31. (not) Meant to be
Totalmente
AU. Totalmente angst.
Leggete
a vostro rischio e pericolo. *fugge*
- Quando parti? -
- Domani mattina -
- Hai paura? -
- Sì -
La ragazza doveva avere sedici anni, diciassette al massimo. Il ragazzo
qualcuno di più.
Lei
aveva due occhi color dell'ambra scura, grandi e scostanti. Lui
portava la divisa militare.
Sedevano
sull'ultimo gradino del portico in quella giornata umida e incolore.
I loro visi erano morbide maschere.
-
Spegni la sigaretta, Riza. Ti fa male - fece lui stancamente,
accostando l'accendino acceso alla stecca tra le proprie labbra.
La
ragazza rimase muta. Non obbedì. Non si volse a fissarlo. Fu come se
neanche avesse parlato.
- Cosa pensi di fare? - domandò Roy dopo qualche altro secondo di silenzio. Gli occhi neri densi
di lei, mentre rilasciava il fumo dalla bocca. Riza fece una piccola
smorfia, arricciando le labbra. Mentre la giovane si curvava per
abbracciare le ginocchia con le braccia, Roy distinse alla base del
suo collo un indistinto reticolo di segni rossastri. Li conosceva
bene. Li aveva ricoperti di baci tante volte, durante le notti
trascorse insieme al vecchio mulino isolato. Quando tutto
ciò che
pareva valer la pena di esistere era la paglia sotto di loro, la luna
lontanissima nel cielo e i loro respiri intrecciati nel buio. Quei
segni li aveva visti cicatrizzarsi, lentamente, sotto le sue carezze.
Ma adesso erano tornati a imprimersi su di lei, rossi, quasi
scarlatti, e contrastavano brutalmente con la carnagione chiara.
-
Lo sai - concluse Riza, pestando finalmente la sigaretta sotto la
scarpa, e risalì svelta i gradini. Lo stomaco di Roy si
contrasse di
rabbia e impotenza.
-
Riza - sussurrò implorante, un estremo disperato tentativo
di
richiamarla a sé. Ma qualcosa si era incrinato per sempre.
Ed era
tardi, tardi ormai.
La
ragazza strinse i pugni lungo i fianchi esili, mordendosi con
veemenza il labbro inferiore, la testa china.
-
Solo … Cerca di non morire, Roy. Ti
prego. Non lo
sopporterei -
Riza si passò una mano tremante sul viso, entrando in cucina, e avvertì con una sorta di fastidio il sapore salato delle lacrime sulle labbra dischiuse, il proprio respiro pesante che le rimbombava basso nelle orecchie. Si annodò frettolosamente i capelli prima di iniziare ad occuparsi della cena, come faceva di solito. Eppure, ancora una volta, la ciotola le sfumò dietro a quella familiare patina lucida e inconsistente, costringendola a sbattere le palpebre. Si fermò a prendere fiato, appoggiando i palmi sul tavolo. Avrebbe tanto voluto che Roy venisse a stringerla forte, e che le sussurrasse con la sua voce un po' roca che sarebbe andato tutto bene. Ma lui non lo avrebbe fatto, non più, era inutile continuare a prendersi in giro. Non sarebbe andata bene per niente.
Roy
fumava ancora, fuori sul portico.
Non rientrò nemmeno quando le
prime gocce di pioggia iniziarono a cadere, spegnendogli il mozzicone
tra le dita.
Riza pensò che non sarebbe mai più
entrato. Né in
casa, né nella sua vita. La guerra glielo portava via. Era
tutto,
tutto perduto. Il loro amore, che fino a pochi mesi prima le era
parso la cosa più meravigliosa al mondo, ora era solo cenere
da
spargere al vento perchè ne portasse lontano il ricordo.
Eppure Riza
conosceva abbastanza Roy Mustang per esser certa che nemmeno i suoi
occhi erano rimasti asciutti.
- Scusa. Mi dispiace, mi
dispiace tanto - sussurrò col fiato corto, coprendosi il
viso con le
mani.
Roy
Mustang era arrivato in casa Hawkeye come un'improvvisa ventata
d'aria fresca in un luogo rimasto chiuso per molto tempo. Si era
conquistato la fiducia del vecchio maestro, e la timida adorazione
della sua unica figliola. Riza si era innamorata di lui con una
facilità quasi sconcertante. Ma dopotutto, stava aspettando
un po'
d'affetto sincero da tutta la vita, e lui era semplicemente troppo
perfetto, troppo Roy, per tirarsi indietro. Aveva
abbassato
tutte le sue difese come mai prima d'ora. Lo aveva amato, avidamente
e senza rimorso. La
ciotola le sfuggì dalla presa e cadde a terra,
rovesciandosi. Le
balzò il cuore in gola al pensiero che suo padre sarebbe
potuto
comparire sulla porta per scrutarla con sospetto. Non si trattava di
una faccenda di coraggio, o di morale. Roy Mustang sarebbe svanito,
così com'era comparso, nella nebbia di un giorno uggioso.
Tutto ciò
che le sarebbe rimasto di loro erano fantasmi e ombre. E la memoria
di vite spezzate. Riza si ritrovò a stringersi convulsamente
le
braccia al petto.
-
Saresti stato un bambino bellissimo -
Le
gambe le cedettero.