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Autore: Raven_Phoenix    21/11/2016    5 recensioni
ATTENZIONE: Questa fanfic é l'atteso seguito di "Chocolate and Smoke on the School" quindi consiglio di leggere prima quella ^^
Molte cose sono cambiate da quella partenza, ma molte altre sono rimaste sempre le stesse, come i ricordi che lottano per tormentare Mello. Nuovi e vecchi personaggi daranno vita a nuove avventure deliranti in una delle città più stravaganti e imprevedibili del mondo: Londra
"Dopo circa un’ora, grazie ai pochi e semplici passaggi di: una lunga doccia rigeneratrice, crema idratante per il corpo, asciugatura/lisciatura dei capelli, controllo brufoletti, controllo eliminazione di qualunque pelo superfluo sul mio viso, passaggio di cremine energizzanti, un filo di correttore e scelta dei vestiti con obbligo di abbinare la cravatta al colore dei calzini… potevo dire di avere un aspetto presentabile. Sembravo il perfetto uomo d’affari carismatico, il gilet nuovo di pacca che avevo messo era indubbiamente la chicca della giornata.
Ora si poteva dirlo seriamente: Ecco a voi Mihael Keehl in tutto il suo splendore!"
Mettetevi comodi, afferrate una tavoletta di cioccolato e qualche biscotto al burro by Harrods e buon divertimento!
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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BUONGIORGIOOOOO!
Ehm...sì, so che avevo promesso di non sparire mai più per così tanto tempo, siete autorizzati a giustiziarmi pubblicmente in piazza XD
Scherzi a parte, come già preannunciavo nei capitoli precedenti non stavo vivendo proprio un bellissimo momento, e la cosa si é protratta per un bel po' (diciamo che non é ancora pienamente risolta adesso ma sono dettagli XD), sommato ad una totale fuga di creatività dal mio cervello, o meglio, forse sarebbe più corretto dire che era scappata la voglia di mettermi a scrivere siccome le idee nella mia testa sono lì da un bel po' XD
Mi scuso immensamente con tutti voi <3 
Per farmi perdonare sono tornata con quello che doveva essere un capitolo BOMBA, e forse era anche per quello che ci ho messo così tanto, volevo che rendesse al massimo, anche se il peggio deve ancora venire u.u MA... NON VI ANTICIPO ALTRO! è_é 
Detto questo, buona letturaaaaa  ^^
(P.S. ero talmente galvanizzata all'idea di postare di nuovo qualcosa che non ho riletto proprio tutto, potreste trovare qualche errore stupido da qualche parte XD pardon)



Capitolo 16:
 
 
Sbadigliai per la centesima volta, chiedendomi se quella mattina avessero messo della polvere soporifera sulla tastiera del mio macbook. Tutti in ufficio sembravano essere mille volte più attivi di me, il ché non mi ispirava una di quelle ramanzine senza motivo ad uno degli apprendisti giusto per ravvivare la giornata. Speravo di non essere in procinto di ammalarmi, ora che mancava così poco all’arrivo degli altri… e al concerto, chiaramente.
Non avevo mai aspettato così ansiosamente qualcosa in vita mia, come un ragazzino di otto anni che non vedeva l’ora di andare al parco giochi dopo scuola... oppure quando Ryuk aspettava che al negozietto da parte al suo pub arrivassero le mele.
Eppure quella mattina mi sembrava di aver dimenticato tutte le mie energie tra le coperte. Forse non mi ero ancora ripreso totalmente dal fuso orario con il Giappone (non ero minimamente convinto che la partita a Tekken online che mi aveva tenuto in piedi fino alle due del mattino fosse responsabile).
Qualche ora dopo, quando avevo capito che in quello stato non sarei stato capace di tirare fuori niente di buono, uscii dal mio ufficio e mi diressi verso la macchinetta dell’automatico per prendermi una cioccolata calda.
-Potevi dirmelo che ti serviva un correttore per coprire le occhiaie, stamattina.- commentò Rox che come sempre in qualche inspiegabile motivo se lo sentiva nelle ossa quando decidevo di fare una pausa, e mi raggiungeva puntualmente.
-Non sono messo poi così male.- risposi mentre inserivo la chiavetta elettronica e digitavo ormai a memoria senza guardare il numero per la cioccolata calda iper zuccherata.
-Se lo dici tu. Penso che se IT passasse di qui ti chiederebbe dove hai comprato il cerone così pallido.-
Mi uscì un misto tra un ringhio e un colpo di tosse dalla gola per esprimere il mio disappunto.
-Non lo so, Rox. Mi sento terribilmente inquieto di notte, faccio di tutto per prendere sonno ma non ci riesco.- dissi un po’ più tranquillo quando non c’era nessuno a portata d’orecchio.
-Potresti provare quella tisana che uso io per dormire quando sono… particolarmente poco trattabile.- si riferiva decorosamente a quei cinque giorni in cui il ciclo la trasformava in una delle creature più spietate degli inferi.
-A differenza tua non devo avere a che fare con i miei ormoni fuori controllo.- dissi rabbrividendo all’idea di quel concentrato di erbe dall’odore terrificante -Comunque non credo sia una buona idea di principio. Molto meglio questa.- conclusi soffiando sulla mia cioccolata calda.
Rox sembrava stesse per ribattere ma si bloccò quando vide passare uno dei suoi dipendenti.
-Aspetta un attimo.- disse fissandolo con uno sguardo che conoscevo fin troppo bene.
Un ragazzo giovane, con tutta probabilità assunto da meno di due settimane, con una espressione troppo rilassata per essere nel pieno del progetto della settimana, con una camminata troppo tranquilla di chi si stava godendo un minuto di pausa, e soprattutto senza nessuna bozza o materiale in mano.
-Senti, TU.- partì spedita Rox facendo schioccare i suoi tacchi sul pavimento nel suo passo di guerra.
La malasorte… povera creatura.
Sorseggiai la mia cioccolata godendomi da lontano la mia migliore amica implodere letteralmente facendo diventare quel povero ragazzo più piccolo di un moscerino, per poi tornare nel mio ufficio un po’ più motivato di prima.
L’euforia durò poco, quando arrivarono almeno una trentina di chiamate una dietro l’altra che mi tennero impegnato fino a sera, un susseguirsi di gente che pretendeva cose assurde per il budget che disponevano, e io ogni volta facevo gentilmente intendere che potevano andare a quel paese e rompere i coglioni a qualcuno che aveva più tempo da perdere.
I giorni seguenti furono un inferno terreno, e in quel caso mi dilettai in quello che sapevo fare meglio: rendere quei giorni un inferno anche ai miei dipendenti.
Ero come la morte nera, appena vedevano spuntare anche solo una ciocca di capelli biondi alla porta di un reparto tutte le teste si chinavano, i telefoni squillavano costantemente e la gente correva ovunque stracarica di appunti o dossier. Quando mi avvicinavo per chiedere come stesse andando il lavoro potevo vedere il loro sudore freddo scendere sotto al colletto delle loro camice, e giurai di aver intravisto delle sorta di appunti microscopici sui post-it su cosa era meglio dirmi o cosa assolutamente non dirmi.
Sì, amavo il mio lavoro. Portava sempre incredibili soddisfazioni.
Alla sera quando arrivavo a casa mi capitava spesso di incrociare Ryan con cui ora potevo chiacchierare tranquillamente, oltretutto mi aveva lasciato intuire che ultimamente passava parecchio tempo in compagnia di Alberto, il somelier con cui stava litigando alla serata poker.
-Potremmo fare una serata film tutti insieme il prossimo weekend, che ne dite? Alberto dice che sembrate persone simpatiche per quel poco che vi ha visti.- propose una sera mentre ci eravamo incrociati in lavanderia.
-Il prossimo weekend? Cavoli, mi piacerebbe ma arriveranno gli altri.- risposi mentre ripiegavo alla buona un paio di lenzuola.
-È già arrivato il grande giorno? Così presto?- esultò.
-Già, sembra che il tempo sia volato, eh?-
-Davvero!- prese un paio di magliette e le lanciò direttamente nell’asciugatrice.
-Forse possiamo rimediare dei pass anche per voi, che dici?- proposi già pronto a far scattare la chiamata a Danielle.
-Naah, tranquillo. Credo che rimarremo focalizzati sulla serata film, con o senza di voi.-
-Adesso non vorrai dirmi che siete arrivati allo stadio di coppia segregata in casa ancora prima di dire ufficialmente in giro che state insieme.- lo punzecchiai senza mezzi termini.
-Ehi!- mi lanciò a mo’ di frisbee un campioncino di ammorbidente –Non fare il so tutto io della situazione.-
-Era solo un consiglio spassionato.- me la risi di gusto mentre prendevo le mie ultime cose.
Mi sentivo strano, e quando dico strano intendo più strano del solito. Momenti come quelli mi facevano divertire, mi sentivo splendidamente bene, eppure appena mi ritrovavo da solo con i miei pensieri una stranissima sensazione si impadroniva di me.
Era come se… avvertissi l’avvicinarsi di una tempesta.
Questi pensieri non migliorarono nei giorni a seguire, e più il tempo passava più si facevano presenti.
Perché?
 
-Tu li vedi?- dissi nervosamente scandagliando per l’ennesima volta la strada fuori dal nostro palazzo.
-Non vedo nessun taxi in procinto di esplodere.- replicò Rox che controllava ogni auto che passava.
Era il grande giorno, finalmente.
Sfortunatamente gli altri avevano deciso di arrivare venerdì nel tardo pomeriggio, mentre noi eravamo ancora a lavoro, quindi non potevamo andare a prenderli direttamente all’aeroporto, ma ci eravamo curati di fargli avere un taxi il prima possibile che li avrebbe portati direttamente da noi.
Era passato relativamente poco tempo da quando ci eravamo separati di nuovo, ma mi sembrava comunque essere passata un’eternità.
D’un tratto sentii qualcosa, un suono acuto e distante che cresceva d’intensità. Capii appena in tempo per scansarmi ed evitare Ryuk che correva a perdifiato verso di noi con le braccia alzate e che si spalmò sul marciapiede nel punto dove poco prima stavo io.
-Sono in ritardo?-
-Nah.- rispondemmo all’unisono io e Rox mentre tornavamo a pattugliare la strada.
-Forse si sono fermati ad uno di quei bugigattoli per prenderci un regalo e sono in ritardo. Magari… mi hanno preso delle mele.-
-Ti piacerebbe.- borbottai senza nemmeno guardarlo ma immaginandomi la sua faccia da spaventapasseri sognante che si immaginava una fila di mele con le ali che gli svolazzava davanti.
-ECCOLI!- urlò improvvisamente Rox ad un volume tale da riuscire a prendere in ostaggio i miei timpani e violentarli brutalmente.
In fondo alla strada si vedeva distintamente uno dei tipici taxi voluminosi da aeroporto, e a giudicare da come sbandava leggermente a destra e a sinistra si poteva capire che gli ospiti a bordo non dovevano essere estremamente calmi e ben composti.
Quando l’auto parcheggiò davanti a noi e le porte si aprirono mi vidi volare addosso un ammasso bianco urlante.
-QUESTA CITTÀ È UNA FIGATA PAZZESCA!-
-NEAR, SCENDIIIII!- urlai cercando di scrollarmelo di dosso peggiorando soltanto la situazione perché poco dopo ci schiantammo entrambi a terra.
-Quando imparerete che non si gioca per strada?- disse Light scendendo dal taxi scavalcandoci con disinvoltura.
-Aiutarmi mai?!- ringhiai schiacciato da Near che stava letteralmente facendo le fusa strusciandosi sulla mia maglietta.
-Sono già straziato dal viaggio, non vorrai che mi si blocchi la schiena prima del concerto.-
-In realtà per la maggior parte dormiva oppure rubava il Nintendo3DS a Near facendolo andare in crisi.- precisò Ryuzaki che si palesò accovacciato accanto a me, fissandomi come suo solito.
-Quasi come a casa.- borbottai capendo che non avrei ricevuto nessun genere d’aiuto e mi apprestai a scrollarmi di dosso Near.
Dopo aver lasciato una lauta mancia al taxista, che probabilmente dopo il viaggio con quei tre si sarebbe preso un weekend libero per riprendersi, iniziammo a portare i loro bagagli di sopra, e inevitabilmente conobbero Paul.
-Ogni tanto mi chiedo se frequentiate qualcuno di normale.- disse mentre assisteva alla ridicola scena del ficcare le valigie nell’ascensore cercando di evitare che Near e Ryuzaki si mettessero a schiacciare tutti i pulsanti.
-Che domane inutili.- rispose Rox con un sorrisetto soddisfatto senza alzare bellamente un dito per aiutarmi, più faticavo nel tenerli fermi più si divertiva.
Paul abbassò la testa sul suo tablet continuando a leggere il giornale online scuotendo leggermente la testa, poi poco dopo si illuminò.
-Oh, adesso ho capito! Andate a vedere loro, vero?- chiese voltando il tablet verso di noi mostrando un articolo con Danielle che sembrava ruggire dentro a un microfono. –Quelli che sono stati qui l’altra volta.-
-Eh già! Posti VIP, ti rendi conto?- cinguettò Rox.
-Non avevo dubbi. E per precisazione, arriverà qualche altro amico strano, che so, con colori di capelli improponibili e talmente tanti piercing che se dovesse entrare in un negozio di magneti farebbe una brutta fine?-
-Naah, questi bastano e avanzano.- rispose lei indicandoci proprio nel momento in cui placcavo pesantemente Ryuzaki dal premere il pulsante d’emergenza solo perché “era curioso di vedere come fosse la tempistica di salvataggio in Inghilterra”.
 
La situazione non migliorò di certo quando sguinzagliai quei tre nel mio appartamento.
-È trenta volte più enorme di come sembrava nelle videochiamate!- urlò Near iniziando a camminare continuamente attorno al divano e al tavolino, facendomi venire la nausea.
-Dopo un po’ ti ci abitui.- risposi mentre mi accasciavo su una sedia, esausto.
-Cavoli, però devo dire che il tuo frigorifero sembra quello di un povero pensionato.-
Mi voltai in tempo per vedere quello che temevo: Ryuzaki per metà infilato nel mio frigorifero, intento a frugare ovunque per trovare qualcosa di dolce da mangiare.
-Lascia stare le mie scorte!- gli ululai dietro lanciandogli una scarpa.
-“Scorte”.- esclamò ironico Light appoggiandosi al bancone della cucina.
-Sentite, ora chiamiamo un bel take away e risolviamo tutto, ok?- tentai di rimediare.
Pessima idea.
-MESSICANO!- urlò Near alzando le braccia come un bambino esaltato.
-Non se ne parla, l’ultima volta sono dovuto rimanere chiuso nel cesso due ore. Non sarebbe male provare il famoso fish&chips già che siamo qui.- replicò Light liquidando in mezzo secondo la proposta.
-Tu rimani inchiodato al cesso il 99% delle volte. Io voglio il thailandese.- disse Ryuzaki emergendo dal frigorifero (ci era appena entrato completamente… e non era una metafora. Era con i piedi nel vano per le verdure).
-Allora già che ci siamo possiamo anche ordinare qualche apple pie dalla pasticceria all’angolo, tanto è di strada.- aggiunse Ryuk che nel frattempo si era accasciato sul divano occupandolo per tutta la lunghezza.
-Ehi, credevo volessi portarli da Nando’s!- fece eco Rox arrivando alle mie spalle.
In un impeto di disperazione aprii un cassetto del mobile vicino al tavolo tirando fuori tutti i menù take away che conservavo e glieli lanciai insieme al cellulare.
-FAI TU.- dissi con una certa enfasi e andando diretto verso Ryuzaki con tutta l’intenzione di debellarlo dal frigorifero e qualsiasi cosa facesse parte della cucina.
Mancavano esattamente ventiquattrore al concerto mentre ci stavamo strafogando di qualunque cosa possibile immaginabile, ciò voleva dire ancora una luuuuuunga giornata con quei tre che volevano esplorare ogni centimetro quadrato della città. Come se non bastasse la notte non fecero chiudere occhio pressoché a tutto il palazzo. Vollero conoscere Britt, e ovviamente Ryan, e inevitabilmente conobbero anche Alberto e un altro paio di coinquilini che erano usciti di casa per capire cosa fosse tutto quel trambusto.
Inutile dire quanto rimasero scioccati tutti nel vedere la somiglianza di Ryan con Matt, ma nessuno si divulgò troppo oltre appena lo sentirono aprir bocca.
La mattina dopo riuscire a trascinarli tutti fuori di casa fu abbastanza facile, anzi, dovetti frenarli per non farli correre in giro per le strade e rischiare di farsi investire.
-Mio dio, qui è tutto così… così British!- esclamò Near quando ci trovammo a Westminster e per poco non si fece arrestare da due (grazie al cielo) amichevoli poliziotti che probabilmente dovevano averlo scambiato per uno con qualche problema dopo aver tentato di andare ad abbracciare le fondamenta del Big Ben.
Non sapevo se essere più in ansia per i continui tentativi di dare spettacolo dei miei amici oppure per quella spiacevole sensazione che sentivo crescere dentro di me ogni secondo di più. Forse era l’agitazione pre-concerto, oppure stavo davvero diventando matto.
Danielle mi scrisse per avvertirmi che loro erano arrivati e che stavano facendo il soundcheck al locale dove avrebbero suonato, e la cosa mi mandò ancora più in fibrillazione.
-Ragazzi, credo sia ora che iniziamo a prepararci, non manca molto.- dissi quando il cielo iniziò ad imbrunire.
-È già ora?- disse con una certa agitazione Ryuzaki.
-No che non è ora, ma al signorino ci vorranno sicuro le sue consuete tre ore e mezza per rendere impeccabili i suoi capelli d’angelo.-  disse Light guardandomi di traverso.
-Non ci metto tre ore.- ribattei stizzito mettendo su il broncio –Solo un’ora e mezza.- borbottai infine, facendo partire una risata generale.
-Ehi, tutto bene?- chiese Rox mentre eravamo sulla metro –Sembra che tu stia per avere un attacco di cuore o qualcosa del genere.-
-Sì, sì… sono solo stanco.- risposi pensieroso.
-Hai ancora quel presentimento?-
Come cazzo faceva quella ragazza a leggermi nel pensiero ogni fottuta volta?
-Più o meno. Ho paura che qualcosa in qualche modo possa andare storto o… non so che altro.-
Lei sorrise e mi diede un buffetto sulla guancia.
-Non ti preoccupare, devono passare sul mio cadavere per farti andare storta questa serata.- disse facendomi poi l’occhiolino –Mi occupo io di questi qui mentre ti prepari.- ammiccò a Ryuk che stava di nuovo litigando chiassosamente con Light mentre Near e Ryuzaki continuavano a oscillare sui sedili della metro appena c’era una piccola curva, come se fossero su un ottovolante.
 
Mi diedi l’ultima sistemata ai capelli controllai che la maglietta cadesse bene prima di vietarmi di fissare di nuovo lo specchio.
-Bene, direi che si può partire. Avverto Danielle.- annunciai mentre assistevo alla patetica visione di Rox che cercava di pettinare senza successo i capelli selvaggi di Near.
-E dai! Non sono messi poi così tanto male!- stava protestando lui.
Prendemmo giacconi e sciarpe e mentre cercavo di indirizzare disciplinatamente tutti verso l’ascensore udii Rox lanciare un urlo disumano.
-Che c’è?!- chiesi affacciandomi alla porta del suo appartamento.
-Mi si è rotto un tacco delle mie scarpe preferite!- strillò lei facendomi vedere le decolté nere opache con laccetto che metteva sempre per le occasioni speciali, una delle quali con il tacco praticamente staccato di netto –Ora devo rivedere del tutto il mio outfit!- sembrava essere sul punto di una crisi isterica.
-Ma stiamo andando via adesso!- replicai allibito –Non puoi scegliere un paio di scarpe a caso?-
Mi fulminò con il suo sguardo simile a quello del Basilisco di Harry Potter.
-Ok, non puoi.- mi risposi da solo alzando le mani in segno di resa.
-Sentite…- si passò una mano fra i capelli viola –Voi iniziate ad andare, lasciami il mio Vip-pass e vi raggiungo appena sono pronta, ok? Prenderò un Taxi per fare più veloce.-
-Sei sicura?- dissi nervosamente.
-Giuro che ce la farò in tempo. Abbiamo calcolato le tempistiche con un po’ di anticipo.-
Presi un lungo respiro per poi frugare nella tasca della mia giacca tirando fuori uno dei pass.
-Se arrivi in ritardo ti uccido.- dissi porgendoglielo e facendo presa per qualche secondo con uno sguardo che non ammetteva repliche.
-Ci vediamo dopo.- disse schioccandomi un bacio sulla guancia per poi chiudere la porta, mentre mi avviavo verso l’ascensore potevo sentire tonfi vari; probabilmente stava mettendo sottosopra ogni armadio di casa sua.
Ecco, forse quello fu il primo campanello d’allarme che avrebbe dovuto farmi capire qualcosa. La brutta sensazione era ancora più presente ora che Rox era rimasta “indietro”, ma dovetti concentrarmi a fare del mio meglio per contenere gli altri quattro che sembrava stessero delirando.
-Non vedo l’ora di rivedere Danielle. E dire che pensavamo non l’avremmo mai più rivista se non alla tv o sulle riviste.- disse Near oltre l’esaltato mentre aspettavamo la metro –Com’è lei?-
-Sempre la stessa.- risposi con un mezzo sorriso.
-Anzi, ancora meglio!- mi fece eco Ryuk adorante come al solito.
-Spero che stasera non vogliate finire di nuovo sui giornali.- disse Light guardandomi abbastanza esplicito.
-In caso ricordati di bere una considerevole quantità d’alcol per non pensarci.- replicò Ryuzaki, e dovetti trattenermi seriamente dall’accasciarmi dal ridere, tutti avevano ricordi più che vividi di Light ubriaco, cosa più unica che rara ma epica.
Più ci avvicinavamo alla fermata giusta più la metro si riempiva di persone che stavano palesemente andando al concerto, e quando uscimmo nonostante il posto distasse qualche minuto a piedi dalla stazione si sentiva già il vociare della gente in coda fuori dall’edificio.
-Mi sento quasi in colpa.- commentò Light mentre passavamo con disinvoltura accanto a tutta la fila verso l’entrata.
Appena ci presentammo all’entrata mostrammo i nostri pass agli addetti della sicurezza che vigilavano sulle porte ancora chiuse.
-Ehi, ma è il ma quello è il biondo amico dei Cronic Freks!- sentii dire a qualcuno dalla folla, e io d’istinto cercai di nascondermi il più possibile dietro agli altri.
-Quale? Dici quello delle foto?!- si unì un’altra voce.
-Ma sì! C’è anche l’altro, quello che sembra morto!- ecco, avevano notato anche Ryuk.
-Ehiii! Fateci entrare con voi!- iniziò a urlare qualcuno, e pregai che quello della sicurezza si muovesse a controllare quei maledetti pass.
Dopo quella che mi sembrò essere un’eternità ce li restituì con un timbro aggiuntivo.
-Da questa parte.- disse l’uomo scortandoci verso una piccola porta secondaria posta a lato dell’entrata principale.
Sentimmo ancora qualche urlo di protesta, poi tutto divenne ovattato. Il posto era parecchio grande, e di li a poco si sarebbe riempito di tutta quella gente che strepitava fuori al freddo.
Ci condussero dietro al palco, dove ci attendeva una raggiante e assolutamente fantastica Danielle.
I suoi capelli rosso fuoco erano raccolti in una coda alta semi-arruffata e piena di treccine, piume, dred finti e altri gingilli. Indossava un completo di pelle da urlo con dei pantaloni talmente attillati da poter quasi far fare un pensierino anche a me per mezzo secondo.
-OH.MIO.DIOOOO!- urlò appena ci vide e ci venne incontro di corsa.
Ci abbracciò tutti tra mille urli in generale, poco ci mancava che si mettesse a piangere di nuovo… ecco, come non detto. Piangeva di nuovo.
-Smettila o ti rovini tutto questo capolavoro e la tua makeup artist ti vorrà morta.- dissi ammiccando al sofisticatissimo trucco nero e rosso che portava.
-Chi cazzo se ne frega!- urlò lei abbracciando di nuovo Ryuzaki e schioccandogli un bacio sulla fronte lasciando uno stampo perfetto del suo rossetto rosso cupo.
-Come lei comanda, sua maestà.- risposi scherzosamente alzando le braccia in segno di resa.
Per un momento l’ansia venne messa da parte e mi sentii come a casa, più del solito ancora.
-Ehi, e la vostra amica Rox dov’è?- chiese poi Danielle guardandosi intorno.
-Arriverà, ha avuto un piccolo imprevisto ma spero arrivi a momenti.- risposi io sentendo di nuovo una stretta allo stomaco.
-Oh, grazie al cielo! Iniziavo ad aver paura di non averti spedito abbastanza pass.- disse lei rincuorata –Tanto manca ancora un po’ all’inizio, ha tutto il tempo.- sorrise ottimista.
-Lo spero…-  mormorai sperando che nessuno mi sentisse. Quella brutta sensazione non voleva lasciarmi in pace.
-Allora, voglio che mi raccontiate cosa diavolo avete combinato.- proseguì Danielle prendendo Ryuk e Near sottobraccio ed invitandoci a seguirci nella saletta privé.
“Rox ti prego, muoviti.” pensai tra me e me scrollando le spalle per cercare di alleviare un po’ la tensione.
 
Se solo avessi saputo cosa stava succedendo a qualche chilometro di distanza…
 
-Rox-
 
Era sempre la solita dannatissima storia.
Quando ami alla follia una cosa quella è destinata a distruggersi.
Più guardavo quelle scarpe, così perfette ed esclusive, con quel tacco penzolante più mi veniva da piangere.
Scossi la testa imponendomi di fare in fretta, non potevo permettermi nemmeno i canonici dieci minuti di ritardo che una donna usa per farsi attendere, era una questione di vita o di morte. Avevo trovato un abbinamento che mi convinceva, era da tanto tempo effettivamente che volevo provare il vestito nuovo che avevo preso a Camden Town, quello rivestito di pizzo e con un’unica lunghissima cerniera che partiva dalla scollatura e finiva all’orlo della gonna. Per un concerto dei Cronic Freak andava più che bene, e poi si abbinava perfettamente agli stivali che avevo ordinato da Parigi, quelli alti fino al ginocchio.
-Gesù! Dove cavolo ho messo la collana con la mezzaluna?!- imprecai tra me e me iniziando a mettere sottosopra il portagioie.
Dovevo assolutamente trovare quella maledettissima collana, sapevo che ci sarebbe stata perfettamente. DOVEVO, era questione di vita o di morte. Poi mi mancava solo cambiare il colore del rossetto e sarei potuta partire.
-Eccoti qui, disgraziata!- esultai districando la maledetta da altre tre o quattro collane.
Ovviamente, come immaginavo, ci stava perfettamente.
Alla fine decisi di non cambiare il rossetto, come minimo avrei sbavato tutto il fondotinta vicino alle labbra e non era decisamente il caso di rifare anche metà del trucco.
Presi il cappotto dall’appendiabiti e corsi verso il piano della cucina per recuperare il cellulare in carica.
In quel momento sentii suonare il campanello di casa.
-E adesso cosa cazzo c’è?!- borbottai a denti stretti.
Valutai la situazione, aspettare che chiunque fosse se ne andasse per evitarmi una possibile chiacchierata troppo lunga… nah, avevo sbattuto ante di armadi fino a due secondi prima, era evidente che fossi in casa.
Sospirai prendendo borsa e cellulare ed andando a passo deciso verso la porta.
-Chiunque tu sia sappi che devo uscire e sono un ritardi, quindi o hai una borsa di Chanel da regalarmi oppure levati da…-
Questa era una cosa strana.
Avete in mente quando avete sempre sentito parlare di una persona per talmente tante volte che nonostante voi non l’abbiate mai vista in vita vostra sapreste riconoscerla ovunque, anche in mezzo a una folla di ventimila persone?
Ecco, la sensazione in quel momento era pressappoco quella.
Sentii la mia bocca spalancarsi senza controllo e tutti gli insulti che avevo intenzione di dire per andarmene il più in fretta possibile dissolversi.
Rimasi lì, completamente pietrificata sulla soglia di casa mia, senza riuscire a muovere un solo muscolo nonostante il cervello continuasse a dirmi di sbrigarmi, ma il mio cuore batteva talmente forte da non riuscire nemmeno più a sentire i rimproveri della mia coscienza.
-Ehm…scusa- disse il mio “ospite improvvisato” –tu sei Rox per caso?-
Feci appena cenno di sì con la testa.
-Allora tu sapresti dirmi dov’è Mel?- 



EEEEEEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEH é_____è 
Lo ammetto, far finire così il capitolo é da persone senza cuore u.u ma del resto se non lo facessi non sarei io *ride sguaiatamente*
Beh, traete voi le vostre conclusioni! Credo che il 99% di voi avrà capito chi possa essere l'ospite inaspettato di Rox (no dai, dici?? XD) Cosa potrebbe mai succedere adesso?
Ammetto che ero dubbiosa sul cambio di punto di vista della narrazione, ma alla fine per rendere appieno quello che mi sono immaginata era l'unica soluzione. Inoltre avete avuto un breve scorcio della mente tutta fronzoli di Rox XD fore questa cosa potrei aggiungerla ancora se vi piace il cambio di punti di vista, per cambiare giusto un po', ditemi voi ^^
Bene! Piccini miei, é giunto il momento di salutarci! Giuro, prometto di impegnarmi al massimo per cercare di non fare più assenze così prolungate >___< il prossimo capitolo in teoria é già in lavorazione quindi non dovreste preoccuparvi troppo (NdMello: preoccupatevi lo stesso -___-'')
Mi raccomando, recensite recensite recensite e soprattutto non fate i bravi u__u 
Ringrazio chi ancora ha la pazienza di seguirmi dopo tutto questo tempo <3 
Raven :3
 
  
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