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Autore: Kjrara    06/12/2016    3 recensioni
Mi lascio scappare un sorriso quando, infine, le mie labbra pronunciano il suo nome.
Rin.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho viaggiato senza sosta per tantissimo tempo.

Da quando decisi di lasciarla crescere tra gli umani, ho sempre cercato di tenere la mente occupata e di non fermarmi mai, per non dover sentire la sua mancanza.

Quanto mi manca.

Qualche volta, di notte, volo ancora sopra quel villaggio, per accertarmi che stia bene e che sia serena. Almeno lei deve esserlo.

Corro sempre più velocemente, Jaken e Ah-Un non riescono quasi più a starmi dietro: devo muovermi, devo continuare a muovermi o i pensieri si impossesseranno della mia mente.

Incontro demoni, partecipo a battaglie, esco trionfante da numerose dispute, ma niente sembra darmi più il senso di soddisfazione che provavo un tempo.

Almeno prima sapevo di combattere per lei, per proteggerla.

Ora non ho più uno scopo, perciò non trovo più nemmeno gusto ad ammazzare chiunque mi si presenti di fronte, cosa che invece mi avrebbe allettato prima che la incontrassi.

La notte è ormai giunta, un altro giorno si è concluso: mi impedisco di fermarmi, ma il mio corpo è stanco e chiede riposo, nonostante io sia un demone molto forte.

Cerco un nascondiglio appartato e appoggio la schiena contro il tronco di un albero, sdraiandomi leggermente: intorno a me c'è un silenzio tombale, a parte un leggero fruscio di foglie mosse da un venticello fresco. Sento l'aria sul mio volto e quasi mi rilasso.

Chiudo gli occhi per qualche secondo e subito la sua immagine occupa la mia mente: vedo ancora i suoi lunghi capelli neri, il suo corpo esile, i suoi occhi felici. Ho sempre disprezzato gli umani, eppure quella bambina era stata in grado di colpirmi, forse per la sua ingenuità, o per la sua spensieratezza.

Oppure perché fu il primo essere umano a non avere avuto paura di me.

Come poteva non essere spaventata da un demone del mio calibro? Chiunque avrebbe cercato di fuggire al mio arrivo, ma lei era rimasta comunque.

Il suo coraggio quasi mi incuriosiva, per questo le permisi di viaggiare insieme a me: volevo vedere fin dove si sarebbe spinta la sua determinazione, e ammetto che più volte ne rimasi sorpreso.

Talmente tanto che non mi accorsi che lei era diventata la mia principale debolezza.

Mi maledicevo per questo, eppure era una cosa più forte di me.

Ed ora quella bambina mi manca, senza di lei tutto sembra più vuoto.

Le ho detto che l'avrei lasciata in un villaggio di umani perché doveva crescere con i suoi simili, ma non c'è giorno che passi senza che mi venga l'impulso di prenderla e portarla via con me.

Perché il suo posto è accanto a me.

Riapro gli occhi e il mio sguardo viene catturato dal cielo scuro che mi sovrasta: la luna piena splende brillantemente mentre le stelle la accompagnano, anch'esse luminose.

Mi chiedo se stia già dormendo in questo momento, se abbia freddo o se si senta sola: ricordo che spesso, quando viaggiavamo insieme, lei si addormentava vicino alla mia pelliccia, forse per tenersi al caldo, o per tenersi vicina a me. Io la osservavo dormire: guardavo la sua espressione quieta, i capelli che disordinati le scendevano sul volto, e cercavo di non fare movimenti bruschi per non svegliarla.

Prendo un sospiro di sollievo quando capisco che tutti quei pensieri che avevo cercato di sopprimere con tanta forza stanno avendo l'effetto contrario su di me: la mia mente è in pace, i muscoli del mio corpo non sono più tesi come qualche minuto fa.

L'idea che lei stia vivendo la sua vita serenamente mi regala un certo calore mai provato prima: continuo a ripetermi che verrà il giorno in cui la andrò a riprendere ma, per il momento, finché so che lei è al sicuro, potrò stare più tranquillo.

Mi lascio scappare un sorriso quando, infine, le mie labbra pronunciano il suo nome.

Rin.

  
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