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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    30/11/2016    3 recensioni
Ma di tutte le punizioni e di tutti i tormenti a cui la sua mente gracile e ormai prostrata era necessariamente sottoposta, quello era di certo il più tremendo e il più arduo a sopportarsi.
Scivolava sottopelle, la risata di Gellert, s’avvolgeva attorno alla cute, permeava le carni, lambiva malandrina le viscere, e poi con perfidia calcolatrice scendeva lungo lo stomaco, lungo la spina dorsale, lungo tutto il suo corpo in scariche continue, frustate ben inflitte e coltellate ben mirate.
[Settima classificata al contest "All Together Contest-III edizione" indetto da Mary Black sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Risata.
Stridula, sorda, sadica risata.
Archetto di violino su corda tesa, tamburo di battaglia in quel vano tentativo d’estrema pace, battito incessante di un cuore ormai morto. Avrebbe quasi dimenticato il ritmo palpitante e regolare di quei quattro battiti, Albus -nessuno sarebbe mai riuscito a pronunciare quel nome come lui faceva-, se non ci fosse stata quella risata incessante e costante a dargli il tempo di quell’andamento per lui ormai indifferente. 
Aveva un modo di ridere tutto suo, Gellert, lo ricordava davvero bene (lo ricordava sin troppo bene). Tutto ciò che era necessario era un lampo, un istante, la scintilla di un qualche possibile divertimento, un commento particolarmente saccente, una battuta non troppo brillante, un sorriso appena abbozzato nello spazio che intercorreva tra le loro labbra e il tempo di un rapido morso, e la testa dell’altro ricadeva all’indietro in una cascata abbagliante di onde dorate e riccioli ribelli, quasi a voler simulare una qualche pretesa di ribellione, un’ulteriore, sicura affermazione della propria superiorità. O forse quella che gli faceva stirare le labbra in un sorriso di indolente godimento, il collo disteso all’indietro e la bocca pronta a riempirsi di quel suono tonante e a lui tanto caro, era semplicemente la certezza che Albus, creta indolente tra le mani di un maestro esperto, lo venerava,pellegrino mai pago di quella visione celestiale e angelica, fedele mai stanco di seguire frettolosamente, con i palmi e con le dita, la fuga rocambolesca dei ricci lungo la schiena del compagno, pronto a percorrere quel cammino di Santiago ancora, e ancora, e ancora.
Risata.
Allegra, amara, ardita risata.
Rombo di tuono in un cielo sereno d’estate, colpo d’arma da fuoco nell’immobilità dello stupore mortale, lungo e prolungato gemito nelle morte ore in cui il passato tornava a bussare alla sua porta.
In fondo Albus -quanti anni erano passati dal tempo in cui lui aveva sussurrato quel nome, le labbra a lambire le clavicole nivee, i denti immersi nella dolce degustazione della carne tenera- aveva percepito quella certezza fatidica calare sul proprio capo, terribile e letale spada di Damocle, nell’istante in cui il corpo di Ariana era ricaduto, fantoccio privo del proprio soffio vitale, nel silenzio unisono dei loro tre giovani cuori: una punizione gli sarebbe stata necessariamente inflitta, una punizione che non avrebbe mai sciacquato via quella colpa.
Ma di tutte le punizioni e di tutti i tormenti a cui la sua mente gracile e ormai prostrata era necessariamente sottoposta, quello era di certo il più tremendo e il più arduo a sopportarsi. 
Scivolava sottopelle, la risata di Gellert, s’avvolgeva attorno alla cute, permeava le carni, lambiva malandrina le viscere, e poi con perfidia calcolatrice scendeva lungo lo stomaco, lungo la spina dorsale, lungo tutto il suo corpo in scariche continue, frustate ben inflitte e coltellate ben mirate.
In fondo Albus –il corpo avvinghiato al suo, le mani che si stringevano a ricercare, nello spazio di un ultimo affanno, un appoggio e un approdo sicuro-lo sapeva fin troppo bene: quella risata non l’avrebbe abbandonato mai.
Gellert non l’avrebbe abbandonato mai.

Note dell'Autore: Ammetto che il titolo non mi convince molto, ma non sono riuscita a pensare a nulla di meglio.. Per certi versi penso ci possa stare, quasi ad intendere questa "punizione" che Silente deve subire come un brutto scherzo di cui è vittima, ma lo trovo piuttosto "esterno" al senso vero e proprio della storia in sè. Potrebbe essere una considerazione di Gellert, più che un pensiero di Albus, e credo che così vada inteso. Riguardo al testo, ho cercato di impegnarmi il più possibile nel rendere il loro rapporto, essendo loro una delle mie coppie preferite, e soprattutto il personaggio di Albus. è la seconda volta che scrivo sulla Grindeldore e dire che sono preoccupata al riguardo è dire poco, ma spero che possa comunque piacere sia all'autrice del pacchetto sia alla giudicia.
I pochi riferimenti mitologiciepici inseriti sono il frutto del troppo studio, temo XD Credo che comunque non sarebbe improbabile per Albus conoscere queste cose, visto che in ogni caso è stato ed è una persona tanto "aperta" nei confronti della cultura e di ogni branchia del sapere. 
 
  
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