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Autore: flashmary97    04/12/2016    1 recensioni
"Tutto l’Universo era dentro di lei, ma anche lei era in tutto l’Universo e una sola cosa era chiara: salvare il Dottore. In tutto lo Spazio e il Tempo una cosa la chiamava più di tutte le altre: il doppio battito di quel doppio cuore. "
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bad Wolf, Doctor - 9, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Rose guardò il cuore del Tardis.

Quella sarebbe stata la soluzione, lo sapeva. Non poteva restare indifferente, senza fare nulla, sapendo cosa stava avvenendo migliaia di anni dopo su Satellite 5. Non poteva e non doveva. Quel messaggio disperso nel Tempo e nello Spazio era per lei. Era un invito, una indicazione per farle sapere che avrebbe potuto salvare tutte quelle persone, ma soprattutto, che avrebbe potuto non abbandonare il suo Dottore. Non sapeva ancora come questo sarebbe avvenuto, ma qualcosa le diceva che la chiave di tutto era lì: nel cuore di quella stramba macchina vivente che l’aveva accompagnata nei viaggi più assurdi. Pensava di poterla convincere a riportarla indietro e poi, una volta arrivata, si sarebbe inventata qualcosa. Avrebbe aiutato l’uomo dello spazio a pensare a uno di quei suoi geniali quanto arditi piani e tutto si sarebbe risolto, come al solito. Così, anche quella storia, nella sua mente, sarebbe stata semplicemente catalogata come una delle tante altre avventure e, in futuro, avrebbe riso dell’astuzia del Dottore e dell’ingenuità con cui era stata rimandata a casa.
I suoi occhi si immersero nel bagliore che fuoriusciva dalla console e vi si persero all’interno. La mente, il cuore e il corpo di Rose iniziarono a bruciare. Le porte del Tardis si chiusero violentemente e quest’ultimo iniziò lentamente a scomparire. Tutto allora iniziò a farsi chiaro. Non solo capì come avrebbe sconfitto i Daleks, ma tutto l’Universo iniziò a mostrare un suo significato. Poteva osservare ogni singolo atomo esistente sulla Terra, la nascita di ogni stella e di ogni galassia, nel Tempo e nello Spazio. Ammirava e conosceva l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo in ogni sua sfumatura. Poteva contare ogni goccia del mare e incontrare il pensiero di una qualsiasi forma vivente che fosse passata nella Storia. Tutto questo nel bagliore di un istante e poi di nuovo, nel palpito di ogni attimo successivo. Ma non era più Rose Tyler. Lei era Badwolf. Lei aveva disperso quei messaggi, plasmando i secondi che avevano condotto fino a quel momento. Eppure non lo era fino in fondo. Quel cuore umano, in cui una presenza estranea si era insinuata, non smetteva di godere di esaltazione davanti alla bellezza di una tale conoscenza del mondo e continuava a sussultare di dolore davanti a ogni attimo di crudeltà passato per il corso degli eventi. E la mente lo seguiva, dissetata della sua avidità di sapere e devastata dagli angosciosi spasimi di ogni sofferenza. Ogni fibra del suo corpo lottava per mantenere la sua coscienza davanti a ciò che stava avvenendo, e questo, lentamente, la consumava.

 
Il Dottore premeva nervosamente le mani sulla leva che avrebbe potuto distruggere ogni forma vivente. Un vigliacco o un assassino? Portava già dentro di sé il soffocante dolore della Guerra del Tempo e delle azioni che aveva dovuto compiere. Avrebbe mai potuto sopportare il peso di un’altra azione del genere? Eppure i Daleks andavano distrutti. Non sapeva che fare. Avrebbe voluto scomparire, togliersi il tormento di tutta quella responsabilità. Pensava al suo pianeta, alla bellezza e dolcezza di quel luogo prima della devastazione. Perché tutto questo era sempre toccato lui? Perché era sempre stato lui a doversi prendere il fardello della scelta? Era stufo di essere un guerriero, voleva solo essere il Dottore. Non lo avrebbe fatto. Non avrebbe distrutto tutto e, in realtà, non perché era un vigliacco. Basta combattere, stavolta era disposto a morire. Forse lui era veramente il Male. Forse tutte le sue battaglie non avevano fatto altro che creare nuovo dolore. Forse era davvero giunto il momento che anche lui, il Dottore, l’Ultimo Signore del Tempo venisse sterminato. Era pronto. Era pronto ad andarsene. Non voleva più soffrire. Non avrebbe scelto di nuovo di portarsi il dolore nel petto.
 
Il rumore del Tardis irruppe su Satellite 5. Il Dottore, sorpreso e terrorizzato assieme, si voltò sgranando gli occhi. Come era possibile? Rose … inarrestabile Rose … cosa aveva fatto stavolta? Avrebbe voluto rimproverarla e al contempo era orgoglioso della forza instancabile di quella ragazza, ma mai avrebbe potuto immaginare quello che vide all’aprirsi di quelle porte blu.
Aveva guardato nel Tardis, lo aveva fatto. Lui l’aveva rimandata a casa per salvarla e lei si stava uccidendo. Era pronto a distruggere tutto perché gli importava solo di salvare lei. Invece, le sue azioni, avevano portato lei a distruggersi per salvare tutto. Aveva sbagliato, di nuovo. Terrorizzato osservava l’energia di Gallifrey polverizzare i Daleks e ridonare la vita, mentre bruciava il corpo e la mente di quella ragazza: l’unica che gli interessava.
 
Ogni vena del corpo di Rose pulsava, mentre il Vortice del Tempo scorreva nel suo sangue. Tutto l’Universo era dentro di lei, ma anche lei era in tutto l’Universo e una sola cosa era chiara: salvare il Dottore. In tutto lo Spazio e il Tempo una cosa la chiamava più di tutte le altre: il doppio battito di quel doppio cuore. Lo aveva seguito per disporre correttamente tutti i frammenti del messaggio che, credeva, lo avrebbero sottratto alla morte. Ora era lì, davanti a lui e gli parlava. Aveva fatto quel che era necessario, ma non poteva più lasciare andare quel potere. Sebbene il suo cuore fosse ormai libero, la sua mente non aveva la forza di abbandonare quell’energia. Solo in quel momento allora, comprese come doveva sentirsi il Dottore: una sensibilità umana in un corpo che aveva visto e portato il peso di tutto l’Universo. E piangeva.
 
Fu allora che il Dottore capì: davvero era pronto, davvero era il momento di andare, ma non perché lui era il Male e doveva essere distrutto. Era giunto il suo tempo perché, grazie a quella ragazza che aveva di fronte, aveva capito di poter portare il bene e lo avrebbe fatto, sacrificandosi per lei. Rose aveva guardato dentro la sua armatura di guerriero, dietro il velo di triste ombra con cui si ricopriva e lo aveva fatto vivere. Perché non basta non morire per vivere. Dopo la Guerra del Tempo,  lui aveva ricominciato a farlo solo grazie alla luce che brillava negli occhi di quella ragazza. La invitò ad avvicinarsi e la baciò, sapendo quanto quell’atto gli sarebbe costato.
 
Rose, lentamente, si lasciò andare al tocco lieve delle labbra del Dottore. Il ritmo dei suoi due cuori le risuonò nelle tempie e tutto l’Universo che le affollava la mente, improvvisamente, trovò una direzione. Ogni fibra del suo corpo si abbandonò a quel gesto d’amore lasciando che quella nuova e vitale energia sostituisse il Vortice del Tempo. Ogni attimo della Storia e ogni centimetro dello Spazio fluirono fuori dalla sua testa, liberandola.
 Semplicemente e nuovamente Rose. Viva. Viva solamente lì, tra le braccia del suo Dottore, in un singolo e preciso istante, il suo. Questo era: una singolarità nello Spazio-Tempo e non voleva nulla di più. Stanca, lasciò che il suo corpo sfinito si riposasse e si addormentò.

 
L’energia del Vortice attraversò il Dottore e si scontrò con la sua anima di Signore del Tempo. Mentre ogni cellula del suo corpo bruciava, posò Rose a terra e si rivide bambino. Si rivide, spaventato, ad osservare dentro il caos della Storia come ogni abitante di Gallifrey doveva fare. Quel caos lo aveva vissuto, lo aveva percorso in lungo e in largo ed ora era quello stesso ad attraversare lui, infiammandolo. Lo rimandò all’interno del Tardis e la rigenerazione incominciò. Aveva paura, non poteva negarlo. Si ha sempre paura in un momento del genere. Eppure era felice, era felice come non gli capitava da anni, centinaia di anni. Era un po’ preoccupato di come sarebbe diventato, ma in fondo non gli importava. Sperava solamente di diventare almeno un po’ più carino, magari senza quelle orecchie a sventola. Accarezzò il volto di Rose sapendo che sarebbe stata l’ultima volta con quelle mani. In effetti era stata fantastica. Non solo: erano stati fantastici, lo era stato anche lui. Incredibile. Dopo una vita con il viso velato di tristezza era giunto il momento di andare e poteva farlo con il sorriso. Era stato fantastico.


NDA: E rieccomi con una nuova One Shot sul Dottore. Stavolta tocca a Nine e alla sua rigenerazione. Spero di aver caratterizzato adeguatamente i personaggi e i loro possibili pensieri ed emozioni. Ho sempre un po' paura a toccare momenti così delicati, ma in fondo mi diverto proprio perchè sono momenti pieni di tensione. Sono stata davvero contenta di andarmi a recuperare la rigenerazione di Nine, dottore spesso un po' lasciato da parte, ma che ricordo mi aveva piacevolmente colpita all'inizio.

Questa storia è stata scritta per il contest:
"Introspective ... Relationship"
  
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