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Autore: notsick    09/12/2016    0 recensioni
There once was a boy named Harry, who constantly conquered death.
19 anni dopo. Albus Severus Potter è pronto per affrontare il suo primo anno scolastico, portandosi alle spalle la storia del famigerato padre, pieno di paure e preoccupazioni. Nel frattempo, un ex Mangiamorte inizia a prendere il potere nel Ministero della Magia: dopo aver convinto i giudici a rilasciarlo da Azkaban, l’uomo, chiamato Jerrold Sale, conquista gli animi dei cittadini e di ogni dipendente del Ministero, diventando inaspettatamente Ministro. Per quanto gli Auror non si fidino di lui, Sale sembra tenere veramente al mondo magico e, in particolare, mostra una certa predilezione per Hogwarts, e reintroduce il Torneo Tremaghi, come per dimostrare che non vi è più il pericolo di Voldemort e che gli studenti sono salvi. Questa volta, però, oltre a Beauxbatons e a Durmstrang, si unirà anche la scuola americana, Ilvermorny, e quella italiana, Albelum. Molte persone, però, non concordano con la politica di Jerrold Sale, e si discostano dalle sue decisioni, fondando una congrega autonoma e segreta, chiamata “l’Esercito di Diggory”, come per richiamare l’antico gruppo di Harry Potter e, allo stesso tempo, portare alto il nome di Cedric.
{Storia interattiva / Iscrizioni aperte}
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Hogwarts
 
«Benvenuti, benvenuti!» Filius Vitious e Hagrid dovettero far ticchettare la forchetta contro il bicchiere per ottenere il silenzio nella Sala Grande e lasciare che la professoressa McGranitt potesse parlare. «Benvenuti ai nuovi studenti e bentornati ai vecchi. Senza perderci in chiacchiere, alcuni di voi sapranno già che quest’anno Hogwarts prevederà una novità, una tradizione molto antica che fino a una ventina d’anni fa continuava a praticarsi in questa scuola. L’evento venne sospeso per molto tempo, ma il nuovo Ministro della Magia ha proposto di reintrodurlo: il Torneo Tremaghi!»
Sul tavolo dei Grifondoro, in mezzo ai vivaci studenti dalle divise auree e scarlatte, spiccava in particolare un individuo: Rose era l’unica Granger che avesse mai frequentato Hogwarts dopo diciotto anni. Se ne erano accorti tutti, anche perché il suo cognome compariva tra i libri di storia e, ancora dopo tutto quel tempo, era sulla bocca di molti. Non furono in pochi a notarla, quando la ragazza dai capelli rossi come il sangue si voltò di scatto per incontrare lo sguardo cupo di Albus Severus Potter. Anche lui era famoso, ma forse non tutti erano a conoscenza del suo disagio nell’esserlo, specialmente dopo essere stato Smistato nella Casata contro cui suo padre, la leggenda dell’ultimo secolo, aveva lottato per sette anni. Albus guardò la cugina negli occhi, ma non perse tempo per distogliere da lei l’attenzione e concentrarsi sulla preside McGranitt, trovandola stranamente interessante in mezzo al caos che, nel frattempo, si era venuto a creare. «Vedi come si lamenteranno gli Auror» commentò James, sogghignando come se la cosa gli facesse piacere.
«Fossi in te non sarei così compiaciuta» gli rispose Rose, alzando un sopracciglio con quell’espressione ammonitoria che sua madre le aveva insegnato ad assumere.
«E come mai, signorina Granger?» James si divertiva un mondo a prenderla in giro usando quel nomignolo. Era tutto merito del padre di Rose, Ronald Weasley, se adesso James trovava insopportabile Rose solo perché somigliava tanto ad Hermione.
«Tutti non faranno altro che parlare dei Potter, tutto il tempo, almeno fino a quando il Torneo non sarà concluso. Avrai le attenzioni addossate a te, e ritieniti fortunato di avere dodici anni, perché se avessi l’età adatta per parteciparvi e non lo facessi, o comunque non venissi preso, ti reputerebbero un idiota che non è degno di avere il nome che ha.»
«Beh? L’hai detto, ho dodici anni, e se tutti non faranno altro che parlare di me può farmi solo piacere.» Non ad Albus, pensò Rose, ma questo non lo disse, limitandosi semplicemente ad alzare gli occhi al cielo e voltarsi verso la McGranitt che, nel frattempo, era riuscita a riottenere il silenzio e a prendere la parola.
«Come cambiamento su ordine del Ministro» riprese, con un tono più alto di prima, quasi a simulare una minaccia. «le scuole che parteciperanno al Torneo, oltre ad Hogwarts, Durmstrang e Beauxbatons, saranno anche Ilvermorny, la scuola americana, e Albelum, quella italiana. Essendo un Torneo Tremaghi, solo tre studenti gareggeranno, ma verrà preso un alunno di ciascuna scuola. Per spiegarmi meglio, ci saranno più di tre prove, a cui inizialmente parteciperanno solo gli studenti di Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang: prima della quarta prova gli ultimi due classificati verranno sostituiti dalle scuole di Ilvermorny e Albelum. È tutto chiaro?» Ovviamente, nessuno rispose alla sua domanda, ma ogni studente di Hogwarts si voltò verso il proprio compagno a commentare quella notizia, una catena infinita che tornò a generare il caos. Forse, l’unica che era rimasta in silenzio era Rose. L’unico, invece, era Albus.
«Hey, Potter, che nessun Mangiamorte metta il tuo nome nel Calice!» Rose riconobbe il viso di Scorpius Malfoy, seduto un po’ più lontano da Albus, ma allo stesso tavolo. Si immaginò Harry al posto suo, e Draco che lo prendeva in giro. Alcuni ragazzi accanto a lui cominciarono a sghignazzare, sporgendosi per guardare Albus e poi di nuovo voltandosi a parlare. Il ragazzino non rispose, e Rose pensò che forse quella fu la decisione migliore che avesse mai preso in vita sua.
«Bene, bene… posso avere la vostra attenzione?» urlava Minerva McGranitt, ma quasi non si sentiva in mezzo a quel miscuglio di numerosissime ed elevatissime voci. «Per favo… Hagrid, aiutami tu!» Ma il possente Guardiacaccia non ebbe bisogno di prendere provvedimenti, perché ci pensò qualcos’altro a mettere a tacere l’eccitazione dei giovani ragazzi. La porta si spalancò con violenza, e quando dei visi dai lineamenti rigidi si mostrarono nella Sala Grande, nessuno ebbe bisogno di domandare chi fossero.
Gli studenti di Durmstrang avanzavano con indifferenza: ragazzi muscolosi e imbronciati, ragazze alte e superbe, tutti accomunati da tratti felini e austeri, che parevano essere immobilizzati sulle loro facce. «Oh… oh! Ecco che arrivano i nostri ospiti direttamente da Durmstrang. Benvenuti ad Hogwarts» arrancò la McGranitt, spiazzata anche lei dal loro ingresso improvviso.
«Papà aveva detto che quando erano entrati avevano iniziato a fare le acrobazie… dove sono le acrobazie?» sussurrò James all’orecchio di Rose, chiaramente deluso. La ragazza credeva di sapere il motivo di quella banalità: noia, forse, o paura, o magari disappunto. Molto probabilmente era una specie di ribellione, a modo loro, per il Torneo Tremaghi, dopo quello che era successo a Cedric Diggory, e anche a Viktor Krum.
«Ma non potevano semplicemente non partecipare?» pensò Rose a voce alta, senza però farsi sentire da nessuno, a parte James.
«Eh?» fece questo, infatti. La cugina lo liquidò con un semplice gesto della mano.
Subito dopo, quasi fosse stato tutto organizzato, seguirono gli studenti di Beauxbatons L’ingresso dei ragazzi francesi fu molto più “raffinato” e contenuto di quello dei precedenti. Questa volta le ragazze avevano fisici più graziosi e portamenti eleganti, lo stesso si poteva dire per i maschi, che però presentavano più timidezza e insicurezza.
Dietro di loro, arrivarono pure le scuole di Ilvermorny e di Albelum. Le divise dei primi sembravano tipiche dei Babbani americani: jeans e giacche rosse che si distinguevano solo da piccoli stemmi di diversi colori che rappresentavano le varie Casate. Gli italiani, invece, indossavano abiti neri sotto lunghi mantelli color porpora: ciò che li rendeva particolari era il loro atteggiamento, estremamente caotico e confusionario.
«Benvenuti anche a voi, benvenuti!» Il tono della professoressa era un misto tra il timido e l’eccitato, tanto che Rose pensò che sarebbe arrivata a battere le mani come una teenager. «Ora che siete tutti qui, posso continuare la discussione. Penso che sappiate tutti come funziona il Torneo, ma per evitare fraintendimenti vi rinfresco la memoria: solo gli studenti di diciassette anni sono autorizzati a prenderne parte, inserendo il proprio nome nel calice. Non verranno autorizzati trucchetti di alcun tipo, che verranno stroncati ancor prima di avere tempo per inserire il proprio nome, sono stata chiara?» Per un momento, gli occhi della McGranitt incontrarono quelli di Rose. «Bene, adesso vi lascio alla vostra cena, fate amicizia con gli studenti delle nuove scuole!» Tutto tornò ad essere incomprensibile, ragazzi di tutte le età che parlavano tra di loro, e seguire il consiglio della professoressa sembrava un’impresa impossibile
«Secondo te ci sono ragazze decenti di Beauxbatons?» le domandò James.
Rose alzò gli occhi al cielo, iniziando a mangiare, in silenzio.
 
****
 
Il pomeriggio seguente, quando fu scoperto il Calice di Fuoco, la Sala Grande pullulava di studenti di tutte le età ed etnie: chi giungeva per iscriversi, chi per assistere, e nonostante l’entusiasmo dei ragazzi vi era una strana aria di tensione, di pericolo. L’ultima volta non era finita bene. Nonostante ciò, solo quel pomeriggio un gran numero di persone giunsero alla coppa fiammeggiante per inserirvi il proprio bigliettino.
C’era persino gente che iniziava ad invitare i compagni al Ballo del Ceppo, come per timore di restare solo quella sera, ragazze che discutevano già su cosa indossare, chi faceva scommesse su chi sarebbe stato scelto.
Albus era in Sala Grande solo per stare lontano dal dormitorio, in cui Scorpius e una ragazza dai capelli castani di nome Fae non facevano altro che stuzzicarlo tutto il tempo, lasciandosi andare in risatine di scherno. Tutti, ad Hogwarts, parlavano del figlio di Harry Potter finito in Serpeverde, ed era solo il primo giorno. Il ragazzino osservava tutti quelli che decidevano di cimentarsi nel Torneo, tutti con le rispettive espressioni: una ragazza timida e silenziosa, con lunghi capelli castani e occhi glaciali, poi un ragazzo dallo sguardo duro come la roccia, subito dopo uno studente di Durmstrang dalla corporatura che pareva scolpita nel marmo, un francese dall’aria superba, un biondino con il sorriso che si estendeva da un lato all’altro del viso, un’italiana, una ragazza bionda di Corvonero, un americano dal viso innocente, una studentessa di Albelum un po’ stravagante, e così via, tutti si succedevano in fila. Ad Albus piaceva osservare la gente, e cercare di carpirne le emozioni, i pensieri. Peccato che a nessuno importasse dei suoi. Tutti gli passavano accanto come se non esistesse, e in realtà si era abituato a un’immagine molto diversa di quella che sarebbe stata la sua vita ad Hogwarts: persone che cercavano in tutti i modi di fare amicizia con lui, il nome Potter che usciva dalle bocche di tutti, e in effetti era così, ma non in senso buono. Chiunque si fermava a commentare il fatto che Albus fosse uscito in Serpeverde, nessuno di loro si preoccupava di altro. Ma presto sarebbe finito anche quello, e Albus sarebbe stato dimenticato. Ne doveva essere felice.
Rose, invece, pareva aver già fatto amicizia. La vedeva sempre con ragazzi diversi, a chiacchierare e ridere, per questo l’aveva evitata tutto il giorno. Probabilmente aveva già trovato il suo accompagnatore. Lui, forse, non sarebbe andato al Ballo, tanto era inutile.
«Hey, ragazzino, guarda che dobbiamo andare in classe» gli fece notare una ragazza dagli occhi azzurri, con il verde della sua cravatta che splendeva al bagliore del Calice di Fuoco.
La prima lezione di Albus fu quella di Difesa contro le Arti Oscure. Seduta sulla scrivania c’era una donna molto bella, con corti capelli dorati e occhi verdi, ipnotici, le lunghe gambe accavallate e un abito scintillante, blu, con delle spalline piuttosto curiose. Appena alcuni studenti fecero il loro ingresso nella classe, la donna alzò lo sguardo e scese dalla cattedra di colpo, sfoggiando un ampio ed esuberante sorriso. «Benvenuti, benvenuti! Sono Anya Lakes, la vostra insegnante. Su, su, entrate, avanti!» Muoveva le braccia teatralmente, sempre con quel grande sorriso che la rendeva stranamente allegra. «Bene, eccovi qui! Fosse per me prenderei un mazzo di carte e giocherei con voi alla maniera Babbana, ma, ahimè, il Ministero mi impone di fare altro.» La professoressa Lakes iniziò a ridere in modo gutturale, con voce roca. «Dunque, non perdiamoci in chiacchiere e iniziamo subito! Cosa sono, secondo voi, le Arti Oscure, mh?» Il silenzio. La donna batteva il tacco a terra, a ritmo, con un’espressione paziente sul volto. «Sto aspettando!» canticchiò, dopo qualche secondo di silenzio.
«Le… Arti Oscure…» cominciò un ragazzo piuttosto intimidito – e come biasimarlo? – dall’insegnante. La donna, infatti, contribuì a renderlo ancora più a disagio puntandogli un dito contro, come a indicare agli studenti di concentrarsi solo su di lui. «Sono delle… magie pericolose.» La sua affermazione sembrava più un interrogativo.
«Mmmmh… qualcun altro ha qualcosa da dire?» Il silenzio, un’altra volta. Anya Lakes alzò gli occhi al cielo, un’espressione ironica. «Bene, lasciamo perdere. NO, bambino, non sono magie pericolose, qualsiasi magia è pericolosa se non sai come si usa una bacchetta. Le Arti Oscure sono delle magie fottut… straordinariamente straordinarie! E siccome vengono usate da persone che ci riescono davvero ad usarle, devi difenderti dalla loro straordinarietà! E a cosa servo io?» Di nuovo quella risata roca.
Qualcuno bussò alla porta. «Anya? Posso disturbarti un secondo?» recitò la voce acuta di Vitious.
«Oh, Filius! Grazie al cielo! Cioè, nel senso, che piacere vederti!» Poi aggiunse, sottovoce, sebbene tutti avessero sentito: «Quelli del Primo Anno sono sempre una palla al piede.»
«Puoi uscire un momento? C’è una cosa di cui devo parlarti.» La Lakes finse uno sguardo preoccupato mentre raggiungeva il suo collega. Appena uscita, in classe si creò una confusione che Albus non si aspettava: insomma, era solo il primo giorno ad Hogwarts e già tutti erano così in confidenza?
«Bella la prof, eh?» commentò Scorpius, rivolto alla ragazza con gli occhi azzurri che aveva detto ad Albus di andare a lezione.
«È una professoressa!» rispose lei.
«Beh? Ho sentito di una del settimo anno che ha una cotta per Paciock.»
«C’è un po’ di differenza, sai? E poi chi sarebbe questa?»
«Boh, una biondina. E comunque non ho mica detto che ho una cotta per lei, è tutta svitata. Tu che ne pensi, Potter? Tuo padre era così intimo con i prof.»
«Come? Scusa, non stavo ascoltando» mentì Albus. In realtà, l’unica cosa che poteva fare lì ad Hogwarts era ascoltare, perché nessuno pareva rivolgergli seriamente la parola.
«E dai, lascialo in pace» disse la ragazza con gli occhi azzurri. Scorpius la squadrò.
«Scusa, ma che vuoi? A malapena conosco il tuo nome, Josephine
«È Jennifer.»
«Lo so. Allora, mini-Potter, parlaci del tuo papino e delle relazioni con i professori. Certe volte anche molto più grandi di lui e con lunghe barbe bianche.» Il tono di Malfoy era così malizioso che Albus non si preoccupò più di risultare cortese.
«Non sono io qui quello che deve vergognarsi del proprio padre.» Scorpius sbiancò, e tutti gli altri tacquero.
«Hey, no!» strillò Rose, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, quando il ragazzo biondo mosse il primo, furioso passo verso Albus. Lo sbatté a muro per le spalle, scuotendogli la testa mentre urlava: «Non osare mai più, bastardo schifoso, hai capito?!»
Tutti provavano a staccare le mani di Scorpius dal ragazzino, ma ci riuscirono solamente quando Anya Lakes rientrò di corsa in classe. «Che cos’è questo macel… cosa succede qui?!»
Dopo aver raccontato tutta la faccenda, Scorpius finì in presidenza, mentre Albus era impegnato in infermeria per via della grossa ferita sanguinante che Malfoy gli aveva lasciato come ricordino sulla fronte.
James non andò neanche una volta a trovarlo, e ad Albus non interessava sapere il perché. Al suo posto, vi andò Rose. «Hey…» gli disse, dopo che si fu seduta sul suo letto. Iniziò a raccontargli del resto della giornata, di quello che si diceva in giro, di come stava Scorpius, finché il cugino non tagliò corto con un semplice: «Hogwarts fa schifo.» Rose non seppe come ribattere, e strinse le labbra, sospirando.
«Ti va di venire al Ballo con me?»
Albus si voltò dall’altra parte, stendendosi su un fianco. «Non devi farlo solo perché ti faccio pena.»
«Non lo faccio per que…»
«Vacci con qualcun altro.»
«Alb…»
«Vattene.»
«Ma…»
«Vattene.»
Albus non sentì più nulla, e capì che Rose se n’era andata davvero.
   
 
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