Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Biceportinari03    06/11/2016    4 recensioni
Dal testo:
"Col senno di poi, aveva capito di odiare la gente.
Chi ha il freddo nel cuore non è in grado di amare, lo aveva sempre saputo. Per questo preferiva starsene da sola in quella gelida montagna che l'aveva accolta.
Dove poteva essere sé stessa.
Senza far male a nessuno."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Si sedette a gambe incrociate sopra la neve fredda, tremò leggermente a quel contatto gelido, ma ormai era abituata al freddo.
Aveva passato la sua infanzia con il freddo, e così sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni. All'inizio non voleva accettarlo, si sentiva un mostro per aver ereditato quella forza, quel potere sconosciuto, per aver fatto del male alla sua adorata sorella.
Sua sorella Anna, che fino a quel maledetto giorno che aveva cambiato la vita di entrambe era stata la gioia dei suoi occhi color del ghiaccio. Quel ghiaccio che aveva sempre avuto dentro, e che solo ora aveva imparato ad accettare.
L'aveva accettato perché aveva capito.
Aveva capito che non si doveva nascondere, perché non ne aveva motivo. Lei, come tutti gli esseri viventi che sono su questa Terra, aveva un diritto. Quello di vivere.

Col senno di poi, aveva capito di odiare la gente.
Chi ha il freddo nel cuore non è in grado di amare, lo aveva sempre saputo. Per questo preferiva starsene da sola in quella gelida montagna che l'aveva accolta.
Dove poteva essere sé stessa.
Senza far male a nessuno.

Chiuse gli occhi e assunse la posa tipica della meditazione.
Coraggio, concentrati Elsa.
Niente emozioni.

Niente emozioni.


Deboli fiocchi bianchi cominciarono a cadere sulla candida e morbida neve che era già scesa. Lentamente, quasi volessero chiedere il permesso.
Come era scesa, non lo sapeva.
Quello non era un inverno come tutti gli altri, quelli che la sorella Anna, proprio lei che aveva l'estate nel sorriso e negli occhi, tanto amava da piccolina.
Quello era un inverno portato da una stregoneria, da una sua stregoneria. Non avrebbe mai immaginato di essere in grado di fare ciò.
Il tuo potere crescerà con te. C'è bellezza in esso, ma anche un grande pericolo.
Ricordò queste parole. Aveva dato per scontato di essere fuggita al proprio destino, ma nessuno lo può fare, e lei lo sapeva meglio di chiunque altro.

Ai fiocchi di neve di aggiunse il vento.

Il vento si trasformò in tempesta.

La povera Elsa sentiva la testa scoppiare.
Le tempie pulsavano.
Strinse i pugni e irrigidì il suo corpo.

Devi essere irremovibile, piccola Elsa. Devi imparare a controllarti, tesoro. O vuoi che la gente ti giudichi per sempre come il mostro che sei?

Urlò. Ne aveva abbastanza di quella voce.
La tormentava ogni giorno, quando si rinchiudeva nella sua stanza, quando cercava inutilmente di nascondersi dietro ad un paio di guanti, quando leggeva la tristezza più pura negli occhi azzurri di sua sorella, la tristezza di cui, Elsa lo sapeva, era lei stessa la causa.
Nemmeno di notte quella voce smetteva di tormentarla. Anzi, la notte si intensificava, provocandole incubi, mal di testa e attacchi di panico.
Nemmeno i suoi genitori lasciava entrare in quella fredda stanza.
Aveva paura.
Paura di fargli del male.

A che punto sei arrivata, piccola, se hai paura di ferire addirittura i tuoi genitori, le uniche persone che in questo folle viaggio chiamato vita ti abbiano mai sostenuta?
Dai retta a me, piccola. Sei un mostro, e a nessuno piacciono i mostri.
È meglio che te ne stai qui, tutta buona e tranquilla, a cercare di imparare ad essere meno... beh... come sei ora.

Ah, ed è inutile che ti preoccupi di fare del male ai tuoi genitori.

Non ci sono più ormai.


Per poco la fanciulla non scatenò una valanga dalla rabbia.
Pensava che sarebbe stata libera fuggendo, invece i sensi di colpa la tormentavano anche qui.

Il vento scemò piano piano.
Stava imparando a controllarsi.
Magari chissà, un giorno sarebbe potuta tornare dalla sua sorellina senza più preoccuparsi di farle del male.

Niente emozioni, piccola. Niente emozioni.
  
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