Ciao, Melissa”, ricambiò il saluto senza sembrare agitato.
 “Vuoi un passaggio?” le chiese, ma la donna fece segno di no scuotendo la testa per poi aggiungere “Ti ringrazio, Stiles. Doveva accompagnarmi Scott al supermercato, ma non era a casa quando sono tornata dal turno in ospedale stamattina, credevo fosse da te”. 
Stiles sentì nettamente il brivido che gli attraversò la schiena, ma cercò di fare finta di nulla e sorrise alla donna dicendole che magari suo figlio era con Kira, come succedeva spesso.  
Salutata la donna, Stiles si diresse verso il posto che aveva cercato di evitare: il Nemeton. Non gli piaceva andare in quel luogo da quando quell’albero aveva influito così tanto sulla sua vita da condizionala per sempre. Dagli avvenimenti della Nogitsune non ci aveva più messo piede se non in compagnia, ma ora gli sembrava inevitabile. Ingranò la marcia e svoltò a destra per entrare nella riserva. Arrivato alla prima radura, parcheggiò e scese dalla jeep, le mani sudate mentre prendeva il cellulare e inviava un messaggio. 
(Ore 11:32) Ehi, mi raggiungi alla pianta? SS 
Anche se aveva un aspetto di un ragazzino di cinque anni più piccolo, Stiles si fidava ormai ciecamente di Elias e non poté fare a meno di contattare proprio lui. Continuò però a camminare sperando di essere raggiunto presto. Controllò il cellulare ogni tre passi, ma non ricevette risposta nemmeno quando intravide oltre le piante il tronco tagliato. Si avvicinò e si guardò intorno, ma non sembrava esserci nulla di strano, a parte qualche uccello appollaiato, immobile, sugli alberi lì intorno. Mandò altri due messaggi, uno a Lydia chiedendole se stesse bene e uno a Liam, poi fece partire una telefonata. La persona che cercava di contattare odiava la tecnologia, ma almeno riusciva a premere un solo tasto per rispondere. Dopo due chiamate senza risposta, Stiles si rimise il cellulare in tasca e si sedette con le spalle contro un albero, stava seriamente cominciando a preoccuparsi. Il piano C doveva essere messo in atto.  
Per fortuna questa volta dopo solo due squilli sentì una voce dall’altro lato del telefono.
“Stiles?”, la voce di suo padre gli fece rilasciare un sospiro di sollievo.
 “Pa’? Tutto okay al lavoro?” chiese sperando di ricevere una risposta affermativa, ma quello che disse suo padre gli fece gelare il sangue nelle vene.
“Una giornata nera. Ci sono almeno tre famiglie di persone che sembrano scomparse nel nulla negli ultimi giorni. Hai bisogno di qualcosa?”.
Stiles ci pensò solo tre secondi prima di decidere cosa dire, ma era inevitabile, erano coinvolte troppe persone.
“Papà, sono scomparse altre persone, quasi sicuramente” disse non riuscendo ad essere meno criptico. Sentì chiaramente una porta chiudersi, con molta probabilità era quella dell’ufficio dello sceriffo, poi la voce di suo padre, quasi un sussurro “Stiles, spiega”.
In venti secondi si ritrovò a riassumere la sua mattinata, i suoi sospetti e a fare una lista dei suoi amici probabilmente spariti. Alla fine del racconto sentì suo padre prendere un profondo respiro e chiedergli “Sei sicuro? Magari sono in giro e, lo sai, Greta non risponde a nessuno”.
Per quanto lo desiderasse, però, Stiles ne era quasi sicuro, non sapeva dove, come e soprattutto perché, ma i suoi amici non erano lì e non erano rintracciabili.
“Papà” iniziò titubante, “chi sono le persone scomparse di cui parlavi?” chiese.
Aveva un sospetto che sperava che non venisse confermato. Suo padre gli fece tre nomi: un ragazzo George Taylor di quattordici anni; Felicity Roberts di ventuno anni e Sebastian Habby di quarantacinque anni. Per il momento non avevano trovato punti in comune, ma Stiles aveva bisogno di togliersi ogni dubbio. “Papà devo indagare su loro, sulla loro… natura” buttò fuori e non si sarebbe aspettato la risposta che ricevette dallo sceriffo: “Lo penso anche io. Va da Deaton, ti raggiungo lì”.  
Stiles raggiunse quasi di corsa la Jeep e mise in moto, senza badare ai tagli che si era fatto alle mani inciampando nella radice di un albero. Fece partire di nuovo una chiamata verso Scott, ma, ovviamente non ottenne risposta. Quando stava per mettere piede nello studio veterinario il suo cellulare cominciò a squillare.
“Pronto?” rispose dopo aver letto il numero di suo padre che senza convenevoli andò subito al punto. “Stiles, va di male in peggio. Tutte le comunicazioni che cerchiamo di avere fuori da Beacon Hills sono bloccate, non riusciamo a capire cosa succede. Sei già allo studio?” chiese agitato.
Stiles rispose entrando nell’edificio e salutando il druido con un cenno della testa.
“Si, sono appena arrivato, credi che non riusciamo a contattare gli altri perché sono fuori città?” domandò con un pizzico di speranza in più, ma suo padre, ovviamente, non ne aveva la minima idea. Staccò la telefonata e, prima ancora di iniziare a parlare, venne interrotto dall’uomo che aveva di fronte.
“So perché sei qui, ho avvertito troppi cambiamenti questa notte e non sento più la presenza di esseri sovrannaturali in città. Ma prima che tu me lo chieda, non lo so cosa succede Stiles, non ne ho la più pallida idea” disse con il suo solito tono calmo che faceva salare i nervi al ragazzo ogni volta. “Scott, Lydia, Kira, Liam, Elìas e Greta sono scomparsi e così le tre persone la cui scomparsa è stata denunciata. Che tu sappia ce ne sono altre?” chiese, conoscendo inconsciamente già la risposta. Risposta che non lo deluse.
“Si, altre sette. In totale sono sedici persone sparite nel nulla” sospirò e poi aggiunse “dato che sento come una strana forza che pervade l’aria, credo di dover andare al Nemeton”.
Stiles gli disse che lui lì non aveva trovato nulla, a parte la solita natura, ma l’uomo ribatté sicuro “credo di essere un po’ più capace di te ad analizzare gli eventi sovrannaturali. Se tuo padre sta arrivando, aspettatemi qui, cercherò di capire qualcosa di più”. E uscì dalla stanza prendendo con sé una grossa sacca di pelle marrone.  
Stiles aspettò altri dieci minuti prima che suo padre arrivasse e insieme aspettarono in silenzio un’altra ora prima che Deaton tornasse. L’uomo si appoggiò esausto ad uno dei mobiletti nella stanza.
“La strana energia che sento, proviene dal Nemeton, avevo ragione, ma non capisco di cosa si tratti. Ho bisogno di più dati.”
Stiles si alzò, prendendo il suo cellulare dalla tasca e portandolo davanti a viso del veterinario.
“Questo è l’ultimo messaggio che mi ha inviato Scott, anche lui deve aver capito qualcosa prima di sparire e quindi abbiamo la conferma che quella cazzo di pianta c’entri ancora una volta” disse passandosi poi una mano tra i capelli, esasperato, “ma una pianta non può far sparire gente, no?” aggiunse guardando l’emissario sperando di ricevere una conferma.
“Dubito che il Nemeton possa rapire gente, ma non escluderei nemmeno questa opportunità. Ho bisogno di dati, ho raccolto campioni di tronco per analizzarne lo stato e controllare le variazioni di energia, ma ci vorrà tempo. Sceriffo” aggiunse girandosi verso l’uomo, “credo che lei debba avvisare le famiglie delle persone scomparse. La maggioranza sa della natura dei loro cari, e può mandarli da me, questi sono i nomi” disse prendendo un foglio di carta, “per gli altri le consiglio di inventare una scusa solida, dubito si accontenteranno di un banale rapimento, vista la numerosità dei casi”. Stiles allungò il collo per leggere i nomi, erano nove persone, tra cui anche Melissa e i signori Yukimura; altre sette famiglie avrebbero dovuto ascoltare banali scuse di agenti che si sarebbero arrampicati sugli specchi e avrebbero aspettato i loro parenti con ansia ancora maggiore.  
Per un attimo Stiles pensò a Elìas e Greta. Loro due avevano solo lui ad aspettarli, se non ci fosse stato Stiles, forse nessuno si sarebbe accorto della loro scomparsa. E questa cosa gli faceva stringere lo stomaco quasi in modo doloroso; era molto affezionato ad entrambi e avrebbe fatto di tutto per trovare loro e gli altri.
Fu riscosso dai suoi pensieri quando sentì una mano poggiarsi su un suo braccio, Deaton lo stava guardando serio.
“Stiles, tuo padre ha detto che le comunicazioni sono interrotte. Non sappiamo se si tratti di una interferenza data dall’energia del Nemeton o se sia a causa di un intervento umano”, lo sceriffo lo interruppe continuando il discorso, “i miei agenti stanno cercando in ogni modo di ristabilire le comunicazioni, e sto organizzando una pattuglia per raggiungere almeno le città vicine per avvisarli di questa situazione”.
“Esatto” si intromise nella conversazione il veterinario, “avrei un piacere da chiederti prima che la pattuglia si muova”. Stiles fece un cenno affermativo con la testa e l’uomo proseguì.
“Ho bisogno che tu vada nel loft di Derek” disse prendendo un foglio e una penna, “devi cercare questi tre volumi, dovrebbero essere ancora lì, se nessuno degli Hale li ha portati con sé, e vedere se al loro interno ci sono dei fogli. Sono testi di incantesimi potenti che solo Talia conosceva e conservava, sono criptati. Quando li troverai, li darai in copia agli agenti di tuo padre che li consegneranno a miei colleghi fidati che ci aiuteranno a decodificarli”. Stiles prese le chiavi della sua auto e, uscendo dallo studio disse “Farò il prima possibile”. 
Per fortuna il loft era abbastanza vicino, dopo cinque minuti stava già salendo le scale. Solo quando arrivò di fronte il portellone scorrevole pensò alla possibilità che, a differenza di quando qualcuno abitava lì, potesse essere chiuso. Mise una mano sul maniglione e, facendo forza, cercò di spingerlo ad aprirsi. Probabilmente quella non era la giornata più sfortunata di sempre, perché la porta si aprì senza opporre resistenza. Entrando, Stiles pensò distrattamente al fatto che, se quel posto non era stato nemmeno chiuso a chiave, non c’era nulla di valore o che c’era un’alta possibilità di trovarlo completamente vuoto. Non che quando ci abitava qualcuno ci fosse più dello stretto indispensabile, ma almeno c’era qualche mobile.  
Non si preoccupò di chiudersi la posta alle spalle e avanzò nell’ampia stanza. C’era tanta, troppa polvere e i vetri erano abbastanza sporchi da permettere alla luce di entrare solo in parte. In fondo nessuno entrava lì da quasi due anni, era normale. Stiles decide si fermarsi al centro della stanza e riflettere: dove potevano essere nascosti tre volumi antichi ed estremamente preziosi in un appartamento polveroso? Riprese il foglio che gli aveva dato Deaton e rilesse i tre titoli: 
Albero genealogico della famiglia Hale, fondatori di Beacon Hills 
Creature delle tenebre e creature della luce. 
Favole sui lupi per bambini.  
Stiles aveva sorriso quando aveva letto l’ultimo titolo della lista. Si era immaginato i fratelli Hale riuniti intorno alla loro mamma Alpha, di sera, mentre ascoltavano le favole che lei gli leggeva.  
Si mise subito al lavoro: l’ansia per i suoi amici sempre più soffocante, accompagnata dalla curiosità di sfogliare quei volumi. Il primo punto in cui controllò fu un vecchio baule quasi nascosto sotto la scala a chiocciola. Fece un po’ fatica ad aprirlo, ma, dopo esserci riuscito e aver starnutito almeno tre volte per la polvere, poté guardare all’interno e vedere…il nulla. Il secondo posto a cui pensò fu il divano malconcio appoggiato alla parete in fondo alla stanza. Spostò i cuscini logori lanciandoli sul pavimento e non si preoccupò di rimetterli al loro posto quando vide che anche lì non c’era nulla di interessante. Passò al setaccio tutti i mobili della cucina, erano solo tre in realtà, e saltellò sul pavimento per scoprire se ci fosse qualche mattonella da alzare, ma nulla. Si fece coraggio e, acceso il flash del cellulare, lo puntò nell’enorme buco sulla parete, ma lì c’erano solo ragnatele e insetti con cui decise di non voler fare amicizia.  
Constatato che il piano di sotto era completamene vuoto, Stiles salì la scala a chiocciola battendo anche la testa contro il ferro arrugginito, e raggiunse il piano di sopra imprecando per il dolore. In realtà era un soppalco, non un vero e proprio primo piano, ma Stiles non era mai stato lì. Solo una volta ci aveva provato a salire, ma Derek l’aveva afferrato per il colletto della camicia, quando era ancora sul secondo gradino, e l’aveva riportato sul divano senza interrompere il discorso che stava facendo al branco riguardo il nemico di turno.  
Lo spazio era quasi interamente occupato da un materasso poggiato direttamente sul pavimento. Era ancora parzialmente ricoperto da lenzuola in disordine, come se chi ci avesse dormito l’ultima volta, si fosse agitato durante il sonno. Addossato ad una parete c’era un piccolo armadio a due ante e fu lì che di diresse Stiles passando con le scarpe sul letto. Quando aprì il mobile rimase per un attimo fermo, immobile. Non era vuoto, era l’unico mobile che non avesse trovato completamente vuoto. C’erano due indumenti appesi alla staffa centrale: una maglietta nera a maniche corte, una di quelle che Derek indossava spesso, e, quello che colpì maggiormente Stiles, una giacca di pelle nera. Il ragazzo allungò una mano a sfiorare il tessuto di quest’ultima quasi senza pensarci su. Stava pensando a come, fino a quel momento, era stato preso così tanto dagli avvenimenti, da non essersi fermato a pensare al fatto che Derek mancava da Beacon Hills da due anni. Non aveva sentito la sua mancanza, non spesso almeno, ma quei due suoi oggetti avevano fatto sì che i pensieri arrivassero come un’onda. Non poté fare a meno di pensare a come le cose sarebbero potute andare se lui fosse rimasto lì. Aveva girato i tacchi dopo gli episodi avvenuti in Messico e nessuno aveva avuto più sue notizie. Stiles sapeva che la persona che più aveva notato la sua assenza era stato, ed era ancora Scott, ma non ne avevano mai parlato apertamente nemmeno i primi tempi e quindi il discorso era stato accantonato.  
Per fortuna uno squillo del cellulare lo tirò fuori da quel vortice di pensieri. Suo padre non gli diede nemmeno il tempo di portarsi l’oggetto all’orecchio, che già aveva preso a parlare.
“Stiles, trovato niente? Non posso più aspettare, tutta la popolazione ormai sa dei collegamenti interrotti e il panico sale.”
 Stiles lasciò andare la manica della giacca che stava ancora stringendo e cominciò a tastare le pareti dell’armadio mentre parlava.
“Papà, qui non c’è nulla, ho visto praticamente ovunque. Deaton non conosce altri posti in cui posso guardare?”
Lo sceriffo sospirò prima di rispondere che il veterinario era stato alla cripta sotto il liceo e anche tra le rovine di villa Hale, “i libri non sono in città” aggiunse con tono sconfitto.
“E ora? Cosa si fa?” chiese Stiles cercando di non farsi prendere dal panico, ma suo padre gli ordinò semplicemente di tornarsene a casa e di lasciar fare agli adulti, quella situazione poteva essere pericolosa. 
Stiles si lasciò cadere sul materasso alle sue spalle, nonostante fosse pieno di polvere, e si portò le mani a coprirsi il volto. I suoi amici erano spariti, una pianta magica aveva a che fare con quella storia quasi al cento per cento, l’unica soluzione che avevano trovato era impossibile da mettere in atto e suo padre gli chiedeva di chiudersi in casa mentre era anche praticamente fuori dal mondo. Decise di lasciarsi andare allo sconforto per altri dieci minuti, poi avrebbe dovuto pensare a qualcosa da fare. 
Erano passati solo otto minuti quando prese di scatto il cellulare e richiamò suo padre.
“Sties, ti ho detto di torn- “, ma non lo fece nemmeno parlare.
“Pa’, ti mando un messaggio con il numero di Derek. Dì ai tuoi agenti di chiamarlo appena escono dalla città e di chiedergli dei libri!”. La risposta che ricevette, però gli fece crollare ogni speranza.
“Credi che non ci avevamo pensato? Sono sotto il cartello con la scritta Benvenuti a Beacon Hills e appena cerco di attraversarlo mi seno come se decidessi di tornare indietro senza la mia volontà”.
Stiles non riuscì a rispondere, gli si era seccata la gola e gelato il sangue, suo padre continuò.
“I miei agenti mi hanno chiamato poco fa dicendomi che non c’era bisogno di andare fuori città e io non capivo quale strana droga avessero preso per dire queste stupidaggini, ma ora capisco. Deaton sta già arrivando.”
Ancora una volta il ragazzo non rispose e suo padre chiuse la chiamata. Non solo non poteva comunicare con l’esterno, non poteva proprio uscire dalla città. L’attacco di panico che gli venne, non fu per niente inaspettato, ma, appena riuscì a respirare di nuovo regolarmente, decise di rialzarsi e di andare nel piccolo appartamento di Greta. 
Se c’era un altro posto dove era possibile trovare qualche indizio, quello era casa sua.  




* La sua natura viene tutta dal mio cervello. Non so se in letteratura o nella mitologia esistono ibridi del genere. Non ne ho trovati



Spero vi sia piaciuto tutto ciò. Sono felice di essere ritornata.

   
   
 
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