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Autore: ArtistaDiStrada    30/10/2016    2 recensioni
Il racconto è ambientato dopo la quarta stagione, dove le seguenti stagioni sono rivisitate, perciò POSSIBILE SPOILER. Il branco è quello originario. Erica, Boyd e Allison sono vivi. Allison e Scott non si sono mai lasciati. Derek/Stiles.
Il racconto parla di un Derek assente (ancora per poco) da BH, di un branco spaesato e di uno Stiles alias Mamma Alpha.
Dal testo:
-Ma… cioè… Come? Perché?-
Gli sguardi del branco alternavano da lui a Scott.
-Stava minacciando i miei cuccioli. Nessuno tocca i miei cuccioli.- spiegò il ragazzo scrollando le spalle.
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-Derek?-

-Mh.- mugugnò quello, stringendosi il ragazzo contro. Si trovavano sul divano a coccolarsi, cosa che non facevano da tempo a causa della lontananza del lupo. Quei pochi momenti erano mancati ad entrambi.

-Non vuoi proprio dirmi cosa ti è successo in Messico?- avanzò Stiles, alzando il capo per poter guardare il lupo. Quello grugnì in risposta, contrariato dal dover abbandonare il rilassante silenzio in nome di qualcosa di così sgradevole. -Sono stato in coma.-

L’umano alzò gli occhi al cielo. -Grazie tante. Intendevo cosa succedeva nella tua testa. So com’è ritrovarsi a lottare contro la propria mente, Der. Non devi avere paura di aprirti. Non con me.-

Il tono del ragazzo era andato via via ad addolcirsi, mentre lo guardava negli occhi, un muto invito a parlarne. Derek, seppur considerava il solo pensiero di rivelare quanto successo come permettere a qualcuno di toccargli un nervo scoperto, si ritrovò a ricordare quella che, era sicuro, sarebbe stata la battaglia più difficile che aveva e che avrebbe combattuto mai, ragionando sull’invito di Stiles.



Flashback

Annusava l’aria, cercando di distinguere le varie componenti degli odori che sentiva. Cerchava di smantellare la struttura di quel profumo che lo faceva impazzire; che è tutto e niente allo stesso tempo; che gli è estraneo, ma che il suo istinto, dentro di lui, chiama casa.

Inizia a correre. Sempre più veloce, sempre più forte. Sente il terreno sotto le zampe, che accompagna ogni suo balzo e che ammortizza ogni suo atterraggio. E accelera, senza sapere dove stia andando. Corre e schiva solo all’ultimo minuto gli alberi. Il verde delle foglie gioca con la luce, creando un’aura magica, mentre i raggi del sole, piccoli fasci di luce, riescono ad infiltrarsi in quell’intrico. Riesce a percepirli uno ad uno, mentre gli solleticano la schiena, le spalle, il capo. Non gli danno fastidio, nonostante abbia la pelliccia, perché fanno parte di lui.

Spinge con le zampe e sente la terra sotto gli artigli. Contrae per un secondo i muscoli, quasi a prepararsi per un balzo, ma all’ultimo accelera soltanto. E poi c’è il vento... lo stesso vento che gli smuove il pelo e che gli sferza il muso, mentre corre. Si sente libero e prova gioia ed esuberanza e anche un pizzico d’orgoglio, quando capisce che quello non è il vento reale, oh no, quello lo sta generando lui. Lui gli ha dato vita, quando ha iniziato a correre. E lo sente… è così forte. Si sorprende, perché sta ottenendo quello che ama facendo qualcosa che adora, sentendosi così fortunato, perché non sta faticando per avere nessuno dei due.

Continua a correre per tutto il giorno e per tutta la notte. Corre, perché correre è parte di lui, perché gli sembra di volare, le zampe che quasi sfiorano la terra. Esulta, quando si accorge di riuscire a distinguere gli odori come se avessero una consistenza. Riesce a librarsi in aria, sentendo il vento sul muso. È felice, perché anche se ormai è buio, la sua fedele compagna corre con lui, non lo perde, illumina tutto con la luce che gli è necessaria: niente di più, niente di meno. E anche se non ci fosse, lui sorpasserebbe lo stesso con un balzo quel tronco caduto, devierebbe lo stesso all’ultimo minuto prima di colpire l’albero che ha di fronte. Perché correre è parte di lui. Tutto quello è parte di lui.

All’improvviso una fitta gli attraversa il cuore. È piccola, insignificante. Quasi non la sente, troppo preso come è ad inseguire il vento. La ignora, pensando che svanisca e così fa, ma poco dopo ritorna, sempre lì: piccola e insistente crepa nel suo cuore. Conosce quella sensazione, l’hai provata tante volte. Troppe volte.

Non vuole rivivere quel dolore, non vuole di nuovo quella sofferenza, così la soffoca. Affonda gli artigli nel terreno e spinge con le zampe. Sente i muscoli tendersi e contrarsi. Li spinge al massimo, cercando di distrarsi. Sa che non funzionerà, sa che quel dolore continuerà a crescere senza che lui possa impedirlo, ma mente a sè stesso e si illude che invece questa volta possa funzionare. Che questa volta lui possa resistere al dolore, che possa ignorarlo. Ci spera, ci spera con tutto sè stesso che alla fine non fa altro che pensare a quella sofferenza crescente: cercando di ignorarla l’asseconda solo di più, la percepisce solo di più. E lui non vuole. Cavolo, lui non vuole nemmeno lontanamente fermarsi a pensare. È così bello lì. È così bello sentirsi di nuovo a casa. Avere una casa. Nessun dolore, nessuna tristezza, nessun rimpianto. È un lupo. I lupi non hanno rimpianti, ma allora perché gli sembra di star tradendo qualcuno? Perché sente che in quel meraviglioso quadro manca qualcosa… o forse qualcuno?

Derek arrestò la sua corsa, assumendo la sua forma umana. Al suo gesto seguì subito l’arrivo di un grosso lupo nero dagli occhi rossi che gli si parò davanti. Derek Hale stava guardando il suo lupo.

Concentrati! Dimentica tutto questo: la sofferenza e il dolore. Non vuoi, non vuoi più provarlo. Fa male. Troppo.

Derek però sapeva che, per qualsiasi motivo lui stesse provando quel senso di vuoto, ne vale la pena. Non ricordava per cosa stesse cercando di combattere contro sè stesso, ma sapeva che era importante. Che per lui era importante. Importante come non lo era nessuno da tempo.
In quell’istante prese consapevolezza che quella sofferenza era dettata da una persona. Era un passo avanti, giusto?

Ma se fosse così importante come credi, non pensi che te ne ricorderesti? Si intromise la voce del lupo, senza che questo avesse aperto bocca.

-Non è vero! È importante. Lo so. Solo … non so perché.-

Può essere, ma allora perché non è qui?

-Io… io non lo so.- sussurrò Derek confuso. -Perché non sei qui?- chiese in una supplica alla fonte della sua sofferenza. Sentiva di avere bisogno di quel qualcuno, un bisogno fisico. 

Andiamo! Stai soffrendo per qualcuno che non ti ritiene così importante da essere con te adesso. Non sai neanche chi sia, ma ti stai facendo del male lo stesso in nome di uno sconosciuto. Qui stai bene, perché soffermarsi a soffrire? A pensare?

La voce del lupo era partita aspra e carica di risentimento, ma era terminata con una nota dolce. Quasi ammaliatrice, pensò l’uomo, scacciando però subito dopo quel pensiero assurdo. Quelle parole continuavano a risuonare nell’aria. -Hai detto che è uno sconosciuto. Uno sconosciuto... Come fai a sapere che è un ragazzo?-

Non lo so. E tu come fai a sapere che non è un uomo? O un bambino?

-Non lo so. Lo so e basta.-

Non crederai mica che metta la nostra felicità nelle mani di un ragazzino di cui non sappiamo niente, vero? Chiese con scherno il lupo, ringhiando all’ultimo un avvertimento.

-Un ragazzino...-

Smettila di pensare! Se pensi, ricordi. Se ricordi, soffri. Non voglio soffrire ancora. Tu non vuoi soffrire ancora. Lo aggredì, mal celando la paura, ma Derek lo guardò impotente. -Non ci riesco.- 
 

                         Derek, svegliati. Derek? … Derek. Derek, svegliati! DEREEEK! Oh mio dio. Peter! Peter, vieni qui!

 
La voce era incorporea come quella del lupo, ma più calda e giovanile. Era lontana, sebbene la si potesse udire distintamente. Per Derek, però, non aveva un apparente proprietario. Lì si trovavano solo loro due, ne era certo. -Chi è? Perché ci sta chiamando?-

Non lo so, ma non sta chiamando noi. Sta chiamando te. Dimenticalo. Se non chiama anche me è perché non mi vuole. Se non accetta me, non accetta neanche te. Non davvero.

Alle parole del lupo, Derek sentì il forte impulso di proteggere quella voce. -Non è vero! Non lo senti com’è disperato?!-

Ti devo forse ricordare dell’ultima persona che non ti ha accettato? Soffiò il lupo, raschiando con gli artigli la terra sotto di sé. 

-Cosa vuoi dire?-

Vuoi ricordare? Allora ricordiamo. Ma dovrai ricordare tutto.

Derek non aveva ancora compreso appieno le intenzioni dell’altro, che un ricordo riaffiorò con forza nella sua mente: stringeva tra le braccia Paige, che sanguinava copiosamente, il viso sempre più spento. La rabbia per sé stesso lo stava divorando. Se non fosse stato per quella sua stupida paura di essere respinto se lei avesse saputo... La paura di perderla l’aveva appena portato a scegliere di ucciderla pur di non vederla soffrire ulteriormente. 

-Ti prego, fallo smettere! Fa male…- esplose Derek riemergendo dai suoi pensieri con forza.

Lo so.

Derek si strinse le tempie con i palmi delle mani quando iniziò ad udire le voci strillare. Quelle voci. Donne, bambini. Licantropi ed umani. L’immagine di lui e Kate insieme lo colse talmente alla sprovvista da farlo cadere in ginocchio. Derek rivide, rivide ogni momento passato con l’Argent. Rivide i baci, le carezze, le confessioni… Rivide lui che le raccontava le abitudini della sua famiglia, lui che si fidava completamente di lei, che le apriva il suo cuore. E poi rivide l’incendio. Sentì di nuovo le grida. Grida di paura, di dolore.

Quando anche l’ultima voce si assopì, Derek si portò le mani al viso, cercando inutilmente di scacciare quelle immagini per cui non aveva mai smesso di incolparsi. Ogni tentativo, però, sembrava vano e quando tutte le sensazioni provate in cui ricordi lo colsero in contemporanea, un gemito uscì dalla sua gola. Il dolore lo stava letteralmente uccidendo. -Fallo smettere!-

Hai capito ora? Non permetterò a nessun altro di farci del male.
 

***
 

Sembrava passato solo un istante, sebbene il sole fosse già tramontato due volte, quando Derek riassunse la sua forma umana a causa di una voce che lo chiamava. Era come la prima volta, solo che la voce non era la stessa. Come da prassi, poco dopo si materializzò anche il lupo.

                         Derek Hale, ora devi concentrarti sulla mia voce. Sarà difficile, forse anche doloroso, ma necessario. Devi permettermi di entrare nella tua testa, di accedere alla tua mente. Non opporre resistenza e non proverai troppo dolore.

Non farlo entrare. Gli intimò il lupo, ringhiando contro la voce e Derek sentiva di potersi fidare del grande animale, ma appena fece come gli era stato consigliato sentì una fitta lancinante allo stomaco che lo fece piegare in due. -Dice che se lo aiuterò smetterà di fare così male.- mormorò l’uomo in preda agli spasmi del corpo. 

Mente! Non fidarti. Vuole solo entrare e portarci via da qui. Vuole farci soffrire! Lo avvisò il lupo girandogli attorno come a proteggerlo da un attacco imminente. 

                          No, Derek, permettimi di entrare. Non opporre resistenza. No, Derek, no!

Derek, però, strinse i denti e a forza riuscì ad alzarsi.

                         Allora?

                         Mi dispiace, Cora. Non mi ha permesso di entrare. La sua mente sta cercando di proteggerlo chiudendo tutto fuori. 


-Cora?- domandò Derek confuso. Lo sguardo del lupo parve vacillare. -Cora non è…?-

Non è nessuno.  Provò a liquidarlo il lupo girando in tondo con le orecchie che si muovevano a scatti. -No, invece. Cora è mia sorella! Mia sorella minore.- esclamò l’uomo. 

Ma Cora fa parte dei tuoi ricordi. Ti sei già dimenticato? I ricordi fanno male.

-Cora non mi farebbe mai del male.- obbiettò lui, ma il lupo non parve dello stesso avviso, perché quando ringhiò, e questa volta nella sua direzione, fece riaffiorare tutti i ricordi dall’inizio. Dopo che questi furono spariti, Derek si trovò appoggiato ad un albero, ansante e dimentico di qualsiasi cosa non fosse il dolore. 

Ti avevo avvertito che i ricordi sono pericolosi. Ora vieni con me, Derek. Andiamo a correre. Ti aiuterà. 
 

***
 

Il sole ormai tramontava inesorabilmente da giorni e Derek ne aveva perso il conto, quando la voce a loro estranea ruppe di nuovo la quiete.
 

                         Derek, mi devi ascoltare attentamente. Siamo riusciti ad assopire il tuo lupo, ma non durerà allungo. Abbiamo poco tempo. Devi tornare alla realtà, Derek. Devi tornare indietro o rischierai di rimanere imprigionato nella tua stessa mente per sempre.

Derek vide in lontananza una nuvola nera prendere man mano forma: il lupo stava tornando.

                         Devi riuscire ad unirti al tuo lupo, Derek. Solo quando ci sarai riuscito potrai scinderti da esso. Ricorda, Derek, unirsi non vuol dire sottomettersi…

L’uomo si riscosse improvvisamente. Quella frase era la stessa che aveva detto lui a qualcuno una volta. A quel qualcuno! Ne era certo. Non si curò neanche del basso ringhiare del lupo troppo preso com’era a concentrarsi nel tentativo di ricordare.

Perché ci fai questo? Perché vuoi soffrire? Pensavo che avessi capito ormai…

-Voglio ricordare.-

Cosa?!

-Voglio ricordare. Anche se sarà doloroso.- asserì Derek prima di concentrarsi sulle poche informazioni che aveva. Rimase così per un tempo interminabile. Il lupo non aveva smesso di latrare e lui stava quasi per rinunciare, quando una leggera brezza aveva portato con sé un odore diverso dal solito: avvolgente, dolce e in qualche modo rassicurante. Derek spalancò gli occhi quando riconobbe quel profumo. Era suo! L’uomo chiuse di nuovo gli occhi, provando a ricordare di più, ma tutto quello che ottenne fu un dolore lancinante alla testa.
 
                         Cosa gli sta succedendo? Perché perde sangue dal naso?

                         Credo si stia sforzando di ricordare, ma se continua così finirà solo per uccidersi. Deve capire che tutto quello che gli serve lo sa già. Deve capire solo questo…


Ti conviene ascoltare. La tua mente è troppo debole per resistere ancora. Si spezzerà.

Derek scosse la testa aprendo gli occhi, sconfitto. Poi lo colse un’illuminazione. -Allora mi servirà una mente in grado di rigenerarsi da sola.-

Non sei un lupo. Lo sbeffeggiò l’altro, ma Derek si aprì in un sorriso pericoloso. -Sì, invece. Tu stesso mi hai mostrato i nostri ricordi. Io sono questo, ma sono anche te. Ho sofferto troppo a lungo per la mia condizione, non ho intenzione di continuare a farlo.- e con un balzo assunse la sua forma completa: un grande e maestoso lupo nero dagli occhi rossi.

In quel momento iniziò a percepire tutto in maniera diversa. Tutti i sensi erano amplificati. Adesso quell’odore era così forte che non si sarebbe sorpreso a vedere sbucare il proprietario fuori da un cespuglio. Derek si concentrò, cercando di focalizzare davanti a sé quel ragazzo. Quel ragazzino che gli aveva rubato il cuore; il proprietario di quel profumo così buono, inebriante.

Con una velocità assurda un fiore lì vicino prese a sbocciare, rivelando i suoi petali scarlatti ed improvvisamente nella mente di Derek balenò l’immagine di una felpa rossa. Quante volte aveva invidiato quella felpa per avere l’opportunità di poter stringersi al corpo snello del ragazzo... Solo quando il nato lupo terminò quel pensiero si accorse di aver ricordato qualcosa, così provò ad aggrapparsi a qualsiasi cosa gli venisse in mente.

Si concentrò sulle parole che lo avevano risvegliato dal suo torpore: unirsi non vuol dire sottomettersi. Lui stesso aveva rivolto quelle parole a quel ragazzino logorroico una sera. Si erano da poco legati e lui era terrorizzato all’idea che il ragazzo potesse cambiare per lui o peggio a causa sua. Aveva visto così tante persone assecondare ogni sua più piccola scelta nel tentativo di trarsi in posizioni di vantaggio che quando il ragazzo gli aveva dato ragione ad una riunione, lo aveva colto il panico. Era corso da lui la sera stessa e gli aveva detto quelle esatte parole. Derek voleva fargli capire che lui non doveva smettere di essere sé stesso solo perché ora erano Compagni.
L’uomo avrebbe ricordato per sempre la paura che aveva avuto di perderlo, ma anche il modo in cui il ragazzo gli aveva lasciato un bacio a fior di labbra prima di scoppiare a ridere. Aveva chiuso gli occhi e portato il viso in alto lasciandosi andare ad una risata cristallina. Il lupo era rimasto interdetto davanti a quella reazione, esigendo una spiegazione.

-Semplice, Sourwolf. Per quanto le tue parole mi abbiano colpito, e non immagini quanto questo significhi per me, oggi ti ho appoggio per il semplice fatto che avevi ragione.- gli aveva rivelato il ragazzo, circondandogli il viso con le mani e guardandolo negli occhi. -Non preoccuparti, non ti libererai così facilmente dei miei commenti ai tuoi, devi ammettere, orribili piani. Del resto, saresti perso senza di me, ma questo lo sapevamo già.- aggiunse, soffiandogli sulle labbra prima di baciarlo. Le labbra di Stiles non erano mai state così rassicuranti.

-Stiles!- gridò l’uomo ritrasformandosi quando la figura del ragazzo sbucò da dietro un albero. Indossava la solita felpa rossa e d’istinto Derek si voltò verso il fiore color cremisi, che curiosamente era però sparito. Quando riportò l’attenzione sul ragazzo, questo lo guardava con un sorriso ad illuminarli il volto e quando aprì le braccia, Derek vi si fiondò contro, finalmente libero di stringerlo e di percepire il suo profumo direttamente dalla sua pelle. Casa.

Stiles gli accarezzò delicatamente i capelli, prima di sussurrargli le parole decisive. -Sono fiero di te, Sourwolf. Adesso muoviti, però. Ti sto aspettando.-         



Fine flashback

-Derek? Tutto ok?- lo richiamò Stiles, districandosi dall’abbraccio per poterlo guardare adesso preoccupato.

Il lupo si prese un momento per guardare il suo Compagno e annuire sorridendo appena, perso nei ricordi. -Mi hai salvato, Stiles. Continui a farlo.-

Quello lo guardò confuso, forse anche un po’ preoccupato dal modo enigmatico di parlare dell’altro, ma non poté evitare di aprirsi in un sorriso e di stringersi maggiormente a lui. -E non smetterò mai.- gli sussurrò cercando di far arrivare al lupo anche tutta la verità e la sicurezza di quelle parole. Un mix che stordì l’uomo, facendolo poi sorridere di riflesso. 



-Me lo dirai mai?- domandò il ragazzo all’improvviso. Ormai si erano trasferiti sul letto, vinti dal sonno, e Derek dovette ridestarsi a malincuore da quel torpore così rilassante.

-Mh… Stiles- mormorò assonnato, avvolgendo il ragazzo con un braccio e tirandoselo contro. -Dormi.-

-Ma… - insistette il ragazzo con le ultime forze che aveva. Sapeva che se Derek non avesse risposto, non avrebbe avuto le forze per replicare, lasciandosi andare al sonno. Non ci sperava neanche più, quando Derek mugugnò qualcosa di incomprensibile sul suo collo. -Cosa?- chiese voltandosi leggermente.

L’altro sbuffò appena. -Ho detto che ho visto la mia ancora.- e stringendoselo maggiormente contro mise fine alla conversazione.

E Stiles si addormentò così, con un sorriso ad adornargli il volto e beandosi di quella sensazione, la mano stretta sul ciondolo che Derek gli aveva regalato solo quella mattina: un’ancora.







Note dell'autrice.
Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Chiedo scusa per quello che ormai non è neanche più un ritardo: è proprio un incontro mancato. Imperdonabile, lo so, ma se dico che mi mancava il tempo materiale persino per dormire dovete credermi.
Ad ogni modo, non sono così sentimentale, ma cliccando su completa una lacrima è scesa...
Questa è la fine sul serio e lasciare questa ff mi è davvero difficile. Un po' perchè è la prima e un po' per questi ragazzi che ci hanno fatto penare fino alla fine. E' come averli visti crescere ed ora sia il momento di lasciarli andare (un po' insolito visto che l'ho scitta io, ma che ci volete fare...)
In questo capitolo si è visto Derek e la sua lotta interiore per poter tornare dal suo Stiles. (Sterek sovrana!) E passatemi la chicca finale della collana. Ci ho provato, ma se non l'avessi messa me ne sarei pentita, lo so.
Per finire, vorrei ringraziare chi mi ha accompagnata in questo pazzo viaggio. Quindi grazie a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le loro preferite, grazie a chi l'ha messa tra le ricordate, grazie a chi l'ha seguita passo passo e grazie a tutti quelli che hanno recensito, spingendomi (almeno per il primo periodo, scusate ancora) a fare notte per poter aggiornare il giorno dopo.
Spero che questa storia vi sia piaciuta, che vi abbia fatto sorridere e perchè no, anche riflettere.
Un bacio   
 

   
 
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