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Autore: Persefone3    06/11/2016    8 recensioni
Killian Jones è un giovane e promettente artista di Boston, ma la sua vita non è stata sempre facile. Proprio nel momento in cui decide di iniziare a riprendere in mano la sua vita, una giovane donna fa capolino nella sua vita. Dal canto suo, Emma Swan non ha la minima idea che dopo il suo incontro con Killian tutto quello che l'ha spinta a chiudersi in se stessa sta per subire un forte scossone. Riusciranno a trovare un loro equilibrio? E cosa succede quando uno dei due si troverà nella delicata situazione di dover proteggere l'altro dai residui del proprio passato?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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XXIX. There’s No Place Like Home
 
La ristrutturazione dell’appartamento era durata più del previsto. Era stato soprattutto svuotare la loro casa quello che aveva richiesto più tempo e poi avevano dovuto modificare il corridoio che collegava i due appartamenti. A Killian era dispiaciuto non aver potuto aiutare Emma con gli scatoloni, ma lei era stata irremovibile. Solo quando il medico le aveva assicurato che la ferita era ormai guarita, si era convinta a lasciarsi aiutare.

Sebbene Killian non avesse mai parlato di soldi con lei, Emma aveva insistito per contribuire alle spese della ristrutturazione con quello che le era rimasto del risarcimento.
 
- Non serve – le aveva detto una sera a letto – ci penso io.
- No Killian – aveva replicato tirandosi su – se davvero vuoi che sia il nostro appartamento devo contribuire. E poi non saprei come spendere meglio questi soldi. Sono nati dalla sofferenza ed io voglio investirli in qualcosa che invece mi rende felice.

E così aveva ceduto.

Ora che i lavori erano finiti, era davvero soddisfatto. Avevano scelto insieme tutto: dalle tende ai mobili, alla tinta per le pareti agli scaffali per il suo studio di disegno. Emma aveva insistito per fornirlo delle migliori attrezzature da disegno e Killian si era premurato di farle trovare, nella stanza accanto, tutto quello che le sarebbe stato utile per i suoi studi. Ma quando aveva capito che non sarebbero riusciti a rimanere separati in quelle due stanze, Killian aveva richiamato la ditta di costruzioni per abbattere il muro divisorio e fare una parete a vetri. Emma era rimasta con un palmo di naso quando era tornata dalla galleria.
 
- E questo che significa?
- Che non hai più bisogno di studiare per terra per stare con me. Così potrai vedermi disegnare quando vuoi per distrarti un po’.
 
Emma lo aveva abbracciato forte.

- Sei incredibile!
- Lo so, e tu mi ami per questo!
 
Killian era intento a finire di preparare la tavola, mentre Emma era corsa alla scrivania per appuntarsi un’idea che le era venuta in testa per la sua tesi sulle fiabe. Era presissima e lui lo sapeva bene. Ma quella era una giornata particolare: la piccola Eva stava per compiere sei mesi ed era ora di inaugurare ufficialmente il nuovo appartamento. Per questo avevano invitato a pranzo Mary e David.
Prima di allontanarsi Emma si era raccomandata per il tacchino che aveva messo in forno.

- Tra un’ora se non sono ancora tornata, toglilo dal forno
- Ricevuto

E da quel momento Emma era rimasta a scrivere. Killian la immaginava sommersa dalle sue carte e dai suoi quaderni di appunti che erano tenuti in maniera scrupolosissima. Decise di andare a chiamarla quando il campanello della porta suonò. Dovevano essere sicuramente Mary e David. Andò ad aprire.
 
- Ciao Killian! – disse Mary con la piccola in braccio
- Ciao Mary! Eva amore di zio, come stai?
 
Killian prese la bimba in braccio e li fece accomodare in casa.
 
- Ah perfetto, io ormai non conto più nulla – disse David dopo aver chiuso il passeggino.
- David sei geloso per caso? Non pensavo tenessi così tanto a me. – rispose Killian
- Lo sai che non ti trovo poi così male.
- Eh lo so tendo a fare quell’effetto alle persone.
- Ok ora non esageriamo
 
Mary li guardò divertita.
 
- Perché Emma non è qui a godersi questa scenetta? – chiese
- Sta finendo di buttar giù qualche idea per l’ultimo capitolo della tesi. Arriva subito.
- Sta lavorando sodo eh?
- Già. E ancora mi chiedo come abbia fatto a destreggiarsi tra i lavori, la galleria e gli esami. Ho paura che si stressi troppo.
- Te lo ha detto lei?
- No, ma ieri sera ha avuto una crisi. Ci ho messo molto a calmarla. Stava dando di matto per le tavole che ho fatto apposta per lei. Era agitatissima che qualcuno potesse riprodurle senza il mio consenso. A un certo punto ha anche iniziato a piangere.
- Se sapessi che ci state provando, direi che quello aveva tutta l’aria di essere uno sbalzo ormonale.
 
L’osservazione fece trasalire Killian. Fortunatamente, però, Mary non ebbe il tempo di accorgersene perché Emma fece il suo ingresso in salotto.
 
- Ehi! Scusatemi! Killian vi ha fatto fare un giro? – chiese Emma prendendo in braccio Eva – che ve ne pare?
- È bellissima – rispose Mary entusiasta.
 
Killian osservò attentamente il corpo di Emma, possibile che Mary avesse ragione ed Emma avesse taciuto con lui una cosa del genere?
Quel pensiero lo aveva accompagnato per tutto il resto del giorno, ma solo quando si ritrovarono soli in cucina ebbe il coraggio di parlarle a viso aperto. Le si avvicinò per aiutarla a sistemare i piatti nella lavastoviglie. Non aveva smesso di osservarla per tutto il tempo, cosa che non sfuggì ad Emma.
 
- Perché mi guardi così?
- Niente di particolare, ma mi chiedevo se fosse tutto a posto. Sei un po’ strana in questi giorni.
 
Emma posò l’ultima stoviglia nell’elettrodomestico e abbassò lo sguardo. Sapeva che non poteva nascondere nulla a Killian. Poteva riuscire a mentire a tutti gli altri ma non a lui. Sapeva sempre quando c’era qualcosa in lei.
 
- Ho un ritardo.
 
Non lo avevano detto a nessuno che stavano provando ad avere un bambino già da un po’. La casa era ormai pronta, Mary era tornata a lavorare e la sua tesi era quasi finita. Non c’erano davvero motivi validi per rimandare ulteriormente quello che era un loro grosso desiderio. Un’altra cosa che nessuno sapeva era che quella frase era già stata pronunciata da Emma.
 
- Davvero? – chiese Killian emozionato – di quanto?
- Quasi due settimane
- È magnifico! Hai fatto il test?
- Non ancora – rispose lei abbassando lo sguardo.
- Perché?
- Lo sai.
- Emma il fatto che ci sia già successo una volta e che poi si sia rivelato un normale ritardo, non significa nulla. Lo ha detto anche il dottore che sono cose che succedono. E noi stiamo bene, niente ci impedisce di avere figli.
- Me ne rendo conto, ma ti ricordi quanto è stata forte la delusione la volta scorsa? E se fosse di nuovo solo stress?
 
Killian l’abbracciò.
 
- Se sarà ancora solo stress, vuol dire che dovrò impegnarmi di più per farti rilassare.
 
Emma accennò un sorriso.
 
- Domani – riprese Killian – come prima cosa andiamo a compare il test e ci leviamo ogni dubbio.
 
E in quel momento Emma capì che non avrebbe sopportato una lunga notte di attesa. Si staccò da lui e lo portò verso la loro stanza.
 
- Perché siamo qui?
 
Emma tirò fuori dalla cassettiera un test di gravidanza.
 
- Lo avevi già comprato?
- Sì, ieri pomeriggio ma non ho ancora trovato il coraggio di farlo.
 
Killian la baciò dolcemente sulla fronte.

- Ascolta, qualunque sia il risultato io sarò qui con te. Sempre.
- D’accordo. Allora leviamocelo ora questo dubbio. Non dovrei metterci più di tre minuti.

Emma era entrata in bagno e da quel momento il cuore di Killian aveva iniziato a battere all’impazzata. Poi, ad un certo punto, sentì Emma muoversi e la porta aprirsi. Se la ritrovò davanti con gli occhi spalancati e il test ancora umido in mano.
 
- È positivo – gli disse con un filo di voce.
- Davvero?
- Sì, Killian. Le linee rosa sono due. Aspettiamo un bambino.
 

Il giorno che si recarono a fare la prima ecografia erano molto emozionati. Ma questa volta lo erano ancora di più: avrebbero finalmente saputo il sesso del nascituro. Erano ormai avvezzi alla routine di quelle visite. Emma che si accomodava sul lettino della ginecologa, il rumore dei macchinari, la tensione, il freddo del gel sulla pancia. Emma aveva sempre voluto la sua mano come conforto. Stavolta, però, le loro dita intrecciate tradirono un filo di nervosismo in più.
 
- Emma – disse la ginecologa sedendosi davanti al monitor – come andiamo?
- Abbastanza bene. Le nausee si stanno attenuando per fortuna
- Mi raccomando il peso.
- Non si preoccupi, ora come ora non è un problema mi creda.
 
La dottoressa posò il sonar sulla pancia di Emma ed iniziò la visita.
 
- Allora, ecco la testa, le braccia, il cuoricino … sentite come batte?
 
Killian aumentò la stretta sulla mano di Emma. Non era mai stato così emozionato in vita sua.
 
- È una locomotiva! – riprese la dottoressa – fin qui tutto a posto. Ora scendo, se non volete sapere il sesso, ditemelo ora.
- Siamo pronti, dottoressa ci dica tutto.
- Allora – disse lei proseguendo – ecco le gambe. È girato bene, vediamo se riesco a capire con chi stiamo parlando.
 
Ci fu un attimo di silenzio.
 
- Date il benvenuto a un bel maschietto! Avete già pensato a come chiamarlo?
- Liam – rispose Emma prontamente lasciando Killian esterrefatto.
 
Quando la dottoressa li lasciò soli, Killian si portò alle labbra la mano di Emma.
 
- Grazie, amore, ma abbiamo tutto il tempo.
- Per cosa?
- Il nome del bambino.
- Sei contrario? – chiese lei preoccupata – mi sembrava il nome più adatto.
- Certo che non sono contrario, ma non voglio impormi.
- Credo che Liam Jones suoni troppo bene per pensare a qualcos’altro.
 
Killian l’abbracciò.
 
- Va bene, andiamo ora.
 
Quei nove mesi passarono velocemente. I primi otto a dir la verità, perché il nono a Emma sembrò infinito. La stanza del piccolo era ormai pronta, il fasciatoio era pieno di pannolini, asciugamani, tutine, borotalco in crema. Anche discutere la tesi con il pancione era stato dolce. Killian amava dire che il piccolo Liam aveva già finito gli studi ancor prima di nascere.
Da quando aspettavano il bambino, Killian aveva addirittura riscoperto il suo amore per la fotografia. Aveva ricominciato per gioco e poi aveva continuato, incoraggiato da Emma che nonostante la sua iniziale ritrosia, si lasciava fotografare senza problemi. E sulla libreria non potevano mancare tutte quelle foto. Avevano addirittura iniziato a fare degli album che raccoglievano gli scatti migliori, alternati a schizzi appositamente disegnati per il bambino. Avevano così raccontato come si erano conosciuti, perché il piccolo sapesse come la sua mamma e il suo papà si erano incontrati e innamorati. Accanto alla culla c’era anche il libro rosso di fiabe ed Emma si era immaginata lei o Killian o entrambi seduti a leggere storie al bambino per farlo addormentare.Ormai passava la maggior parte del tempo facendo scale per cercare di accelerare l’apertura del parto. E Killian era stato un compagno amorevole e affettuoso, sempre pronto a viziarla ma anche a spronarla se necessario. Questo aveva regalato loro una straordinaria serenità nel vivere quel momento.

Per questo quando lo svegliò in piena notte, piuttosto agitata, Killian credette di essere ancora dentro ad un sogno. Ma come aveva letto un velo di panico negli occhi di Emma, era tornato lucido.
 
- Che succede amore?
- Credo che il bambino stia per nascere. Ahi!
 
Killian ricordava bene come era andata con Mary e sapeva cosa fare. Si vestì in fretta ed aiutò Emma ad alzarsi.
 
- Ho paura, se dovesse succedere qualcosa al piccolo?
- Andrà tutto bene Emma, stai tranquilla.
- Ti prego non lasciarmi sola dentro. Voglio solo te.
- Sarò con te tutto il tempo, non ti lascerò un momento, lo prometto.
 
Il tragitto in ospedale era sembrato eterno. Killian aveva avuto appena il tempo di avvertire David e Graham prima di raggiungere Emma in sala travaglio. Un’infermiera gli diede un camice da indossare e solo un pronto aiuto di David, giunto nel frattempo, gli aveva impedito di legarsi come un salame.
 
- David che devo fare dentro? – gli chiese prima di oltrepassare la porta della corsia – tu ci sei passato prima di me.
- Stalle vicino. E preparati, non sarà una passeggiata neanche per te. E soprattutto dì addio alle dita per almeno un paio di ore!
 
Nel corridoio, Killian sentiva solo i lamenti di Emma. Quando entrò nella stanza la vide già in camice, i lunghi capelli sudati e che chiedeva ad un infermiera se potevano chiamarlo.
 
- Sono qui tesoro – le disse avvicinandosi
- Dammi la mano ti prego.
 
Emma iniziò a stringere con tutte le sue forze e lui capì a cosa aveva alluso David.
 
Passarono le successive due ore così. Nonostante il dolore, nonostante le strette, Killian non si era mosso dal suo posto neanche per un istante. Avrebbe voluto volentieri farsi carico di una parte di quel dolore che Emma stava affrontando da sola.
Poi la ginecologa e l’ostetrica iniziarono a parlare fitto tra loro.
 
- Emma ci siamo quasi – la incoraggiò la dottoressa.
- Non ce la faccio più.
- Ma sì che ce la fai! Respira ora, ci siamo quasi. Stai andando alla grande.
 
Emma cercò gli occhi di Killian perché la rassicurassero.
 
- Coraggio amore mio, l’ultimo sforzo. Stai andando benissimo.
- E tu che ne sai? Hai mai partorito prima?
- No … ma …
- Appunto! Non credo di poter reggere ancora un’altra fitta.
- Io sono convinto di sì. La mia Emma è fortissima, sei straordinaria. Ce la possiamo fare.
 
E poi arrivò la nuova fitta.
 
- Bene Emma – disse la dottoressa – una bella spinta ora! Spingi!
 
E facendo appello alle sue ultime forze, Emma spinse più forte che poté. Improvvisamente il dolore cessò di colpo e lei ricadde sul lettino esausta, con la mano di Killian ad accarezzarle la fronte madida di sudore. Dopo un attimo di silenzio si sentì il fragoroso vagito di un neonato.
 
- Eccolo qui, vi presento il piccolo Liam  - disse la dottoressa avvolgendo il piccolo in un telo.
- Come sta? – chiese Emma
- Benissimo, guarda tu stessa.
 
La dottoressa le poggiò sul seno quel piccolo fagottino.
 
- Ciao Liam, sono Emma, la tua mamma. Benvenuto piccolo mio.
 
Il bambino alzò il visino prima verso sua madre e poi verso suo padre. Emma fece lo stesso e si ritrovò vicino un Killian completamente ammutolito dall’emozione e con gli occhi pieni di lacrime.
 
- Prendilo Killian, prendilo in braccio.
- Eh?
- Andiamo, sei il suo papà, prendilo in braccio.
 
Emma sistemò il piccolo nelle braccia del padre e rimase a guardarli.
 
- Ciao giovanotto, io sono il tuo papà.
 
E fu con quella tenera immagine negli occhi di suo figlio e del suo uomo che Emma cedette alla stanchezza.
 
Killian aveva un enorme mazzo di fiori in mano e stava percorrendo il corridoio dell’ospedale. Finalmente quel giorno Emma e Liam avrebbero potuto lasciare l’ospedale. Mary aveva insistito per organizzare una piccola festicciola di benvenuto e li stava aspettando a casa. Killian, invece, non faceva altro che pensare a quando sarebbero stati soli, a quando finalmente li avrebbe riavuti di nuovo tra le braccia, come la prima notte in ospedale, quando aveva dormito nel letto con Emma e la culla del piccolo lì vicino, pronto per essere allattato. Alla faccia delle notti in bianco. Aveva già predisposto tutto nella loro stanza perché accogliesse il piccolino e le sue necessità.
La porta della stanza era socchiusa. Vide Emma dentro, pronta, con Liam in braccio mentre stava cercando di calmarlo. Lo stava cullando dolcemente nella copertina che lui aveva comprato il giorno prima. Credendo di essere ancora sola, Emma esternò ad alta voce i suoi pensieri.
 
- Se un anno e mezzo fa mi avessero detto che sarei riuscita a fare tutto questo, li avrei presi per pazzi. Ma ne è davvero valsa la pena: ho te, tuo padre e una famiglia che mi vuole bene e a cui voglio bene. Sono davvero felice ora, non potrei chiedere di meglio. Siete voi il mio lieto fine.
 
Killian sentì una fitta al cuore. Finalmente era riuscito ad abbattere quei muri una volta per tutte. E in quella stanza c’era il suo di lieto fine. Alla fine se lo era guadagnato anche lui. In quel momento decise di farsi avanti. Bussò.
 
- Avanti
 
Entrò un raggiante porgendo i fiori ad Emma.
 
- Buongiorno – le disse sfiorandole le labbra.
- Buongiorno! Grazie dei fiori.
- Sei pronta? Scommetto che Liam non vede l’ora di entrare nella sua nuova stanza.
- Prontissima – disse Emma preoccupandosi di coprire bene Liam e poi scivolare giù dal letto.
- Piano Emma, ti prego, hai ancora i punti.
- Non preoccuparti.
- Fammi prendere Liam, lo porto io in macchina.
 
Emma passò il bambino a Killian e si strinse al suo braccio felice.
 
- Direi che siamo davvero pronti. È ora di tornare a casa.
 
Ne avevano passate tante in quell’anno e mezzo, ma sapevano di aver costruito qualcosa di davvero importante e robusto. Nonostante l’amore, non sarebbero di certo mancate le discussioni o le divergenze, ma le relazioni sono fatte anche di questo. E tutto si può affrontare se si è insieme. Questa lezione l’avevano imparata entrambi.Si avviarono con passo spedito verso l’uscita.
Erano davvero impazienti di tornare al loro appartamento, perché, in fin dei conti, nessun posto è come Casa.  


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Grazie,
è la prima parola che mi viene in mente. Davvero. 
Per la pazienza di aver letto fin qui
Per il non avermi ucciso strada facendo con tutto quell'angst
Per non aver mai mollato questa storia
Per avermi fatto sempre sapere cosa ne pensavate e cosa poteva essere migliorato
Per le letture, le recensioni e gli inserimenti
per l'entusiasmo
Nei miei piani originali non doveva essere così lunga questa ff ma l'appetito viene scrivendo e così mi sono lasciata andare un po' la mano. Chi ha letto altre storie saprà che per me Killian sarà padre di una bambina prima o poi. E allora, Persefine, perchè qui è diventato un maschietto? Semplice: mi piaceva rispettare il sesso delle primogeniture originali. Mary ha avuto una femmina ed Emma, invece, un maschietto.
Personalmente mi sono divertita molto a scrivere questa ff e da molto tempo avevo in progetto di cimentarmi con una AU. Questo mi ha permesso di prendermi molte più libertà su personaggi e vicende. Non so di preciso quando tornerò a pubblicare qualcosa, sinceramente. Ho qualche idea in mente ma mi voglio prendere un po' di tempo per riordinare le idee.
bene Ciancio alle Bande XD la prima parte di stagione è nel vivo ed io non vedo l'ora di vedere cosa hanno in serbo per noi.
Un bacione e ci leggiamo in giro
Con immenso affetto
Persefone

 
  
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