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Autore: SilviAngel    05/12/2016    4 recensioni
OS parte della serie "Oggi sposi" ma che può anche essere letta separatamente...
il piccolo Oliver è alle prese con la lettera a Babbo Natale...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oggi Sposi'
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Piccola storiella pre-natalizia perché mi mancava troppo questa piccola famiglia.
Oggettivamente questa OS può essere letta anche da sola, ma in realtà fa parte della serie “Oggi sposi”-
Buona lettura.
 
I wish…
 
Da quando Papi e Derek si erano sposati, le cose in casa Hale-Stilinski andavano a meraviglia.
Stiles non faceva che sprizzare gioia da tutti i pori e Derek sorrideva.
Sì, sorrideva.
Sorrideva a tutti.
Sorrideva ai membri del branco – che ancora faticavano a non spaventarsi ogni volta – ai colleghi sul lavoro, al lattaio che immancabilmente lasciava, ogni volta, sulla soglia di casa la bottiglia in equilibrio precario, alla cassiera che neppure sollevava lo sguardo dai prodotti che stava registrando e anche a suo zio.
 
Come ciliegina sulla torta, si stava avvicinando a grandi passi il Natale e Oliver sembrava avvertirlo ancora di più di quanto già non avesse fatto in passato.
Il bambino non vedeva l’ora di andare a comprare l’albero – che avrebbero poi tentato di far sopravvivere in giardino – e riempire la casa di luci colorate, ma più di tutto attendeva con ansia di poter scrivere, con l’aiuto del nonno, la sua prima lettera a Babbo Natale.
 
“Ora sono un bimbo grande e voglio scrivere la letterina” aveva esordito un pomeriggio al ritorno dall’asilo e a nulla erano valse le obiezioni di Stiles prontamente zittite dal piccolo. “Mi aiuterà nonno James”
“Possiamo farlo io e papà” aveva allora proposto il professore.
“No. Voglio farlo con il nonno”
Inutili erano stati tutti i tentativi di Stiles. Il figlio era fermamente convinto a coinvolgere solo ed esclusivamente il nonno in questa importantissima missione.
 
Arrivarono intanto i primi giorni di dicembre con un caldo che mal si addiceva all’idea collettiva del Natale ma che ogni californiano aveva imparato ad amare già in tenera età e così, armandosi di neve finta e lunghi fili dove erano stati infilati centinaia di pop corn, Derek e Stiles si apprestarono ad iniziare a decorare l’abete acquistato solo poche ore prima.
In realtà il lavoro più faticoso fu tutto sulle spalle del lupo che non fece altro che spostare Oliver in alto o in basso per permettergli di appendere le palline, mentre Stiles osservava l’opera in fieri da un paio di passi di distanza.
“No, quella pallina non può stare lì. Più a destra” era la sua frase tipica, e dopo che l’azione veniva compiuta, immancabili sopraggiungevano altre parole “No, forse è meglio un po’ più in centro. Ecco lì! Vedi? Lì non c’è ancora del rosso. Perfetto”
Quando anche l’ultima decorazione ebbe trovato la sua esatta collocazione, il figlio dello sceriffo si avvicinò, circondando con un braccio la vita del marito.
“Forza campione. Manca solo la stella” e, issato il bambino sulle spalle del mannaro, Oliver riuscì a infilare il puntale in cima all’albero, rendendo tutto completo.
“Abbiamo finito” gridò felice il piccolo alzando le braccia contento “Facciamo merenda? Che poi devo andare da nonno”
Derek mise a terra il figlio e lasciandolo correre verso la cucina, tirò a sé Stiles baciandolo con dolcezza davanti all’albero di Natale “Adoro l’idea che ha avuto tuo padre e cioè tenere Oliver per un paio di notti al mese” mordicchiandogli il labbro prima di lasciarlo libero, beandosi del rossore che colorò le guance del compagno.
 
Quella sarebbe stata una di quelle notti.
Quelle notti in cui Derek lo amava con una passione che ogni volta Stiles faticava a immaginare e a ritenere reale.
Senza la paura di svegliare Oliver, Stiles si lasciava andare come non mai. Gemeva, gridava e supplicava di avere di più, oltre a rispondere a tono a tutte le sconcezze che uscivano dalla bocca del marito.
Di solito, appena tornati dalla casa dello sceriffo, si concedevano un lungo e rilassante bagno a due, per poi continuare a coccolarsi morbidamente e senza fermarsi mai, come se non riuscissero a evitare di toccarsi – gravitando uno attorno all’altro – davanti ai fornelli e a tavola per rilassarsi infine davanti alla TV, dove raramente riuscivano a seguire il film scelto.
Immancabile il finale: una difficoltosa salita delle scale tra un bacio e un indumento lanciato a terra fino a raggiungere la propria camera.  
 
Rientrati, dopo aver lasciato il figlio alle cure dello sceriffo, il programma oramai collaudato e atteso si snodò lento e sereno, fino a quando Stiles guidò il compagno in sala, facendolo stendere sul divano.
“Hai avuto una settimana difficile” mormorò il professore, accendendo solo la lampada sul piccolo tavolo a lato del sofà. Sedendosi poi su quest’ultimo e poggiando la schiena al bracciolo, incrociò le gambe sul cuscino.
“Avrei voluto fare di più, ma” iniziò sospirando il mannaro.
“Lo sai che non è possibile purtroppo, come mi ha detto più e più volte Melissa ti deve cacciare via per evitare che i medici inizino a nutrire sospetti riguardo a tutti quei miracolosi miglioramenti”* tentò di sollevargli il morale suo marito, stringendo poi le mani sulle sue braccia e facendolo così slittare verso l’alto.
Dopo alcuni goffi movimenti e assestamenti, Derek si ritrovò ad avere la testa tra le gambe incrociate di Stiles mentre questo iniziava lentamente a massaggiargli le tempie.
“So di non avere poteri fantasmagorici, ma lascia che mi prenda cura di te” disse il minore, abbassandosi di quanto necessario per baciarlo dolcemente.
“Vuoi fare Spiderman?” lo prese in giro il lupo, ridendo nel bel mezzo di quel bacio al contrario.
“Se non ti piace, basta dirlo” si finse offeso il figlio dello sceriffo tentando di raddrizzare la schiena ma venendo fermato dalla mano grande del marito che gli afferrò la nuca spingendolo di nuovo verso il basso e verso la sua bocca.
Dopo parecchi altri baci e coccole, Stiles si staccò dalle labbra ora lucide di Derek e, ignorando il mugugno di disappunto del compagno, domandò “Secondo te, cosa avrà di così misterioso da scrivere nella sua letterina a Babbo Natale da non volerlo dire a noi?”
Il licantropo impiegò qualche secondo per passare dalla modalità marito già sufficientemente eccitato a quella di padre di famiglia e, rilassandosi sotto le mani di Stiles, ora scese a carezzare le sue braccia, scrollò le spalle “Non ne ho idea, forse vuole evitare i nostri no”
“I nostri no?” ripeté il giovane.
“Sì, ad esempio se fossimo al posto di James e Oliver ci chiedesse di scrivere al posto suo che desidera, che ne so, una minimoto”
“No, assolutamente no”
“E se volesse un cane?” chiese Derek, guardandolo da sotto in su.
“Oh no, grazie!” finse allarme il professore “Ci sei già tu che sbavi e perdi peli in giro per casa”
“Visto? Forse pensa che tuo padre sia più malleabile e di solito è così. Oliver riesce a ottenere qualunque cosa dallo sceriffo” sostenne la sua idea Derek.
Sollevandosi a sedere e mettendosi poi prono, si stese completamente sopra il marito prima di continuare “Non pensi però che sia arrivato il momento di approfittare della nostra notte di libertà?” ronfò il lupo sfregando la guancia contro quella del marito.
 
Mentre la coppia si concedeva un bagno bollente – in più di un significato – James stava lottando con i bottoni del pigiama di Oliver che saltellava felice sul divano, dato che il nonno aveva già preparato l’occorrente per scrivere la famosa lettera.
Quando lo sceriffo ebbe la meglio sull’indumento ed ebbe posizionato il tavolo accanto al sofà, il bambino prese un profondo respiro e iniziò a parlare.
“Allora nonno, prima di tutto dobbiamo dire a Babbo Natale che sono stato bravo, anzi bravissimo”
“Bravissimo?” lo guardò James con un sopracciglio alzato.
“Ok, solo bravo” si corresse il lupacchiotto, porgendogli la penna.
Dopo che l’uomo ebbe scritto i classici convenevoli iniziali, Oliver riprese.
“Per Natale vorrei che tu mi portassi un fratellino o una sorellina. No, meglio un fratellino”
“Cosa?” quasi si strozzò con la saliva il nonno, sollevando la penna e osservando il nipote.
“Che c’è?”
“Beh, Babbo Natale non penso possa portare ciò che chiedi” tentò di convincere il nipote, cercando di spiegarsi al meglio “Sai i bambini arrivano in modo differente e…”
“Ma forse Babbo Natale può trovare un altro bimbo sfortunato che non ha più la mamma e il papà”
“Oliver, tesoro” cercò ancora di farlo ragionare il nonno, ma senza ottenere alcun risultato.
“Ma poi gli scriviamo anche che il bimbo nuovo può usare i miei giochi e può anche venire nel lettore con papi e papà la domenica mattina. Farò il bravo, lo prometto” iniziò a elencare con voce sicura Oliver, tirando poi sonoramente su con il naso mentre gli occhi diventavano lucidi “Nonno, ti prego”
“E va bene” cedette alla fine lo sceriffo, premunendosi però di smorzare l’entusiasmo del nipote “però voglio che ricordi quello che ho detto prima. Può darsi che Babbo Natale non riesca a trovare un bambino, quindi voglio che tu non ci rimanga male, se non dovesse farcela. Inoltre dovrai dirlo ai tuoi genitori”
“Perché?”
James impiegò qualche secondo per decidere quale fosse la risposta migliore “Be’ perché un fratellino è una cosa molto importante e Babbo Natale potrebbe aver bisogno anche del loro aiuto”
Oliver annuì sorridendo e, tirando ancora su con il naso, aggiunse “Ok, ma ora scrivi nonno che poi cominciano i Pokemon”
 
Stiles, stanco e piacevolmente dolorante, se ne stava accoccolato sul petto del marito, lasciando scorrere la punta delle dita sulla sua pelle e giocherellando con la morbida peluria al centro del torace.
“Ti ricordi il primo Natale con Oliver?” sussurrò l’umano.
“Cosa di preciso? La montagna di giocattoli che avevamo accatastato sotto quel piccolo alberello sintetico o la nottata in bianco per il mal di pancia di nostro figlio?”
“Stavo pensando in realtà alla tutina rossa e bianca che gli avevamo comprato. Ti ricordi quanto era bello?”
“Non smettevi di fargli foto. Penso che ce ne siano almeno una trentina scattate da ogni angolazione possibile” rise Derek, trascinando il corpo del marito sul suo.
“Era così tenero con scritto sulla pancia Il mio primo Natale, sai è una delle poche tutine che io non abbia dato in beneficienza una volta divenute troppo piccole”
“Hai fatto bene. È un bel ricordo”
“In realtà non l’ho fatto per quel motivo, cioè non l’ho fatto solo per quel motivo” confessò Stiles nascondendo il viso contro la spalla e il collo del mannaro.
“Di che stai parlando?” chiese Derek andando alla ricerca, non senza difficoltà, degli occhi del licantropo.
“È che io, ecco, io speravo che forse, prima o poi…”
Con un unico gesto forte e calibrato, il moro ribaltò le loro posizioni e, in un battito di ciglia, Stiles si ritrovò schiena al materasso con Derek a incombere dolcemente su di lui, lo sguardo deciso fisso nel suo.
“Mi stai dicendo che vorresti un altro figlio?” domandò con voce difficile da analizzare e, all’apparenza, quasi asettica.
Quel tono quasi spezzò le speranze che Stiles aveva tenuto nascoste per tanto tempo nel più profondo del suo animo ed era già pronto a negare, quando le labbra di Derek calarono prepotenti sulle sue.
Fu uno strano scontro di labbra, scoordinato e caotico e quando il licantropo distese le braccia sollevandosi e interrompendo il contatto, Stiles si aspettava di vedere di tutto sul volto del marito tranne che un sorriso e gli occhi lucidi.
“Facciamolo” disse Derek, sorridendo così tanto da mettere in mostra le sue adorabili fossette.
“Cosa?” si meravigliò il figlio dello sceriffo.
“Adottiamo un altro bambino. Non hai idea da quanto tempo io volessi chiedertelo”
“E perché non lo hai fatto?”
“Non volevo caricarti altro sulle spalle. Hai il tuo lavoro, Oliver che ha ancora bisogno di mille attenzioni, la casa e con i miei assurdi orari di lavoro, sono ben consapevole che gran parte delle conseguenza di una decisione così importante ricadrebbero su di te. Non volevo pensassi che-”
“Da quando in qua parli così tanto?” ghignò Stiles, arpionandogli la nuca e tirandolo a sé per un altro bacio.
 
Dopo aver fatto ancora l’amore e aver ricominciato a coccolarsi al centro del letto ormai sfatto, Derek carezzando lieve la schiena del marito disse “Allora lo facciamo. Adotteremo un altro bambino. Non mi sembra vero. Credi che dovremmo già parlarne con Oliver?”
“Penso che sia meglio far passare il Natale. In fondo non sappiamo come prenderà la notizia e non voglio che passi le feste con il broncio”
“Ok. Ora che ne dici di dormire un po’?”
“Dormire? Come se non sapessi che tra un paio di ore mi sveglierò con un’erezione su per il-”
“Professore, linguaggio!” lo richiamò scherzosamente il lupo, soffiandogli poi sul collo “Come se non ti piacesse il mio modo di svegliarti”
 
Dopo aver terminato la letterina e aver guardato un episodio di cartoni animati pieno zeppo di quegli strambi mostriciattoli colorati dai nomi improponibili, lo sceriffo riuscì a mettere a letto Oliver e, rigirandosi tra le dita quel piccolo foglio di carta opportunamente ripiegato, l’uomo sperò con tutto il cuore che la famiglia fosse a un passo dall’ingrandirsi ancora.
Fu quindi con la speranza nel cuore che, la mattina successiva, dopo aver controllato di non aver dimenticato nulla, James sistemò il nipote sul seggiolino della propria auto per riportarlo a casa.
Non appena la macchina ebbe imboccato il vialetto di accesso, la porta della villa si aprì e apparve Stiles, ancora in pigiama, pronto a prendere in braccio il figlio che, felice gli corse incontro.
“Papi” urlò Oliver, saltandogli letteralmente addosso e facendolo sbilanciare pericolosamente  “Ho scritto la letterina. Nonno mi ha aiutato, ma ho messo il mio nome in fondo tutto da solo”
“Bravissimo” lo incoraggiò il genitore, baciandogli la guancia paffuta e riappoggiandolo poi a terra.
“Figliolo” lo salutò lo sceriffo, entrando in casa.
Stava per raggiungere la cucina, quando Stiles lo afferrò per la camicia e lo trattenne.
“Non ha chiesto un cane vero?” sussurrò.
L’uomo si limitò a scuotere il capo.
“E neppure una minimoto?”
“No” rise il padre, seguendo poi l’invitante profumo di caffè fino alla cucina.
 
James se ne andò circa mezz’ora dopo e quando la famiglia si ritrovò sola, Oliver decise fosse il momento di fare quanto gli aveva consigliato il nonno.
Prendendo per mano entrambi i suoi papà, li spinse fino in salotto, per farli poi accomodare sul divano. Ottenuto ciò, corse via, lasciando basiti i due che lo videro però tornare un attimo dopo con, stretta tra le dita, una busta rossa.
“Oramai sono grande” esordì il bambino con voce solenne “e non voglio più i giochi”
“Oliver, di cosa stai parlando?” chiese Stiles con un pizzico di apprensione.
“Tieni” disse semplicemente il cucciolo, porgendogli la lettera.
“Dovremmo metterla sotto l’albero non credi?” cercò di alleggerire la tensione Derek, ma venne immediatamente contraddetto dal figlio.
“No. Il nonno ha detto che quello che ho chiesto è importante e che voi dovete saperlo prima per poter aiutare Babbo Natale”
Con mani tremanti, Stiles aprì la busta e dispiegò subito dopo il foglio contenuto in essa.
I suoi occhi impiegarono alcuni secondi prima di comprendere cosa ci fosse realmente scritto e portandosi una mano alla bocca, spostò la lettera un poco a lato in modo che anche il marito potesse leggere.
Oliver voleva un fratellino.
Lo voleva così tanto da preferirlo ai giocattoli per Natale.
Stiles nascose per un attimo il viso contro la spalla di Derek e quando lo sollevò, aprì le braccia “Vieni qui, piccolo”
Oliver non si fece di certo pregare e, in pochi passi, fu in grembo ai sui papà.
“Davvero è questo quello che desideri?” la voce del mannaro non riusciva a nascondere l’emozione che stava provando.
“Sì” il figlio dello sceriffo lo abbracciò forte, premendoselo contro il petto ma, cedendo ai movimenti risoluti di Oliver, lo lasciò ben presto libero “Allora, mi prendere un fratellino?”
“Sì, tesoro” borbottò tra i singhiozzi Stiles, mentre Derek avvolgeva entrambi in un abbraccio “Faremo di tutto per far sì che tu abbia un fratellino”
“Anche una sorellina va bene”
“Anche una sorellina” ripeté Stiles, abbandonandosi completamente nel confortante calore della sua famiglia.
“Però, se poi Babbo Natale vuole proprio portarmi anche un giochino, va bene uguale” ci tenne a precisare dopo un po’ Oliver, spingendo Derek e Stiles, entrambi con gli occhi ancora lucidi, a ridere a crepapelle.
 
 
 
* So che i licantropi non hanno davvero poteri curativi su altre persone, ma mi andava così… vedetela un po’ come il potere di Max di Roswell.
   
 
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