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Autore: supersara    07/12/2016    15 recensioni
FanFiction scritta per il contest di Natale "Sfida A Catena" indetto dal gruppo Facebook "Takahashi FanFiction Italia".
Paring: Sesshomaru/Naraku.
AU comica ambientata ai giorni nostri in cui Sesshomaru e Naraku sono una normale coppia convivente, che come qualsiasi altra ha i suoi alti e bassi.
Dedico questa ff a Napee, che mi ha sfidata a scriverla! Ringrazio di cuore la mia beta-reader Ameliasvk.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bankotsu, Jakotsu, Naraku, Sesshoumaru | Coppie: Naraku/Sesshomaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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MAMMA, HO PERSO NARAKU!


 
 
Naraku guardò con la coda dell’occhio Sesshomaru, che era comodamente seduto a tavola a sorseggiare il suo caffè.

Prese il vassoio con i pancakes e andò a prendere posto vicino a lui, poggiandoglieli davanti. Il demone cane divaricò impercettibilmente le narici per assaporarne l’odore e ne infilzò uno con la forchetta, portandoselo nel piatto. Naraku fece la stessa cosa, cospargendo il tutto con lo sciroppo d’acero, che poi passò automaticamente al compagno. Le loro colazioni insieme potevano essere considerate come un’accozzaglia di gesti automatici che facevano senza neanche accendere il cervello: tutto ciò perché Naraku, di prima mattina, odiava sostenere discorsi o compiere qualunque tipo d’azione elaborata che non fosse bere il caffè, soprattutto se doveva affrontare una giornata di lavoro.

Tuttavia, quel ventiquattro dicembre, la situazione era molto diversa: veniva da una settimana di vacanza a causa delle feste natalizie, quindi era molto più rilassato, al punto che aveva persino cucinato i pancakes! Per Sesshomaru non sembrava cambiare molto in realtà: non era mai stato uno di tante parole, apprezzava il suo compagno sia che avesse la vitalità di un bradipo in stato comatoso, sia che fosse sveglio e scattante.

Erano già due anni che vivevano insieme: si erano conosciuti a una festa e si erano piaciuti da subito, o meglio, per Naraku era stato così; Sesshomaru invece si era sempre dimostrato un tipo emblematico, non si capiva bene cosa pensasse, ma in un modo o nell’altro, dopo la festa si erano rivisti e alla fine erano stati insieme per circa tre anni prima della convivenza. Insomma, avevano ormai alle spalle la bellezza di cinque anni di fidanzamento.

-Stavo pensando- iniziò a dire il moro rompendo il silenzio -che dovremmo prendere un animale.-

Sesshomaru si portò la tazza di caffè americano sulle labbra, alzò la testa e chiuse gli occhi per assaporarlo meglio. Naraku alzò un sopracciglio: detestava essere ignorato, quindi si avvicinò di più a lui e gli stampò un bacio sul collo in bella vista. Il demone fu percosso da un brivido e smise di bere, malcelando il fastidio di quell’interruzione improvvisa.

-Un animale?- Fece puntando su di lui gli occhi dorati.

-Sì! Ci stavo pensando l’altro giorno, non sarebbe bello?-

Sesshomaru bofonchiò un verso d’assenso e tornò a bere il suo caffè, lasciando un Naraku abbastanza deluso. La verità era che per Natale, non sapendo cosa regalargli, aveva comprato un cucciolo d’husky dai colori insolitamente chiari: lo aveva visto nella vetrina di un negozio d’animali, e quel pelo candido aveva subito catturato la sua attenzione, per non parlare degli occhi gialli, dorati, praticamente sembrava la versione animale di Sesshomaru! Non aveva potuto fare a meno di comprarglielo, e lì per lì era anche convinto che lo avrebbe apprezzato molto, ma come sempre si ritrovava deluso dalla scarsità di entusiasmo del compagno.

Poco male: nel pomeriggio sarebbe andato a prenderlo, così la sera glielo avrebbe consegnato senza troppi problemi. L’unica cosa che preoccupava Naraku era l’indomani: venticinque dicembre, nonché Natale! Già due settimane prima Sesshomaru gli aveva detto di aver organizzato qualcosa, ma non aveva voluto dirgli cosa, quindi il moro era arrivato a pensare che, oltre a un costoso orologio da polso che gli aveva già consegnato, gli avesse regalato anche un viaggio, o comunque qualcosa che li avrebbe tenuti lontani da casa. Come avrebbero fatto con il cane?

-Sesshomaru!- Lo chiamò d’un tratto -Non sarebbe il caso che mi dicessi che cosa dobbiamo fare domani?- In fondo se doveva fare le valige o provvedere al cane era meglio saperlo e organizzarsi.

Il demone lo guardò negli occhi, e per un secondo Naraku poté percepire una sfumatura d’ansia nel suo sguardo, tanto che si ritrovò a sobbalzare: Sesshomaru nervoso? Stava forse per finire il mondo? Tuttavia quella frazione di secondo fu così breve che il mezzo demone si autoconvinse di averlo solo immaginato.

-Domani- iniziò a dire con voce fredda e incolore -siamo a pranzo da mia madre.-

Silenzio.

Interminabili attimi di silenzio durante i quali continuarono a studiarsi a vicenda. Naraku sembrava sul punto di esplodere mentre Sesshomaru coglieva con attenzione ogni singola piccola variazione del suo sguardo.

-Perché diavolo non me lo hai detto prima!?!- Sbottò infine il moro alzandosi di scatto.

Sesshomaru sembrò guardarlo con sufficienza, ma Naraku sapeva quanto in realtà fosse infastidito da quella reazione.

-Non era importante.- Si limitò a rispondere.

-Non era importante!?!- Ripeté il mezzo demone -Sei forse impazzito? Non ho mai conosciuto i tuoi e mi dici che devo passare con loro il Natale soltanto il giorno prima!?! Un minimo di preavviso!-

-Posso sempre dire di no.- Fu la risposta secca e inconcludente.

Naraku voleva conoscere i genitori del suo compagno, anzi, in un’altra occasione ne sarebbe stato anche entusiasta, ma era la vigilia di Natale, questo voleva dire che cercare dei regali per i familiari sarebbe stato pressoché impossibile, e lui non voleva fare brutte figure! Inoltre avrebbe voluto prepararsi anche psicologicamente: fargli delle domande! Inventarsi qualcosa, degli argomenti per la conversazione! Lui non faceva mai nulla se era impreparato, era uno a cui piaceva studiare la situazione e agire secondo un criterio! Poi continuava a chiedersi il perché di tutto quel mistero: non voleva portarlo e aveva fatto tutto all’ultimo per cercare di evitare una cosa del genere? Magari si vergognava di lui! Anzi, forse aveva calcolato tutto: si aspettava che lui si arrabbiasse e che quindi avrebbe avuto la scusa per non andare! Se lo immaginava a dire ai suoi una cosa come: “Naraku non vuole venire”! Dio quanto sapeva essere subdolo e calcolatore!

-Sei un bastardo! Lo hai fatto di proposito!- Disse dirigendosi di corsa verso l’uscita dell’appartamento.

-Dove vai?- Chiese Sesshomaru lasciandosi scappare una nota di preoccupazione, anche se ben celata.

-Ti importa qualcosa!?!- Gli gridò contro Naraku che senza dargli minimamente il tempo di rispondere o fare alcunché, uscì e si richiuse la porta alle spalle -Idiota…- Mormorò poi, poggiando la schiena contro la soglia dell’appartamento.

Si rigirò per sbirciare dal buco della serratura, sicuro di vederlo mentre continuava con nonchalance a bere il caffè, ma non appena accostò l’occhio su quel forellino, lo vide che era praticamente arrivato davanti alla porta e stava per afferrare la maniglia per inseguirlo, quindi si alzò di scatto reprimendo un grido e si precipitò nell’ascensore, premendo tasti caso nella speranza che partisse.

Sesshomaru uscì dalla porta e lo vide mentre litigava con i comandi, imprecando nella speranza che si chiudessero le porte. Il demone si avvicinò a grandi falcate mentre finalmente l’ascensore si stava richiudendo.

-Naraku!- Lo chiamò con una sfumatura di rimprovero nella voce.

Il moro non poté fare a meno di pensare al finale di Cinquanta Sfumature di Grigio, tanto che stava per rispondere “Christian…”, e lo avrebbe fatto se non fosse stato così arrabbiato.

Una volta al piano terra si precipitò nel garage e si gettò dentro la macchina in fretta per poi partire a tutta velocità. Non voleva certo farsi acciuffare! Gli avrebbe tenuto il muso tutto il giorno!

La vibrazione del suo cellulare lo fece sussultare. Guardò lo schermo con una certa apprensione leggendo “Sesshomaru”.

Uno squillo… due squilli… tre squilli… di solito il demone si fermava al terzo: non era uno che amava insistere, ma quella volta arrivò al quarto, e poi ancora al quinto, finché non scattò la segreteria. Doveva essere davvero arrabbiato. Naraku sbiancò quando partì la seconda chiamata: non rispondere a quella avrebbe potuto causare l’ira funesta, ma non era di certo lui a essere in torto! Anche se Sesshomaru era fenomenale nel rigirare le carte: sicuramente gli avrebbe rifilato un discorso secondo cui era totalmente immaturo non discutere chiaramente del problema e andarsene così su due piedi, senza neanche rispondere al cellulare!

Il moro gettò il telefono sui sedili posteriori, fortemente determinato a non dargliela vinta e a continuare la sua “opera di broncio”: niente era più efficace!

Odiava litigare con lui, e per fortuna era una cosa che succedeva anche di rado, ma in quel momento c’era rimasto davvero male. Perché non gli aveva detto niente fino all’ultimo? E pensare che poteva essere una cosa davvero bella! Dopo cinque anni insieme, conoscere i suoi genitori sarebbe stato l’ennesimo passo avanti nella loro relazione. Naraku non aveva i genitori, erano morti quando era ancora un ragazzino, ma aveva due sorelle: Kagura e Kanna, e non aveva esitato a presentargliele. Certo, per Sesshomaru poteva essere molto diverso: la sua era una famiglia allargata, il padre e la madre avevano divorziato da tanti anni, ed entrambi si erano rifatti un’altra famiglia, ma nonostante tutto erano sempre rimasti in buoni rapporti, soprattutto per lui, e la cosa inquietante era che, da quanto aveva capito Naraku, feste come il Natale, le passavano tutti insieme, sia con la famiglia del padre che con quella della madre. Il moro poteva capire la riluttanza di Sesshomaru a presentarlo ai suoi: non era un tipo molto espansivo, anzi, non parlava praticamente mai, e sarebbe stata già abbastanza dura se avesse avuto una ragazza, a maggior ragione lo era con un ragazzo!

Arrivò presto sotto casa di Jakotsu e Bankotsu, due suoi colleghi di lavoro, e bussò alla loro porta senza troppi complimenti: del resto quando quei due litigavano Jakotsu si precipitava sempre a casa di Naraku e Sesshomaru a scroccare un tetto finché il suo ragazzo non veniva a riprenderselo, quindi per una volta non doveva essere un problema se era lui a farlo.

Bankotsu aprì la porta con solo i boxer addosso e la sua immancabile treccia, ma non fu tanto il trovarlo svestito che fece sussultare Naraku, bensì il rosso sgargiante di quelle ridicole mutante che avevano stampato sul davanti una bella renna con il naso rosso.

-Naraku! Qual buon vento?- Chiese il ragazzo facendolo entrare.

Il mezzo demone si guardò intorno subito dopo essersi ritrovato in quel salotto ripieno di decorazioni natalizie: non li faceva tipi da albero di Natale, eppure ce n’era uno enorme che torreggiava in tutta la stanza.

-Naraku!- Squittì Jakotsu comparendo all’improvviso vestito solo una camicia lunga che gli arrivava fino a metà coscia e un ridicolo grembiule da cucina rosa.

-Potreste mettervi qualcosa addosso?- Domandò senza riuscire a nascondere il tono infastidito, nonostante si rendesse perfettamente conto di essere a casa loro e quindi di non avere il benché minimo diritto di lamentarsi.

-Perché? Non ti piacciono le mie mutande?- Chiese Bankotsu premendo il naso della renna, che inizio a produrre un “Jingle bells” imbarazzante.

Alla fine i padroni di casa ebbero la decenza di indossare almeno un pantalone, e tutti e tre si ritrovarono presto seduti al tavolo a sorseggiare quello che per Naraku era già il secondo caffè.

-E te la sei presa per questo?- Chiese Bankotsu dopo che il nuovo arrivato ebbe finito di raccontare come fossero andate le cose.

Jakotsu ridacchiava sotto i baffi.

Naraku sembrò pensarci su un attimo, poi rispose: -E per il cane… gli ho regalato un cane, anche se lui ancora non lo sa, ma non ha detto niente quando gli ho proposto l’idea di prendere un animale!-

Il ragazzo con la treccia alzò un sopracciglio mentre il suo compagno continuava a soffocare delle risatine indisponenti.

-In realtà non è solo questo… è una serie di cose: sembra come se non gliene importi niente di niente! A volte mi sento come se la mia presenza non gli facesse né caldo né freddo. Insomma, se ci sono o non ci sono è lo stesso per lui! Jakotsu, si può sapere che cazzo hai da ridere!?!-

L’interpellato cercò di darsi un contegno e lo guardò quasi con le lacrime agli occhi dicendo: -Ma tu te lo immagini il tuo ragazzo che ti presenta alla madre?- Chiese per poi dare due colpetti di tosse per schiarirsi la voce e continuare mimando il tono di Sesshomaru: -Mamma, ti presento Naraku. Il mio fidanzato.-

A quel punto i due padroni di casa scoppiarono a ridere mentre l’ospite alzava gli occhi al cielo.

-Fa così strano pensare che Sesshomaru abbia una madre e un padre!- Continuò Bankotsu.

-Secondo me è nato direttamente grande! Le sue prime parole sono state: mamma, sono troppo figo per l’infanzia e l’adolescenza!- Rise Jakotsu.

-Menomale che non è qui per sentirci…- Commentò Naraku.

D’un tratto il telefono di casa squillò, placando le risate che avevano invaso la cucina.

-Pronto?- Fece Jakotsu con vece squillante, ma il suo sorriso svanì un secondo dopo, lasciando spazio a un mortale pallore, al che guardò gli altri due ragazzi con urgenza.

Il mezzo demone capì immediatamente chi ci fosse dall’altra parte dell’apparecchio, e cominciò a fare gesti di negazione con le mani.

-Naraku dici? No, ha detto che non c’è!-

Sia lui che Bankotsu si schiaffarono sonoramente il palmo della mano destra sulla fronte.

Jakotsu, in seria difficoltà mise il vivavoce per far ascoltare anche agli altri due, causando un brivido generale quando dall’apparecchio fuoriuscì un’unica, singola, parola dal tono gelido: -Passamelo.-

Era così imperativo come comando che nessuno poté fare a meno di sottrarvisi, persino Naraku, che afferrò con riluttanza il telefono e sospirò prima di mimare il suo tono più incazzato e convinto e dire: -Che vuoi?-

-Finiscila di fare i capricci e vieni a casa.-

Il mezzo demone restò interdetto per qualche secondo: era davvero difficile replicare quando Sesshomaru assumeva quel tono, ma in realtà trovava abbastanza umiliante essere sottoposto a quel trattamento. Insomma, neanche fosse suo padre!

-Non credo che lo farò! E visto che ci sei finiscila di darmi ordini e di essere così egoista! Non esisti solo tu!- Detto questo riagganciò il telefono e si diresse verso l’uscita.

-Dove vai adesso?- Chiese Bankotsu con gli occhi sgranati.

-Me ne vado prima che venga qui!- E si richiuse la porta alle spalle sentendo in lontananza la disperazione di Jakotsu che gridava impaurito: -Come viene qui!?!-

Sesshomaru continuò a guardare con rabbia il cellulare. Gli aveva riattaccato in faccia! Del resto Naraku non aveva mai affrontato le discussioni in maniera matura, ma preferiva ritirarsi senza neanche spiegare le sue ragioni, e il demone era costretto a passare ore a interpretare il suo punto di vista, capire perché se la fosse presa e trovare una soluzione. Di sicuro se voleva vendicarsi su di lui, quell’atteggiamento era il migliore: Sesshomaru detestava scervellarsi da solo sulle discussioni che sarebbero dovute essere di coppia.

Che fare? Andare da Jakotsu e Bankotsu sarebbe stato totalmente inutile, anche perché sicuramente se ne era già andato. Casa di Kagura poteva essere un’opzione, ma era molto probabile che Naraku avesse già intuito che sarebbe potuto andare a cercarlo lì, e quindi non si sarebbe fatto trovare.

Doveva chiamare sua madre e disdire il pranzo di Natale? No, forse se la sarebbe presa anche di più per una cosa del genere.

Sospirò passandosi una mano fra i capelli e decise di andarsene in ufficio: a quel punto tanto valeva avvantaggiarsi del lavoro, anche perché se conosceva bene il suo compagno, non si sarebbe fatto vivo per tutta la giornata, quindi la soluzione migliore era lasciargli sbollire la rabbia. Lavorare alla vigilia di Natale non era il massimo, ma Sesshomaru si rilassava nel dedicarsi alle sue mansioni di amministratore.

Dopo aver parcheggiato la macchina si avviò verso la porta, ma un rumore di vetri in frantumi catturò la sua attenzione. Dai secchioni dell’immondizia proveniva un suono insistente ed esasperato: nessuno sarebbe stato in grado di definire a che creatura appartenesse, ma Sesshomaru era dotato di un olfatto molto sviluppato, e aveva capito immediatamente che si trattasse di un gatto, anche grazie all’odore ferroso del sangue. Probabilmente era ferito.

Fece per aprire la porta d’entrata dell’azienda, ma una specie di miagolio, ancora più forte e insistente, gli penetrò nel cervello in una straziante richiesta d’aiuto.

Sbuffò tornando a guardare i secchioni dell’immondizia con un sopracciglio alzato. Nei dintorni non c’era anima viva, del resto gli uffici erano chiusi e nessun altro, oltre a lui e suo fratello, aveva le chiavi dell’azienda, quindi…

Quindi poteva anche arrendersi a quel richiamo implorante.

Quando sollevò il coperchio del secchione, trovò un gatto denutrito, spelacchiato, tutto nero e con le zampe posteriori e anteriori legate da del nastro adesivo. Si era ferito alla schiena con un pezzo di vetro che probabilmente aveva rotto lui stesso. Non appena lo vide iniziò a sbraitare più forte e a soffiare minaccioso. Sesshomaru cercò di prenderlo, ma quell’infame palla di pelo lo morse con forza.

-Dannato.- Mormorò il demone afferrandolo per la collottola e tirandolo fuori.

Era visibilmente distrutta quella povera bestia, probabilmente stava sbraitando da ore. Non che Sesshomaru avesse un grande amore per gli animali, ma persino a lui dava fastidio chi si divertiva a fare cose del genere a un essere indifeso.

Lo portò nel suo ufficio, incurante delle lamentele poco convinte dell’animale, che ormai era così stanco da rassegnarsi persino alla paura. Prese una forbice e gli liberò le zampe, stando attento a strappare meno pelo possibile. Il micio, dopo un primo momento di sbigottimento, tentò di graffiarlo, ma il demone lo portò in bagno e lo infilò senza troppi preamboli sotto il getto d’acqua calda del rubinetto, lavandolo con il sapone e ignorando con freddezza morsi e graffi. Lo lavò finché l’acqua, da nera per lo sporco e il sangue, non uscì completamente limpida. Il taglio sulla schiena non era profondo, e per fortuna smise di sanguinare quasi subito. A quel punto lo asciugò con delle salviette e lo lasciò libero di andare a nascondersi sotto il divanetto destinato ai clienti.

Il demone lo osservò per qualche secondo: aveva il pelo di un bel nero lucido, tutto arruffato per rendersi più minaccioso, gli occhi che davano sul rosso e un caratterino detestabile… non poté fare a meno di ricordargli Naraku.

Stavo pensando che dovremmo prendere un animale. Glielo aveva detto proprio quella mattina, prima che litigassero.

Uscì dall’ufficio per andare nella cucina che utilizzavano gli impiegati quando dovevano restare a pranzo: nella dispensa c’era del salmone in scatola; probabilmente non era l’alimentazione più corretta per un animale, ma quell’affare aveva lo stomaco in dentro, chissà da quanto tempo non mangiava. Così Sesshomaru decise che sarebbe andato bene, e una volta tornato nell’ufficio, gli aprì la scatoletta e gliela lasciò sotto il divano, per poi mettersi al computer e iniziare a dedicarsi a qualche documento. Pochi minuti dopo quasi rabbrividì nel sentire qualcosa di morbido strusciargli sulle gambe: il gatto si era mangiato tutto il salmone, ed era andato a ringraziarlo.

-Prima mi mordi e poi dopo che ti ho dato da mangiare fai le fusa. Mi sembra coerente.- Disse pacatamente.

-Traau!- Neanche avesse capito, il felino rispose.

Sesshomaru alzò gli occhi al cielo: per un demone cane quello era davvero il colmo. Lo avrebbe regalato al suo compagno, tanto per dargli la conferma che prendesse in considerazione le sue idee! E poi doveva ammetterlo: quel piccoletto gli stava simpatico.

Nel pomeriggio, Naraku aveva raggiunto il negozio d’animali: si era accordato con il proprietario affinché gli desse il cane quel giorno, infatti aveva aperto soltanto per lui. Il moro aveva i nervi a fior di pelle: non ce l’aveva più così tanto con Sesshomaru, ma aveva passato la giornata a girare per bar, prendendo in tutto otto caffè! Quando arrivò al negozio, il titolare si fece trovare con il cucciolo al guinzaglio e tutti i documenti del pedigree pronti.

Naraku gli consegnò la parte restante del pagamento e si chinò sul cane sorridendo, tanto per far vedere all’uomo che glielo stava vendendo che lo avrebbe trattato bene, anche se non era affatto in vena di smancerie. Per avere poco più di due mesi, quell’animale era già un bestione.

-Ciao piccolino!- Lo salutò nonostante la mole evidentemente consistente del cane.

L’animale lo guardò con sufficienza e serietà, tanto che il mezzo demone si sentì in difficoltà per lo scarso entusiasmo: insomma, non avrebbe dovuto scodinzolare o fare le feste?

Lo accarezzò con enfasi, ma di nuovo l’husky non fece una piega, osservandolo soltanto con due grandi occhi dorati curiosi, ma non troppo.

-Sì, penso che piacerai al tuo padrone…- Commentò sconsolato.

Con il cane e con il nono caffè, arrivò finalmente la sera, e dunque il momento in cui non c’era più scampo: si doveva affrontare la discussione.

Naraku sentì un colpo al cuore quando nel tornare a casa non trovò Sesshomaru. Iniziò a pensare che forse, per punirlo della sua assenza durante la giornata, se ne fosse andato. Guardò il cane come per cercare di distrarsi, ma l’animale si limitò a rispondere al suo sguardo.

-Non sei curioso di vedere la casa? Non hai paura? Non scodinzoli, non abbai! Tanto valeva prendere un peluche!- Si lamentò non sapendo con che cos’altro prendersela.

D’un tratto la porta di casa si aprì, facendo sobbalzare il mezzo demone, che si voltò di scatto e rimase immobile davanti all’immagine che gli si era appena presentata davanti: Sesshomaru con una grande busta del sushi a portar via, un cappello da Babbo Natale in testa e soprattutto un gatto sulla spalla.

Naraku lo guardò con sospetto, il demone rispose freddamente a quello sguardo, mentre il gatto si arruffava nel vedere il cane, che non fece una piega neanche davanti al felino, al che il moro iniziò a pensare che avesse qualche problema.

-Quel cappello?-

-Me lo hanno messo in testa al ristorante. Quel cane?-

-È il tuo regalo di Natale. Quel gatto?-

Sesshomaru afferrò il felino per la collottola e si avvinò al compagno porgendoglielo dicendo: -L’ho trovato e ho pensato di regalartelo.-

Naraku allungò una mano per toccarlo, ma il gatto prontamente lo graffiò e si riposizionò sulla spalla del demone, soffiando sia verso il moro che verso il cane.
-Che dolce…- Commentò guardandosi il dito sanguinante.

Sesshomaru gli prese la mano e avvicinò il dito alla bocca, avvolgendolo per succhiare il sangue.

Il mezzo demone spostò lo sguardo di lato con un’espressione imbronciata e aspettò che il compagno lo lasciasse.

-Senti Naraku- iniziò a dire Sesshomaru rompendo il silenzio -non te l’ho detto subito perché non volevo che ti disturbassi a cercare regali per tutti e che ti preoccupassi inutilmente.-

Il moro sospirò e disse: -Ok, ma non è comunque una scusa! Queste cose mi aspetto che tu me le dica, semplicemente perché devo saperle! Non sono mica un ragazzino!-

-Hai ragione.- Concesse il demone.

-È inutile che cerchi di farmi il lavaggio del cervello con le tue parol…- Cominciò a dire il ragazzo, partendo prevenuto, per poi bloccarsi e chiedere sorpreso: -ho ragione?-

Sesshomaru mollò la busta e il gatto a terra e lo abbracciò dicendo: -Odio quando litighiamo.-

Naraku ricambiò l’abbraccio rilassandosi completamente nonostante l’abbondante abuso di caffè della giornata. Poi disse: -Ora come facciamo con il cane e il gatto?-
Proprio i quel momento un grido felino li fece sobbalzare entrambi e, nel voltarsi verso la sua provenienza, videro il cane sopra il gatto che cercava di accoppiarsi mentre il povero felino si ribellava.

-Vanno già d’accordo.- Commentò Sesshomaru senza dare troppo peso alla faccenda.

-Ho una tremenda sensazione di déjà-vu…-

Il demone gli passò una mano intorno alla vita e lo condusse con nonchalance sul divano, facendolo sedere comodamente davanti a lui. Stranamente gli animali smisero di sbraitare e li raggiunsero.

-Insomma domani andiamo dai tuoi…-

Un cenno d’assenso fu la risposta.

-Devi dare un nome al gatto.- Disse Naraku.

-Un nome? Perché tu ne hai dato uno al cane?- Chiese Sesshomaru.

-Sì, dovevo darglielo per il pedigree, quindi l’ho scelto sul momento, anche se non mi convince.-

-Perché? Come lo hai chiamato?-

-Sesshomhusky.-

Il demone alzò gli occhi al cielo rassegnato e fece: -Per favore, al gatto diamo un nome dignitoso.-

-Ok… penso che debba sceglierlo tu! Hai in mente qualcosa?-

Sesshomaru lo guardò con una serietà infinita che non ammetteva repliche e disse: -Gatto.-
 
 
 
 
 
 

 
 
 
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SSS (SuperSaraSpace): Grazie per essere arrivati alla fine di questa roba XD ringrazio tantissimo Napee per avermi dato lo spunto per scrivere questa OS (che per quanto folle mi ha diverti tantissimo!).
Indicazioni per la OS:
1- Protagonista: Sesshomaru
2- Deve comparire la frase "mamma, ti presento Naraku. Il mio fidanzato."
2- Genere Comico
Ringrazio di cuore anche la mia beta e compagna di tante scorpacciate
Ameliasvk (nonché ideatrice geniale del titolo della storia e del nome di Sesshomhusky XD) e la bravissima Nakimi Wolf che mi ha fatto il banner per questa storia *-* la trovate qui: http://nakimiwolf.deviantart.com/ qui https://www.facebook.com/nakimi.art/ e qui http://fl-nakimi.tumblr.com/
 
 
 
 

 
 
  
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