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Autore: PoisonLover    30/10/2016    2 recensioni
[Lucky Luke/Cocco Bill]
[Lucky Luke/Cocco Bill]“Chi sei tu?”
Dopo eterni minuti d'attesa, delle mani gli cinsero le spalle, e il sangue gli si gelò nelle vene.
“....Io. Sono. Te.”
Storia ispirata al capolavoro di R. L. Stevenson, "Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde", ma che ha come protagonisti Lucky Luke e Cocco Bill.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La luce dell'alba lentamente invase ogni strada, campo o prato della zona, spingendo con insistenza le persone a destarsi.

Luke si ritrovò inondato da una calda luce dorata e aprì gli occhi: l'alba era in assoluto il suo momento preferito, poichè infondeva coraggio e speranza ad andare avanti nella vita di tutti i giorni, nell'inferno quotidiano. 

Sapeva, fin da piccolo, che il mondo era freddo e crudele. A volte nemmeno il sole riusciva a scaldare una persona gelida, o a calmare e consolare le anime di coloro che questo gelo lo subivano. E tuttavia...il sole sorgeva tutti i giorni, pronto a fare il suo dovere. E Luke, nel profondo, è così che si sentiva. Giorno dopo giorno, anno dopo anno, lui aveva fatto il suo dovere, dunque perchè adesso se ne stava rintanato tra le lenzuola come un moribondo? Era ora di finirla.

Si alzò di slancio, ignorando il giramento di testa e si lavò e vestì in un lampo.
C'era così tanto da fare: lavare i piatti, spazzare il pavimento, lavare la biancheria, tagliare la legna...Non gliene fregava nulla se alcuni pensavano che fosse un lavoro da donnicciole. Bill lo aveva tagliato fuori dalle indagini, ma poteva ancora rendersi utile, e fare il suo dovere. Bill non era ancora rientrato, probabilmente con tutte quelle indagini e interrogatori si era stancato talmente tanto da restare in città a riposare. Ad ogni modo, lui sapeva cavarsela perfettamente da solo, non c'era motivo di preoccuparsi.

"Al lavoro." Disse tra sè e sè tirandosi su le maniche.

Il lavoro lo affaticò molto più del solito, ma ce l'aveva fatta. La capanna non era mai stata più splendente e Luke si sentì orgoglioso del suo operato. Uscì fuori, sotto il caldo sole delle nove e si avviò da Jolly Jumper, nella stalla.

"Ciao vecchio mio, ti sono mancato?" Il cowboy sorrise e accarezzò il muso del cavallo.

"Direi di sì, cowboy: che cos'è un cavallo senza il suo cavaliere, in fondo?"

Si tennero compagnia l'un l'altro per almeno un'ora, Luke che lo strigliava con cura e Jolly che mangiava di gusto le sue carote. Uscirono anche nel vasto prato di fronte alla capanna, per sgranchirsi gambe e zoccoli; era da parecchio che non passavano del tempo insieme. Certo, Luke si sentiva ancora debole e aveva l'asma dopo nemmeno pochi passi, ma restare a letto non era servito a nulla: quindi tanto valeva passare una bella mattinata all'aria aperta.

Dopo un po' di tempo, Luke vide un uomo avvicinarsi al punto in cui lui e Jolly stavano. Immediatamente pensò che fosse Bill, ma no...era il postino.

Un signore smilzo dai baffi e i capelli rossicci arrivò davanti a Luke e gli pose una lettera. Dopodiché salutò e tornò indietro. Luke aprì la busta: chi diavolo poteva scrivergli una lettera? Non un penitenziario o l'ennesimo senatore in difficoltà, di solito usavano dei telegrammi urgenti.

Quando lesse il mittente si ricordò del medico che l'aveva curato a Cactus Gulch, dov'era svenuto. Immediatamente si mise a leggere.

"Egregio signor Lucky Luke,

Sono desolato di doverle dare una brutta notizia.
Si ricorderà di certo del malore che ha subito qui a Cactus Gulch, e dei prelievi di sangue e urina che lei mi diede il permesso di fare.
Ebbene, i suoi esami sono regolari. Nessuna anomalia di alcun genere. Mi sono persino preso la libertà di confrontarmi con alcuni miei illustri colleghi dell'università di Boston e Santa Fe. E tuttavia nemmeno loro riescono a comprendere quale sia il problema che l'affligge. Suppongo che abbia ancora le vertigini, il senso di spossatezza, l'asma e la nausea.

Se è così, la situazione potrebbe essere drammatica: una malattia sconosciuta, che nel tempo potrebbe portarla al decesso, qualcosa di mai visto da nessun uomo della nostra epoca. Non sappiamo se questo fenomeno possa addirittura essere contagioso per altri esseri umani, ma ne dubito poichè nè io nè la mia assistente abbiamo i suoi stessi sintomi. L'unica cosa che posso consigliarle è di raggiungere l'ospedale di New York il prima possibile e mostrare loro questa lettera; lì vi sono medici molto esperti, con macchinari e strumenti ben più avanzati di qualunque altra città nel nostro Paese. Prego Iddio che la possano aiutare.

Cordialmente,

il Dottor Abel E. Jenkins"


La lettera cadde dalle mani di Luke, e un senso di disperazione macchiò il suo cuore. Come poteva essere...no. No, no, no! 

"IO NON STO MORENDO! STO BENISSIMO!" Urlò gettando a terra il cappello.

Jolly sobbalzò alla reazione improvvisa del suo cowboy: Luke non alzava mai la voce in questo modo.

"Aspetta cowboy, che ti prende? Cosa vuol dire che non stai morendo? Certo che non stai morendo!"

"La lettera, Jolly! Me l'ha mandata il medico di Cactus Gulch! Dice che nessuno sa cos'è questa, questa...cosa che mi affligge!"

"Non è una novità che un medico del West non sappia nulla della sua stessa profesione."

"No, no Jolly, questo è diverso! Ha chiesto ad altri medici e ha detto che nemmeno loro sanno niente. Qui c'è scritto che devo andare a New York...e se..se fosse davvero una malattia nuova?"

Le sue gambe sembrarono fatte di gelatina, tutto a un tratto e dovette cercare il sostegno del suo cavallo.

"Calmati, cowboy. Sono certo che non sia nulla di grave. I dottori esagerano sempre. E poi basterà andare a New York e risolvere una volta per tutte la questione."

"Ma Bill...il caso degli omicidi...non posso andarmene da solo..."

"Cocco Bill lascerebbe il pianeta per seguirti. Ne sono certo. E ad ogni modo, tu non saresti da solo, cowboy. Ci sono io con te." Jolly affettuosamente strofinò il muso contro la testa di Luke. Il suo cowboy non aveva più voglia di parlare. 


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Cocco Bill si risvegliò attorno a mezzogiorno, con la bava alla bocca e fili di fieno nei capelli e nei vestiti. L'odore acre della stalla quasi lo uccise e a tentoni si alzò in piedi. La testa gli faceva male come non mai.

"Ma...che ore sono?...Trottalemme? Trottalemme, dove sei?..."

"Sono qui, capo."

"Perchè non sono a casa?"

"Perchè ti sei sbronzato e sei collassato nella paglia."

"Ah. Ehi, aspetta C O S A?!" Bill si fiondò fuori. Il sole era già alto e nelle strade non c'era quasi nessuno.

"Mapporc...Svelto! Dobbiamo tornare alla capanna!"

Balzò lesto sul cavallo e galoppò fuori dalla città.

Nella sua mentei ricordi di ieri notte turbinavano incessanti: L'assenzio, la canzone, John...poi nient'altro. Dev'essere uscito ubriaco dal locale e crollato nella stalla. 

"Odio l'alcol!" Grugnò a denti stretti. Non sarebbe MAI più entrato in quel locale. Mai più.
Oddio Luke l'avrebbe ammazzato...tanto valeva fermarsi dal becchino per dargli le misure.

"Mondopistolaecannone, mondopistolaecannone, mondopistolaecannone..."

Il mantra continuò fino a che non raggiunse la benedetta capanna vicino al lago.
Saltò giù da Trottalemme  e corse a perdifiato dentro casa.

"Luke! Luke mi dispiace! Non volevo! Io..."

"Bill? BILL! Oddio, ma che ti è successo? Cominciavo a preoccuparmi, sei...pieno di paglia e puzzi da morire."

"Anche io sono contento di rivederti..." Disse Cocco incrociando le braccia.

"Scusami, hai ragione...è che...ho alcune cose da dirti. Ma prima vai a farti un bagno, mh?"

"Ma l'ho già fatto il mese scorso, eddai!"

Luke rise "Vado a prepararti l'acqua."


Dopo un mezz'ora Bill si immerse nell'acqua calda pulita e si sentì rinato. Luke gli stava sfregando la schiena con una spazzola piena di sapone.

"Allora...cos'è che dovevi dirmi?"

"Ho...ricevuto una lettera dal medico di Cactus Gulch oggi. Dice che...che non ha idea di cosa mi stia succedendo."
 Bill si voltò subito, facendo fuoriuscire un po' d'acqua.

"Mi stai dicendo che è grave?"

"Lui non lo sa. Nè i suoi illustri colleghi. Dice che gli esami sono normali, ma...potrebbe essere una nuova malattia."

Ci fu silenzio per un istante.

"Che pensi di fare adesso?"

"Mi ha consigliato di andare a New York e farmi visitare là."

"Beh, che stiamo aspettando? Prendiamo e andiamo." Cocco si tirò su e uscì fuori dalla vasca.

Luke lo fissò. "Ma scusa, e il caso? E gli omicidi?"

"Al diavolo. Che se la sbrighino loro."

"Bill, ma che diamine dici?! Altre persone innocenti verranno uccise se non fermiamo questo pazzo!"

"Ma che cavolo ce l'hanno a fare uno sceriffo, scusa? E poi la tua salute è più importante." Disse il pistolero asciugandosi.

"Io NON sono più importante di queste persone."

"Lo sei per me. Facciamo i bagagli e andiamocene." Disse infilandosi le mutande. Luke si fece serio in volto.

"No."

"Come?..."

"Ho detto no, Bill. Non posso permettere che avvengano altre morti."

"Senti, abbiamo cercato ovunque, nessuna traccia, nessuna testimonianza, nulla. E se permetti io preferisco assicurarmi che il mio partner non tiri le cuoia per un malanno sconosciuto!"

"Sei il solito esagerato, io mi sento bene."

"Certo, lo vedo dalle tue occhiaie e dal tuo sanissimo pallore da fantasma!"

"Smettila! Io non ti ho fatto la predica quando ti sei fatto vivo dopo ore!"

"Qui non stiamo parlando di me! Ma di TE!"

Luke stava per ribattere, quando notò qualcosa sul collo di Cocco Bill. 

"Che cos'è quello?"

"Cosa?"

"Quella macchia sul collo." Luke si avvicinò per vedere meglio. Un segno rotondo, rossastro e con un lieve segno di denti. Gli occhi di Luke si sgranarono, scioccati. 

"Tu...lurido, schifoso playboy da strapazzo!" Il cowboy gli diede uno spintone tale da far cadere Bill all'indietro, il quale era talmente sconvolto che non riuscì a parlare quando Luke filò furioso fuori dal bagno. Si lanciò verso il piccolo specchio e vide la stessa cosa.

"Merda!" Corse fuori dal bagno e in mutande. Come diavolo se l'era fatto quel succhiotto? Non riusciva a ricordare. Probabilmente Absinthe, ma lui non gli aveva di certo dato il permesso!

"Aspetta! Posso spiegare!"

"Spiegare cosa?! Che eri in giro a folleggiare anzichè cercare indizi?? Che tornavi tardi tutte le sere perchè ti vedevi con qualcun altro??"

"Non è così, ascolta..."

"Quindi è per questo che mi hai lasciato fuori dalle indagini, per divertirti indisturbato!"

"No, Luke, ti prego, stammi a sentire..."

"Tu puoi fare tutto quello che ti pare e piace, Cocco Bill. Ma questi giochetti da quattro soldi con me NON li devi fare!" Luke aveva gli occhi lucidi, ma erano lacrime di rabbia le sue.

Cocco non sapeva cosa dire.

"Luke io non so cosa sia successo ieri notte...ero andato in un locale per cercare prove, ho assaggiato questa cosa chiamata assenzio e...e poi non ricordo più niente."

"Ti sei pure ubriacato, grandioso." Disse Luke sarcastico, mentre scendeva le scale.

"Non era mia intenzione! Non avevo la minima idea di quanto fosse forte quella roba! Senti, qualche scemo si deve essere divertito a farmi uno scherzo, io non potrei mai tradirti!"

Luke si voltò e guardò l'altro negli occhi.

"Non ne sono più sicuro ormai." 

Aprì la porta e la sbattè alle sue spalle.

Bill rimase mezzo nudo, sulle scale, con un peso nel cuore e il vuoto nella mente.



  
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