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Autore: Vitani    05/12/2016    1 recensioni
[Post episodi 8 e 9]
"Quella piccola parte di lui ha l’anima di un bambino innamorato, ha gli occhi del Victor di diciassette anni. Costume blu, i sogni del mondo e corona di rose.
Vincerà, dicevano, continuerà a vincere per un decennio, forse più.
Aveva vinto, Victor.
Nazionali, Mondiali, Grand Prix, Olimpiadi.
Tutto quel che era possibile vincere.
Per arrivare a ventisette anni svuotato di tutto."
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCRITTO SUL CORPO

 
 
 
 
Era un genio e non ha mai smesso di sorprendermi.
 
 
Quella piccola parte di lui ha l’anima di un bambino innamorato, ha gli occhi del Victor di diciassette anni. Costume blu, i sogni del mondo e corona di rose.
Vincerà, dicevano, continuerà a vincere per un decennio, forse più.
Aveva vinto, Victor.
Nazionali, Mondiali, Grand Prix, Olimpiadi.
Tutto quel che era possibile vincere.
Per arrivare a ventisette anni svuotato di tutto.
Di questo, Yuri se n’è accorto dopo essere tornato in Giappone con un biglietto per la finale del Grand Prix in mano. Dopo aver parlato con Yakov, con Yurio.
Quel ragazzo è un grandioso egoista, non è certo venuto da te per farti un favore!
 
 
Lo so.
 
 
Ma il suo cuore aveva pianto.
 
 
È andato a cercare Victor, Maccachin sano e salvo.
È tornato all’Ice Castle, dice Minako, prima di venire a prenderti è stato lì tutto il tempo.
Tutto il tempo?
Il tuo free skating, conferma Yuko-chan, non l’ha guardato in televisione.
Di nuovo un cuore che piange, che minaccia di spezzarsi.
 
 
Per chi sto danzando? Io lo so.
Per te. Sempre per te.
 
 
Non mi ha guardato, si chiede, perché? Forse per Maccachin, ricoverato in clinica? Forse ha dimenticato? Forse…
Yuko-chan sorride, scuote la testa gentilmente.
Voleva stare con te. Anche senza essere lì. Ha chiesto di aspettare il tuo ritorno al palaghiaccio.
Lo trova sulla pista, che scivola lentamente sulla diagonale, da un lato all’altro, da un lato all’altro, di tanto in tanto intervalla con piccoli passi regolari, come a dettarsi il tempo. Il ragazzo di diciassette anni, col costume blu e i sogni del mondo. Ma cosa si fa quando il mondo non vuole più niente? Cosa si fa quando si è raggiunto il culmine, quando si guarda giù e si vede il vuoto? Cosa si fa quando si è morti?
Vitya non tornerà più a pattinare, ecco la verità. Il pattinaggio di figura e il suo pubblico sono tutta la sua vita, ma quella vita ormai l’ha abbandonato.
 
 
Se è venuto da te, l’ultimo della fila, è per cercare il suo coup de théâtre migliore.
Trasformare te nel pattinatore numero uno al mondo, prima di lasciare.
Non credere che ci sia niente di diverso.
È freddo, lui.
Non è tipo da sentimenti.
 
 
Scivola avanti e indietro, un twizzle, spinta e spread eagle, i piedi che simulano un axel che non arriva. Lo vede, Victor. Occhi blu, ventisette anni, viso illuminato d’affetto.
Yuri!
Si affaccia alla balaustra, lo abbraccia, lo stringe.
Nient’altro dice, semplicemente lo tiene – o forse si tiene – come un bambino. Stretto, da soffocare. Ha la pelle calda, a dispetto del freddo della pista.
Ha pattinato tutto il giorno, dirà Yuko, l'altroieri, da quando ti sei esibito. C’è un video che hanno fatto le gemelle, chiedi loro di fartelo vedere. Da noi era notte. L’abbiamo trovato ancora qui al mattino. E qui è voluto rimanere.
 
 
Nel video Victor esegue i passi del suo programma libero.
Li esegue ineccepibilmente, senza musica, un volto rapito.
Poi s’accorge delle gemelle, va verso di loro, sorride.
Non posso pattinare il programma di Yuri, dice, perché è soltanto suo.
Ma posso sentire quello che sente.
Il suo cuore è su questa pista.
E batte, batte, battono all’unisono.
Ride.
È un sentimento. Non posso spiegarvelo a parole!
 
 
E torna a pattinare, a scivolare sul ghiaccio come se volasse.
 
 
La sera la trascorre a ingozzarsi di katsudon, e Yuri con lui. S’è qualificato, dopotutto.
Poi vanno a fare una passeggiata sulla spiaggia, dove hanno visto l’oceano, anche se è quasi dicembre e inizia a fare freddo.
Sai, Yuri, dice, io credo di avere capito.
Cosa?
Perché sono venuto qui.
Perché?
Per trovare te.
 
 
Sono parole già dette, già note, ma oggi hanno un’intimità che prima era estranea.
 
 
Perché proprio io fra tanti?
Perché eri come me.
Come?
Sperduto.
 
 
[Sento una voce che piange lontano.]
 
 
Ecco, pensa Yuri, perché ha compreso tanto bene i suoi sentimenti. Ecco perché quel giorno ormai lontano s’è presentato a Yu-topia. Per trovare, anche lui, una direzione da seguire.
Vederti danzare in quel modo, dice, senza musica eppure così perfettamente… mi ha incuriosito, dapprima. Non so spiegartelo bene. Ho sentito quello che provavi. La tua solitudine. E ho voluto conoscerti.
 
 
[Anche tu sei stato forse abbandonato.]
 
 
E quella solitudine era la stessa. La stessa che sentiva Victor. La stessa che a volte Yuri ancora gli legge nei begli occhi limpidi. Non ha famiglia, Victor, né parenti. Per questo gli piace l’atmosfera chiassosa del Yu-topia. Per questo gli piace che ci sia Yurio, per lui un fratellino.
Lui, che viveva nel silenzio e ascoltava la musica dove non c’era, per questo ama la gente.
 
 
Victor ha un cane, Maccachin, suo unico e vero amico.
Victor aveva un coach, tanti e tanti anni fa, quando ancora indossava il costume di Yuri Plisetsky.
 
 
[Con una spada vorrei tagliare quelle gole che cantano d’amore.
Vorrei serrar nel gelo le mani che esprimono quei versi d’ardente passione.
Questa storia che senso non ha svanirà questa notte assieme alle stelle.]
 
 
Non era Yakov, ride Victor.
Yakov è un padre, uno zio, una roccia.
Yakov è sempre lì, inamovibile.
Era…
 
 
Non pronuncia il nome.
Occhi tristi, un po’ lucidi, un sorriso lieve e malinconico.
I loved him, dice in inglese.
L’ho amato.
Tanto.
 
 
Ragazzino incosciente.
Quello ero.
 
 
Gli ho dato tutto, Yuri.
La sua voce si vena di rimpianto.
Tutto quello che potevo dargli.
 
 
Yuri lo guarda, occhi larghi, guance rosse.
Trattiene il respiro, quasi che il fiato possa danneggiare l’immagine fragile del Victor di diciassette anni. Quello coi sogni del mondo addosso. Il sogno di Yuri.
 
 
Quando mi abbandonò a me stesso, io abbandonai l’amore.
 
 
Allunga una mano, Victor, prende quella di Yuri nella sua e stringe un poco.
Delicato, premuroso.
Non ha più amato nessuno, dopo.
Ha cercato il piacere nei corpi, qualche volta, s’è abbandonato all’eros nel cui nome tante volte ha danzato. C’era amore in lui quando pattinava, Yuri lo sa. Amore per il suo pubblico, amore per il ballo, amore per il ghiaccio. Tutto in lui era amore.
Anche se forse non se ne rende più conto.
 
 
L’amore che io ho abbandonato, non voglio che lo perda anche tu.
 
 
[Stammi vicino.
Non te ne andare.
Ho paura di perderti.]
 
 
Non lo perderò mai, risponde Yuri.
Perché sei tu.
 
 
Sempre.
Sempre.
Sempre.
 
 
Dal giorno in cui l’ha visto per la prima volta, coi capelli lunghi e d’argento.
Da quel giorno ha conosciuto l’amore.
Anche se, per realizzarlo fino in fondo, ha avuto bisogno di avere Victor accanto.
Ha avuto bisogno della sua presenza per trasformare l’adorazione infantile in un’emozione senza nome, la cui forza ancora riesce a sconvolgerlo. Amore, la chiama. Amore, amore, amore.
Capire di amarlo è stato tutt’uno col non poterne più fare a meno.
Vieni, Yuri, lui dice.
C’è una cosa che devi vedere.
 
 
Camminano mano nella mano.
 
 
Non è lontano l’Ice Castle di Hasetsu. Ci arrivano mentre inizia a nevicare.
Entrano senza problemi, perché Yuko-chan ha lasciato loro una copia delle chiavi.
Per ogni evenienza, ha detto, se voleste allenarvi al di fuori dell’orario di apertura.
Victor va negli spogliatoi, s’allaccia i pattini.
Yuri osserva la curva della schiena, i muscoli tesi.
È stato sempre così bello?
 
 
Sì.
 
 
Scivola in pista, Victor.
Stai a guardarmi, gli dice, non azzardarti a distogliere lo sguardo.
Yuri annuisce. Lo guarderà come ha sempre fatto. Ogni movimento, ogni dettaglio, a fuoco resteranno impressi nella sua memoria.
Il suo programma libero, Stammi vicino, non te ne andare.
La posa altera della testa, il busto che si piega, la mano che accarezza l’aria.
Gli occhi si chiudono.
Inizia.
 
 
Senza musica, pattina ed è come se invece la udisse.
La musica è nel modo in cui inclina il capo, nel modo in cui i suoi passi si fanno sinuosi prima e poi rapidi.
La musica è nel lutz, quadruplo e meraviglioso, con la punta del pattino destro che bacia il ghiaccio prima di staccarsi.
Sembra volare, Victor, anche in quel palaghiaccio buio.
Atterra su un filo profondo, pulito.
 
 
Il corpo si tende in una camel spin, gira su se stesso, splendido.
Non una sbavatura né un movimento di troppo.
È un’opera d’arte, Victor.
E nessuno potrà mai stargli alla pari.
Yuri trattiene il fiato mentre guarda la sequenza coreografica.
Le labbra di Victor, si rende conto, sono curve in un lieve sorriso.
La sua forma si staglia contro i finestroni dell’Ice Castle, da cui entra la luce dei lampioni.
Victor lo guarda.
Victor gli tiene addosso gli occhi e ha lo sguardo di quella sera all’aeroporto.
 
 
Guardami.
Guardami.
Guardami.
Guardami.
 
 
S’avvicina alla balaustra, tende le mani verso di lui.
Questo è per te, Yuri.
 
 
Ogni singola goccia di sudore che verso.
Ogni piccolo passo, ogni carezza in punta di dita.
Il mio amore lo porto scritto sul corpo.
 
 
Il cuore di Yuri sembra fermarsi.
Il silenzio è profondo.
C’è lo sferragliare delle lame sul ghiaccio, sollevano la neve.
C’è l’impatto del peso del corpo dopo un salto.
C’è Victor che ancora lo guarda, come in attesa.
Ci sono gli occhi di Yuri, dietro gli occhiali, velati di lacrime che non scenderanno.
Sì, pensa.
Sì.
Ti amo anch’io.
 
 
[Le tue mani, le tue gambe.
Le mie mani, le mie gambe.
I battiti del cuore si fondono tra loro.]
 
 
Lo raggiunge, Yuri.
Non sa neanche bene perché.
È il richiamo che Victor gli ha lanciato.
Victor lo aspetta.
Yuri gli si affianca e d’improvviso stanno danzando insieme ed è come se fossero in mezzo a una folla.
Le sue gambe, le mie gambe.
Le sue mani, le mie mani.
Si uniscono.
Le nostre mani.
L’hold di Victor non è perfetto, nessuno dei due ha mai praticato danza su ghiaccio, ma importa poco. Non c’è niente di complicato in quel che fanno. Scivolano lungo la diagonale, lentamente, si osservano come se al mondo nient’altro esistesse. Yuri pattina all’indietro, segue senza difficoltà l’andatura che Victor detta. Vorrebbe piangere, di gioia e d’affetto, e metterebbe fra quelle mani la sua vita.
S’abbracciano, proprio al centro della pista, scendono sul ghiaccio in una trottola lenta, senza combinarla perché non hanno un programma che non sia l’istinto.
Immagina di essere in gara, Yuri, immagina una layback spin che sale in Biellmann, poi sorride perché non è Yurio, lui, e la Biellmann proprio non è in grado di eseguirla.
Una cosa la sente, però, e bene.
 
 
Il battito del cuore di Victor.
 
 
Lo sente contro il suo petto, attraverso gli abiti.
Stringe Victor più forte.
Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.
All’unisono.
 
Quando infine s’adagia sul ghiaccio, o sulle ginocchia di Victor, alza lo sguardo e allunga una mano.
Una carezza sul viso, sui capelli.
Hai dei capelli bellissimi, sussurra.
 
 
Victor ride, con le guance arrossate, ed è felice.
 
 
 
 
 
 
N.d.A. Sciocchezza scritta perché, ebbene sì, sono anche io nel baratro di “Yuri on Ice” e non ne uscirò tanto presto. Al punto che ho già la prossima OS in mente (che sarà moooolto più esplicita di questa). La storia è ambientata dopo l’episodio 9, anche se ho iniziato a scriverla dopo aver visto l’8 quindi l’inizio sembra non coincidere del tutto… ma mi è sembrata una piccolezza e ho preferito non correggere.
Questa davvero è abbastanza “sperimentale”, passatemi il termine, ma spero che sia leggibile (l’ho scritta per superare l’astinenza da nuovi episodi XD).
Grazie a chi leggerà/commenterà, spero a presto!
 
 
Vitani
   
 
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