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Autore: Ino chan    19/11/2016    6 recensioni
* Tutto ha inizio con un nuvo Professore di Cura delle Creature Magiche, e la sua voce, che ad Harry ricorda qualcuno ...*
Quando Harry spalanca la porta dell’unico vagone rimasto libero, sta ancora masticando una serie di colorite imprecazioni ai danni di Malfoy e compagni. Più passa il tempo, più il loro senso dello humor cala, e se in passato, visti da fuori, i loro scherzi potevano sembrare anche divertenti, ora sono solo infantili e stupidi.
Alle spalle di Harry, Hermione mormora parole di conforto al protagonista all’ultima sparata da maschio alpha di Draco, il povero Grattastinchi, passato dall’avere una pelliccia rosso fuoco, ad una meno virile rosa confetto.
L’unico che sembra divertirsi è Ron.
Da che Draco ha deciso di far diventare femmina il gatto di Hermione non smette di ridacchiare sotto i baffi. Non sono i servite occhiatacce e una gomitata ben assestata a un fianco per farlo smettere. Da una parte, Harry può comprenderlo, visto che, in quelle condizioni, Grattastinchi è ar dir poco ridicolo, dall’altra si chiede come diavolo potrebbe fare a sedare una rissa, se Hermione dovesse decidere di lavare l’onore del suo famiglio con il sangue.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Nuova generazione di streghe e maghi | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Nuova generazione
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Quando Harry spalanca la porta dell’unico vagone rimasto libero, sta ancora masticando una serie di colorite imprecazioni  ai danni di Malfoy e compagni. Più passa il tempo, più il loro senso dello humor cala, e se in passato, visti da fuori, i loro scherzi potevano sembrare anche divertenti, ora sono solo infantili e stupidi.
Alle spalle di Harry, Hermione mormora parole di conforto al protagonista all’ultima sparata da maschio alpha di Draco, il povero Grattastinchi, passato dall’avere una pelliccia rosso fuoco, ad una meno virile rosa confetto.
L’unico che sembra divertirsi è Ron.
Da che Draco ha deciso di far diventare femmina il gatto di Hermione non smette di ridacchiare sotto i baffi. Non sono servite occhiatacce e una gomitata ben assestata a un fianco per farlo smettere. Da una parte, Harry può comprenderlo, visto che,  in quelle condizioni, Grattastinchi è ar dir poco ridicolo, dall’altra si chiede come diavolo potrebbe fare a sedare una rissa, se Hermione dovesse decidere di  lavare l’onore del suo famiglio con il sangue.
-Ron, basta. Per favore.- prova a blandirlo Harry mentre entra nel vagone. Si volta verso l’amico, poi di  nuovo verso i sedili, ed è solo in quel momento che si accorge dell’ombra accucciata accanto al finestrino. È chiaramente un uomo molto alto, avvolto in un logoro mantello verde con il cappuccio alzato. 
Sembra …
-Professor Lupin?- sussurra Harry preso in contropiede.
Si copre la bocca con una mano, e scrolla la testa. No, che non è Remus. Che idiota!
Si siede, e  ricambia l’occhiata perplessa di Ron con un alzata di spalla.  È Hermione, come al solito, a fugare ogni loro domanda.
Intanto che sfila la bacchetta dalla manica del maglione, accenna alla valigia dell’uomo posata sulla retina per bagagli sopra ai sedili. Harry, che gli è seduto accanto, ad un posto di distanza, deve  piegarsi in avanti per leggere le iniziali incise in oro sulla pelle rossa.
-Professor J. E. Colley.- legge muovendo solo le labbra.
-Il nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.-  Ron spacchetta una cioccorana e l’afferra al primo salto. Se la porta alla bocca e la spezza in due con un solo morso.
Harry annuisce, non sarebbe una novità.
L’uomo bofonchia  nel sonno,  per poi stiracchiarsi gonfiando il petto, gira la testa verso Harry e questo, per reazione, si addossa alla parete alle sue spalle.  Il lato destro del volto dell’uomo sembra il frutto di un incubo.
-Che diavolo?- sussurra Ron  voltando la testa per non dover guardare.
-Sembrano…Ustioni.- gli fa eco Hermione socchiudendo gli occhi.
Il lato destro del viso di Colley è un ammasso di materiale cicatriziale che ha completamente stravolto i lineamenti dell’uomo rendendoli simili ad un quadro cubista.  L’occhio sembra leggermente spostato verso il basso, così come l’angolo della bocca, piegato in maniera innaturale, e leggermente aperto. La guancia fin su l’orecchio è percorsa da un  unica cicatrice che prende anche il collo.  Stessa cosa per la fronte   fin su fra i capelli.
Harry non ha la minima idea perché diavolo stia fissando quello scempio di carne ed ossa deformate con tanta attenzione.   Sa solo che non riesce a staccargli gli occhi di dosso.
L’uomo si gira di nuovo, probabilmente perché infastidito dalla posizione  oggettivamente scomoda, e accavallando le gambe, torna ad accucciarsi contro il finestrino, il volto sparisce dietro una falda del cappuccio, e Harry batte le palpebre mentre si riscuote.
-Che gli sarà successo?-  commentano fra loro Ron e Hermione.
Che mi è successo? È invece il pensiero di Harry.

Silente sembra piuttosto stanco quando annuncia i nuovi docenti alla scolaresca. Si alza poggiando le mani al tavolo, e Harry, che lo osserva con attenzione quasi maniacale, ha la sensazione che, passando per andare al leggio, non si sia appoggiato casualmente alla spalla della McGranith.
- Prima di tutto, diamo il benvenuto ad Hogwarts alla  Professoressa Dolores Umbridge.-
Dolores Umbridge è una donna piccola di statura, in sovrappeso, e vestita di rosa. Harry non può fare a meno di identificarla con una di quelle vecchie zitelle dei film in bianco e nero, quelle che la mattina escono con il capellino con la veletta e il manicotto di pelliccia e la sera rientrano in una casa piena di gatti.
-Insegnante di Difesa delle Arti Oscure.-
Stiamo scherzando? Quella dovrebbe essere l’insegnante di Difesa contro le arti oscure? Perché non aspettare piegati a novanta che Voldemort conquisti  Hogwarts e li cavalchi tutti uno dopo l’altro. Harry passa nervosamente una mano sulla cicatrice coperta dai capelli, non può crederci maledizione!
La presentazione di Colley come insegnante di Cura delle Creature Magiche non è meno imbarazzante, il suo aspetto grottesco suscita più di una battutaccia, tanto che Harry ha la sensazione di essere l’unico ad aver prestato attenzione alla serena bellezza della parte sinistra del volto del mago.
-Doveva essere un bell’uomo prima.-
Harry sussulta e si volta a guardare Ginny seduta qualche seggiola più giù lungo la tavolata. La ragazzina  ha un gomito appoggiato accanto al piatto, ed è completamente voltata verso la tavolata dei Professori. Harry sorride alla sua capigliatura fulva mentre Colley si siede con una smorfia di dolore stampata sul viso.
-Sì, doveva essere un bell’uomo prima.- mormora Harry specchiandosi nel fondo del piatto cupo che ha davanti.


Le lezioni di Cura delle Creature Magiche sono, da sempre, quelle prese più sottogamba da tutta la scolaresca di Hogwarts, ma  dopo un interminabile lezione di Difesa contro le Arti Oscure, così noiosa da dare la sonnolenza anche ad Hermione,  Harry è disposto anche a prendere appunti pur di non tornare subito in classe e dal tema che la Umbridge ha affidato alla classe per rompere il ghiaccio in grande stile.
Colley cammina lentamente, appoggiandosi ad un semplice bastone di passeggio di legno chiaro. Non è solo sfigurato, ma anche sciancato, e Harry sospetta che abbia problemi anche al braccio e alla mano, visto che, ogni dieci passi, si ferma per  far sgranchire le dita.
-Si può sapere dove stiamo andando?- sbotta Malfoy fermandosi di botto lungo la strada e costringendo Harry a deviare per non finirgli addosso.  Stanno scendendo lungo il sentiero che conduce alla capanna di Hagrid, ma Harry ha la sensazione che non sia la casa del Custode la meta di Colley. Questo guarda Draco da sopra una spalla, e dopo un momento di silenzio, mormora: -Lucius?-
Draco sgrana gli occhio sorpreso - Draco.- mormora - Mio padre è Lucius Malfoy.- Sembra diventare più alto  mentre alza il mento e punta gli slavati occhi grigi su Colley. Harry sbuffa, ora non smetterà più di vantarsi del suo caro papà e di quanto sia famoso anche fra  i disgraziati e i derelitti come Colley.
Questo sospira, e accenna un sorriso: -Sei suo figlio.-
Nessuno ha idea di come reagire, persino Draco sembra troppo perplesso. Colley riprende a camminare lungo la stradina che conduce alla capanna di Hagrid e come previsto da Harry, devia all’ultimo verso il secondo verso la Foresta Proibita. Si ferma al limitare della prima fila di alberi, e con la mano libera fa cenno di sbrigarsi.

Nessuno ha il coraggio di fiatare mentre Colley spiega le caratteristiche dei pipistrelli diurni che popolano la Foresta Proibita.  Sono creature enormi, terrificanti, ma buone come cuccioli di labrador. Se attirati con della frutta, si appendono a testa in giù al braccio  della persona che li ha nutriti,  in attesa di un ordine da eseguire.
Nonostante il primo momento di sconcerto, quando Colley ha chiesto se qualcuno voleva provare a chiamare uno dei pipistrelli, Hermione ha alzato subito la mano. Colley le ha dato una bella mela rossa, e le ha detto di alzarla sopra la testa. Dal folto dello stormo che, per tutto il tempo, non ha fatto altro che volare in circolo su di loro, si è staccato un esemplare albino, che subito si è lanciato sulla mela di Hermione, Se n’è cibato, e quando Hermione ha steso il braccio, si è appeso ad esso , pronto ad eseguire  ogni sua richiesta.
-Non è pesante!- esclama la ragazza  stupita.
Il pipistrello nasconde il muso sotto un ala e Hermione se la ride mentre con l’altra mano lo accarezza. Visti da vicino, hanno un musetto da topino piuttosto simpatico. Non fanno così paura. Un po’ come Colley che, dopo un primo momento di disgusto dovuto dal suo aspetto, è una persona piacevole e divertente.
-Spero che la lezione vi sia piaciuta ragazzi, ora potete andare.-
Harry risale il sentiero con Ron e Hermione che scrive tutta eccitata le sue impressioni sul rotolo di pergamena che , per lunedì, dovranno consegnare a Colley. Harry si volta a guardare l’uomo che li osserva dal limitare della foresta e quando lo vede deviare verso l’abitazione di Hagrid non può fare a meno di stranirsi.
-Harry dove vai?- gli chiede Ron.

 
Harry non ha mai visto Thor tanto felice.
Il vecchio cane scodinzola, abbaia come un forsennato e  saltella, saltella! mentre  Colley lo osserva sorridendo. Non appena ha messo piede nella capanna di Hagrid, il cagnone ha alzato la testa,  ma gli è bastato solo un secondo per iniziare a fargli le feste.
Colley sorride mentre si asciuga furtivamente le lacrime dal viso.
-Thor…- mormora - …Se invecchiato, ma anche io del resto sono molto cambiato.-
Si siede  poggiando una mano al tavolo, e il cane subito gli piazza la testa su una gamba - Sono molto felice di vederti.-
La voce di Colley. All’esterno della capanna, con l’orecchio appoggiato sul legno, Harry non può fare a meno di sentire il cuore sprofondare nelle scarpe. La voce di John Colley, professore di Cura delle Creature Magiche  non è naturalmente roca come credeva. Anzi, è leggermente nasale. Quasi buffa.
Sembra quella di di…
-Non è possibile.- scatta all’indietro coprendosi la bocca con una mano.
È  ufficiale, sta impazzendo.

In tre giorni, Harry avrà dormito si e no tre ore. Una per notte, praticamente. Non ha mangiato molto, ha studiato ancora meno.  Si sente l’incarnazione stessa della Morte quando si siede di fronte ad Hermione in sala comune dei Grifondoro.
La ragazza impiega qualche secondo dalla serie di Rune che sta ricopiando, alza gli occhi, e quasi grida alla sua vista. Allora sembra davvero la Morte in vacanza.
-Si può sapere che ti succede?- sbotta allungando le braccia attraverso il tavolo e prendendogli il viso fra le mani - Stai male? Che c’è?-
Harry non può trattenersi ancora e dopo un bel respiro, inizia a raccontare quanto è successo. Hermione mordicchia distrattamente la piuma mentre lo ascolta,  spostandosi di lato per fare spazio a Ron e alla sedia che ha preso dal tavolo vicino.
-Come fai a ricordare la voce di tuo padre?- gli chiede questo - Eri molto piccolo quando…-
Harry si morde le labbra - Io l’ho ascoltata.-
Ron e Hermione si scambiano un occhiata sorpresa.
- Durante una lezioni anti-Dissennatore con Remus, io ho sentito la voce di mio padre. Stava gridando a mia madre di prendere  me e scappare.- Harry  sospira mentre infila le dita sotto le lenti degli occhiali e massaggia le palpebre indolenzite - La sua voce è identica a quella di Colley. Bassa, leggermente nasale.-
-Tipo la tua.- gli fa notare Hermione.
-Tipo la mia, sì.-

Hermione e Ron sono stati chiari, rodersi e scervellarsi non porta a nulla. Harry così prende il coraggio a due mani e si avvia verso l’ufficio di Colley. Non sa bene cosa dirgli, magari potrebbe chiedergli aiuto per il compito da consegnare per lunedì, e che lui non ha neanche iniziato o…
-Harry Potter.-
-Pro-Professore!-
Colley sorride e Harry sente il cuore sciogliersi.  Se lo è trovato davanti di colpo, girando l’angolo  e quasi non si sono scontrati.
-Mi stavi cercando?- Harry balbetta la sua risposta in confusione, ma Colley già non gli presta più attenzione,  afferrandogli una manica del maglione lo tira leggermente verso di sé, per poi farlo voltare. Harry lo asseconda, e voltandosi, riesce a godersi per intero la Umbridge inseguita da una seggiola demonizzata che vuole  addentarle il posteriore.
Harry spalanca occhi e bocca mentre  Colley butta fuori una risata divertita.
-È  stato lei?- Harry non sa se questa domanda gli frutterà un anno di sospensione, ma a giudicare dall’espressione furbetta che Colley gli rivolge no, non c’è pericolo. Questo si indica il petto con un sorrisino, prima di scoppiare a ridere in maniera sonora e sgraziata. Harry non  può fare a meno di ridere a sua volta.
-Perché?- chiede timidamente.
-Mi ha fatto troppe domande e troppo personali. Sono un tipo timido.-
Harry non gli crede neanche un po’, alza un sopracciglio.
-Ok, mi da’ fastidio che qualcuno mi chieda come mi sono fatto tutto questo.- si indica il viso con la mano sana -Non penso che ci voglia un genio per capire che qualcuno si è divertito con me, no?-
La voce di Colley alterna toni rauchi e toni nasali, come se l’uomo si stesso sforzando di parlare con un tono di voce non suo. Harry si umetta le labbra mentre lo guarda voltarsi verso una  furibonda Umrbidge e il Professor Piton che le ha appena salvato il fondoschiena.
-Chi è stato a farle questo?-
Colley aggrotta la fronte prima di voltarsi verso Harry che non crede di essere stato così sfrontato - Secondo te?- ribatte.
- Vo-Voldemort?-
-Conosci qualcun altro capace di ridurre così qualcuno senza dargli la gioia di crepare?-  Harry abbassa lo sguardo, da quanto gli è stato detto, il cadavere di suo padre era irriconoscibile, possibile che invece fosse ancora vivo. Che Silente lo abbia aiutato a fingersi morto. A giudicare dagli sguardi che ogni tanto i due si lanciano, Harry è quasi sicuro che si conoscano fin troppo bene.
-Colley vieni con me.-
Colley  alza le spalle mentre si accinge a seguire il Professor Piton. Harry allunga la mano per bloccarlo, e quando gli sfiora le dita strette attorno al pomolo del bastone, una fitta di dolore gli riverbera in testa. Si copre la cicatrice con la mano mentre Colley lo guarda fisso.
-Noi ci conosciamo, vero?- geme mentre massaggia furiosamente la parte che sente pulsare per il dolore.
Colley accenna ad un espressione triste mentre lo guarda - Secondo te Harry, mi conosci?-



Dopo anni di attesa e decina di richieste da parte dei suoi lettori, finalmente Came back to the hell è tornata.  Questa storia seguirà l’andamento della storia madre, ma a suo modo,  inserendo  scene  eliminate dall’altra, scene che,nel corso del tempo, mi furono suggerite per approfondire i personaggi, secondo il mio stile di scrittura che, nel corso degli anni, è parecchio cambiato.
Spero che mi vorrete far sapere che ve ne pare di questo primo capitolo,   se vorrete insultarmi, mandarmi maledizioni cinesi, o altro, sappiate che me le piglierò tutte senza lamentarmi.
Qui,  la serie madre  (clicca qui con garbo e rispetto) che rimarrà comunque online,  anche a conclusione di questa storia, perché è come se fosse la mia primogenita, e le voglio bene con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.


Ino chan.

 

   
 
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