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Autore: Mary_Julia_Solo    24/11/2016    0 recensioni
Saresti disposto a morire
per ottenere la verità?
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« Katharine lo guardò confusa, ma poi lentamente si alzò e, ignorando il dolore alla spalla, corse nel bosco, incespicando nelle radici e urtando i rametti bassi. Prima di allontanarsi troppo si voltò verso l’uomo in nero per controllare che non la stesse seguendo, che non si stesse solo divertendo con lei. Ma, lo vide ancora fermo dov’era prima, a guardarla correre via. All’improvviso Katharine si chiese chi fosse. Se davvero avesse voluto uccidere la sua famiglia. O tutti gli altri che probabilmente aveva ucciso. Si chiese se davvero fosse cattivo. Se davvero fosse senza cuore come lo credeva. »
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Salve gente! :) Ebbene sì, sono tornata! Sono riuscita a superare il blocco dello scrittore e ho scritto altri quattro capitoli. Ho aspettato un po’ per pubblicare questo per tirarmi un po’ in avanti con il lavoro (così non dovrete aspettare un’eternità per il prossimo capitolo).
E adesso eccomi qui. A tormentarvi con i problemi esistenziali del nostro amato Bucky Barnes (life-ruiner)! Spero che questo capitolo vi piaccia :)
 
Capitolo 6. - Doubts
15 marzo 1996
Si sentiva la testa pesante. Fece molta fatica a ricordarsi cosa fosse successo, ma lentamente, delle immagini si formarono nella sua mente. Il fumo… Le esplosioni… L’acqua del fiume che l’avvolgeva… Due occhi di lapislazzuli… Aprì lentamente gli occhi, cercando di non scontrarsi troppo velocemente con la luce del sole. Sempre che ve ne fosse, di luce del sole. Non aveva idea di dove si trovasse. Il Soldato poteva benissimo aver pensato di sotterrarla viva e liberarsi di lei. Con sollievo, almeno credette, capì che non era così. C’era della luce pallida che entrava dalla finestra sporca poco lontano da lei. Ora che tutti i sensi le erano tornati, si accorse di avere i polsi legati stretti con una corda, che la teneva anche bloccata al riscaldamento scrostato e spento della stanza. Non era certo quella la cosa più incredibile. Quello che la stupì di più fu constatare che qualcuno le aveva curato la ferita al fianco. Infatti, sentiva il contatto delle bende con la sua pelle calda. Katharine si guardò intorno, ispezionando ogni centimetro della stanza. Il suo cuore mancò un battito quando lo vide. Il Soldato d’Inverno. Comprese che lui forse era l’unica persona al mondo che riuscisse a farle paura, a farla tremare. L’aveva sempre e solo odiato, ma ora ne era terrorizzata. Non capiva. Non riusciva a capire. Prima l’aveva risparmiata, poi l’aveva salvata. C’era un motivo in tutto questo? Lo osservò, quasi con il fiato sospeso, quasi con paura di respirare: era lì, dall’altra parte della stanza, un fucile da cacciatore appoggiato alla gamba, una pistola in mano. La poca luce gli illuminava il viso. Non indossava la maschera. Era la prima volta che lo vedeva in viso, l’unica cosa che aveva visto e che non si era mai dimenticata erano i suoi occhi. Si sorprese a pensare che fosse bello. Era giovane, non poteva avere più di trent’anni. Anche se era impossibile. In teoria avrebbe dovuto averne molti di più di trenta. Ma dopotutto era un fantasma. Lui la osservava di rimando. Katharine deglutì, non sapendo cosa fare e sentendosi la gola secca. Il Soldato si alzò e si diresse verso di lei, che lo guardò sospettosa. Non capiva proprio che intenzioni avesse. E allora, per la prima volta lo sentì parlare.
-Finalmente ti sei svegliata. -disse, lanciando un’occhiata svelta oltre la finestra, come preoccupato. Poi, si abbassò e sciolse il nodo che teneva la sua « prigioniera » legata al riscaldamento. Lei non disse una parola, mentre lui la faceva alzare e la incitava a camminare. La sua mente macchinava, chiedendosi il perchè di tutto quello che stava capitando. Cosa diavolo aveva in mente il Soldato ? Perchè la teneva prigioniera ? Troppe domande le frullavano in mente e lei fece la più stupida di tutte.
-Di chi è questa casa ? -sentì il suo sguardo sulla nuca, le loro mani che si sfioravano tra di loro, anche se quelle di lui erano coperte da guanti.
-Non lo so. Ma non c’era nessuno. Probabilemente è uscito. E non è più tornato. -Katharine rabbrividì. Significava che lo aveva ucciso lui ? Uscirono dalla casa, e la giovane vide intorno a sè un vasto bosco. L’aria era satura del profumo di primavera. Sarebbe stato un luogo molto romantico se non fosse stata lì con un assassino. Camminarono ancora per diversi metri, in perfetto silenzio. Il Soldato non doveva parlare molto già di suo, mentre Katharine era terrorizzata. E si odiava per questo. Come faceva il suo cuore afferrare paura mentre era in compagnia dell’uomo che aveva ucciso tutta la sua famiglia ? Arrivarono in prossimità di un’auto e finalmente lei si decise a fare domande.
-Cosa stai facendo ? -lui per un attimo non produsse un suono. Nè un respiro, nè un sospiro. Poi parlò.
-Tutti i miei compagni sono stati uccisi dal tuo. Non so dove andare. E probabilmente tutto lo S.H.I.E.L.D. è in giro a cercarmi. Così ho deciso di prendere un ostaggio e di fuggire il più lontano possibile. - Katharine rise, per una crisi isterica, forse. O magari era solo impazzita. Non avrebba saputo dirlo con certezza.
-Sei un bugiardo. -il Soldato strinse di più la presa sulla corda. -Avresti benissimo potuto contattare gli altri cani sovietici per farti ritrovare. Ma non l’hai fatto. Perchè stai scappando. Non so esattamente perchè, ma è quello che stai facendo. -lui aprì la portiera dell’automobile e la spinse dentro, senza preoccuparsi minimamente di farle male. La giovane si sentì quasi felice. Almeno in quello c’era verità. Strinse le labbra mentre cercava almeno di mettersi seduta, la spalla che le doleva. I finestrini posteriori erano oscurati, notò. Il Soldato accese il motore dell’auto e seguì il sentiero sterrato fino alla strada. Katharine si ritrovò di nuovo ad osservarlo. L’aveva fatto anche troppo spesso, negli ultimi venti minuti, quando le si presentava l’occasione. Non si azzardò a chiedere dove stessero andando, anche se aveva completamente perso il senso dell’orientamento. Pensò alla reazione di lui poco prima. Lo aveva sì fatto arrabbiare, ma quello che aveva detto era vero. Avrebbe benissimo potuto farsi ritrovare. E se non lo faceva, significava che stava cercando di scappare. Ma in fondo non aveva senso. Quella di essere un assassino doveva essere stata una scelta sua. Per qualcosa di rotto nel cervello, per vendetta, per qualunque cosa, ma uccideva da trent’anni e oltre. E quindi doveva aver deciso così. Non poteva essere diversamente. Le tornò in mente un pensiero avuto da bambina, il giorno della morte della sua famiglia : Si chiese chi  fosse. Se davvero avesse voluto uccidere la sua famiglia. O tutti gli altri che probabilmente aveva ucciso. Si chiese se davvero fosse cattivo. Se davvero fosse senza cuore come lo credeva. Questo si era chiesta sul Soldato d’Inverno, e lavorando nello S.H.I.E.L.D.pensava di aver trovato risposte. Credeva di averlo capito. Di aver capito che no, un cuore non ce l’aveva. Che era davvero cattivo, crudele, senza pietà e che non essere stata uccisa era stata soltanto fortuna. Però… A volte tornava a formulare quei pensieri mentre stava sdraiata nel suo letto, a fissare il soffitto, pianificando la sua vendetta. Non poteva essere soltanto stata fortuna la sua. Non l’aveva mancata, non aveva voluto colpirla, era ovvio. E poi, chi fosse davvero non l’aveva mai capito. Non si poteva davvero chiamare il Soldato d’Inverno. All’improvviso, non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato da quando si era immersa nei suoi pensieri, domandò, a bassa voce :
-Chi sei ? -vide gli occhi di lui osservarla dallo specchietto retrovisore. Vi si poteva leggere una nota di stupore, e questo era strano, considerando che Katharine lo aveva sempre trovato poco espressivo, quasi come se fosse congelato… Ci volle un po’, ma alla fine il Soldato rispose.
-Non… Non lo so. -la sua voce era debole e sembrava quasi… Persa.
-Come puoi non saperlo ? -Katharine era stupita. Di nuovo. Quell’assassino la continuava a stupire, sempre di più, ogni momento che passava. Era davvero strano…
-Non lo so. Non lo so e basta. Non chiedermelo. -smise di guardarla e si concentrò di nuovo sulla strada praticamente deserta. -Forse ricorderò… -lei riflettè su quelle parole. Non ricordava il suo nome ? Ma com’era possibile ? Stava per esprimere quel pensiero ad alta voce, ma ricordò che lui le aveva chiesto di non chiedere più, quindi rimase in silenzio.
Nessuno dei due parlò per molto tempo, almeno un’ora, mentre il cielo si scuriva sempre di più. Per Katharine tutto quel silenzio stava cominciando a farsi asfissiante. Odiava rimanere in silenzio mentre era con altre persone, lo odiava davvero. La sua mente smetteva di ragionare in quelle situazioni, e faceva sempre, sempre, domande scomode. Anche quando avrebbe fatto meglio ad evitare. Come in quel momento.
-Perchè non mi hai uccisa ? -mormorò. Vide il Soldato stringere di più la presa sul volante. -Perchè ? -ripetè, ma ancora non ottene risposta. Allora cominciò a spazientirsi. -Dimmelo, lo voglio sapere. Perchè diavolo non mi hai ucciso quando potevi ? PERCHÈ? -il Soldato, non visto, strinse le labbra, cercando di non perdere il controllo, altrimenti avrebbe potuto fare davvero male a quella ragazza. -Ed ora ? -Katharine era ormai davvero arrabbiata. Voleva delle risposte. Quelle risposte. La sua vita si basava soltanto su risposte. Solo per quelle rimaneva in vita. -Perchè mi hai salvata ? Perchè continui a divertirti con la mia vita ? -le parole sgorgavano fuori dalla sua bocca e non poteva fare nulla per fermarle. -Perchè non mi uccidi, ora ? -
-Ti prego, non… -cercò di dire il Soldato, mentre qualcosa di simile alla paura si impossessava di lui. Stava per perdere il controllo. Un’altra parola e avrebbe potuto colpirla. Ma lei non ne voleva sapere.
-Uccidimi ! Non ho voglia di aspettare ancora chissà quanto tempo ! Uccidimi ! ADESSO ! UCCIDIMI ! -senza neanche un sospiro, il Soldato sterzò e infilò con l’auto un sentiero sterrato a lato della strada. Fece alcuni metri, poi scese e, aperta la portiera posteriore, scaraventò Katharine sul prato, senza curarsi di farle male. La giovane riuscì a impedirsi di cadere di faccia, ma il colpo fece comunque male. E ora si sentiva un animale in trappola, senza via d’uscita. Se l’era andata a cercare, doveva ammetterlo. Ma forse finalmente sarebbe stata liberata dal peso di quella vita troppo grande per lei. Il Soldato le puntò una pistola alla testa, essattamente come diciasette anni prima, il dito pronto a premere il grilletto. Guardò Katharine, combattendo una battaglia interiore. Qualcosa in lui voleva spararle e mettere fine a tutta la sua arroganza, ma… Un’altra parte di lui, non voleva ucciderla. Un’altra parte di lui non voleva uccidere più nessuno. E in fondo, non aveva alcun senso. Lui era nato per uccidere. Doveva essere per forza così, visto che non faceva altro da… Da molto tempo. Valeva soltanto gli omicidi che commetteva. Nient’altro. Una voce, dal fondo della sua mente, gli urlava che non era vero. Che lui l’aveva avuta una vita, prima di diventare il Soldato d’Inverno. Non sapeva cosa fare. Non sapeva nemmeno chi era, dopotutto. Forse non l’avrebbe mai saputo. Se era stato qualcosa prima di un assassino, probabilmente quel « qualcosa » era perso e irrecuperabile. La sua mente tornò alla situazione di quel momento. Katharine gli sembrò un animale ingabbiato, come tutte le altre volte. Lei gli aveva chiesto perché non l’avesse uccisa, e la risposta era che non lo sapeva. Non sapeva nulla. La sua mente era troppo confusa. Abbassò la pistola, sospirando impercettibilmente. Katharine si accorse che era la prima volta che si arrendeva, che non sparava. Certo, non l’aveva incontrato molte volte, ma ne era certa. Era riuscita a vedere confusione, nei suoi occhi oltremare. E non aveva capito. Perché avrebbe dovuto essere confuso ? Fare l’assassino era il suo lavoro. Perché avrebbe dovuto indugiare tanto prima di spararle ? E poi non spararle affatto ? Il Soldato la aiutò ad alzarsi e la riportò, quasi con gentilezza, nell’auto. Chiuse la portiera dietro di lei e vi si appoggiò un attimo. Quella ragazza era strana. Chi avrebbe mai supplicato di farsi uccidere ? Nessuno, ma lei sì. Lui aveva ucciso la sua famiglia, avrebbe dovuto cercare di vendicarsi, non cercare di farsi uccidere. Scosse, la testa, confuso come mai in vita sua. Entrò nell’auto e fece partire il motore, cercando di dimenticare tutti i suoi dubbi.
 
Angolo autrice pt.2:
Mehw, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. È stato un parto scriverlo (ed è pure corto, sorry) :(
Ringrazio davvero chiunque sia arrivato alla fine di questo e chi mi ha recensito
Thank you, seriously :))))
Tra parentesi mi stavo domandando: Sono l’unica che non trova mai tempo di scrivere a causa della scuola ? :((domanda molto stupida naturalmente, suppongo sia così per tutti) Odio non trovare tempo per scrivere. :(
Be’, alla prossima ! ^^
Baci, Mary <3
   
 
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